Forum degli autori
Discussioni in corso => Discussioni fra autori => Topic aperto da: Michele Tropiano - Lunedì 21 Febbraio 2011, 13:16:27
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La poesia: che cosa sublime! suprema arte dell’uomo, probabilmente molto più della pittura, della scultura e di tutte la altre arti; tant’è che Giambattista Vico, nella sua fantasiosa ricostruzione delle tre età della terra (gli Dei, gli Eroi, gli Uomini), affermava che la poesia sarebbe nata prima della prosa perché essa sarebbe derivata dal linguaggio degli Dei e degli Eroi.
Per non divagare troppo, il concetto che vorrei esprimere è questo. La poesia, in ogni suo verso, in ogni sua parola, in ogni sua virgola, deve avere una motivazione ben precisa: riguardo a ciò, vorrei tentare di spiegare che alcune “tendenze comuni” della poesia odierna (che noto nello scrivere su questo e vari siti) sono di per sé senza un perché e, di conseguenza, vanno, secondo me, contro il concetto stesso della poesia, ovvero l’arte sublime.
Non utilizzare la punteggiatura. Moltissimi autori nelle loro poesia omettono punti, virgole, punti e virgole ecc ecc per semplice moda, che non risponde a nessuno stile in particolare e nessuna motivazione interna alla poesia. Una motivazione interna, può essere, per esempio, che la poesia termina con la parola “infinito” e allora si omette il punto per, così dire, prolungare quell’infinito. Non ha nessun significato, invece, terminare un verso senza un punto, ma inserire la lettera maiuscola al verso successivo. Mi riferisco in particolare a questo e alla mancanza di punto finale, non al fatto di mettere poca punteggiatura o quasi nessuna virgola (cosa che faccio anche io spesso ma per un motivo stilistico che non sto qui a spiegare). Anche diversi poeti contemporanei non hanno inserito punteggiatura, ma il motivo risiede, a volte, nel contesto storico, ovvero quello di andare contro le regole millenarie e nello specifico di andare contro la moda: ora, se non usare punteggiatura è diventata una moda, viene travisato il senso stesso del non usare punteggiatura!! Tra l’altro, in una poesia lunga, omettere tutta la punteggiatura, può causare un travisamento di significato…
Versi brevissimi o lunghissimi. Anche se nella poesia contemporanea molte cose sono state stravolte, è indubbio che la poesia, per sua stessa natura, debba avere una propria musicalità: e se non ce l’ha, come in alcuni componimenti di poeti contemporanei, ci devono essere motivi specifici. Utilizzare versi brevissimi, molto spesso di una sola parola, può avere un significato solo se il verso serve ad evidenziare una parola importante o magari riesce a creare un effetto simbolico, o una figura retorica da esaltare in un sol verso, altrimenti è un inutile vezzo che va a scapito della musicalità. Versi brevi avrebbero un significato poetico se magari fossero in metrica, magari tutti bisillabi e trisillabi. Stesso discorso, più o meno, per i versi lunghissimi, che spesso non mettono in evidenza, poeticamente, un bel niente.
Il turpiloquio. Il turpiloquio, ovvero “l’uso della parolaccia” non è affatto recente, anzi, affonda le proprie radici già nell’antica Roma (pensiamo ad alcuni carmi di Catullo), il punto è che però nella tradizione poetica l’uso di espressioni scurrili è sempre stato funzionale ad un genere, ed a motivazioni contestuali, come per esempio il descrivere un ambiente di basso livello, parlare di una persona cattiva, o il fatto di ribellarsi a qualcuno o a qualcosa. Viceversa, l’inserimento di parolacce per il semplice gusto di andare controcorrente è, come già detto, la negazione stessa dell’andare controcorrente, perché diventa poi una moda.
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La totale mancanza di figure del suono. Noto che nel 99 per cento delle poesie che leggo su questo e altri siti, c’è una totale mancanza di figure retoriche del suono. E questa non è una moda, ma ignoranza (non come un offesa, nel senso che si ignora) delle più basilari “regole”, se così vogliamo chiamarle, della poesia. Forse pochi ci fanno caso, ma anche nei poeti contemporanei che usano il verso libero, e che quindi apparentemente non seguono regole, inseriscono nei loro componimenti le cosiddette figure del suono. Le più importanti sono:
1. Allitterazione: ripetizione di suoni all'inizio o all'interno di due o più parole consecutive. “Di me medesmo meco mi vergogno (F. Petrarca)” – “E nella notte nera come il nulla (G. Pascoli)”;
2. Paronomasia: avvicinamento di parole di suono uguale o assai simile, ma di significato diverso, creando quasi un gioco di parole. “Ch'i fui per ritornar più volte volto (D. Alighieri)”;
3. Omoteleuto: identità di suono nella terminazione di due o più parole. “andarono, a stento arrivarono, ma non ritornarono”;
4. Onomatopeia: come il celebre “gre gre di ranelle” del Pascoli.
Se inserite, le figure retoriche del suono, possono far fare, a mio avviso, il salto di qualità ad una poesia, perché spesso sono avvertite anche a livello inconscio e contribuiscono a suscitare emozioni e sensazioni, anche inconsce, nel lettore.
In definitiva, una poesia è poesia non solo per il contenuto "poetico" e per le frasi "che terminano un pò prima del rigo", ma anche per la forma, anzi, a volte la forma è anche più importante del contenuto!!
Credetemi, non faccio questo per erigermi in cattedra, ma perché sono realmente interessato a far capire a molti come si scrive poesia. E il fatto che io abbia solo 23 anni e lo sappia, non deve destare in voi risposte (come mi son state fatte) del tipo “e tu che ne puoi sapere” oppure “non sei nessuno per giudicare”.
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sostanzialmente tutti scrivere come dante o un trasgressivissimo carducci.
mi irrita un po' l'idea che andare oltre questi canoni sia tutto dettato dalla "moda" come la definisci tu.
mi sembra quantomeno antipatico fermarsi a questo giudizio superficiale. o si dà dignità a tutta la scrittura (che non significa dire che tutto sia bellissimo o chissà che), tutte le forme sperimentali, oppure si mette un bel decalogo e tutti a scrivere sotto regime poetico.
