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Laboratorio => Commenti => Topic aperto da: Anfra - Sabato 18 Ottobre 2008, 10:54:52

Titolo: Che ne pensate?
Inserito da: Anfra - Sabato 18 Ottobre 2008, 10:54:52
Mio figlio

Una lacrima scende
sul volto di mio figlio
il mio cuore s'infrange
come vetro
in pezzi innumerevoli,
il dolore mi soffoca
l'aria si fa pesante
a fatica respiro.
Vederlo piangere
fa più male a me
che a lui.
Al solo pensiero
di farlo soffrire
per proteggerlo,
mi uccide,
ma devo da madre
insegnargli
ad essere figlio.
Titolo: Re: Che ne pensate?
Inserito da: Paolo Ursaia - Sabato 18 Ottobre 2008, 11:51:48
Mio figlio

Una lacrima scende
sul volto di mio figlio
il mio cuore s'infrange
come vetro
in pezzi innumerevoli,
il dolore mi soffoca
l'aria si fa pesante
a fatica respiro.
Vederlo piangere
fa più male a me
che a lui.
Al solo pensiero
di farlo soffrire
per proteggerlo,
mi uccide,
ma devo da madre
insegnargli
ad essere figlio.

         L'inizio è buono, poetico, intenso, ed evoca immagini, emozioni; poi, da "vederlo piangere..." cala la tensione poetica. Il ritmo, la forma, divengono discorsivi, e si perde pathos e dimensione poetica. L'impianto è buono....si perde nella seconda parte.
Titolo: Re: Che ne pensate?
Inserito da: Paolo Ursaia - Sabato 18 Ottobre 2008, 11:52:41
  Sia detto ciò col massimo del rispetto...ovviamente. E' una mia opinione, e come tale è opinabile. ;)
Titolo: Re: Che ne pensate?
Inserito da: Zima - Sabato 18 Ottobre 2008, 12:30:10
concordo con Paolo.

seppure con qualche imperfezione formale, la prima parte del testo, fino a "respiro" si può considerare poetica, mentre da lì in giù diventa una riflessione in prosa, in cui il lettore non viene coinvolto...
bisognerebbe cercare un modo diverso per esprimere questi pensieri, immagini evocative che facciano confluire il lettore verso la stessa riflessione, senza che egli la legga in maniera così palese.


ci vogliamo ri-provare?  ;)

Titolo: Re: Che ne pensate?
Inserito da: Anfra - Sabato 18 Ottobre 2008, 12:43:04
mia avete detto le sesse parole dei redattori datemi dei consigli io tendo sempre alla prosa putroppo
Una lacrima scende
sul volto di mio figlio
il mio cuore s'infrange
come vetro
in pezzi innumerevoli,
il dolore mi soffoca
l'aria si fa pesante
a fatica respiro.
Ogni sua lacrima
è un ago nel mio cuore.
Il solo pensiero
di affligerlo
per proteggerlo
spazza via
i frammenti di quel cristallo
che batte nel petto
per lui.
L'unico mio pensiero
l'unico mio compito
è quello di insegnargli
ad essere figlio.

Ora che ne dite?

Titolo: Re: Che ne pensate?
Inserito da: Zima - Sabato 18 Ottobre 2008, 12:58:54
ok, ci provo...




Una lacrima scende
sul volto di mio figlio
il mio cuore s'infrange
come vetro
in pezzi innumerevoli,   *
il dolore mi soffoca
l'aria si fa pesante
a fatica respiro.

* questa rase è perfettamente inutile a mio parere, poichè non fa altro che ribadire il concetto del vetro infranto, che già di per sè si rompe in mille pezzi. inoltre il termine "innumerevoli" è poco poetico, da mio punto di vista, e poco rientra nel contesto trattato.


Vederlo piangere
fa più male a me
che a lui.
Al solo pensiero
di farlo soffrire
per proteggerlo,
mi uccide,
ma devo da madre
insegnargli
ad essere figlio.

sulla seconda parte dovresti lavorarci da sola, poichè un'mmagine che può venire in mente a me, non sarà mai esplicativa del tuo pensiero.
però, tanto per darti un'idea, io scriverei...

le sue lacrime
sono come lance
nel petto

condensando in soli tre versi il significato di sette.

per gli ultimi tre non mi viene in mente nulla, ma forse è qui che tu dovresti pensare a cosa significa "insegnargli ad essere figlio" e condensare in una immagine.

prova...

Titolo: Re: Che ne pensate?
Inserito da: Zima - Sabato 18 Ottobre 2008, 13:07:03
mia avete detto le sesse parole dei redattori datemi dei consigli io tendo sempre alla prosa putroppo
Una lacrima scende
sul volto di mio figlio
il mio cuore s'infrange
come vetro
in pezzi innumerevoli,
il dolore mi soffoca
l'aria si fa pesante
a fatica respiro.
Ogni sua lacrima
è un ago nel mio cuore.
Il solo pensiero
di affligerlo
per proteggerlo
spazza via
i frammenti di quel cristallo
che batte nel petto
per lui.
L'unico mio pensiero
l'unico mio compito
è quello di insegnargli
ad essere figlio.

