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Osservo malinconica
quel tramontar del sole
e immersa nel silenzio
son mute le parole.
Rincorrono i ricordi
carezze delicate
poggiate sulle pelle
in quella calda estate.
Soffiate ora venti
non indugiate ancora
portate le parole
dove tramonta il sole.
[/b]
Il mio commento: Una stupenda cartolina in bianco e nero (carta e penna) ma ricca di colori.
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Osservo malinconica
quel tramontar del sole
e immersa nel silenzio
son mute le parole.
Rincorrono i ricordi
carezze delicate
poggiate sulle pelle
in quella calda estate.
Soffiate ora venti
non indugiate ancora
portate le parole
dove tramonta il sole.
Il mio commento: Una stupenda cartolina in bianco e nero (carta e penna) ma ricca di colori.
Una cartolina con il dono del movimento.
E' un attimo che viene colto e fermato in versi, versi che l'autore chiede siano trasportati altrove.
Verso quel tramonto che nella prima strofa secondo verso è statico (uso del verbo all'infinito) e nell'ultima strofa quarto verso diviene dinamico (uso del verbo al presente).
Nel centro, seconda strofa, un tempo del passato che rimane sempre vivo e presente.
Mi piace questo moto che la poesia esprima nel momento del tramonto quando tutto sembra rallentare fin quasi a fermarsi per poi riprendere vita e ritrovarsi nella realtà del presente
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Osservo malinconica
quel tramontar del sole
e immersa nel silenzio
son mute le parole.
Rincorrono i ricordi
carezze delicate
poggiate sulle pelle
in quella calda estate.
Soffiate ora venti
non indugiate ancora
portate le parole
dove tramonta il sole.
Con il dovuto rispetto nei confronti dell'autrice e dei commentatori che mi hanno preceduto, vorrei uscire dal coro di elogi ed esprimere il mio parere sincero. Trovo che questa poesia sia troppo banale ed abbia delle rime davvero scontate (parole-sole è un connubio stucchevole quasi quanto cuore-amore). Per giunta, il suddetto connubio è stato ripetuto anche nella terza strofa. Devo dire che non c'è niente che mi piaccia, di questa composizione. Ovviamente, è solo la mia modesta opinione. Spero di non essere espulso, per aver criticato la poesia di un membro della redazione :)
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L'autrice in uno stile personalissimo compone in versi settenari alternando le rime (2° e 4° verso) delle prime due quartine...e poi un crescendo di musicalità ottenuto inserendo un'altra rima a capoverso (3° della seconda quartina (delicate - poggiate - estate)... per finire in bellezza (terza quartina) dove troviamo rime baciate agli ultimi due versi (Parole-sole) ma anche (ora-ancora estate-indugiate- portate.)
Forse le rime sono un pochino scontate.
Sul messaggio... non mi soffermo tanto e dico solo che certamente è profondo e delicato.
Critica:
Meglio sarebbe iniziare il capoverso (2° verso della prima quartina) con una parola che inizia per vocale - in sinalefe con la sdrucciola a fine verso (malinconica)... sarebbe stato meglio usare "il" anzichè quel".
Nell'ultima quartina il primo verso molti potrebbero considerarlo errore metrico nonostante l'accento cada sulla "o" di ora ed effettivamente nella lettura si percepisce il verso più senario che settenario... e il problema, però, lo si risolverebbe cambiando la disposizione delle parole "ora soffiate venti" anzichè "soffiate ora venti.
Pace e bene... e un "brava" all'Autrice per la sua poesia!
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Ringrazio tutti coloro che si sono soffermati anche solo alla lettura dei miei versi.
Accetto i consigli espressi dall'autore Duilio Martino e mi appresto a modificare i versi da lui citati in quanto trovo i consigli appropriati e modificando come da lui suggerito, riesco comunque a percepire i versi così come li ho sentiti quando ho scritto la poesia.
Ringrazio altre sì Allanon che pur non essendo stato positivo nella valutazione di quanto da me scritto ha espresso comunque, con rispetto, il suo parere, dettato anche da quello che può essere un suo personale sentire.
All'autore Azar Rudif riconosco di aver percepito appieno il senso dei miei semplici e forse anche puerili versi... ma forse sta nella semplicità dello scrivere il desiderio di arrivare ai sentimenti dei molti...
Ringrazio poi l'autore Peppe Cassese per aver scelto questa piccola cartolina ed avermi permesso di inoltrarla nuovamente a molti di voi... Buon prosieguo di vita a tutti...§*_*§
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Grazie a Te Gaia Tiziana... sopratutto per la tua assennata pacatezza...
Con stima! Duilio!
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All'autore Azar Rudif riconosco di aver percepito appieno il senso dei miei semplici e forse anche puerili versi... ma forse sta nella semplicità dello scrivere il desiderio di arrivare ai sentimenti dei molti...
Puerili non direi proprio.
Osservo malinconica
quel tramontar del sole
e immersa nel silenzio
son mute le parole.
Rincorrono i ricordi
carezze delicate
poggiate sulle pelle
in quella calda estate.
Soffiate ora venti
non indugiate ancora
portate le parole
dove tramonta il sole.