(quindi, tutta la poesia del novecento è da buttare secondo te... secondo questo ragionamento)
au revoir
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sostanzialmente tutti scrivere come dante o un trasgressivissimo carducci.
mi irrita un po' l'idea che andare oltre questi canoni sia tutto dettato dalla "moda" come la definisci tu.
mi sembra quantomeno antipatico fermarsi a questo giudizio superficiale. o si dà dignità a tutta la scrittura (che non significa dire che tutto sia bellissimo o chissà che), tutte le forme sperimentali, oppure si mette un bel decalogo e tutti a scrivere sotto regime poetico.
(quindi, tutta la poesia del novecento è da buttare secondo te... secondo questo ragionamento)
au revoir
Ma allora tu non hai capito un piffero di quello che ho scritto... io amo la poesia del novecento e, come ho già scritto, anche se in pochi se ne accorgono, ogni parola, ogni verso, ha un suo perchè nelle poesie del novecento: molti pensano al verso libero come poesie senza regole, cosa che non è assolutamente vera. Le poesie sperimentali del novencento, tra l'altro, hanno un motivo, che può essere anche "storico" come ho già scritto. I grandi poeti del novecento stravolgono le regole per un motivo, ma la gente che scrive poesie su internet, secondo me, lo fa solo prevalentemente moda, oppure perchè, non conosce i modi della poesia. Ma io tutto questo l'avevo già scritto... sei tu, in venere veritas, che non hai inteso le mie parole...
Del resto, per stravolgere le regole bisogna conoscerle! ;D (questo non l'avevo scritto)
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io le regole le conosco. ma tu presupponi di conoscerle solo tu, cosa ne sai degli altri autori?
li conosci di persona?
allora, ripeto, la democrazia sta anche nel scrivere emerite boiate con la coscienza d'essere ignoranti, e magari imparare.
ma non facciamo per piacere i grandi esperti, in arte conta un gran poco la tecnica, in un secolo come questo poi, direi ancor meno.
e comunque: PER MODA??? ma te che ne sai? le leggi quelle tanto vituperate poesie sperimentali?
ho capito perfettamente, inutile nascondersi dietro il dito del tutti gentili, poetici e accomodanti.
volete le regole precise, tutti edotti, bene, epuriamo il sito dalla sperimentazione. il risultato sarebbe la morte cerebrale per disseccamento. l'evoluzione nell'arte è la sua linfa.
scusa ma sono irritata per altro, leggi queste parole in senso freddo e distaccato. non ce l'ho con te.
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in arte conta un gran poco la tecnica, in un secolo come questo poi, direi ancor meno.
ecco il motivo per cui penso che nel nostro secolo l'arte stia scadendo!!!!! :D
credimi, non è difficile, d'altra parte, accorgersi se autore ha avuto motivazioni per scrivere in quel modo o l'ha fatto per caso, senza conoscere le regole...
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e allora, buon sonetto a tutti.
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e allora, buon sonetto a tutti.
Con questa tua frase ironica, mi fai capire che continui a non capire nulla di quello che ho scritto!
epuriamo il sito dalla sperimentazione. il risultato sarebbe la morte cerebrale per disseccamento. l'evoluzione nell'arte è la sua linfa.
Non sono assolutamente contro la sperimentazione, ma, appunto, la sperimentazione deve avere un suo perchè, non deve essere fatta per il solo gusto di scrivere, per esempio, versi brevi o senza virgole. Se leggi le mie poesie, ti accorgerai che molte sono ben lontane dall'avere regole fisse... Sono d'accordo con te che l'evoluzione nell'arte è la sua linfa, ma io credo che si stia andando oramai verso un'involuzione, dovuta all'ignoranza. Tutti i poeti che fin ora hanno sperimentato erano tutt'altro che ignoranti, anzi, dottissimi ed espertissimi nella poesia.
Io credo che in nell'epoca del consumismo e dell'alienazione, in un'epoca dove tutti diventiamo uguale davanti alla TV, in un'epoca in cui sembra che non ci siano punti fissi, la poesia debba rimanere una delle poche cose, per così dire, d'elite, non aperta a tutti. E con questo non dico assolutamente che chi non ha una grande cultura non debba provarci a scrivere, anzi, scrivere è forse una delle poche cose che ci può salvare dalla mediocrità del nostro tempo, ma almeno si informi prima su come si scrive, si legga qualcosa...
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Sono d'accordo sul fatto che le poesie bisogna saperle scrivere, non sempre però conoscere tutte le regole porta a saper scrivere davvero bene, ad essere autori validi e, soprattutto, originali...bisogna anche che ci sia qualcosa da dire, ma saperla dire conoscendo -in primis- tutte le regole grammaticali e la poesia degli antichi... insomma un vero poeta deve avere talento e conoscenze, ma il talento è molto più importante...
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insomma un vero poeta deve avere talento e conoscenze, ma il talento è molto più importante...
Ecco perchè penso che non tutti possono scrivere poesie: tutti possono informarsi su come si fa, ma non tutti hanno talento, e questa non è una cosa che s'impara. D'altronde, questo non è certo solo in poesia, ma in tutte le discipline, anche sportive; tutti possono imparare le regole del calcio e come si fa un tiro d'esterno o una veronica, ma non tutti hanno talento... al contrario, se nessuno t'insegna come si gioca a pallone, non diventerai mai un campione calciando un pallone contro un muro! :)
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..penso che qui nessuno pretenda di entrare nella storia della letteratura..
o di rivoluzionare le regole della poesia.. e spero davvero ci sia coscienza di questo..
ma certamente avere un minimo di consapevolezza su ciò che si fa.. sarebbe opportuno..
(sono fra quelli che non usano quasi mai punteggiatura.. è una scelta fatta di pause diverse.. nessuna moda..)
detto questo.. penso che il tuo intervento sia poco utile.. perchè chi ha vero interesse nella poesia lo continuerà a coltivare ed approfondire.. e chi invece pensa di star già facendo bella poesia a prescindere.. continuerà a farlo senza occuparsi d'altro.. :)
certo sarebbe interessante conoscere le motivazioni alle scelte di ciascuno.. ma è assai difficile..
sull'importanza della forma.. si sono spese qui grandi quantità di parole.. inutilmente direi...
ma certo che da ogni intervento..se si vuole.. si può trarre qualcosa..
