-
Un'ipotesi che prende piede
NEL SECOLO SCORSO LA RIMA ERA UNA DROGA?
(da IL CORRIERE DELLO SPAZIO del 7 ottobre 3008)
Mill'anni or sono, quando si scriveva
sulla tastiera con due sole dita
e, nel contempo tutti si leggeva
s'uno schermo di vetro, cosa ardita
era trovar chi, forse, un po' gradisse
comporre in rima. Di certo i troglodita
"usi a rimar scrivendo" (come disse
un poeta moderno con giudizio)
erano in pochi. E li sconfisse
per tempo immemorabile quel Tizio
che preferì comporre in altro modo,
secondo l'estro e non secondo il vizio.
Cos'è la rima infatti? E' solo un nodo,
un cappio stretto attorno alle parole
per farle gocciolare e berne il brodo.
Viziosi, dunque, i cercator di rime
erravano raminghi per il mondo
sempre alla caccia di materie prime
per il loro bisogno inverecondo.
Io so la storia di cinque di loro;
l'ho letta come lupo sitibondo
che beve storie da una coppa d'oro,
sulla pagina antica d'un bel sito
ch'era molto seguito da costoro.
L'ho letta è vero ma non ho capito
del tutto il loro strano sodalizio:
da un lato c'era Zima con Benito
Dall'atro Filo, Toschi ed il giudizio
d'uno ch'aveva preso nella frasca
Il nome che portava lì per sfizio...
mi pare si chiamasse Giamburrasca.
Sparavano sonetti e ditirambi,
stornelli e cavatine già all'inizio.
I quattro ch'a dir poco erano strambi,
oltre a straziar di molto l'uditorio
sfornando epòdi caballette e giambi
e componendo in ton giaculatorio,
volevano crear proselitismo,
accrescere gli amanti del mortorio!
Dev'essersi inceppato il meccanismo
e per fortuna ogn'altro ha disertato
da quegli adorator dell'etilismo.
Tutto è finito com'è cominciato.
Nessuno in rime scriverà mai più:
è molto giusto e non ci spreco il fiato.
"Che cosa? Ho scritto in rima?" "Su per giù!"
"Porca miseria m'han contaminato!
ho preso il vizio anch'io, son rovinato,
Beh… da domani non lo faccio più…."
-
Testimonianza di un fantasma
quest'è l'anima di una sol di loro
che poco c'azzeccava con la rima
e invero dentr'al cuor c'aveva un foro
pora poesia se a scriverla era Zima!
la malattia dei cinque era assai rara
due su mille il contagio d'internauti
lieve forma seppure molto amara
la mia, passava sol con pasti lauti
e sicchè io mangiavo a dismisura
ciambelle in versi oppure caponate
di Santa Elisabetta da Palermo
dopo non molto il virus stette fermo
e disiscontaggiò l'altre malate
ch'alla rima per un po' fecero abiura
(documento apocrifo)
-
Testimonianza di un fantasma
mettiamo agli atti. ;D ahahahahahahahah!!!!
-
Urca! M'accorgo d'uno strafalcione
ch'è nel titolo stesso di 'sto pezzo
non c'è che dire è proprio uno svarione
ch'a legger bene provoca ribrezzo:
Se del tremilaeotto è la questione
è giusto dir: "non mi ci raccapezzo
i secoli perduti a profusione
del mio rimbambimento sono il vezzo.
Non so come si fa, ma per favore,
leggete lì millennio, state calmi
e perdonate, perché provo dolore
a constatar ch'ancora tutti i salmi
in gloria si rifugiano e il calore
delle mie gote è tale da ustionarmi!"
;D
-
Ehi Benito... sei davvero un fiume in piena! Stupefacente! ::)
E niente male neanche Zima in versione fantasmino! :D
-
Lasciate che la mia pensata esprima
sulla question della baciata rima.
Lo scrivere per rima sa d'antico?
Vorrei con voi parlar proprio da amico.
Da più d'un secol viene disertata
la rima ch'oggi vien vituperata.
Ma il tempo nostro dicon "postmoderno"
parola che vuol dir che nulla è eterno-
Le differenze son squalificate
scrivete dunque al modo che più amate.
