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Laboratorio => Poesie a tema => Topic aperto da: Elisabetta Randazzo - Lunedì 10 Settembre 2007, 12:03:28
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Le cinque poesie sul tema "Il temporale", selezionate per questa settimana sono:
"Distacco" di Come Foglie
"Africa" di Pippo
"Fulmini e saette" di Apache
"Dean" di Tiziana Monari
"Frastuoni di vene luminose" di Oliviero Angelo Fuina.
Buona giornata a tutti.
Elisabetta
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Le cinque poesie sul tema "Il temporale", selezionate per questa settimana sono:
"Distacco" di Come Foglie
"Africa" di Pippo
"Fulmini e saette" di Apache
"Dean" di Tiziana Monari
"Frastuoni di vene luminose" di Oliviero Angelo Fuina.
Buona giornata a tutti.
Elisabetta
Grazie,
contento che vi sia piaciuta.
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abbastanza d'accordo con la scelta.
complimenti agli autori...
quà e là qualche piccolo plagio
ma in fondo...le note sono sette.
Pino Pennisi
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Tante belle ed intense poesie...scelta difficile, tuttavia condivisibile... ;)
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abbastanza d'accordo con la scelta.
complimenti agli autori...
quà e là qualche piccolo plagio
ma in fondo...le note sono sette.
Pino Pennisi
Come autore interessato a tale affermazione gradirei conoscere quali sono i passi che hanno suscitato in lei tale ostentata sicumera.
E' gravissimo quello che dice, per cui sarebbe gentile da parte sua fornire il titolo delle poesie interessate a tale "piccolo plagio".
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Credo che Pino si sia espresso male, non si può parlare di plagio, ma, piuttosto, di una citazione o di un richiamo colto a "La Pioggia nel Pineto" di D'annunzio:
...
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.
...
D'altra parte tutta la poesia riecheggia, nello stile, D'annunzio.
Ma questo non è affatto un difetto, c'è sempre da imparare dai grandi del passato.
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ok grazie della delucidazione :D
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Credo che Pino si sia espresso male, non si può parlare di plagio, ma, piuttosto, di una citazione o di un richiamo colto a "La Pioggia nel Pineto" di D'annunzio:
...
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.
...
D'altra parte tutta la poesia riecheggia, nello stile, D'annunzio.
Ma questo non è affatto un difetto, c'è sempre da imparare dai grandi del passato.
;D
La prossima volta cercherò di non copiare dal compagno di banco
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Complimenti a tutti gli autori scelti e non.
Un tema che mi ha particolarmente emozionato ma che non sono riuscito ad esternare.
Buon lavoro a tutti
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Alcune considerazioni in merito a quanto detto dal signor Pennisi e dal signor Toschi nei loro interventi.
La prima riguarda l’accoglienza riservata ad un nuovo autore del sito. Il signor Pippo (mi sembra un po’ sminuente questo nick ma tant’è), il quale appena pubblicato qualcosa (è la sua prima pubblicazione) già vede un commento (perdonatemi il termine) strisciante che insinua la sua volontà di plagiare gli autori classici.
Diverso è invece il commento del signor Toschi che trova in questi versi dei riferimenti di d’annunziana memoria. Perché è vero che magari la sua poesia possa richiamare aspetti della più nota poesia del D’Annunzio (ma vedremo che se ne discosta parecchio) ma è anche vero che un conto è l’influenza di autori classici che tutti noi abbiamo studiato più o meno con passione e con più o meno “amore”, un altro è sentirsi dire hai fatto un plagio, per quanto “piccolo” lo si voglia definire.
Perché la cosa mi sconvolge? In altre situazioni non mi sarei scomposto più di tanto, ma in un forum dove usciamo da una discussione infinita in merito allo spazio da dare ai nuovi autori, qualcuno se ne esce con una frase a dir poco inopportuna che taglierebbe le gambe a chiunque (a tal proposito pregherei il signor Pippo di non tener conto di quel commento alquanto impreciso e di continuare a pubblicare sul sito, molti hanno apprezzato il suo scrivere e tra questi io stesso, e le assicuro che non sono di bocca buona).