è per questo che pur non condividendo tutto.. ho letto con interesse...
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..penso che qui nessuno pretenda di entrare nella storia della letteratura..
E io invece non vedo perchè non si può almeno crederlo? L'importante è crederci, no? Pretenderlo non si può eheheh
Ti potrei fare i nomi di 3 autori su questo sito che, secondo me, non sfigurerebbero per niente accanto a Pascoli e Montale. Fra questi 3 autori ovviamente ci sono anche io ;D ;D ;D
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E io invece non vedo perchè non si può almeno crederlo? L'importante è crederci, no? Pretenderlo non si può eheheh
Ti potrei fare i nomi di 3 autori su questo sito che, secondo me, non sfigurerebbero per niente accanto a Pascoli e Montale. Fra questi 3 autori ovviamente ci sono anche io ;D ;D ;D
..beh....d'accordo che l'umiltà non è del poeta.. ma... forse esagggeri un po'.. non credi??. :P :angel:
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E io invece non vedo perchè non si può almeno crederlo? L'importante è crederci, no? Pretenderlo non si può eheheh
Ti potrei fare i nomi di 3 autori su questo sito che, secondo me, non sfigurerebbero per niente accanto a Pascoli e Montale. Fra questi 3 autori ovviamente ci sono anche io ;D ;D ;D
Magari in futuro potrebbero entrare nei libri di storia poeti che possibilmente io, tu, o altri potremmo considerare delle mezze calzette... del resto son sempre i posteri a dar l'ardua sentenza... ;D :angel:
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..beh....d'accordo che l'umiltà non è del poeta.. ma... forse esagggeri un po'.. non credi??. :P :angel:
Se esagero e mi sbaglio, certo non faccio male a nessuno! Non capisco chi mi attacca e mi biasima quando dico queste cose.. Se mi sbaglio, peggio per me, no? ;)
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Magari in futuro potrebbero entrare nei libri di storia poeti che possibilmente io, tu, o altri potremmo considerare delle mezze calzette... del resto son sempre i posteri a dar l'ardua sentenza... ;D :angel:
Anche questo è vero! Quand'anche avvenisse una cosa del genere, significa che la poesia sarà diventata totalmente "popolare": ben venga per i posteri, avranno più possibilità di diventare grandi poeti!
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Anche questo è vero! Quand'anche avvenisse una cosa del genere, significa che la poesia sarà diventata totalmente "popolare": ben venga per i posteri, avranno più possibilità di diventare grandi poeti!
Ma potremmo anche essere noi a non accorgerci della bellezza di qualche testo che, dietro una velata semplicità, potrebbe voler dire più di quanto possa apparire dalle prime letture...
I giudizi sono sempre soggettivi...
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Anzitutto premetto che trovo questo topic molto interessante e, almeno per quanto mi riguarda, istruttivo nella sua prima parte!
Vorrei poi aggiungere una breve riflessione che quanto scritto sino ad ora mi ha stimolato:si parla di forma in poesia e del suo progressivo allontanamento dalle regole "classiche", per scadere in certi casi in assenza totale di forma...Ma non è curioso che proprio nella società contemporanea, in cui l'apparenza (e quindi la forma) spadroneggia ovunque, per le arti scritte valga il procedimento opposto?
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Ma non è curioso che proprio nella società contemporanea, in cui l'apparenza (e quindi la forma) spadroneggia ovunque, per le arti scritte valga il procedimento opposto?
Credo che il motivo risieda nel fatto che chi scrive poesie è in genere contro l'apparenza e i canoni della società contemporanea, chi scrive poesia (che siano pessime o bellissime poesie) abbia un minimo di sensibilità in più degli altri! Non tenendo conto che in poesia invece, la forma, è importantissima! certo io però non mi sento di dare la stessa valenza ad "apparenza" e "forma", in poesia, perchè la forma della poesia non è solo ciò che appare, ma anche e soprattutto un modo per dare incisività a ciò che si scrive.
P.S. Grazie per aver giudicato istruttivo il mio intervento :)
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Anzitutto premetto che trovo questo topic molto interessante e, almeno per quanto mi riguarda, istruttivo nella sua prima parte!
Vorrei poi aggiungere una breve riflessione che quanto scritto sino ad ora mi ha stimolato:si parla di forma in poesia e del suo progressivo allontanamento dalle regole "classiche", per scadere in certi casi in assenza totale di forma...Ma non è curioso che proprio nella società contemporanea, in cui l'apparenza (e quindi la forma) spadroneggia ovunque, per le arti scritte valga il procedimento opposto?
Nella società contemporanea spadroneggia l'apparenza, è vero, ma è un'apparenza vuota, che non dice nulla, che non vuole dire nulla...
L'arte è diversa, per me il procedimento non è poi così opposto... perché l'apparenza vuota è priva di sostanza e dunque se non dai una sostanza nemmeno alle arti, vale lo stesso ragionamento...
Del resto è difficile trovare sonetti antichi che oltre ad essere molto validi a livello di forma, non lo fossero anche per quanto concerne la sostanza...
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Per portare un esempio di poesia contemporanea che sembra senza regole, ecco una poesia di Edoardo Sanguineti (Genova, 9 dicembre 1930 – Genova, 18 maggio 2010)
La poesia è ancora praticabile, probabilmente: io me la pratico, lo vedi
in ogni caso, praticamente così:
_________________________con questa poesia molto quotidiana (e molto
da quotidiano proprio): e questa poesia molto giornaliera (e molto giornalistica
anche, se vuoi è più chiara, poi, di quell’articolo di Fortini che chiacchiera
della chiarezza degli articoli dei giornali, se hai visto il “Corriere” dell’11,
lunedì, e che ha per titolo, appunto, “perché è difficile scrivere chiaro” (e che dice persino, ahimè, che la chiarezza e come la verginità e la gioventù): (e che bisogna perderle, pare, per trovarle, in fondo): (e che io dico, guarda, che è molto meglio perderle che trovarle, in fondo):
________________________________________perché io sogno di sprofondarmi a testa prima,
ormai, dentro un assoluto anonimato (oggi, che ho perduto tutto, o quasi): (e
questo significa, credo, nel profondo, che io sogno assolutamente di morire,
questa volta, lo sai):
_________________oggi il mio stile è non avere stile:
A prima vista, sembra una cosa senza alcuna forma e senza regole, scritta a “capa di chiummo” come si dice dalle mie parti. In realtà, ci sono diverse ragioni che, a ben analizzare, vengono fuori. Innanzitutto il contesto storico: Sanguineti faceva parte del “Gruppo 63”, di cui facevano parte diversi artisti che volevano sperimentare nuove forme di arte, tutti autori, di per sé, coltissimi: il loro scopo era quello di andare controcorrente.