Ora che ne dite?




ah, ok! ;)
non avevo letto la modifica...

vedi, è già molto meglio!  :D  brava!!!
Titolo: Re: Che ne pensate?
Inserito da: Paolo Ursaia - Sabato 18 Ottobre 2008, 13:59:54
Ottimo!...è così...a volte i nostri figli vanno ripresi per essere ancora più belli e nostri... ;)
Titolo: Re: Che ne pensate?
Inserito da: Webmaster - Sabato 18 Ottobre 2008, 14:17:06
Considera sempre che io parlo da lettore, non da autore.

Hai lo stesso problema di tanti che ci propongono le loro poesie: ci dici le tue emozioni invece di farcele sentire.

...il mio cuore s'infrange...
...il dolore mi soffoca...
...a fatica respiro...

Il lettore non vuole sapere quello che senti, vuole essere partecipe del tuo sentire.
Se tu glielo dici, anche se con parole "poetiche", versi e rime, lui al massimo dice "ok, sei triste, piangi, sei angosciata... beh, mi dispiace, spero che domani vada meglio". Oltre ad un sincero augurio non può andare.
Tu invece glielo devi far sentire, lo devi rendere partecipe della tua emozione.

Questo si fa non scrivendo l'emozione che provi, non descrivendola, non rendendoti tu protagonista della poesia, ma scavando in te, trovando ciò che è la fonte dell'emozione, e dando al lettore questa fonte in modo che lui stesso possa provare le stesse emozioni che provi tu.

Per questo quando qualcuno che sa scrivere poesie vuole trasmetterci la sua emozione di tristezza non ci dice "sono triste", ma ci parla del passero solitario in su la torre antica, o se vuole trasmetterci la sua sensazione d'infinito e di perdita nel vasto universo non ci dice "mi sento perso nell'universo", ma ci parla del cielo al di là della collina.

Sono due i passi fondamentali, iniziali (dopo c'è il saper scrivere, ma quella è un'altra storia), per concepire una buona poesia, efficace: primo togliere te stesso dal suo centro e secondo condividere e non dire (o spiegare).
Al centro della poesia non ci devi essere tu, ma l'emozione, la sensazione. Se ci sei tu, la poesia sarà interessante solo per chi ha te come suo centro d'interesse, cioè te stesso ed eventualmente qualcuno che ti ama. Un lettore normale, scusa la franchezza, di te se ne frega, non ha niente a che fare con te, perché dovrebbe essere interessato a sapere cosa provi?
Le emozioni, invece, tutti le provano. Se al centro della poesia c'è una emozione, la tristezza, il dolore, l'amore..., c'è comunque qualcosa che fa parte anche del lettore, che il lettore può riconoscere come propria. La poesia non sarà una tua immagine, ma sarà una immagine del lettore. Non saranno parole che nascono da te, ma saranno parole che nascono da dentro lo stesso lettore. Le leggerà e le ritroverà dentro di sé, e la poesia gli piacerà, la sentirà, perché riconoscerà e sentirà l'emozione che è dentro la poesia.
Perché dovrebbe far ciò quando al centro della poesia c'è non un'emozione ma una persona estranea?

Questo lo puoi fare, però, solo facendoci vedere qualcosa che ci possa dare la stessa emozione, non dicendoci quale sia questa emozione o spiegandoci l'emozione. Sono migliaia le poesie che ogni anno rifiutiamo e che iniziano "La vita è...", "L'amore è...", e così via.
Io, lettore, so cosa sia l'amore e cosa sia la vita, ed anche se non lo sapessi chi sei tu per insegnarmelo? Sei sicura di aver vissuto più di me? Di aver vissuto più di me l'amore, la vita, il dolore...? Ad esempio, sei sicura di essere in grado di insegnarmi cosa voglia dire essere genitore?
Pensaci bene: forse hai colto per un attimo cosa voglia dire essere genitore, ma al mondo almeno il 50% delle persone lo sa meglio di te.
Se tu mi fai rivivere questo momento che anche tu hai provato, bene, io lo ritrovo identico anche in me, perché anche io l'ho provato, e la poesia mi colpisce. Ma se tu pretendi di spiegarmelo ("l'unico mio compito è..."), non lo accetto, non mi serve che tu mi dica cosa bisogna insegnare ad un figlio, perché ne ho avuti due che ora sono grandi e lo so benissimo meglio di te.
Titolo: Re: Che ne pensate?
Inserito da: gianburrasca - Sabato 18 Ottobre 2008, 21:13:28
Cacchio Luigi, questo tuo post è  F A V O L O S O !!! :laugh:

Ma si può sapere perchè non l'hai scritto prima invece di farci scrivere 20000 post sul significato di poesia? Hai covato queste idee e te le sei tenute segrete?

Con immensa soddisfazione vedo che finalmente qualcuno (tu) è riuscito ad esprimere un concetto che pur condividendolo non riuscivo a far venire fuori in maniera tanto elegante e opportuna.

Caspiterina, grazie davvero.
Una vigorosa stretta di mano!!!!!




