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Laboratorio => Gruppo di lettura => Topic aperto da: Il Massimale - Venerdì 27 Luglio 2007, 13:13:23
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Temporale
Un bubbolìo lontano...
Roseggia l'orizzonte,
come affocato,a mare:
nero di pece,a monte,
stracci di nube chiare:
tra il nero un casolare:
un'ala di gabbiano.
Questa è la poesia che in 18 anni di scuola mi è piaciuta di più in assoluto!!!
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Temporale
Un bubbolìo lontano...
Roseggia l'orizzonte,
come affocato,a mare:
nero di pece,a monte,
stracci di nube chiare:
tra il nero un casolare:
un'ala di gabbiano.
Complimenti...hai scelto una poesia assolutamente non scontata, di un autore del quale, al contrario, potrebbe sembrare di aver letto tutto...Non la conoscevo. Grazie del bel regalo.
Questa è la poesia che in 18 anni di scuola mi è piaciuta di più in assoluto!!!
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Temporale
Un bubbolìo lontano...
Roseggia l'orizzonte,
come affocato,a mare:
nero di pece,a monte,
stracci di nube chiare:
tra il nero un casolare:
un'ala di gabbiano.
Questa è la poesia che in 18 anni di scuola mi è piaciuta di più in assoluto!!!
Strana coincidenza!
ora prima di visitare, questo topic, ho dato risposta ad un topic in riguardo alle poesia a tema, settimanale, proponendo a noi di fare delle scelte..... indovinate, cosa ho proposto come tema ?---- Il Temporale----..mi sembra di buon auspicio... dopo aver letto questo capolavoro!
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Bravissimo...questa è una poesia fantastica molto famosa!
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Gran bella poesia anche questa...e ottimamente presentata!
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Il Solitario
Stette sul botro,stette su lo scoglio,
dritto,suonando il flauto di corteccia:
l'acqua rispose con un suo gorgoglio.
Intese la diana boschereccia
il vecchio bosco,e la vitalba volle
togliersi i bianchi bioccoli alla treccia.
E passò l'acqua e risalì sul colle:
per tutti i poggi il sufolo selvaggio
schiudeva i bocci,apriva le corolle.
Pioppi ed ontane pendere al passaggio,
facean dai rami ciondoli e nappine;
chiedeva l'avorno,s'era giunto maggio.
Mettea,chi fiori non potea,le spine;
mettea le gemme l'albero più brullo:
piovea la quercia,vergognando alfine,
le vecchie foglie a'piedi del fanciullo.
Giovanni Pascoli
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Presa da : Nuovi Poemetti
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Proprio ieri sera ero in chat e ne stavo discutendo animatamente.
Giuseppe Ungaretti è il mio poeta preferito... le sue poesie hanno quasi un tocco di... divino.
La poesia secondo me più bella tra tutte?
Mattina
M'illumino
d'immenso...
Questi due versi non hanno confini per me, essi hanno segnato le prime ispirazioni poetiche del mio animo... e quando mi sento scoraggiato, solo, infelice, mi affaccio dalla finestra all'alba e, come Ungaretti, m'illumino d'immenso, con il cielo e la sua grandezza, imponenza, incredibile bellezza e saggezza... E' una poesia da vivere nella serenità dell'esistere nel meraviglioso mondo di Dio...
Ecco perchè sollevo questa discussione. Voi che ne pensate?
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questo topic è riferito esclusivamente a pascoli non ad ungaretti!
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Il brivido
Mi scosse, e mi corse
le vene il ribrezzo.
Passata m'è forse
rasente, col rezzo
dell'ombra sua nera,
la morte. . .
Com'era ?
Veduta vanita,
com'ombra di mosca:
ma ombra infinita,
di nuvola fosca
che tutto fa sera:
la morte. . .
Com'era ?
Tremenda e veloce
come un uragano
che senza una voce
dilegua via vano:
silenzio e bufera:
la morte. . .
Com'era ?
Chi vede lei, serra
nè apre più gli occhi.
Lo metton sotterra
che niuno lo tocchi,
gli chieda—Com'era?
rispondi . . .
com'era ?—
Giovanni Pascoli
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Io di qua,
battendo i denti,
Tu di là,
pestando i piedi:
non ti vedo, e tu mi senti;
io ti sento, e non mi vedi!
Pascoli
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Mi piace questo topic dedicato a Pascoli, perchè mi piace e mi interessa Pascoli.
Vi propongo una sua poesia, tratta dai "Canti di Castelvecchio".
NEBBIA
Nascondi le cose lontane,
tu nebbia impalpabile e scialba,
tu fumo che ancora rampolli,
su l'alba,
da' lampi notturni e da'crolli
d'aeree frane!
nascondi le cose lontane,
nascondimi quello ch'è morto!
Ch'io veda soltanto la siepe
dell'orto,
le mura ch'ha piene le crepe
di valeriane.
Nacondi le cose lontane,
le cose son ebbre di pianto!
Ch'io veda i due peschi, i due meli,
soltanto,
che danno i soavi lor mieli
pel nero mio pane.
Nascondi le cose lontane
che vogliono ch'ami e che vada!
Ch'io veda là solo quel bianco
di strada,
che un giorno ho da fare tra stanco
don don di campane....
Nascondi le cose lontane,
nascondile, involale al volo
del cuore! Ch'io veda il cipresso
là, solo,
qui solo quest'orto, cui presso
sonnecchia il mio cane.
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La seguente poesia è tratta da "Myricae". Il tema è l'inizio di un temporale, rappresentato attraverso un insieme di sensazioni visive ed uditive. nel secondo è terzo verso la parola si riduce a valori fonici. Un secondo livello di lettura ne rivela lo spessore simbolico: il lampo, mostrando lo sconvolgimento della natura, rivela/svela la nostra realtà di dolore.
Il lampo
E cielo e terra si mostrò qual era:
la terra ansante, livida, in sussulto;
il cielo ingombro, tragico, disfatto:
biianca bianca, nel tacito tumulto
una casa apparì, sparì d'un tratto;
come un occhio, che , largo, esterrefatto,
s'aprì, si chiuse, nella notte nera.
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Novembre
Gemmea l'aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l'odorino amaro senti nel cuore...
Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
vuoto il cielo, e cavo al piè sonante sembra il terreno.
Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile.
È l'estate, fredda, dei morti.
G.Pascoli