Diciamo che ci ricordiamo di avere un'anima solo quando scriviamo poesie o quando facciamo poche altre cose. In generale releghiamo la nostra spiritualità in un cantuccio e sotterriamo il nostro sentire nelle infinite faccende quotidiane che incombono.Niente di più superficiale come concetto. Proiettare noi stessi significa cercare di ricevere apprezzamenti e condivisioni. L'anima e sempre lì, in noi stessi e si esibisce nel silenzio in ogni istante della nostra vita. La frenesia della vita moderna non sotterra l'identificazione dell'anima in quanto tale, ma secerne semplicemente la mancanza di tempo di esporne la capacità, identificandola si, non sotterrarla nel sistema stesso. Quando si ama una persona, in qualsiasi livello sentimentale vogliamo integrarla, la conosciamo, per cui riusciamo a sentirne l'energia e quindi ci sensibilizziamo a seconda la struttura psicologica. non si riuscirebbe a conoscerene la fattezza d'animo solo se in effetti questa persona non la conosciamo affatto. La poesia chi sa esprimerla in versi, ha la capacità di amare anche le persone care, si cerca di dare, non di esporre la propria costituzione solo per cercarne un riscontro. Non bisogna citare con espedienti noi stessi, ma diffondere l'amore senza cercare di ritrovarsi per essere. L'umiltà non si confonde con l'esibizionismo. Amare è amare, non ha altro motivo per esistere.
Tuttavia non amo generalizzare, qualcuno mette l'anima in tutto quello che fa.
mi chiedo però quanto riusciamo a penetrare nell'anima dell'altro. Secondo me poco, anzi più una persona ci è cara, meno riusciamo a entrare nel suo animo, perché in fondo preferiamo proiettare noi stessi.