Mio figlio
Una lacrima scende
sul volto di mio figlio
il mio cuore s'infrange
come vetro
in pezzi innumerevoli,
il dolore mi soffoca
l'aria si fa pesante
a fatica respiro.
Vederlo piangere
fa più male a me
che a lui.
Al solo pensiero
di farlo soffrire
per proteggerlo,
mi uccide,
ma devo da madre
insegnargli
ad essere figlio.
mia avete detto le sesse parole dei redattori datemi dei consigli io tendo sempre alla prosa putroppo
Una lacrima scende
sul volto di mio figlio
il mio cuore s'infrange
come vetro
in pezzi innumerevoli,
il dolore mi soffoca
l'aria si fa pesante
a fatica respiro.
Ogni sua lacrima
è un ago nel mio cuore.
Il solo pensiero
di affligerlo
per proteggerlo
spazza via
i frammenti di quel cristallo
che batte nel petto
per lui.
L'unico mio pensiero
l'unico mio compito
è quello di insegnargli
ad essere figlio.
Ora che ne dite?
Considera sempre che io parlo da lettore, non da autore.
Hai lo stesso problema di tanti che ci propongono le loro poesie: ci dici le tue emozioni invece di farcele sentire.
...il mio cuore s'infrange...
...il dolore mi soffoca...
...a fatica respiro...
Il lettore non vuole sapere quello che senti, vuole essere partecipe del tuo sentire.
Se tu glielo dici, anche se con parole "poetiche", versi e rime, lui al massimo dice "ok, sei triste, piangi, sei angosciata... beh, mi dispiace, spero che domani vada meglio". Oltre ad un sincero augurio non può andare.
Tu invece glielo devi far sentire, lo devi rendere partecipe della tua emozione.
Questo si fa non scrivendo l'emozione che provi, non descrivendola, non rendendoti tu protagonista della poesia, ma scavando in te, trovando ciò che è la fonte dell'emozione, e dando al lettore questa fonte in modo che lui stesso possa provare le stesse emozioni che provi tu.
Per questo quando qualcuno che sa scrivere poesie vuole trasmetterci la sua emozione di tristezza non ci dice "sono triste", ma ci parla del passero solitario in su la torre antica, o se vuole trasmetterci la sua sensazione d'infinito e di perdita nel vasto universo non ci dice "mi sento perso nell'universo", ma ci parla del cielo al di là della collina.
Ecc ecc...
Cacchio Luigi, questo tuo post è F A V O L O S O !!! :laugh:
Ma si può sapere perchè non l'hai scritto prima invece di farci scrivere 20000 post sul significato di poesia? Hai covato queste idee e te le sei tenute segrete?
Il lettore non vuole sapere quello che senti, vuole essere partecipe del tuo sentire.Alla fine questa è una mia opinione, probabilmente perchè non credo che esista una maniera stereotipata di fare poesia, ma ognuna deve essere differente; noi siamo differenti ed a volte noi individui abbiamo tante di quelle sfaccettature che uno steso autore può scrivere due poesie talmente differenti da sembrare scritte da due persone agli antipodi.
Se tu glielo dici, anche se con parole "poetiche", versi e rime, lui al massimo dice "ok, sei triste, piangi, sei angosciata... beh, mi dispiace, spero che domani vada meglio". Oltre ad un sincero augurio non può andare. Non sono esattamente d'accordo, io è,secondo me , imersonale, è un io qualunque che potrebbe essere un altro da sè
Tu invece glielo devi far sentire, lo devi rendere partecipe della tua emozione.cosa c'è di meglio di farlo entrare all'interno della propria emozione?
Per questo quando qualcuno che sa scrivere poesie vuole trasmetterci la sua emozione di tristezza non ci dice "sono triste", ma ci parla del passero solitario in su la torre antica, oggi abbiamo linguaggi e musicalità differenti o se vuole trasmetterci la sua sensazione d'infinito e di perdita nel vasto universo non ci dice "mi sento perso nell'universo", ma ci parla del cielo al di là della collina.Al centro della poesia non ci devi essere tu, ma l'emozione, la sensazione. Se ci sei tu, la poesia sarà interessante solo per chi ha te come suo centroo per chi è in grado di condividere un emozione d'interesse, cioè te stesso ed eventualmente qualcuno che ti ama. Un lettore normale, scusa la franchezza, di te se ne frega, non ha niente a che fare con te, perché dovrebbe essere interessato a sapere cosa provi?Perché lui e te siete entrati in empatia?
