Allora...da adesso in poi probabilmente verrò odiato da chiunque aderirà a questo post...ma a quanto pare (da voci non verificate) siamo in democrazia...Luigi io sono pienamente d'accordo con quello che dici, non a caso ho usato la parola "giochino"... questo post in effetti è nato da un altro in cui io stesso ho asserito che tradurre una poesia da una lingua all'altra è impossibile; sono a conoscenza di tutte le problematiche a cui hai accennato, grazie anche ad un interessantissimo libro di Umberto Eco, il cui titolo - Dire quasi la stessa cosa - dice tutto! Riguardo il Latino,ho premesso che la mia traduzione è senza pretese, ti aggiungo però che qualche "equivalente" strutturale e lerrerario-culturale lo conosco dunque non sono andato proprio allo sbaraglio! Ti ringrazio in ogni caso perché hai scritto ciò che avrei dovuto premettere io a questo mio gioco, che resta e resterà sempre un gioco, con la consapevolezza però che, al di fuori di questo post, la traduzione di poesia è molto di più, anzi direi necessaria per la conoscenza quantomeno contenutistica di capolavori in lingue che non tutti capiscono.
Il "progetto" è presentato come un gioco e ovviamente è logico che resti tale, perchè pur avendo le conoscenze linguistiche ottimali non si è comunque in grado di effettuare una traduzione degna di questo nome, a meno che non si abbiano altre competenze ben precise...
Se mi si permette vorrei far emergere delle grosse inesattezze che rendono, come dire, fragile, l'impalcatura di quest'idea: è vero che le figure retoriche, il ritmo e la metrica non potranno essere riportate in maniera identica, lo capirebbe chiunque, ma è pur vero che si può far corrispondere ad ogni livello testuale un suo equivalente nella lingua d'arrivo (lingua in cui si traduce), almeno si può tentare di creare paralleli strutturali...ma ahimè bisognerebbe conoscerli...e li conosciamo? ai posteri l'ardua sentenza...
Punto due, e poi mi fermo perchè altrimenti diventerebbe un discorso troppo lungo, la prima traduzione è stata tentata in latino...io nutro un'ammirazione profonda per una tale impresa perchè al solo pensiero sarei svenuto, ma faccio notare che è impossibile tutto ciò nella pratica...NESSUNO e dico nessuno può oggi, 2011, asserire di parlare in latino o tantomeno di avere una tale padronanza...è vero che è la nostra lingua madre, ma purtroppo pochi ricordano che è come una madre che dopo averci partoriti ci ha abbandonati davanti ad un ospedale...la definizione di lingua morta è una delle più grosse cretinate mai dette ma purtroppo se ci riferiamo alla capacità di parlare questa lingua con cognizione di causa, allora sì che è bella che defunta...ormai attivamente la usa solo il santo padre la domenica per dire cose che forse nemmeno lui stesso capisce...
Detto questo faccio una piccola proposta alternativa che forse sarà più modesta nelle sue pretese ma magari più facilmente raggiungibile...la poesia di Leopardi è scritta in un modo pazzesco e dopo tanto tempo resta un capolavoro indiscusso ma certo impiega un linguaggio che oggi sarebbe un fallimento in poesia, del tutto conservatore...allora direi che ci si potrebbe cimentare a renderla una poesia del 2011, con tutta una sua nuova modernità, una nuova freschezza, magari anche con qualche concessione al gergo...io mi fermo qui...accetto ogni tipo di offesa, per chi volesse...
mi piacciono i giochi... :D :D :DCos'è spagnolo? La trovo di una musicalità devastante, nel senso buono.... tra l'altro la trovo ancor più vicina, nel lessico, al Latino più dell'italiano!
Sièmpre mii elevàda colìna cara fuit
& esto seto qui mucha parte de ùltimo horizònte
el visìon exclùir;
(null) estor sentèndo & observàndo,
sin tièrmines espàci inde illam, & sobrehumàno
silèncio, & profunda paz yo en pensamìento
mii fingìr; donde el corazòn no sniedo trèmor
mii para pauco, y como el viento yo oir entre àrbores,
yo ese infinìto silèncio en ista voz ir comparàndo;
& sobrevenìr mii el eterno & l'estacìon muèrte,
& el presiente & estor viva & al sònido de ella
tan entre esto inmènso se ahgàrto el mi pensamìento:
& naufragàr in este mar mii dulce
impiega un linguaggio che oggi sarebbe un fallimento in poesia, del tutto conservatore...
Cos'è spagnolo? La trovo di una musicalità devastante, nel senso buono.... tra l'altro la trovo ancor più vicina, nel lessico, al Latino più dell'italiano!
La traduzione in francese proposta da Amara (chiaramente per colpa del blog dal quale l'ha presa) non mi convince pienamente. A parte il numero dei versi (da 15 sono diventati 18) , c' è un accordo grammaticalmente sbagliato ( "ces feuillage" invece di "ce feuillage" ) , e poi quel "Naufrage" all'ultimo verso è nome e non verbo (dovrebbe essere "Faire naufrage" ) . Ribadisco che Amara non ha colpa: ha ricopiato perfettamente il testo del blog (che ho controllato) .Per quanto riguarda quel "naufrage" sostantivo e non verbo, non è detto che sia un'inesattezza della traduzione, però non so il francese quindi non saprei, ma posso dirti che anche io nella mia in Latino ho usato il sostantivo e non il verbo perché in Latino (almeno quello tramandato nei libri) è una forma migliore. Non sì deve mai tradurre letteralmente!
molto...come dire...selvaggia cosìFonologicamente sì scrive così credo evv'əv dove la e capovolta è uno schwa ( http://it.m.wikipedia.org/wiki/Schwa (http://it.m.wikipedia.org/wiki/Schwa) ) e l'apostrofo indica dove cade l'accento, sulla sillaba seguente
soprattutto mi devi spiegare: come si legge v'vv?
