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Laboratorio => Commenti => Topic aperto da: alfredo - Giovedì 8 Novembre 2007, 19:58:51
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Dolore nero
Dolore soffocante
come impietoso raggio di sole cocente
evapora dalla terra riarsa
l'ultima stilla di vita...
evapora dalla mia gola
l'ultimo grido d'aiuto.
Un urlo muto
potente e pesante
sale da cuore
spaccato e stordito
Urlo di piombo fuso
cola dentro l'anima...
statua immobile il mio corpo
ed il buio del cuore
sale agli occhi
Pozzo abbandonato e silente
la mia gola
orba di respiro
nessun fiato...
nessuna parola...
nessun pensiero...
solo cocente dolore nero
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La componente emozionale sensoriale nell’individuo umano si configura anche e sovratutto nel dolore.
quando esso compare e si automantiene ci troviamo di fronte ad un atteggiamento tale da condividerlo anche se costretti a farlo e ad affrontarlo.
Esso incupisce lo stato d’animo proprio della psiche interiore, lo rende nero, viene alimentato dalle circostanze tristi e quando giunge si ha voglia di sparire, di andare via.
L’autrice con il suo “Dolore nero”dimostra l’incapacità a contenere la sofferenza, è incapace di scacciarla, di allontanarla, vorrebbe combatterla intanto viene ad essere sopraffatta e riesce solo a soccombere.
Soccombe probabilmente con la volontà oramai rassegnata, le sue manifestazioni riescono solo a convincerla che nulla si può fare per riemergere infatti il testo soffoca ed è crudo nella sua essenza e che potrebbe invece rappresentare anche uno stato angoscioso tristemente vissuto.
La chiusa, brillante come verseggiare indica il più cupo dei dolori, anche oltre misura, superiore a quello fisico che martorizza i corpi.
Raffigura nell’insieme del suo scorrere e con note essenziali quel dolore così profondo, intenso, tale da spaccare il cuore tant’è che ne rimane soffocata nel mentre vorrebbe gridare ma il suo urlo rimane muto.
/Dolore soffocante…/ Evapora…/ /L’ultima stilla di vita! Nessuna espressione può stabilire quanto alto e straziante possa essere stato quel momento.
La poesia, quasi sicuramente scritta nel momento cruciale della sua autoanalisi, si presenta in una forma tradizionale a versi sciolti e con ermetismo Ungarettiano, con quel tipo di predilezione del dolore come stare ad indicare che il dolore è anche passione.
Tanta è la sua spossatezza alla reazione che,ormai sfinita,accetta il suo”dolore nero”che in chiusa segna la sua impotenza, infatti resta muta, non pensa, resta inerme e si abbandona.
Trovo e rinvengo altresì anche accostamenti alla poesia Montaliana, Rossodisera infatti si ispira al pensiero del grande Poeta:”Spesso il male di vivere ho incontrato”.
Bene inserite risultano le pause che accompagnano i tre versi anaforici che oltre a suggerire sì un momento di quiete, di abbandono, di rassegnato isolamento, consolida con i versi della chiusa la vicenda già vissuta.
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Complimenti per il testo e tanti veri complimenti al Nostro Alfredo che riesce a dare un tocco originae con la sua critica del tutto speciale.
Una poesia che ha nell'intensità emotiva la sua chiave di lettura,ma per quando siano precarie le possibilità di una speranza d'aiuto l'autrice indicando nei tre versi seguenti :
"evapora dalla terra riarsa
l'ultima stilla di vita...
evapora dalla mia gola
l'ultimo grido d'aiuto."
E' sempre viva la speranza di superare il dolore anche se è l'ultimo stadio.
Credo sia una poesia scritta di getto per il fatto che si sente la rabbia dentro ,si sentono sinonimi di ritorno come "urlo"grido"aiuto" opposti "grido"muto" fisici"potente"pesante"piombo"
Forse alla prima lettura mi è sembrato di scorgere qualche ripetizione di troppo come dolore all'inizio strofa 1°e 2° verso e "evapora"1° e 2°strofa"Un urlo" e "urlo" 3° e 4° strofa,anche se in questo caso anche la ripetizione si colloca in un contesto del tutto diverso del primo.Mentre l'anafora finale "Nessun" direi che va più che bene.
Complimenti al GC per la scelta.
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Prima di tutto ringrazio Alfredo Genovese per la sua critica molto attenta, Ungaretti e Montale li ho letti e mi piacciono molto, e per avermi dato la possibilità di ricevere critiche costruttive come quella seguente di Maurizio Lauriani, sono convinta che insegnino molto. "Dolore nero" è una poesia scritta quasi di getto, ad occhi chiusi per tentare di esorcizzare un dolore che penso mi accompagnerà sempre, che è sempre presente in un angolo dell'anima, superato o no so che c'è e ci devo convivere. Ringrazio per i complimenti, una poesia scaturita da emozioni provate e vissute fa sempre parte di noi in modo speciale e sono contenta che sia stata da voi così ben compresa e, perchè no, apprezzata. quindi un consiglio, dovrei eliminare la seconda ripetizione di "dolore" per rendere più fluido l'inizio? ad esempio:
Dolore nero
soffocante
come impietoso raggio di sole cocente
evapora dalla terra riarsa
l'ultima stilla di vita...
per le altre ripetizioni non ho trovato soluzioni, forse perchè mi piacciono così, ma accetto suggerimenti.
ringrazio in anticipo!
Daniela
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Ecco, questo è un'altro modo di leggere e sviscerare una poesia.
Avanti, chi propone chi? La solita Zima?
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bei tempi, eh?!
...ma la solita zima si è un po' rotta le... adenoidi! :P
per stavolta passa! ;) ;D