Secondariamente, in questa poesia vi sono diverse figure del suono, e nei primi due versi è èvidente “praticabile – probabilmente – praticamente” e un po’ più giù “chiara – chiacchiera – chiarezza”.
Il significato del verso lungo, in questo caso, è spiegato dal verso finale: “il mio stile è non avere stile” il che significa, al contrario, valorizzare il suo stile “altro” rispetto alla tradizione! Sono motivazioni molto sottili che abbisognano di un po’ di cultura per essere capite… e per essere scritte! Se Sanguineti non fosse stato un uomo di grande cultura, non gli sarebbe venuto nemmeno in mente di scrivere una poesia così, siglando il suo nome nella letteratura come "sperimentatore"
Sta di fatto che una poesia così, qualitativamente parlando, non sarà mai paragonabile ad un un Leopardi, un Pascoli, un D'Annunzio, un Ungaretti...
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Ho letto con interesse i suggerimenti iniziali e mi sono sentita intimiditamente ignorante.
Ho letto con interesse i commenti successivi ed ho continuato a sentirmi ignorante.
Ora - oltre all'ignoranza - sento pure inaridirsi l'ispirazione.
Potrei darmi all'ippica!
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Ho letto con interesse i suggerimenti iniziali e mi sono sentita intimiditamente ignorante.
Ho letto con interesse i commenti successivi ed ho continuato a sentirmi ignorante.
Ora - oltre all'ignoranza - sento pure inaridirsi l'ispirazione.
Potrei darmi all'ippica!
Non saprei, da piccolo ho ho provato, è molto più difficile di quanto si pensi! Non ho mai capito il perchè dell'espressione "darsi all'ippica".. non è mica una disciplina facile! ;D ;D
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Eheheheheh, Michele!
Ho il doppio dei tuoi anni e metà della tua cultura!! Non mi piace Sanguineti e avevo sempre 2 in latino. Pero' adoro la lingua italiana e la musicalità dei versi. E ho scoperto che ogni tanto l'ispirazione bussa alla mia porta. Senza (troppe) conoscenze di stile. Non sono ancora capace di scrivere seguendo cuore E regole poetiche. Per questo mi sento profondamente ignorante. E pure vecchia, se guardiamo l'età. AAARRGGHHHH!!!!
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Eheheheheh, Michele!
Ho il doppio dei tuoi anni e metà della tua cultura!! Non mi piace Sanguineti e avevo sempre 2 in latino. Pero' adoro la lingua italiana e la musicalità dei versi. E ho scoperto che ogni tanto l'ispirazione bussa alla mia porta. Senza (troppe) conoscenze di stile. Non sono ancora capace di scrivere seguendo cuore E regole poetiche. Per questo mi sento profondamente ignorante. E pure vecchia, se guardiamo l'età. AAARRGGHHHH!!!!
beh, se ti può consolare, sanguineti non piace nemmeno a me! :)
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resto della mia idea: tutti possono scrivere, sonetti o meno, ignoranti o eruditi. quindi, tropiano, come si dice da me: sbasa la cresta.
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..Sanguineti.. che io invece apprezzo molto e non solo per campanilismo..
ha scritto anche cose come questa...
Ballata delle donne
Quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia.
Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.
Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire.
Perché la donna non è cielo, è terra
carne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.
Femmina penso, se penso l'umano
la mia compagna, ti prendo per mano.
..e come ho detto altre volte.. non credo possa esserci poesia bruttissima o bellissima...
ma è poesia o non lo è....
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resto della mia idea: tutti possono scrivere, sonetti o meno, ignoranti o eruditi. quindi, tropiano, come si dice da me: sbasa la cresta.
..certo Venere.. tutti possono farlo..
per scrivere basta mettere insieme delle parole..
poi rimane da vedere se si pretende di aver fatto poesia...
perchè non sempre è così..
(ovviamente è la mia opinione..)
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Rimango sinceramente basita.
Finalmente una discussione inerente il forum (discussione "fra autori") ed in cui si parla di poesia e delle sue tecniche, dove qualcuno cerca di condividere il suo sapere per "insegnare" un qualcosa a qualsiasi voglia apprendere, in un sito di poeti dilettanti di avvicinamento alla poesia, e rispondono coloro ai quali non interessa, che non reputano "le tecniche poetiche" consoni al proprio modo di scrivere, ed invede di andare oltre e leggere altre chiacchiere o discussioni sul forum, si permettono pure di dare del saccente?!? Mah! Allora se non siete qui per imparare a far poesia, per me potete anche andare a scrivere nel vostro blog personale (consigliato vivamente il suo uso): è un modo per esprimere i propri sentimenti, condividerli, liberarsene, ecc... ma non è poesia! Ecco, qualche blog in più e ne gioverebbe la home page, grazie. (Tengo a precisare che non mi infastidisce per niente vedere scarsissime poesie o pensierini sullla home, essi appartengono al sito, come tutti i primi passi traballanti fatti con tanta buona volontà e tentativi appartengono al grande maratoneta, mi infastidisce il disfare chi propone un qualcosa di buono per tutti)-
Scusandomi per lo sfogo, invito Michele a ricopiare il suo intervento, ed a darsi da fare per ampliare la sezione Articoli del forum: sembra caduta in disuso! Mi piacerebbe sapere quanti hanno fatto caso al link articoli (appena nati da buoni propositi e morti subito ;) E diamine!
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..Sanguineti.. che io invece apprezzo molto e non solo per campanilismo..
ha scritto anche cose come questa...
Ballata delle donne
Quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia.
Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.
Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire.
Perché la donna non è cielo, è terra
carne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.
Femmina penso, se penso l'umano
la mia compagna, ti prendo per mano.