 
Titolo: Re: Che ne pensate?
Inserito da: Anfra - Sabato 18 Ottobre 2008, 22:07:27
Luigi finalmente ho capito il mio errore grazie ora ci riprovo dimmi come va:

Una lacrima scende
sul volto di un bambino
un cuore s'infrange
come vetro
in pezzi innumerevoli,
il dolore lo soffoca
l'aria si fa pesante
a fatica respira.
Ogni sua lacrima
è un ago nel cuore.
Il solo pensiero
di affligerlo
per proteggerlo
lo distrugge,
spazza via
i frammenti di quel cristallo
che batte nel petto.
L'unico suo pensiero
l'unico suo compito
è quello di insegnargli
ad essere un figlio.
Titolo: Re: Che ne pensate?
Inserito da: LIBRE MOI - Sabato 18 Ottobre 2008, 22:24:32
Considera sempre che io parlo da lettore, non da autore.

Hai lo stesso problema di tanti che ci propongono le loro poesie: ci dici le tue emozioni invece di farcele sentire.

...il mio cuore s'infrange...
...il dolore mi soffoca...
...a fatica respiro...

Il lettore non vuole sapere quello che senti, vuole essere partecipe del tuo sentire.
Se tu glielo dici, anche se con parole "poetiche", versi e rime, lui al massimo dice "ok, sei triste, piangi, sei angosciata... beh, mi dispiace, spero che domani vada meglio". Oltre ad un sincero augurio non può andare.
Tu invece glielo devi far sentire, lo devi rendere partecipe della tua emozione.

Questo si fa non scrivendo l'emozione che provi, non descrivendola, non rendendoti tu protagonista della poesia, ma scavando in te, trovando ciò che è la fonte dell'emozione, e dando al lettore questa fonte in modo che lui stesso possa provare le stesse emozioni che provi tu.

Per questo quando qualcuno che sa scrivere poesie vuole trasmetterci la sua emozione di tristezza non ci dice "sono triste", ma ci parla del passero solitario in su la torre antica, o se vuole trasmetterci la sua sensazione d'infinito e di perdita nel vasto universo non ci dice "mi sento perso nell'universo", ma ci parla del cielo al di là della collina.
Ecc ecc...


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Grazie anche da parte mia... Farò tesoro di questi tuoi consigli..(sperando di non dimenticarli) sono stati molto interessanti... Un sorriso e un raggio di sole... §*_*§

(http://tbn0.google.com/images?q=tbn:kzfxF76RLx3yrM:http://www.caraibi-srl-sanremo.it/SolePIENO.JPG)
Titolo: Re: Che ne pensate?
Inserito da: Webmaster - Sabato 18 Ottobre 2008, 22:55:53
Cacchio Luigi, questo tuo post è  F A V O L O S O !!! :laugh:

Ma si può sapere perchè non l'hai scritto prima invece di farci scrivere 20000 post sul significato di poesia? Hai covato queste idee e te le sei tenute segrete?

Scusa, ma io non capisco mai quando mi stanno prendendo in giro e quando parlano sul serio, a meno che non sia ovvio.
E qui non è per nulla ovvio. Tu di solito prendi in giro, e questo è un fatto. E d'altra parte non capisco la meraviglia. Sono anni che respingo le poesie, quando tocca a me farlo, con queste motivazioni, ed i redattori lo sanno bene perché è quello che dico anche a loro.
Oltretutto questo concetto sta alla base del sito, che è nato per consentire alle persone di condividere le proprie emozioni con altri, e non per consentire di esibire il proprio io agli altri. E questo è stato anche alla base di molti litigi e diverse defezioni.
Quindi è una presa in giro; mi auguro che sia una presa in giro, perché se non lo fosse mi domando in quale sito tu abbia creduto di stare fino adesso.
Titolo: Re: Che ne pensate?
Inserito da: mistral - Sabato 18 Ottobre 2008, 23:03:53
Il lettore non vuole sapere quello che senti, vuole essere partecipe del tuo sentire.
Se tu glielo dici, anche se con parole "poetiche", versi e rime, lui al massimo dice "ok, sei triste, piangi, sei angosciata... beh, mi dispiace, spero che domani vada meglio". Oltre ad un sincero augurio non può andare. Non sono esattamente d'accordo, io è,secondo me , imersonale, è un io qualunque che potrebbe essere un altro da sè
Tu invece glielo devi far sentire, lo devi rendere partecipe della tua emozione.cosa c'è di meglio di farlo entrare all'interno della propria emozione?
Per questo quando qualcuno che sa scrivere poesie vuole trasmetterci la sua emozione di tristezza non ci dice "sono triste", ma ci parla del passero solitario in su la torre antica, oggi abbiamo linguaggi e musicalità differenti o se vuole trasmetterci la sua sensazione d'infinito e di perdita nel vasto universo non ci dice "mi sento perso nell'universo", ma ci parla del cielo al di là della collina.Al centro della poesia non ci devi essere tu, ma l'emozione, la sensazione. Se ci sei tu, la poesia sarà interessante solo per chi ha te come suo centroo per chi è in grado di condividere un emozione d'interesse, cioè te stesso ed eventualmente qualcuno che ti ama. Un lettore normale, scusa la franchezza, di te se ne frega, non ha niente a che fare con te, perché dovrebbe essere interessato a sapere cosa provi?Perché lui e te siete entrati in empatia?
Le emozioni, invece, tutti le provano. Se al centro della poesia c'è una emozione, la tristezza, il dolore, l'amore..., c'è comunque qualcosa che fa parte anche del lettore, che il lettore può riconoscere come propria. La poesia non sarà una tua immagine, ma sarà una immagine del lettore. Non saranno parole che nascono da te, ma saranno parole che nascono da dentro lo stesso lettore.Non sempre è facile usare immagini efficaci, secondo me la descrizione di qualcosa che si prova fa entrare in quella cosa[/color] Le leggerà e le ritroverà dentro di sé, e la poesia gli piacerà, la sentirà, perché riconoscerà e sentirà l'emozione che è dentro la poesia.
Perché dovrebbe far ciò quando al centro della poesia c'è non un'emozione ma una persona estranea?
Alla fine questa è una mia opinione, probabilmente perchè non credo che esista una maniera stereotipata di fare poesia, ma ognuna deve essere differente; noi siamo differenti ed a volte noi individui abbiamo tante di quelle sfaccettature che uno steso autore può scrivere due poesie talmente differenti da sembrare scritte da due persone agli antipodi.
Quindi , secondo me ,uno può descrivere una emozione in prima persona o in terza , per immagini o in qualunque modo riesca a fare, l'importante è non smettere di farlo.
Titolo: Re: Che ne pensate?
Inserito da: Webmaster - Sabato 18 Ottobre 2008, 23:18:36
Luigi finalmente ho capito il mio errore grazie ora ci riprovo dimmi come va:

Una lacrima scende
sul volto di un bambino
un cuore s'infrange
come vetro
in pezzi innumerevoli,
il dolore lo soffoca
l'aria si fa pesante
a fatica respira.
Ogni sua lacrima
è un ago nel cuore.
Il solo pensiero
di affligerlo
per proteggerlo
lo distrugge,
spazza via
i frammenti di quel cristallo
che batte nel petto.
L'unico suo pensiero
l'unico suo compito
è quello di insegnargli
ad essere un figlio.


Come dicevo, poi c'è il saper scrivere, ed è un altro capitolo grandissimo e complesso.

Prima di tutto, fare e rifare le poesie cambiando un testo è la cosa più errata. Cambiando singoli pezzi alteri spesso elementi globali senza rendertene conto. Spesso vale la pena metterla da una parte, chiarirsi le idee, e poi riscriverla.

Ad esempio, nella tua ultima modifica: ci sono due elementi che tecnicamente devi sempre tener presente: il soggetto ed il punto di vista.
E' bene non cambiare nessuno dei due per tutta la durata del testo. Omero c'è riuscito per 24 libri per un totale di 12.110 esametri, quindi sicuramente è possibile anche per una ventina di versi.
Non è una regola ferrea. A volte il oggetto cambia, ad esempio si possono alternare due soggetti diversi, una strofa l'uno ed una strofa l'altro(a). Ma difficilmente un cambio di soggetto all'interno della stessa strofa non ha come conseguenza la confusione per il lettore, che non sa più di chi si stia parlando.
Meno raramente si varia il punto di vista, di solito viene mantenuto costante per tutto il lavoro.
Considera il punto di vista come se fosse la telecamera che riprende la scena, ed il soggetto come se fosse il soggetto che viene ripreso.

Ora, nella tua modifica, cambi soggetto senza specificarlo. Nella prima parte il soggetto è il bambino, è lui che viene ripreso, mentre nella seconda è la madre. Ma il cambio non è segnato da nulla, anzi quando scrivi
Il solo pensiero
di affligerlo
per proteggerlo
lo distrugge,

non si capisce chi o cosa venga distrutto. Ad essere afflitto è il bambino (a parte che ci vogliono due g in affiggerlo), ma chi o cosa viene distrutto? Il pensiero o chi l'ha pensato? E chi diavolo è che l'ha pensato e da dove viene fuori se fino adesso c'è stato solo il bambino in questa poesia? Quando è entrata in scena la mamma?
Questo è il tipico problema che viene fuori quando si modifica un testo troppo nell'immediato, senza averci pensato bene, invece di riscriverlo dopo averci pensato bene.

E poi, se consenti, c'è un altro aspetto della poesia, comune q tutta la scrittura: la punteggiatura. La punteggiatura non è un aiuto per riprendere fiato, ma per comprendere un testo. Se scrivi:
Una lacrima scende
sul volto di un bambino
un cuore s'infrange
come vetro

senza punteggiatura, io che la leggo per la prima volta posso anche non capire che oltre che scendere la lacrima, sul volto del bambino si infrange un cuore (anche se poi mi domando come sia possibile, capisco che non lo è, rileggo i versi e li capisco, ma intanto si è sciupato l'effetto).
Le virgole servono a separare le diverse parti logiche di un testo, sia prosa che poesia, e non è che perché sia poesia che sono inutili. L'andare a capo farà anche riprendere fiato, ma io ho la necessità che le virgole mi aiutino a comprendere il legame delle parole e quindi il senso del testo, e non tanto a respirare (per quello ci penso da solo, grazie).

Quindi non modificare, ma riscrivi, e riscrivi dopo che hai chiarito quale emozione vuoi trasmettere e attraverso cosa la puoi trasmettere (è la stessa cosa che te l'ha fatta provare, mai tentare di trasmettere un'emozione che non si sia provata!).
Titolo: Re: Che ne pensate?
Inserito da: Webmaster - Sabato 18 Ottobre 2008, 23:35:30
Non sono esattamente d'accordo, io è,secondo me , imersonale, è un io qualunque che potrebbe essere un altro da sè (....)