I versi siano liberi o in terzina
legati assieme od anche in quartina.
Nel postmoderno tutto è accettato:
è il metafisico che viene bastonato.
-
.....
Ma il tempo nostro dicon "postmoderno"
....
Nel postmoderno tutto è accettato:
è il metafisico che viene bastonato.
Però, fateci caso, quelli con la patente, i Poeti più illustri, quelli che fan la storia, han la rima latente che celano tra i versi e che per gloria definiscono liberi. Da che? S'inventano la metrica e pure la grammatica alle volte; e, beninteso, ci riescono. Ma producono equivoci. Montale, non v'è dubbio conosce a menadito la rima e vi rinuncia in piena sua coscienza. Subito dopo invece commette la scemenza di rimare (e di rimare in modo delizioso ma quasi silenzioso, con l'assonanza liquida nascosta in mezzo al verso!). E gli altri, quelli che, piccoli come me, senza curarsi di studiare un po', si fan l'idea che due rimette stitiche frammiste a paroloni fan la loro fortuna, capaci come sono di dire che la luna non porta i pantaloni perché vituperata dalla recente ascesa d'Icaro che pretese di farsi l'ali nuove s'è ritrovata ahimè! con le gambe tagliate? Oppure che ci sommergono di singhiozzi e e ritmi sincopati, conditi con bestemmie e turpiloqui, poetici però per i post-moderni?. Niente di metafisico, solo di complicato e d'artefatto. Bandiscono gli articoli, negano gli aggettivi, e per pietà non ditegli d'usare i congiuntivi. Basta per far poesia usare il telegramma (non nel senso degli haiku che concepirli è un dramma shespiriano che frantuma le vertebre dei più) nel senso del linguaggio: del tipo "amoti, kazzo, perkè tuo kiss cmq è super". (Parola mia l'ho letta!). Non so voi, ma io sento il rintocco d'una campana mesta. Questione di decenza. Questione di rintocco! E giunto al fin della pazienza... sbrocco!
-
Un'ipotesi che prende piede
NEL SECOLO SCORSO LA RIMA ERA UNA DROGA?
(da IL CORRIERE DELLO SPAZIO del 7 ottobre 3008)
Che caso strano, anch’io l’avevo letta
questa notizia apparsa sul corriere
di primo acchito non gli ho dato retta
perché sembravano storie da barbiere
infatti domandai chi mai potesse
della poesia così in basso cadere
mettendo accanto tre righe sconnesse
incollarle con rima ed assonanza
di modo che ciascuno s’accorgesse
che della strofa avean padronanza
uno dei cinque, forse il più negletto
era pur dedito alla latitanza
e agiva con un fare da furbetto
ero meravigliato a questo punto
ed anche sconcertato sì lo ammetto
perché da quel giornale ormai consunto
sortiva un trafiletto assai curioso
pensate si parlava di un presunto
vate della poesia pericoloso
un certo Dante ch’io ben mi ricordi
che fece un viaggio alquanto scandaloso
dopo una notte fitta di bagordi
facendosi circuir da Farinata
ebbe tatuato proprio sopra l’ano
“lasciate ogni speranza ad ogni entrata”
Purtroppo non ho il pezzo sottomano
e non so dir cos’altro si facesse
in quel periodo antidiluviano.
-
Purtroppo non ho il pezzo sottomano
e non so dir cos’altro si facesse
in quel periodo antidiluviano.
Dante o Prendente? ;D
-
ultimora
Dagli scavi archeologici nel deserto del Metro
TROVATI ALCUNI MANOSCRITTI AUTENTICI DEI VIZIOSI RIMATICI
(da IL CORRIERE DELLO SPAZIO del 7 ottobre 3008)
Ci è giunta una notizia inaspettata:
furono più di cinque a fare la frittata:
difatti è appena giunto in redazione
un radiogramma dalla postazione
dagli scavi archeologici del Metro.
ai cinque innanzi detti tenne retro
almeno un altro che fè paragoni
par che lo nome suo fosse VERGONI.
Per ora la notizia è incontrollata
se vi saran sviluppi lo diremo.
Altri giornali già l'han strombazzata
... ed ora smetto che sono allo stremo.