..e come ho detto altre volte.. non credo possa esserci poesia bruttissima o bellissima...
ma è poesia o non lo è....
Che bella Amara! Grazie, non è il mio poeta preferito, ma questa poesia mi aveva colpito, ricordo, ma... chi se la ricordava!
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Sanguineti ha scritto bellissime poesie.. checché se ne dica...
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risposta alla como:
certo che michele ha ragione, perfettamente, nell'esortare all'uso delle figure poetiche e alla consapevolezza, ma ridurre a quello la poesia e negare la dignità (senza dargli del sensazionalismo, pure a quelli del 900, che lo facevano per Moda a quanto pare) della sperimentazione, mi sembra quanto meno settario.
non si permette libertà d'espressione, solo ciò ch'è classico è degno di fregiarsi del titolo di poesia.
allora, come già detto, mettiamo delle barricate: di qui la classica, di là la sperimentale. punto e fine.
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risposta alla como:
certo che michele ha ragione, perfettamente, nell'esortare all'uso delle figure poetiche e alla consapevolezza, ma ridurre a quello la poesia e negare la dignità (senza dargli del sensazionalismo, pure a quelli del 900, che lo facevano per Moda a quanto pare) della sperimentazione, mi sembra quanto meno settario.
non si permette libertà d'espressione, solo ciò ch'è classico è degno di fregiarsi del titolo di poesia.
allora, come già detto, mettiamo delle barricate: di qui la classica, di là la sperimentale. punto e fine.
??? ??? ??? ??? ???
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risposta alla como:
certo che michele ha ragione, perfettamente, nell'esortare all'uso delle figure poetiche e alla consapevolezza, ma ridurre a quello la poesia e negare la dignità (senza dargli del sensazionalismo, pure a quelli del 900, che lo facevano per Moda a quanto pare) della sperimentazione, mi sembra quanto meno settario.
non si permette libertà d'espressione, solo ciò ch'è classico è degno di fregiarsi del titolo di poesia.
allora, come già detto, mettiamo delle barricate: di qui la classica, di là la sperimentale. punto e fine.
ti ripeto: se si vuole sperimentare, bisogna prima conoscere la poesia "classica" come dici tu. sanguineti, prima di scrivere poesie come quella che ho postato prima, ha studiato la poesia, ha scritto poesie "classiche" come quell'altra che è stata postata da amara, poi è arrivato a sperimentare. le mie "regole" di questo post sono da consigilio per chi vuole iniziare: non si può iniziare a far poesia sperimentando, altrimenti non si arriva a nulla, secondo me.
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e tu presupponi che chi la scrive non sia educato a farla, quindi siamo punto e a capo.
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e tu presupponi che chi la scrive non sia educato a farla, quindi siamo punto e a capo.
si vede facilmente, è evidente... che molti autori (non tutti, non voglio generalizzare) che scrivono senza virgole ecc ecc ecc non lo facciano per sperimentare, ma perchè gli va di farlo così, senza un motivo, che magari non sarà di moda, ma sicuro non è la sperimentazione: scrivono così perchè magari non sanno scrivere altrimenti. e questa per me è poesia che va migliorata, con la consapevolezza e le conoscenze delle "regole". stop. finisce qui.
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si vede, si vede. li conosci? ci parli? hai letto tutto di loro?
aspetta a decidere quanto uno sia o meno ignorante.
poi ne riparliamo.
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si vede, si vede. li conosci? ci parli? hai letto tutto di loro?
aspetta a decidere quanto uno sia o meno ignorante.
poi ne riparliamo.
A venere (se dice a Roma) ma perché attacchi sempre per demolire? Qui nessuno ha dato dell'ignorante a qualcuno. Ma visto che dovrebbe essere un sito per "imparare" o quantomeno "migliorarsi" nelo far poesia, e visto che questa è una parte del forum dedicata proprio alla discussione sulla poesia, che male c'è in quello che ha scritto Michele? E perché se qualcuno reputa che possa essere utile debba per forza sentirsi "ignorante"? Certo, etimologicamente parlando, esso "ignora" una tal cosa, ma nei tuoi interventi sembra tu usi il termine nel senso lato dispreggiativo, e questo non mi piace per niente.
Credo che se vuoi, puoi aprire un latro post, sempre in discussioni fra autori, in cui confrontarti con gli altri, sulla opportunità o meno di aprire un post che parli delle regole della poesia, qui noi cercavamo soltanto di parlare di questo, perché se non ti interessa o non lo reputi giusto, ti ostini ad intervenire qui?
Tanto ti dovevo.
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avendo io parlato anche in privato con tropiano, e avendo rilevato lo stesso tipo di atteggiamento, non solo suo ma nei classicisti in genere (la poesia antica la migliore, il resto roba da poveracci) ho intervenuto.
marina, a me di come scrivono i classicisti non mi importa, basta che non si presupponga che sia quello solo il modo giusto, vero e pulito.
le tanto importanti informazioni, postate da tropiano, le trovi su wikipedia, o un qualsiasi testo scolastico.
non ce l'ho con nessuno, non disprezzo nessuno, ma un tantino di apertura non farebbe male.
poesia o non poesia.
attacco per demolire? mi pare che non stia piangendo alla redazione tropiano, abbiamo discusso e ognuno rimane della sua idea, punto e fine.
secoli di classicismo non risentiranno del mio intervento, credimi.
detto questo, au revoir
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venere, sai qual è il punto: io e te abbiamo due opinioni differenti.. e fin qui, nulla di strano! io però sto portando delle motivazioni alla mia tesi e degli esempi, tu stai semplicemente dicendo che non sei d'accordo. Se ci portassi anche tu qualche esempio, ovvero di una bella e famosa poesia che, secondo te, non ha in sè alcun tipo di regola... E di qualche autore italiano eh, perchè in traduzione il testo ha tutta un'altra valenza!
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Forse mi sono persa qualcosa.
Io credo che il titolo di questo topic sia "il verso", e la discussione che dovrebbe scaturire sia appunto quella indicata, ovvero se in un verso di poesia, in qualsiasi linguaggio e tecnica esso venga proposto, vi debba essere una scelta stilistica, oppure se un verso possa definirsi poetico anche se non vi è alcun utilizzo delle tecniche della poesia.