Alla fine questa è una mia opinione, probabilmente perchè non credo che esista una maniera stereotipata di fare poesia, ma ognuna deve essere differente; noi siamo differenti ed a volte noi individui abbiamo tante di quelle sfaccettature che uno steso autore può scrivere due poesie talmente differenti da sembrare scritte da due persone agli antipodi.
Quindi , secondo me ,uno può descrivere una emozione in prima persona o in terza , per immagini o in qualunque modo riesca a fare, l'importante è non smettere di farlo.

Alfio, usare "Io" nella poesia non è uguale a mettersi al suo centro. Si può usare l'io ma mettere al centro l'emozione e non se stessi, ed usare il tu e mettere se stessi al centro. L'uso dell'io o del tu è solo una questione tecnica, qui stiamo parlando di cosa c'è al centro della poesia.
Faccio un esempio, la poesia "Non t'amo come se fossi rosa di sale" di Neruda. E' tutta scritta in prima persona: "Non ti amo... ti amo... ti amo... ti amo...", ma non è l'autore al centro della poesia. Al centro c'è la sensazione di essere tutt'uno con la persona amata, la comunità massima, anzi l'identità fra te e la persona che ami. E questo anche se Neruda parla in prima persona, questo è solo una tecnica, ma il centro della poesia è un sentimento.
Perché, anche se viene usato l'io, Neruda non è al centro della poesia? Perché non dice direttamente "Mi sento tutt'uno con te", ma ci descrive l'amore che ha dentro di lui e che gli fa provare questa emozione di unione. Facendolo, usa l'io, si, grammaticalmente, ma quello che vede il lettore leggendo non è Neruda, bensì l'amore. Chi legge questa poesia non può fare a meno, sempre che abbia mai amato veramente, di riconoscere nella poesia un sentimento che lui stesso ha provato. Non l'amore che è il soggetto "esposto", non il poeta che è il soggetto "grammaticale", ma il sentimento di unione nell'amore che è al centro della poesia.

Intendiamoci, ognuno può avere le proprie teorie, non voglio insegnare nulla a nessuno. Questi sono solo i concetti che mi sono fatto leggendo libri di poesia e prosa e libri sul leggere o sullo scrivere poesia e prosa.
Anzi, non solo non voglio insegnare nulla, ma la smetto qua.
Titolo: Re: Che ne pensate?
Inserito da: mistral - Sabato 18 Ottobre 2008, 23:39:20
Alfio, usare "Io" nella poesia non è uguale a mettersi al suo centro. Si può usare l'io ma mettere al centro l'emozione e non se stessi, ed usare il tu e mettere se stessi al centro. L'uso dell'io o del tu è solo una questione tecnica, qui stiamo parlando di cosa c'è al centro della poesia.
Faccio un esempio, la poesia "Non t'amo come se fossi rosa di sale" di Neruda. E' tutta scritta in prima persona: "Non ti amo... ti amo... ti amo... ti amo...", ma non è l'autore al centro della poesia. Al centro c'è la sensazione di essere tutt'uno con la persona amata, la comunità massima, anzi l'identità fra te e la persona che ami. E questo anche se Neruda parla in prima persona, questo è solo una tecnica, ma il centro della poesia è un sentimento.
E' un sentimento che non dice direttamente "Mi sento tutt'uno con te", ma ci descrive l'amore che ha dentro di lui e che gli fanno provare questa emozione. Chi legge questa poesia non può fare a meno, sempre che abbia mai amato veramente, di riconoscere nella poesia un sentimento che lui stesso ha provato. Non l'amore che è il soggetto "esposto", non il poeta che è il soggetto "grammaticale", ma il sentimento di unione nell'amore che è al centro della poesia.

Intendiamoci, ognuno può avere le proprie teorie, non voglio insegnare nulla a nessuno. Questi sono solo i concetti che mi sono fatto leggendo libri di poesia e prosa e libri sul leggere o sullo scrivere poesia e prosa.
Anzi, non solo non voglio insegnare nulla, ma la smetto qua.
Grazie per la risposta
Titolo: Re: Che ne pensate?
Inserito da: gianburrasca - Sabato 18 Ottobre 2008, 23:54:27
Scusa, ma io non capisco mai quando mi stanno prendendo in giro e quando parlano sul serio, a meno che non sia ovvio.
E qui non è per nulla ovvio. Tu di solito prendi in giro, e questo è un fatto.
...

Di solito sì, ma in questo caso non ne ero sicuro fino a quando non hai aggiunto:

...
 mi auguro che sia una presa in giro, perché se non lo fosse mi domando in quale sito tu abbia creduto di stare fino adesso.

Adesso per non fare la figura del pirla devo per forza rispondere che era una presa in giro   >:(


Titolo: Re: Che ne pensate?
Inserito da: Anfra - Domenica 19 Ottobre 2008, 11:36:37
Come dicevo, poi c'è il saper scrivere, ed è un altro capitolo grandissimo e complesso.