-
Tra pochi giorni partirò per Bratislava, un viaggio di piacere. Così la immagino, quella città slava:
Disegna il volo astratto del gabbiano
percorsi inediti nell'aria bigia.
Già freme nella mano la valigia
sgomenta di partir e andar lontano.
Sorprenderà la caligine a Milano
e Vienna e le sue asburgiche vestigia
saluterò e la sua danza grigia,
poi Praga rudolfina e più lontano
oltre il sogno boemo e la Moldava,
la Slovacchia offrirà le sue pianure
fertili e le acque danubiane
e i suoni ignoti della lingua slava
racconteranno di sprezzanti alture,
di sempre antiche e nuove sorti umane.
-
Tra pochi giorni partirò per Bratislava, un viaggio di piacere. Così la immagino, quella città slava:
Disegna il volo astratto del gabbiano
percorsi inediti nell'aria bigia.
Già freme nella mano la valigia
sgomenta di partir e andar lontano.
Sorprenderà la caligine a Milano
e Vienna e le sue asburgiche vestigia
saluterò e la sua danza grigia,
poi Praga rudolfina e più lontano
oltre il sogno boemo e la Moldava,
la Slovacchia offrirà le sue pianure
fertili e le acque danubiane
e i suoni ignoti della lingua slava
racconteranno di sprezzanti alture,
di sempre antiche e nuove sorti umane.
Altro che frittata, caro Valerio, questa è una performanceda buongustai (che ciliegina quella Praga rudolfina!)
Che le tue aspettative s'avverino con altrettanta musica.
Poi ci racconterai l'esperienza... sonettando, spero.
-
Di cuor ringrazio per l'apprezzamento,
ma tornerei al problema del momento.
Per puntellar l'amore per la rima
a tutte un'idea ho posto in cima:
L'idea del postmoderno: inver mi piace,
è forse una furbata, ma è audace.
Vorrei saper che cosa ne pensate,
e se, per caso , voi non l'apprezziate.
Ma se diversa avete l'opinione,
allora dite e s'apra la questione. :)
-
lo confesso il problema è grosso..
non mi dispiaccion i versi posti in rima
ma in cotal guisa scriver io non posso
poichè la metrica non mi vede .... cima..
io non so come poter comporre
sonetti giambi ed altre meraviglie
perciò la penna mi toccherà riporre
se non gradite le mie misere figlie
concedete o dei della composizione
di poter scrivere parole alla rinfusa
ad una indegna che non si noma Ermione
e che di ciò no sa che chieder scusa...
mille sorrisi.. a voi che siete davvero bravi!!!
-
Aggiungo alla documentazione qui già raccolta, questa ulteriore tessera, anch’essa risalente a quei tempi lontani.
IL TESTAMENTO DELL’ULTIMO POETA (IN RIMA)
Io, l’ultimo poeta, nel possesso
delle mie piene facoltà mentali,
nel vespero del tempo che ai mortali
dalle cesoie d’Atropo è concesso,
dispongo di lasciare a chi, indefesso,
le voglia cor dall’aure verginali
a cui le affido, lor materne ali,
l’arti del verseggiar, le quali appresso
vado con esattezza ad elencare:
la prosodia, la metrica, la rima,
qualche forma retorica antiquata,
tutta roba che andrà dimenticata,
finchè la coglierà nel vento e, opima,
l’erede la farà ancor risuonare.
-
Frammento ritrovato negli scavi archeologici del Metro
"...dopo questo termine, senza dubbio ambiguo, si manifestò un fenomeno complesso:la critica alla modernità come nucleo stesso della coscienza d’un cambio di epoca. Non si tratta, dunque, di una determinazione temporale, di un periodo storico, e neanche di una tendenza con caratteristiche ben definite, ma di una revisione, di una maniera differente di mettere a fuoco il programma della modernità, espressa in termini di rifiuto o dalla volontà di ridefinirsi. Come ha detto Niklas Luhmann, al dibattito postmoderno bisogna riconoscere almeno un merito: mise in luce che la società moderna aveva perso la fiducia nella correttezza delle descrizioni di se stessa. Ed è qui precisamente, nelle differenti posizioni che si adottano in seno a questo dibattito, dove si pone manifesto che quel cambio, degli anni ottanta, non era stato univoco ne omogeneo.