Allora mi spiego meglio con esempi:
http://marinacomo.scrivere.info/index.php?poesia=144041&t=Note+attimi (http://marinacomo.scrivere.info/index.php?poesia=144041&t=Note+attimi)
Qui in ogni verso ho privilegiato l'uso della metrica (iniziando con 5,6,7 per indicare la sensazione del tempo che corre, seguendo con le 5 strofe centrali che fermano il tempo a 8, ed in barba alle regole grammaticali, ho unito le parole, le ho separate, insomma ho usato una punteggiatura scorrettissima ma "scelta" per dare ancora il senso del tempo ed ho finito con una chiusa di due versi da 9, pacifici e tranquilli come i classici novenari, poiché sto asserendo una "mia verità", un messaggio che avrei potuto anche inserire tra inciso, in quanto lo inciderei nella Storia-solo la mia, non certo la grande Storia degli eventi umani!-) ed anche ho usato la tecnica delle assonanze, continui richiami fonici tra i versi, ecc...
http://marinacomo.scrivere.info/index.php?poesia=47221&t=Sofferenza (http://marinacomo.scrivere.info/index.php?poesia=47221&t=Sofferenza)
qui invece, in barba anche al mio gusto personale, di odiare gli articoli a fine verso, ho privilegiato il richiamo appunto dei versi, per offrire degli indizi che approfondiscano i concetti e la lettura della poesia.
Avrebbero queste mie, la stessa valenza poetica se non avessi "scelto" con degli escamotage tecnici, ogni verso? Non che le scelte non potevano essere differenti, ma nessuna scelta avrebbe soddisfatto alla stesssa maniera il messaggio?
Ecco, credo che di questo dovremmo parlare qui, non se sia migliore o peggiore il fatto che abbia fatto delle scelte non classiche, ma se avessi potuto scrivendo a getto dare la stessa cosa al lettore non utizzando (o stravolgendo) alcuna regola, o no?
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Non sono d'accordo sull'idea di una "poesia insegnabile".
La poesia è un fiume che rompe ogni argine; è un impeto passionale innato.
La regola seguita in modo pedante e scolastico porta, secondo me, l'ispirazione a diventare una "vecchia" rugosa, quando invece dovrebbe essere una Musa giovane, eterna e dotata di una bellezza tale da poter generare in noi ispirazione; non so se rendo l'idea.
La regola è certamente un trampolino di lancio per immergersi nell'abisso poetico, ma sono fermamente convinto del fatto che una poesia sciolta da ogni accademismo sia di gran lunga migliore di una formalmente perfetta, ma vuota d'ispirazione(nel senso che il poeta dirige il flusso dei suoi pensieri a seconda delle regole poetiche e quindi fa violenza su quello che, secondo me, è un flusso che non va deviato, poichè espressione di noi stessi).
Mi sembra chiaro che il poeta si troverà sempre di fronte ad una scelta nella composizione poetica(nel caso della rima): utilizzare una parola che rimi con un'altra(essendo però spesso obbligato a trovare un sinonimo della parola originaria che aveva in mente in modo da farla rimare con un'altra) oppure utilizzare quella parola specifica, proprio quella che aveva in mente(con la conseguente rinuncia all'osservanza della regola rimica, ma con la soddisfazione di sapere che la sua poesia è proprio come l'aveva pensata, con quelle parole che magari l'hanno ispirato nella sua composizione). Ho fatto un esempio semplice sulla rima, ma vale la stessa cosa anche per le figure retoriche.
E' un concetto abbastanza complesso da spiegare su un forum, ma a grandi linee è questo ciò che penso della poesia.
Riuscireste mai a far passare una cascata in un imbuto? Ecco, questo è proprio l'atteggiamento di chi fa un uso eccessivo e sconsiderato dell' " aurea regola", un tentativo inutile e privo di ogni ardore poetico.
Ovviamente per quanto riguarda l'utilizzo di figure retoriche o di rime a diversi schemi, basandomi sulla mia esperienza compositiva che per ora è ancora breve, ritengo che siano "fenomeni" che si mostrano spontaneamente riversandosi sulla pagina, almeno questo è quello che succede a me; quello che considero fondamentale è la non volontà di violentare la spontaneità poetica inserendo elementi forzati e plasmati eccessivamente pur di far apparire la propria poesia formalmente perfetta.
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d'accordo. decisamente.
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Sono un fervente sostenitore del Tropiano poeta. Da oggi lo sono anche del Tropiano uomo.
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E' un concetto abbastanza complesso da spiegare su un forum, ma a grandi linee è questo ciò che penso della poesia.
Riuscireste mai a far passare una cascata in un imbuto? Ecco, questo è proprio l'atteggiamento di chi fa un uso eccessivo e sconsiderato dell' " aurea regola", un tentativo inutile e privo di ogni ardore poetico.
la metafora è molto calzante! ho capito perfettamente e sono piuttosto d'accordo su quello che dici... però è abbastanza oggettivo che se il poeta riuscisse a conciliare l'ispirazione con le cosiddette "regole" (di cui, lo ribadisco, non sono affatto un pedissequo sostenitore), se riuscisse a far "passare una cascata in un imbuto", la sua creazione sarebbe sicuramente ad un livello superiore della sola ispirazione. questo solo dico.
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Sono un fervente sostenitore del Tropiano poeta. Da oggi lo sono anche del Tropiano uomo.
ti ringrazio di cuore!
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Ovviamente per quanto riguarda l'utilizzo di figure retoriche o di rime a diversi schemi, basandomi sulla mia esperienza compositiva che per ora è ancora breve, ritengo che siano "fenomeni" che si mostrano spontaneamente riversandosi sulla pagina, almeno questo è quello che succede a me; quello che considero fondamentale è la non volontà di violentare la spontaneità poetica inserendo elementi forzati e plasmati eccessivamente pur di far apparire la propria poesia formalmente perfetta.
se alcuni artifici poetici si stagliano sul foglio spontaneamente, tanto di guadagnato! ;D è ovvio che questi artifici non devono inficiare la spontaneità.. ma ovviamente, come già detto prima, se si riuscisse a conciliare sarebbe sicuramente meglio, no?