però...che suono strano produce, un po'...
poi quando mi viene te lo spiego
Gentile Michele, certo che si può mettere un sostantivo al posto di un verbo e che la traduzione di una poesia, per essere bella, può essere infedele (è classico quell'aforisma dei traduttori: le traduzioni sono come le donne, belle e infedeli, o brutte e fedeli! ) . Però, bisogna comunque rispettare la sintassi, e mi pare che la versione trovata da Amara non la rispetti tanto negli ultimi due versi, che mi permetto di riproporre in un'altra versione, trovata questa volta da me su un blog francese ( "overblog" ) : " (...) Ainsi, / dans cette immensité, se noie ma pensée: / et le naufrage m'est doux dans cette mer. "Sì ma io il francese non lo conosco... ho scritto "non è detto che" che significa può essere oppure no... ho solo preso l'occasione, facendo anche l'esempio della mia traduzione, per esporre un concetto generale non riguardante necessariamente la traduzione postata da amara.
Mi scuso per l'insistenza ed auguro buona notte.
primo, nessuno sa come la gente romana "pronunciava" le parole: nessuno è arrivato vivo fino a noi per raccontarcelo né ci sono state tramandate cassette audio o dvd di quel periodo... secondo, la storia della lingua letteraria afferma un'evoluzione, cosicché il latino che parlava Ennio o Plauto era formalmente differente dal latino che tuonava Cicerone eppoi Seneca eppoi Marziale... terzo, nel periodo dell'affermazione del cristianesimo la lingua latina aveva cambiato completamente aspetto, anche la letteratura volgeva ormai alle agiografie, agli scritti apologetici, ai salmi e alle omelie... unica eccezione riguardo la Lingua Tertulliano, il quale nella sua notevole arte guardava più all'indietro che davanti... quarto, pensare di rivitalizzare oggi il latino è aver perso completamente la tramontana: una lingua è abito vivente d'una comunità (più o meno grande), cioè deve incarnarsi nell'operaio, nel contadino, nel negoziante, nel bambino e poi al mercato, sul treno, in casa, ovunque... in questo senso una lingua è viva e non un mortorio...primo:l'italiano o il francese o l'inglese del '400 sono gli stessi che si parlano adesso?L'evoluzione di una lingua è normalissima, ma si parla pur sempre di italiano, francese o inglese...
primo:l'italiano o il francese o l'inglese del '400 sono gli stessi che si parlano adesso?L'evoluzione di una lingua è normalissima, ma si parla pur sempre di italiano, francese o inglese...Scusami Dario ma non ho capito la tua obiezione... alla com fine dici le stesse cose di Tiberio con parole diverse... ??? ???in ogni caso gradirei che chi interviene in questo post sì cimenti anche in una traduzione... se non sai altre lingue, Dario, prova con il tuo dialetto! tanto è un gioco, non stiamo qui a giudicate, è più per mettere alla prova se stessi....
secondo:se il primo punto è vero, tanto più può valere per il latino...Che la pronuncia di Cesare possa essere stata diversa non significa nulla;c'è una lunga tradizione latinista che ha sviluppato tale lingua, il suo modo di scrittura e la sua pronuncia, e non capisco perché non si debba parlare correttamente di latino
terzo:che una lingua debba essere parlata in una comunità per essere viva è vero...ed infatti la Chiesa Cattolica parla il latino (non tutti, è vero, ma ad es. i Cardinali in Conclave parlano latino e non altre lingue...e per l'esame che abilita alla professione di avvocato per la Sacra Rota è necessario-tra le altre prove-sostenere un colloquio di un'ora interamente in latino...)
Ovviamente non per far polemica, ma per contribuire con qualche dato ad una parte della discussione.
Chiedo scusa a Michele della divagazione, in questo topic-gioco molto divertente ed interessante.
Tiberio, io sono d'accordo con te in tutto! Ribadisco... il mio è solo un gioco!
P.S. per tradurre "ermo", che era una parola arcaica e poetica già quando il buon Giacomo s'ingegnò di scrivere questi versi, ho usato la forma arcaica nonché poetica del nominativo "desertos" che naturalmente non rende bene il concetto ma quantomeno si avvicina... ;) ;)
primo:l'italiano o il francese o l'inglese del '400 sono gli stessi che si parlano adesso?L'evoluzione di una lingua è normalissima, ma si parla pur sempre di italiano, francese o inglese...
secondo:se il primo punto è vero, tanto più può valere per il latino...Che la pronuncia di Cesare possa essere stata diversa non significa nulla;c'è una lunga tradizione latinista che ha sviluppato tale lingua, il suo modo di scrittura e la sua pronuncia, e non capisco perché non si debba parlare correttamente di latino
terzo:che una lingua debba essere parlata in una comunità per essere viva è vero...ed infatti la Chiesa Cattolica parla il latino (non tutti, è vero, ma ad es. i Cardinali in Conclave parlano latino e non altre lingue...e per l'esame che abilita alla professione di avvocato per la Sacra Rota è necessario-tra le altre prove-sostenere un colloquio di un'ora interamente in latino...)
Ovviamente non per far polemica, ma per contribuire con qualche dato ad una parte della discussione.
Chiedo scusa a Michele della divagazione, in questo topic-gioco molto divertente ed interessante.
...la definizione di lingua morta è una delle più grosse cretinate mai dette ma purtroppo se ci riferiamo alla capacità di parlare questa lingua con cognizione di causa, allora sì che è bella che defunta...ormai attivamente la usa solo il santo padre la domenica per dire cose che forse nemmeno lui stesso capisce...