Le emozioni, invece, tutti le provano. Se al centro della poesia c'è una emozione, la tristezza, il dolore, l'amore..., c'è comunque qualcosa che fa parte anche del lettore, che il lettore può riconoscere come propria. La poesia non sarà una tua immagine, ma sarà una immagine del lettore. Non saranno parole che nascono da te, ma saranno parole che nascono da dentro lo stesso lettore.Non sempre è facile usare immagini efficaci, secondo me la descrizione di qualcosa che si prova fa entrare in quella cosa[/color] Le leggerà e le ritroverà dentro di sé, e la poesia gli piacerà, la sentirà, perché riconoscerà e sentirà l'emozione che è dentro la poesia.
Perché dovrebbe far ciò quando al centro della poesia c'è non un'emozione ma una persona estranea?
Luigi finalmente ho capito il mio errore grazie ora ci riprovo dimmi come va:
Una lacrima scende
sul volto di un bambino
un cuore s'infrange
come vetro
in pezzi innumerevoli,
il dolore lo soffoca
l'aria si fa pesante
a fatica respira.
Ogni sua lacrima
è un ago nel cuore.
Il solo pensiero
di affligerlo
per proteggerlo
lo distrugge,
spazza via
i frammenti di quel cristallo
che batte nel petto.
L'unico suo pensiero
l'unico suo compito
è quello di insegnargli
ad essere un figlio.
Non sono esattamente d'accordo, io è,secondo me , imersonale, è un io qualunque che potrebbe essere un altro da sè (....)
Alla fine questa è una mia opinione, probabilmente perchè non credo che esista una maniera stereotipata di fare poesia, ma ognuna deve essere differente; noi siamo differenti ed a volte noi individui abbiamo tante di quelle sfaccettature che uno steso autore può scrivere due poesie talmente differenti da sembrare scritte da due persone agli antipodi.
Quindi , secondo me ,uno può descrivere una emozione in prima persona o in terza , per immagini o in qualunque modo riesca a fare, l'importante è non smettere di farlo.
Alfio, usare "Io" nella poesia non è uguale a mettersi al suo centro. Si può usare l'io ma mettere al centro l'emozione e non se stessi, ed usare il tu e mettere se stessi al centro. L'uso dell'io o del tu è solo una questione tecnica, qui stiamo parlando di cosa c'è al centro della poesia.Grazie per la risposta
Faccio un esempio, la poesia "Non t'amo come se fossi rosa di sale" di Neruda. E' tutta scritta in prima persona: "Non ti amo... ti amo... ti amo... ti amo...", ma non è l'autore al centro della poesia. Al centro c'è la sensazione di essere tutt'uno con la persona amata, la comunità massima, anzi l'identità fra te e la persona che ami. E questo anche se Neruda parla in prima persona, questo è solo una tecnica, ma il centro della poesia è un sentimento.
E' un sentimento che non dice direttamente "Mi sento tutt'uno con te", ma ci descrive l'amore che ha dentro di lui e che gli fanno provare questa emozione. Chi legge questa poesia non può fare a meno, sempre che abbia mai amato veramente, di riconoscere nella poesia un sentimento che lui stesso ha provato. Non l'amore che è il soggetto "esposto", non il poeta che è il soggetto "grammaticale", ma il sentimento di unione nell'amore che è al centro della poesia.
Intendiamoci, ognuno può avere le proprie teorie, non voglio insegnare nulla a nessuno. Questi sono solo i concetti che mi sono fatto leggendo libri di poesia e prosa e libri sul leggere o sullo scrivere poesia e prosa.
Anzi, non solo non voglio insegnare nulla, ma la smetto qua.
Scusa, ma io non capisco mai quando mi stanno prendendo in giro e quando parlano sul serio, a meno che non sia ovvio.
E qui non è per nulla ovvio. Tu di solito prendi in giro, e questo è un fatto.
...
...
mi auguro che sia una presa in giro, perché se non lo fosse mi domando in quale sito tu abbia creduto di stare fino adesso.