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se alcuni artifici poetici si stagliano sul foglio spontaneamente, tanto di guadagnato! ;D è ovvio che questi artifici non devono inficiare la spontaneità.. ma ovviamente, come già detto prima, se si riuscisse a conciliare sarebbe sicuramente meglio, no?
No, ma sono punti di vista.
Io credo in una poesia che sia espressione irrazionale dell'essere; la parola non è in grado di cogliere la complessità dell'animo umano, non può rendere a pieno le sensazioni che proviamo.
La regola non esiste in sè per sè, almeno secondo me, per il fatto che è stato l'uomo ad assegnarsi delle cosiddette regole, non è nulla di imposto dall'alto dei cieli da un dio superiore: le regole metriche e poetiche in generale sono invenzioni umane e come tali derivano dalle associazioni tra parole e suoni che l'uomo ha trovato e ha chiamato chiasmo, anafora, onomatopea, poliptoto; perchè essere così legati alla regola pensando che una poesia formalmente ineccepibile(e anche perfetta contenutisticamente come tu dici) sia per l'appunto perfetta?Chi lo ha deciso?
Non è forse la poesia una delle tante forme espressive che l'uomo conosce?
Non è forse un mezzo per esternare la propria visione del mondo?
Non consiste forse in parole, umane e quindi fallaci, che si legano per conseguire lo scopo che ho citato sopra?
La poesia è pura espressione e credo che, come tale, non possa ammettere dei confini che la limitino all'interno di uno schema.
Più che le regole, il vero poeta dovrebbe imparare, secondo me, ad abbandonarsi alle proprie sensazioni, riscoprendo mondi ogni volta nuovi, mondi di sregolatezza espressiva e perchè no, anche incomprensibili.
Che ci siano o meno delle regole poetiche per me è ininfluente.
Se c'è veramente talento suoni e le immagini verranno da sè.
Detto ciò, questa discussione mi sta appassionando particolarmente ; )
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..però Alessio.. magari mi sbaglio...
ma nei tuoi versi non sento una spontaneità così assoluta...
mi pare ci sia una certa ricerca... anche troppo forse... per me... :)
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Per sperimentare bisogna avere dei rudimenti, su questo non ci piove.
Per il resto, ci sono vari modi di fare poesia, non per forza bisogna usare più punteggiatura o più allitterazione. Ma comunque saperli usare o non usare è di aiuto. Anzi è d'obbligo.
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Io credo che il talento vada coltivato, anche perchè molto spesso è necessarrio scoprirlo prima di utilizzarlo.
E credo anche che nessun bravo poeta si abbandoni all'emozione, anzi!!! E' l'emozione che si abbandona alla parola del poeta per esprimersi, in quanto se uscisse senza il filtro del poeta sarebbe soltanto un lamento o una sdolcineria.
No, ma sono punti di vista.
Io credo in una poesia che sia espressione irrazionale dell'essere; la parola non è in grado di cogliere la complessità dell'animo umano, non può rendere a pieno le sensazioni che proviamo.
La regola non esiste in sè per sè, almeno secondo me, per il fatto che è stato l'uomo ad assegnarsi delle cosiddette regole, non è nulla di imposto dall'alto dei cieli da un dio superiore: le regole metriche e poetiche in generale sono invenzioni umane e come tali derivano dalle associazioni tra parole e suoni che l'uomo ha trovato e ha chiamato chiasmo, anafora, onomatopea, poliptoto; perchè essere così legati alla regola pensando che una poesia formalmente ineccepibile(e anche perfetta contenutisticamente come tu dici) sia per l'appunto perfetta?Chi lo ha deciso?
Non è forse la poesia una delle tante forme espressive che l'uomo conosce?
Non è forse un mezzo per esternare la propria visione del mondo?
Non consiste forse in parole, umane e quindi fallaci, che si legano per conseguire lo scopo che ho citato sopra?
La poesia è pura espressione e credo che, come tale, non possa ammettere dei confini che la limitino all'interno di uno schema.
Più che le regole, il vero poeta dovrebbe imparare, secondo me, ad abbandonarsi alle proprie sensazioni, riscoprendo mondi ogni volta nuovi, mondi di sregolatezza espressiva e perchè no, anche incomprensibili.
Che ci siano o meno delle regole poetiche per me è ininfluente.
Se c'è veramente talento suoni e le immagini verranno da sè.
Detto ciò, questa discussione mi sta appassionando particolarmente ; )
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Secondo il mio modesto parere, la poesia è una costruzione (di parole) tanto più solida quanto più sono numerose le costrizioni (di regole) alle quali si è dovuta piegare.
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No, ma sono punti di vista.
Io credo in una poesia che sia espressione irrazionale dell'essere; la parola non è in grado di cogliere la complessità dell'animo umano, non può rendere a pieno le sensazioni che proviamo.
La regola non esiste in sè per sè, almeno secondo me, per il fatto che è stato l'uomo ad assegnarsi delle cosiddette regole, non è nulla di imposto dall'alto dei cieli da un dio superiore: le regole metriche e poetiche in generale sono invenzioni umane e come tali derivano dalle associazioni tra parole e suoni che l'uomo ha trovato e ha chiamato chiasmo, anafora, onomatopea, poliptoto; perchè essere così legati alla regola pensando che una poesia formalmente ineccepibile(e anche perfetta contenutisticamente come tu dici) sia per l'appunto perfetta?Chi lo ha deciso?
Non è forse la poesia una delle tante forme espressive che l'uomo conosce?
Non è forse un mezzo per esternare la propria visione del mondo?
Non consiste forse in parole, umane e quindi fallaci, che si legano per conseguire lo scopo che ho citato sopra?
La poesia è pura espressione e credo che, come tale, non possa ammettere dei confini che la limitino all'interno di uno schema.
Più che le regole, il vero poeta dovrebbe imparare, secondo me, ad abbandonarsi alle proprie sensazioni, riscoprendo mondi ogni volta nuovi, mondi di sregolatezza espressiva e perchè no, anche incomprensibili.
Che ci siano o meno delle regole poetiche per me è ininfluente.
Se c'è veramente talento suoni e le immagini verranno da sè.