(continua)
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Per quanto riguarda poi l’influenza d’annunziana francamente ci vedo ben poco, a parte il verbo “piove” ripetuto solo tre volte al contrario di D’Annunzio che lo ripete per ben sei volte, ma questa è una inezia. D’Annunzio parlava d’amore nel suo testo, qui il messaggio è diverso, si va al di là di una introduzione elencativa.
Qui abbiamo un messaggio di una speranza che sta morendo in alcune parti della nostra sconquassata Terra. Abbiamo un grido disperato, c’è la atavica asimmetria che scorre lungo le arterie del mondo e fa sì che questi sia sempre più diviso tra nord e sud, tra la parte ricca del mondo e quella del sottosviluppo, mantenuto in vita per giustificare l’ingente mole di capitali che vengono quotidianamente spostati per fini umanitari che a volte di umanitario non hanno nulla.
C’è la visione di un mondo che muore sotto l’imperversare di una tempesta tropicale che, a ben leggere, risulta una stupenda metafora. C’è l’impotenza di quella gente, può leggere il nostro rapportarsi a loro in un contrasto tra la miseria fatta di costruzioni con materiali poveri (la metafora della fragilità di quel popolo) e la sicurezza delle nostre case in cemento armato ( la sicurezza che questa sembra infonderci).
C’è una storia di sopraffazioni verso un popolo, verso generazioni di popoli da sempre liberi e da sempre oppressi nel giogo della schiavitù, prima servile nelle deportazioni in America, dopo strisciante, una schiavitù fatta di fame e miseria dove l’unico sbocco a volte è nelle guerre fratricide che aprono alla conquista di territori poveri ed aridi, ma con ricchezze che solo il mondo occidentale sa e vuole sfruttare.
(continua)
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Ecco cosa leggo in questa poesia, senza parlare dello stile letterario, una cantilena enumerativa per il D’Annunzio (che mi è sempre stato sulle balle come autore) una poesia che funge solo da ouverture alla ennesima frase da baci perugina, un mezzuccio che gli avrebbe permesso unicamente di aggiungere una tacca alla sua collezione di donne da conquistare.
Non voglio farla lunga, noto che la parola piove è l’unica cosa che accomuna questi versi. Allora se è così mi sa che prima o poi troverò scritto da qualche parte che Lorenzo Cherubini ha plagiato D’Annunzio (Piove/ senti come piove/madonna come piove/senti come viene giu'!)
el greco
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Naturalmente che l'argomento della poesia di Pippo sia tutt'altro da quello de "La pioggia nel pineto" è, a dir poco, lapalissiano. Anche lo spirito è diverso, io ho parlato di stile.
Sulla dipendenza stilistica della seconda e terza strofa dalla lirica di D'annunzio ognuno può giudicare da sè.
Anche il suono sordo delle goccie di pioggia assimilato al rullo di tamburi richiama il tema delle "innumerevoli dita" che suonano i vari alberi come strumenti diversi.
Versi come:
Fin dove arriva il suono di campane
delle navi antiche
su mari avulsi e terre senza scampo
fra mani e voci che posano in preghiera
oppure
Si piega e cigola l'acacia centenaria
vibra nel profondo delle zolle
a me fanno venire in mente il poetare, un po' retorico, di stile d'annunziano.
Questo non toglie che sia una poesia gradevole e dal contenuto importante.
Quanto alla dipendenza di Giovanotti da D'annunzio, ne parleremo un'altra volta.
Stefano. ;)
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Mi complimento con tutti quelli che hanno partecipato al tema e con quelli che sono stati selezionati.
Vorrei fornire un aggettivo per ogni poesia scelta che possa rendere in parte ciò che hanno trasmesso:
di Pippo ha colpito l'intensità,
di Fuina l'eleganza,
della Monari il pathos,
di Apache l'inventiva,
di Comefoglie la particolarità.
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Grazie Francesca ,
e felice di essere infra la rosa dei prescelti.