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Laboratorio => A più mani => Topic aperto da: Gianpiero De Tomi - Martedì 22 Maggio 2012, 12:57:22
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IO NON HO COLPA
Io non ho colpa
di amare con tenacia l’ombra delle cose che furono,
di sentire l’impazienza del mistero che gira intorno,
di vibrare alla certezza della luce che sfolgora.
Non ho colpa di restare sola
nell’ora del brindisi, dell’alloro, della spiga,
rifugiandomi nell’infanzia, nel ritorno da scuola,
nel riemergere della tenera canzone addormentata.
Non ho colpa di unirmi alla notte,
di abbandonarmi ai tetti in spasimi di pioggia,
di morire di vergogna con chi si umilia,
di bruciare della febbre mortale dei malati,
di dolermi nelle foglie calpestate d’autunno,
di gemere nei rami e di ruggire con il vento.
Io non ho colpa di essere una particella
del corpo della pena,
del coraggio, del sogno, dell’amore per l’eterna
tristezza degli uomini.
Ho la colpa soltanto
di riunire nei miei versi il dolore che trasudano
queste cose amare che rimordono e accusano,
di questo ho colpa...!
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..direi un tantino retorica e autoreferenziale....
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Questa poesia è bellissima. E' una poesia sui conflitti. La poetessa rivisita il suo modo di essere e non può mettere in dubbio il suo sentire né colpevolizzarsi per esso.
Eppure la sua unica colpa è avere sensi di colpa per cose che trascendono da lei, per cose di cui lei è cosciente che non dovrebbe avere sensi di colpa. Un disagio e un conflitto insanabile ( almeno questo deve aver pensato la poetessa quando l'ha scritta).
Considerando che la poesia sarà stata scritta una cinquantina di anni fa e inoltre da una donna argentina ( quando le donne non contavano proprio nulla), non mi pare che vi sia molta retorica.
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decisamente retorica e autoreferenziale. e poi tutti quei del-io-di... pesante
c'è di meglio, sì
pura opinione personale
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Che ne dite di questa poesia che ho scovato di una poetessa indiana? La violenza sulle donne... la nobiltà... la sopportazione (quel cane che guaisce solo dentro ma che deve essere zittito)... e quel senso di disprezzo che senza alcuna ragione di esistere, aggredisce le donne vittima di violenza
Ora che mi hai colpito
devo ritoccarmi la bocca
e sorridere tranquilla
oppure non sorridere affatto,
ma in qualche modo mostrare
che sono nobile, non vile.
E il cane, dentro,
che guaisce
così pietosamente,
e che vorrebbe leccarti le mani
(si sente così caduto in disgrazia)
quel cane dev’essere zittito
prima che il suo ululato
tradisca sventura.
Ma sono io quel cane.
Sono stata io a urlare,
Io che sono stata ferita.
Che ho sentito il dolore.
E sono io
Che ho disprezzato me stessa.
(di Suniti Namjoshi)
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Pensieri di una donna Pakistana in una prigione inglese
E’ vero, sono più felice di prima.
Qui per la prima volta so che sono me stessa,
non la figlia di questo, o la moglie di quell’altro.
Il mio crimine? Non avevo scelta.
Questo non l’hanno capito.
I miei pensieri
svolazzano come uccelli per la mia cella,
quasi quasi scivolano via dalle sbarre.
Grazie a dio, non sono
uccelli asiatici, o uccelli inglesi.
Di notte conto tutte quelle penne lucenti.
Questa penna è la mia volontà.
Questa penna è il mio diritto.
(di Moniza Alvi)
Mi piace che non dica il suo crimine. Non ha importanza quale sia, l'importante è il non aver potuto fare diversamente. Questo suo non senso di pentimento mi piace, anzi la riscatta
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Che sottile rabbia mista a rassegnazione, a sofferenza, a ribellione muta c'è in questi versi
IL POSTO DI UNA DONNA
Devi stare attenta alla bocca, soprattutto
se sei una donna. Un sorriso
va soffocato con l’orlo del sari.
Nessuno deve vedere la tua serenità incrinata,
neppure dalla gioia.
Se ogni tanto hai bisogno di urlare, fallo
da sola, ma di fronte a uno specchio
dove puoi vedere la forma strana che prende la bocca
prima che la strofini via.
( di Imtiaz Dharker )
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....Interessante ma un pò discorsiva :)