Come dicevo, poi c'è il saper scrivere, ed è un altro capitolo grandissimo e complesso.
Come dicevo, poi c'è il saper scrivere, ed è un altro capitolo grandissimo e complesso.
.....
Caro Luigi, un ultima cosa credo che le poesie sono come figli e per quanto mi riguarda non è sempre bello cambiarle, mi avete rifiutato una delle quali è stata premiata ad un concorso di poesia nazionale e voi sapete il perchè, spesso secondo me cadete in errore, rifiutando a priori poesie che dimostrano essere con un linguaggio diretto più prosa, a me un critico ha detto che ho quel tipo di stile, poesia-prosa che riesco in forma poetica a scrivere un messaggio, non è bello carmbiare il tipo di stile, io cerco sempre in ogni poesia di dirigere un messaggio, non potete dirmi che metto i messaggi nella poesia facendola diventare una non poesia, che se lo faccio apposta? che senso ha?
Io non ci riesco insegnamelo tu a modificare le poesia.
:D
Caro Luigi, i tuoi consigli sono preziosi ma penso che sbagli, spesso in alcune poesie non si può non dare un immaggine personale, perchè comunque è sempre l'autore che scive ...
Caro Luigi, un ultima cosa credo che le poesie sono come figli e per quanto mi riguarda non è sempre bello cambiarle, mi avete rifiutato una delle quali è stata premiata ad un concorso di poesia nazionale e voi sapete il perchè, spesso secondo me cadete in errore, rifiutando a priori poesie che dimostrano essere con un linguaggio diretto più prosa, a me un critico ha detto che ho quel tipo di stile, poesia-prosa che riesco in forma poetica a scrivere un messaggio, non è bello carmbiare il tipo di stile, io cerco sempre in ogni poesia di dirigere un messaggio, non potete dirmi che metto i messaggi nella poesia facendola diventare una non poesia, che se lo faccio apposta? che senso ha?
Io non ci riesco insegnamelo tu a modificare le poesia.
:D
A volte abbiamo la necessità di raccontare qualcosa e l’impellenza di dirlo in quel certo modo.
A volte sappiamo essere anche emotivamente coinvolgenti, oppure può piacere la nostra ricerca sperimentale. Non è peccato. Ma forse non è “Poesia”. In ogni caso ritengo, come giustamente hanno sottolineato Luigi e Salvatore, che non si possa scrivere se non di cose che ci hanno toccato e che fanno parte della nostra esperienza. Ne va anche dell’incisività e della verosimiglianza dei nostri testi, oltre che della nostra credibilità di persone.
Scrivere è difficile. Scrivere bene lo è di più. Fare Poesia, ancora di più.
Forse una buona miscela di curiosità, desiderio di conoscere, amore per il rischio ma soprattutto di umiltà non ci farebbe male. A nessuno di noi, farebbe male.
Franca
/quote]
Cara Franca, io sono d'accordo con te in tutto cio che dici, infatti io non so se ho talento e credo di non averlo la mia è solo e pura passione per la poesia, per quanto riguarda l'esperienza personale nel fare poesia e chi lo dice che deve essere per forza così, ci si può immaginare come è fare i genitore non è che ci vuole molta fantascienza e credo che la maggior parte dei scrittori e dei pittori usino molta fantasia nello scrivere e nel dipingere altrimenti non sarebbero bravi. Io non scrivo solo per me anzi non scrivo affatto per me io devo soo essere un mezzo per il messaggio che diventa intrinseco alla poesia stessa, questa poesia in particolare mi ha fatto pensare in un primo momento a me madre e in secondo momento a mia madre, persona alla quale a me è sempre molto vicina.
Io sottopongo i miei scritti non al re-impasto come l'hai chiamato, ma alla attenta analisi del testo, prendo dei consigli visto che il mio modo di far poesia tende alla prosa, essendo io una non letterata, ma un attenta osservatrice e logista per me è estremamente difficile la poesia in sè, nel modo in cui viene intesa in questo sito.
Non difendo i mei scritti, ma difendo la mia persona perchè chi non fa giudizi costruttivi ma vere offese non offende il mio scritto ma offende me, perchè in ogni mia poesia vi è parte della mia vita.
Ti ringrazio e ti sauto, se vuoi ancora altre spiegazioni io sono disponibile. Ciao