Caro Luigi, i tuoi consigli sono preziosi ma penso che sbagli, spesso in alcune poesie non si può non dare un immaggine personale, perchè comunque è sempre l'autore che scive il lettore vi partecipa e deve sentire suo quel momento ma molti lettori in alcune poesie non vi trovano tutto questo sentimento, ti porto un esempio, specie per quando si tratta di persone a noi care come si può dire di scrivere in terza persona?
Camillo Sbarbaro
Padre, se anche tu non fossi il mio


Padre, se anche tu non fossi il mio
Padre se anche fossi a me un estraneo,
per te stesso egualmente t'amerei.
Ché mi ricordo d'un mattin d'inverno
Che la prima viola sull'opposto
Muro scopristi dalla tua finestra
E ce ne desti la novella allegro.
Poi la scala di legno tolta in spalla
Di casa uscisti e l'appoggiasti al muro.
Noi piccoli stavamo alla finestra.

E di quell'altra volta mi ricordo
Che la sorella mia piccola ancora
Per la casa inseguivi minacciando
(la caparbia aveva fatto non so che).
Ma raggiuntala che strillava forte
Dalla paura ti mancava il cuore:
ché avevi visto te inseguir la tua
piccola figlia, e tutta spaventata
tu vacillante l'attiravi al petto,
e con carezze dentro le tue braccia
l'avviluppavi come per difenderla
da quel cattivo che eri il tu di prima.

Padre, se anche tu non fossi il mio
Padre, se anche fossi a me un estraneo,
fra tutti quanti gli uomini già tanto
pel tuo cuore fanciullo t'amerei.

Come vedi per le persone care spesso si utilizza la prima persona e questo credo vale anche per altre poesie, come questa che è mia, a cui io non riesco a farla diventare in terza persona, se ci riesci tu fammelo sapere...

SOGNO
Vorrei vivere
All’infinito
E nello stesso istante
Infrangere il sogno
E sprofondare
Nell’abisso del vuoto
Inesistente.

 Ti saluto.
Titolo: Re: Che ne pensate?
Inserito da: Anfra - Domenica 19 Ottobre 2008, 21:16:09
Come dicevo, poi c'è il saper scrivere, ed è un altro capitolo grandissimo e complesso.

.....

Caro Luigi, un ultima cosa credo che le poesie sono come figli e per quanto mi riguarda non è sempre bello cambiarle, mi avete rifiutato una delle quali è stata premiata ad un concorso di poesia nazionale e voi sapete il perchè, spesso secondo me cadete in errore, rifiutando a priori poesie che dimostrano essere con un linguaggio diretto più prosa, a me un critico ha detto che ho quel tipo di stile, poesia-prosa che riesco in forma poetica a scrivere un messaggio, non  è bello carmbiare il tipo di stile, io cerco sempre in ogni poesia di dirigere un messaggio, non potete dirmi che metto i messaggi nella poesia facendola diventare una non poesia, che se lo faccio apposta? che senso ha?
Io non ci riesco insegnamelo tu a modificare le poesia.

 :D
Titolo: Re: Che ne pensate?
Inserito da: Paolo Ursaia - Domenica 19 Ottobre 2008, 22:50:53
Caro Luigi, un ultima cosa credo che le poesie sono come figli e per quanto mi riguarda non è sempre bello cambiarle, mi avete rifiutato una delle quali è stata premiata ad un concorso di poesia nazionale e voi sapete il perchè, spesso secondo me cadete in errore, rifiutando a priori poesie che dimostrano essere con un linguaggio diretto più prosa, a me un critico ha detto che ho quel tipo di stile, poesia-prosa che riesco in forma poetica a scrivere un messaggio, non  è bello carmbiare il tipo di stile, io cerco sempre in ogni poesia di dirigere un messaggio, non potete dirmi che metto i messaggi nella poesia facendola diventare una non poesia, che se lo faccio apposta? che senso ha?
Io non ci riesco insegnamelo tu a modificare le poesia.

 :D


         Cara Anfra...che dirti...in primis, complimenti per la poesia premiata in un concorso di poesia nazionale. Deve essere decisamente una bella soddisfazione.
  Tuttavia, il discorso è un pò diverso. Con tutto il rispetto per tale concorso e per il tuo stile, sicuramente piacevole...questo sito di poesia, la sua Redazione hanno una linea, dei canoni, una linea di condotta. Diversi, evidentemente, da quelli adottati, ad esempio, nel suddetto concorso. Magari, una poesia vincitrice di qualcosa in questo sito non sarebbe piaciuta in quel concorso...
  Quello che voglio dire...non c'è oggettività...ci sono linee e direttive, sensibilità diverse. Per questo tu continuerai a dire che il sito sbaglia a bocciarti determinate poesie...e la Redazione continuerà a bocciarle. Nel massimo reciproco rispetto.
 Magari, è proprio questa rigidità...che poi non mi sembra nemmeno parossistica...a dare tanto successo a questo sito...D'altro canto, se il singolo (tu) non è in grado di provare a scrivere diversamente, a vedere che effetto dà...perchè dovrebbe essere in grado di farlo il sito...?
        Con stima, ti saluto.
Titolo: Re: Che ne pensate?
Inserito da: Webmaster - Lunedì 20 Ottobre 2008, 10:26:53

Caro Luigi, i tuoi consigli sono preziosi ma penso che sbagli, spesso in alcune poesie non si può non dare un immaggine personale, perchè comunque è sempre l'autore che scive ...