Detto ciò, questa discussione mi sta appassionando particolarmente ; )
Io e te abbiamo una concezione della poesia completamente opposta: io sinceramentente non credo nella poesia come pulsione irrazionale, come libere parole che escono dalla mano dell'autore. Nella storia della letteratura ci sono stati degli esperimenti simili (l'automatismo psichico dei surrealisti per esempio) ma mi sembra che le loro poesie non abbiano fatto così fortuna come quelle di leopardi o di pascoli!
Tu dici che la regola non esiste in sé per sé: in parte hai ragione ma in parte hai torto... Alcune regole in effetti sono semplicemente "il nome" che qualcuno ha dato ad un certo fenomeno, ma le altre sono state effettivamente costrizioni a tavolino; queste ultime, benché oramai non più in uso (la prima cosa che mi viene in mente è il "sonetto caudato") hanno avuto anche una certa fortuna. E ti parrà strano ma stesso io dico che è una... fortuna che non ci siano più queste regole così strette! Il problema è che secondo me nella contemporaneità la poesia stia scadendo di livello proprio perché alle regole nessuno ci bada più. Ci vuole il giusto compromesso in poesia, come in ogni cosa nella vita!
Per quanto riguarda invece la poesia come pura espressione, ugualmente non sono d’accordo: per me la poesia è l’arte sublime e come tale non può avvicinarsi alla perfezione essendo semplicemente una pura espressione della nostra mente! Non sto a dire che la poesia è la ricerca della perfezione (né voglio fare un discorso filosofico su di essa, per carità ci vorrebbero libri interi!), tant’è che nemmeno Dante o Leopardi hanno mai scritto cose perfette, ma sicuramente ci si può avvicinare alla perfezione. E ci si avvicina coltivando il talento che si ha. Alessio, sei giovane e credo tu abbia talento, soprattutto se mi dici che quegli accorgimenti poetici che io ho riscontrato ti sono usciti da sé, naturalmente: qualcuno qui presente in questa discussione ha scritto una volta che nessuno su questo sito aspira ad entrare nella storia della letteratura.. ma io dico, ma perché no? Se si ha talento, bisogna coltivarlo, come è stato giustamente detto sopra di me. Ma appunto, se ci si affida solo al talento e alla “pura espressione dell’io” non si va da nessuna parte, credo. E mica solo in poesia, ma in tutto nella vita, lo ripeto!
E non ti credere che io sia un vecchio babbione fissato sulle regole e sui tecnicismi, ma tutte queste cose che sto dicendo ritengo siano valide solo per la poesia, per le altre arti figurative no… A me piace molto Jackson Pollok (se non lo conosci è quello che dipingeva schizzando il colore sulla tela) e chi più di lui in pittura si è abbandonato alle pulsioni più intime, all’irrazionalità pura? Ma in pittura se lo si può permettere, perché il quadro va osservato appeso alla parete, anche da parte dei “non addetti ai lavori”. La poesia no, la poesia è arte elitaria (o almeno io così la vedo), la poesia va studiata per essere capita. Eppure, sai Alessio, ci sono stati dei matematici che hanno fatto degli studi sui quadri di Pollock ed hanno riscontrato che in quelle macchie frenetiche e disordinate si celava in realtà uno schema molto simile a quelli dei “frattali matematici” che sinceramente non so spiegarti bene: quello che volglio dire è che anche in ciò che sembrava pura irrazionalità in realtà si celava una “regola intrinseca”, se pur inconscia.
Per concludere (ho scritto anche troppo) la regola per me è la base di tutto, si deve partire sempre da lì, sono le fondamenta di un palazzo: anche i palazzi ultramoderni hanno le fondamenta, non possono prescindere da esse, altrimenti crollerebbero. Si può stravolgere le regole, plasmarle a proprio piacimento, ma per fare buona poesia (perché per fare “semplice poesia” basta scrivere, questo è ovvio!) non si può prescindere dalle cosiddette “regole”.
P.S. Io ho questa idea, se qualcuno è in disaccordo mi spieghi le sue motivazioni, come ho fatto io, non si limiti ad attaccare come pure è stato fatto…
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..però Alessio.. magari mi sbaglio...
ma nei tuoi versi non sento una spontaneità così assoluta...
mi pare ci sia una certa ricerca... anche troppo forse... per me... :)
alessio dice il contrario e quindi in buona fede ci crediamo! ;D spero per lui che non menta...
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alessio dice il contrario e quindi in buona fede ci crediamo! ;D spero per lui che non menta...
La composizione poetica a cui ho dato vita fino ad ora è nata spontaneamente, di getto.
Frequentando un liceo classico, le mie poesie sono impregnate di letteratura greca e latina con la loro erudizione e ricercatezza sia stilistica che linguistica, attingono indirettamente ad autori francesi come Rimbaud, Baudelaire, Verlaine, a letterati italiani come Marino, Montale, Ungaretti, D'Annunzio(tanto per citarne alcuni), ma anche al gusto per lo sperimentalismo, per l'originalità, per l'innovazione, alla volontà di distaccarsi dalla tradizione letteraria europea precedente.
Quindi il fatto che le mie poesie siano talvolta effettivamente ricercate deriva dal fatto che inconsciamente riverso su carta le impressioni e le emozioni che provo ascoltando un Rimbaud o un Montale.
E' chiaro che si tratta ancora di un training, ma ci sto lavorando, non però nel senso della ricercatezza forzata a tutti i costi, ma verso quello della ricercatezza spontanea, derivante da una cultura personale che diventa filtro di una visione del mondo nuova.
Mi piace bere da molte fonti.
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Io sono per una giusta via di mezzo. Ho sentito troppe persone dire che la poesia nasce spontanea, ed anche a me le parole nascono di getto, da sole, come in un flusso di pensieri, e siccome ho orecchio musicale, spesso anche le rime ed il ritmo metrico. Ma dopo aver scritto il tutto, se posso, senza snaturarla, cerco di sistemarla, altrimenti, se non posso (o non riesco) le lascio come sono, anche mortalmente sbagliate nel ritmo o quant'altro, perché mi sono resa conto che non c'è nulla di pi+ sbagliato ed orrendo di una poesia ammazzata dalla pedanteria: molte mie sono morte così, altre sono scappate dalla bara e pubblicate e ci hanno pure fatto una pessima figura (almeno per me dopo aver letto l'originale ), anche se in frac. Come un libro con troppi effetti speciali dopo averne letto il buon libro