Sicuramente la proposta formulata da quei poeti concerne le chiavi stesse sulle quali si fonda il discorso poetico della modernità: il raccoglimento e il riferimento a se stessi, la brama di purezza e di autonomia, di originalità e novità.
All’inizio tutti coincidono col rifiutare una poesia scritta unicamente con l’idea della poesia, cioè, concepita meramente come un problema di stile e fondata sulla massima distanza dal linguaggio della vita quotidiana. Sebbene sia chiaro che questo atteggiamento iniziale si risolve in maniera differente, secondo il modo in cui ognuno si relaziona con la tradizione.
Da una parte troviamo quei poeti per i quali il ritorno alla tradizione è innanzitutto il ritorno all’istituzione e all’ordine.
Altri poeti, al contrario, cercano di convertire questo ritorno alla tradizione in un viaggio d’andata e ritorno. Cercano d’andare più in là della modernità, rivelando la sua instabilità interna, sperimentando una via d’uscita. Da questa prospettiva, se la modernità è un nome con cui chiamiamo questa corrente di pensiero che cerca di espellere dal dominio dell’arte tutto ciò che è improprio , la post-modernità sarebbe - come ha descritto Steven Condor - l’intensificazione decostruttiva di questa logica moderna che punta li dove convergono gli estremi binari:purezza- impurità, raccoglimento-teatralità, tradizione-novità, pubblico-privato...
Se i primi pongono l’accento sulla perdita e sulla nostalgia (di lì la propensione elegiaca e la rassegnata malinconia), i secondi convertiranno il rincontro con la tradizione in una esperienza di accrescimento e arricchimento..."
-
comprendere il fenomeno dei rimatori ad oltranza diventa sempre più complicato
Un'altra corrente, a quanto pare, era rappresentata dai rimatori in vernacolo
(dal Corriere dello Spazio del 11 ottobre 3008)
Oggi lo sdoppiamento va de moda:
er bene ar male porta sottobbraccio
così nun sai più dì si quella coda
ar diavolo appartiene o a ’n poveraccio.
Come in quer libbro indove se parlava
der tizzio che de notte com’un lupo
le femmine de Londra assassinava,
mentre de giorno nun pareva cupo,
così succede puro qui in Itajia:
li fiji appena che se so’ svezzati
ammazzeno e guadambiano la tajia.
Li genitori poi, sti disgrazziati,
ammazzeno li fiji drentr’ar letto,
sarvo poi dì che loro nun so’ stati.
Sarà. Però mica cce credo a sta magagna:
è tutta trippa bbona pe’ quer ganzo
che predica ogni sera all’aula magna
de Vespa de Santoro e de Costanzo.
Quanno sentenzia tace tutto er monno
come se fosse verità divina...
e parla in nome tuo, sor Sigismonno,
dicenno ch’ha studiato la matina
quello ch’a sera a la televisone
deve da dì pe’ fa bon’impressione.
Loro so’ disgrazziati, quest’è certo
biechi assassini della loro prole
ma sta manfrina a me dà lo sconcerto,
mejio sarebbe sta’ senza parole.
-
In uno dei vari rotoli venuti alla luce negli scavi del deserto del Metro è riportata una composizione del 2008 intitolata "SONETTO"
E' una mistificazione?
Le strofe a rima ABAB -ABAB-CDD-DCC sono forse un esperimento o rientravano nei canoni di quel genere di composizione?
Se tra i nostri lettori vi fossero degli esperti, sarebbe gradito un loro parere
Discutevamo della nostra vita
mentre ti dipingevo come rosa.
Ti sentivi di certo un po’ tradita
dal mio tormento che non si riposa
dalle mie strade tutte senza uscita
dai miei timori grandi, dolce sposa.
Io non seppi lenir la tua ferita
e del tuo pianto non capii che cosa
l’avesse provocato. In quel ruscello
si specchiava il cielo. E giù più in basso
la tela spinta dall'incauto passo
mi scivolò nell’acqua come un sasso.
Del quadro non restò che il tratto bello
del tuo sorriso... sognato dal pennello.
da: IL CORRIERE DELLE SPAZIO
DEL 12 OTTOBRE 3008