Continuo a dire che essere al centro di una poesia non è equivalente all'uso della prima o terza persona.
L'uso della prima, seconda o terza persona è il "punto di vista", ma non determina quale sia il centro della poesia.
Nella poesia che hai citato c'è un punto di vista che è il poeta, ma il centro della poesia è l'amore paterno, che viene rappresentato attraverso il racconto di piccoli episodi, quadretti, che ci fanno provare la stessa sensazione di vedere un padre e di comprendere il suo amore ed alla fine l'amore che suscita nel figlio.
Una cosa è il punto di vista, cioè l'uso della prima, seconda o terza persona, nel raccontare, ed altra cosa è il centro della poesia. Sono due elementi del tutto diversi ed indipendenti.

Si sarebbe posto al centro lui se avesse scritto "Ho capito il tuo amore quando ho visto che...", "il mio amore per te è aumentato quando hai detto...", "Mi sono commosso vedendoti...", eccetera.

Si, la poesia è "narrata" in prima persona, quindi il punto di vista è "soggettivo", è l'autore stesso, ma il "soggetto" della poesia è il padre ed il centro della poesia è l'intreccio fra amore paterno ed amore filiale. Non ci sono emozioni del poeta espresse in modo diretto, non ci sono definizioni né di amore paterno né di amore filiale.

Ripeto, l'uso di una determinata "persona" nei verbi è solamente l'uso di un diverso "punto di vista", non è il "centro" della poesia. Sono due elementi della scrittura diversi e distinti, indipendenti l'uno dall'altro.
Titolo: Re: Che ne pensate?
Inserito da: LIBRE MOI - Lunedì 20 Ottobre 2008, 12:05:13
Continuo ad attingere dai  vari consigli qui espostii...  Un grazie particolare a coloro che riescono a darli in modo pacato e sereno... A noi accettare poi quelli che riteniamo, per noi, validi. Un sorriso e un raggio di sole a tutti...§*_*§
(http://tbn0.google.com/images?q=tbn:kzfxF76RLx3yrM:http://www.caraibi-srl-sanremo.it/SolePIENO.JPG)
Titolo: Re: Che ne pensate?
Inserito da: Sara Moretti - Mercoledì 29 Ottobre 2008, 16:30:10
Ho letto attentamente questo post
A me, (parere personale) le poesie di Anfra piacciono molto.
Sarà perchè ho il suo stesso stile nello scrivere?
Anche io come lei faccio fatica a non mettere me come soggetto
nella poesia.
E' difficilissimo riuscire a fare quello che dice Luigi.
Apprezzo però il tempo che ha speso per dare la risposta ad Anfra
che è stata utilissima anche a me.

Grazie
Titolo: Re: Che ne pensate?
Inserito da: Armando - Giovedì 6 Novembre 2008, 01:51:04
Intanto io dico che bisogna prima fare un figlio per capire come sia difficile crescerlo. Ed è difficile fare anche i genitori se si improvvisa a fare le madri.
Titolo: Re: Che ne pensate?
Inserito da: Franca Pistellato - Venerdì 7 Novembre 2008, 17:12:06
Caro Luigi, un ultima cosa credo che le poesie sono come figli e per quanto mi riguarda non è sempre bello cambiarle, mi avete rifiutato una delle quali è stata premiata ad un concorso di poesia nazionale e voi sapete il perchè, spesso secondo me cadete in errore, rifiutando a priori poesie che dimostrano essere con un linguaggio diretto più prosa, a me un critico ha detto che ho quel tipo di stile, poesia-prosa che riesco in forma poetica a scrivere un messaggio, non  è bello carmbiare il tipo di stile, io cerco sempre in ogni poesia di dirigere un messaggio, non potete dirmi che metto i messaggi nella poesia facendola diventare una non poesia, che se lo faccio apposta? che senso ha?
Io non ci riesco insegnamelo tu a modificare le poesia.

 :D

Mi scuso se quoto solo il post di Anfra. In realtà avrei voluto citarne anche altri e da altri topic.

Non ho capito una cosa:
Anfra: tu sottoponi i tuoi scritti al re-impasto, alla ridiscussione da parte di altre persone (in questo topic come in altri) tagliando e cucendo come se la tua poesia dovesse essere “approvata”. Ma TU...cosa SENTI? Perché in ogni autore credo ci sia una sorta di cassa di risonanza che, quando una poesia è finita ed è “ok”, emette un suono precisissimo e finché quel suono non arriva (e arriva solo all’autore), semplicemente la poesia non è finita o non è “ok”. (Anche io ho alcune poesie “non-ok” sul sito. Una l’ho anche tolta.)
A quel punto si DEVE  necessariamente metersi in standby, almeno su quel testo.
Quando però “subisci” bocciature o limature ti fai scudo del plauso accordato in altri ambienti per componimenti di pari valore.
Se sei sicura del tuo modo di fare Poesia tanto da sfoggiarlo, perché lo esponi in questa sede al giudizio di altri?
Se non ne sei sicura, perché lo difendi?

C’è poi un altro problema, a mio avviso ben più serio, che non affonda le proprie radici e le proprie ragioni nella psicologia ma piuttosto nell’etica e nella professionalità: quello relativo al linguaggio.
Titolo: Re: Che ne pensate?
Inserito da: Franca Pistellato - Venerdì 7 Novembre 2008, 17:14:24
Non credo ci si possa improvvisare dei Jackson Pollock o dei Piet Mondrian o dei Pablo Picasso della poesia. Gli artisti delle avanguardie provenivano comunque da una preparazione “accademica” e non sarebbe stata loro ostica la copia dal vero né di una figura umana né di un paesaggio né di altro soggetto né ancora l’applicazione ad esso di una qualsivoglia tecnica, dal carboncino all’acquarello all’olio alle tecniche d’incisione.
Muoversi a proprio agio all’interno del linguaggio proprio della materia che si tratta, porta alla libertà di scelta sul “come dire” ciò che si vuol dire. Sempre ammesso che sotto ci sia una poetica, un pensiero forte, una filosofia che la motivi tanto da non far sì che anche il dipingere quadrati colorati diventi a sua volta “accademico” o “manierista”. Non c’è, a mio avviso, nessuna poetica plausibile dove non ci sia libertà di scelta, fatto salvo il vissuto di ciascuno.
La Poesia (e l’arte in genere) raccorda insieme due elementi fondamentali: ciò che si vuole trasmettere e ciò con cui si vuole trasmettere, salvo la necessità che a fare da amalgama alle due cose sia il talento, il quale non si compra e solo in minima parte si impara.
Ho scelto di citare il post di Anfra perché il modo in cui scriviamo è –e soprattutto in ambienti come questo- il nostro biglietto da visita e credo, forse con sicumera, sicuramente con dispiacere, che una gamma così vasta di sviste dal punto di vista grammaticale, sintattico e della punteggiatura, non possano in nessun modo essere ascrivibili alla fretta o alla foga.
Mi rincresce pertanto che di tanto orgoglio si faccia sfoggio da pulpiti che non ne hanno granché titolo.
C’è poi un’altra questione: lo “scrivere in forma poetica” e il “fare Poesia” coincidono?
Titolo: Re: Che ne pensate?
Inserito da: Franca Pistellato - Venerdì 7 Novembre 2008, 17:17:08
A volte abbiamo la necessità di raccontare qualcosa e l’impellenza di dirlo in quel certo modo.
A volte sappiamo essere anche emotivamente coinvolgenti, oppure può piacere la nostra ricerca sperimentale. Non è peccato. Ma forse non è “Poesia”. In ogni caso ritengo, come giustamente hanno sottolineato Luigi e Salvatore, che non si possa scrivere se non di cose che ci hanno toccato e che fanno parte della nostra esperienza. Ne va anche dell’incisività e della verosimiglianza dei nostri testi, oltre che della nostra credibilità di persone.
Scrivere è difficile. Scrivere bene lo è di più. Fare Poesia, ancora di più.
Forse una buona miscela di curiosità, desiderio di conoscere, amore per il rischio ma soprattutto di umiltà non ci farebbe male. A nessuno di noi, farebbe male.

Franca
Titolo: Re: Che ne pensate?
Inserito da: Stefano Toschi - Venerdì 7 Novembre 2008, 18:25:16
Parole sante... Sottoscrivo.
Titolo: Re: Che ne pensate?
Inserito da: Anfra - Sabato 8 Novembre 2008, 07:35:12
A volte abbiamo la necessità di raccontare qualcosa e l’impellenza di dirlo in quel certo modo.
A volte sappiamo essere anche emotivamente coinvolgenti, oppure può piacere la nostra ricerca sperimentale. Non è peccato. Ma forse non è “Poesia”. In ogni caso ritengo, come giustamente hanno sottolineato Luigi e Salvatore, che non si possa scrivere se non di cose che ci hanno toccato e che fanno parte della nostra esperienza. Ne va anche dell’incisività e della verosimiglianza dei nostri testi, oltre che della nostra credibilità di persone.
Scrivere è difficile. Scrivere bene lo è di più. Fare Poesia, ancora di più.
Forse una buona miscela di curiosità, desiderio di conoscere, amore per il rischio ma soprattutto di umiltà non ci farebbe male. A nessuno di noi, farebbe male.

Franca
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Cara Franca, io sono d'accordo con te in tutto cio che dici, infatti io non so se ho talento e credo di non averlo la mia è solo e pura passione per la poesia, per quanto riguarda l'esperienza personale nel fare poesia e chi lo dice che deve essere per forza così, ci si può immaginare come è fare i genitore non è che ci vuole molta fantascienza e credo che la maggior parte dei scrittori e dei pittori usino molta fantasia nello scrivere e nel dipingere altrimenti non sarebbero bravi. Io non scrivo solo per me anzi non scrivo affatto per me io devo soo essere un mezzo per il messaggio che diventa intrinseco alla poesia stessa, questa poesia in particolare mi ha fatto pensare in un primo momento a me madre e in secondo momento a mia madre, persona alla quale a me è sempre molto vicina.

Io sottopongo i miei scritti non al re-impasto come l'hai chiamato, ma alla attenta analisi del testo, prendo dei consigli visto che il mio modo di far poesia tende alla prosa, essendo io una non letterata, ma un attenta osservatrice e logista per me è estremamente difficile la poesia in sè, nel modo in cui viene intesa in questo sito.
Non difendo i mei scritti, ma difendo la mia persona perchè chi non fa giudizi costruttivi ma vere offese non offende il mio scritto ma offende me, perchè in ogni mia poesia vi è parte della mia vita.

Ti ringrazio e ti sauto, se vuoi ancora altre spiegazioni io sono disponibile. Ciao