Quando si costruisce un testo, d'istinto o ponderata, in prosa o poesia, c'è sempre alla base una certa architettura che viene dalle nostre architetture mentali.
Questo crea sempre un certo ritmo, un movimento, un'armonia che può essere colta per
arrivare fino alle fondamenta di quell'architettura.
Questi versi denotano un pensiero riflessivo prima dell'azione.
Nella prima strofa i verbi Osservo, Tramontare, Immersa, Sono, indicano chi è l'autore dei versi ed i termini dopo i verbi sono il modo di porsi o di presentarsi.
LA seconda strofa è l'innesco di tutta la poesia, della sensazione che ha suscitato i versi.
La terza utilizza verbi che possiamo definire "in movimento" che portano ad un luogo disperso nell'infinito che potrebbe essere il luogo dove continua a vivere il ricordo della seconda strofa.
Una cosa del genere o si costruisce razionalmente o si scrive di getto (cosa che penso) solo se si ha una forma mentis razionale e non certo puerile.[/size][/font]
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Personalmente non la toccherei di una virgola, cara Gaia, perché:
nel secondo verso, "quel tramontar del sole" si riferisce a un ricordo lontano, a un particolare tramontare, e se lo cambi col "il" ti diventa un tramonto anonimo, mentre il tuo ha tanto di firma;
il verso numero nove (soffiate ora venti) è un settenario e non potrà mai diventare senario.
Nel senso delle cose...il dolce niente.
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Personalmente non la toccherei di una virgola, cara Gaia, perché:
nel secondo verso, "quel tramontar del sole" si riferisce a un ricordo lontano, a un particolare tramontare, e se lo cambi col "il" ti diventa un tramonto anonimo, mentre il tuo ha tanto di firma;
il verso numero nove (soffiate ora venti) è un settenario e non potrà mai diventare senario.
Nel senso delle cose...il dolce niente.
... sai Peppe era proprio quello il senso del 2° verso, hai colto perfettamente per cui lo riporto a come era originariamente mentre per quanto concerne il nono verso lo lascerei come ha suggerito Duilio con la differenza che per dare più incisività al tutto ho aggiunto i puntini di sospensione dopo la parola "venti" per cui il verso che originariamente era "soffiate ora venti" diviene "soffiate venti... ora"... così prende più forza il senso e ben si sposa con il verso che segue, anch'esso in rima.
Grazie per i suggerimenti...§*_*§
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Cari autori,
mi rivolgo a coloro che oltre a leggere le varie poesie, intervengono poi con i loro commenti.
Ci tengo a precisare che non ho creato questo spazio perché divenga un campo di battaglia a suon di parole offensive o sarcastiche o sottointese.
Limitatevi a commentare la poesia sia con critiche positive che negative, se lo ritenete opportuno, ma sempre con toni pacati e non offensivi…
Dialogate anche tra di voi ma ribadisco nuovamente non divenite offensivi,verso coloro che esprimono un parere diverso dal vostro, altrimenti mi vedrò costretta a cancellare i vostri interventi, senza alcun preavviso o giustificazione da parte mia.
Buona
domenica.
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Personalmente non la toccherei di una virgola, cara Gaia, perché:
nel secondo verso, "quel tramontar del sole" si riferisce a un ricordo lontano, a un particolare tramontare, e se lo cambi col "il" ti diventa un tramonto anonimo, mentre il tuo ha tanto di firma;
il verso numero nove (soffiate ora venti) è un settenario e non potrà mai diventare senario.
Nel senso delle cose...il dolce niente.
Ho sempre rispettato Peppe Cassese per cui lungi da me l'idea di innescare polemiche...
Sono costretto a rispondergli non tanto per diferdere me stesso o la mia reputazione (non ho bisogno di farlo in un forum) quanto per evitare che le sua affermazione :
" (soffiate ora venti) è un settenario e non potrà mai diventare senario"
possa indurre chi si approccia alla Poesia in errore...
Potrei portare mille esempi in cui si applica sinalefe con la vocale iniziale accentata (òra...òspite...ònere...òstico etc.)... ma per fugare DUBBI cito IL SOMMO, solo tre versi di Dante che sono messi in bella mostra nella parte iniziale del suo Capolavoro, INFERNO.
Uscito fuor del pelago alla riva (inf., canto I v. 20) "alla" ha l'accento tonale sulla prima "a"- in sinalefe con la "o" di pelago.
Sì che 'l piè fermo sempre era 'l più basso (inf. canto I v. 30) molto evidente la sinalefe tra sempre ed era (che guarda caso... ha l'accento sulla e)
e poi ancora:
Per questa andata onde li dai tu vanto (inf., canto II v. 25) che più limpido mi pare non si possa (sinalefe in "andata ònde")
In quanto a "quel tramonto" non so se l'Autrice volesse riferirsi a "un tempo ..trascorso"... ma seppure così fosse resterebbe il fatto che la parola "quel" è posta a capoverso dopo una parola sdrucciola ed assicuro che se non viene sottolineato come un errore grave... quantomeno viene recepito come "nota stonata" da un punto di vista metrico. (ne ho avuto comferma di recente dall'Accademia Alfieri... esattamente dal - Poeta Vittorio Verducci -).
Saluti...
A Elisabetta Randazzo:
Sperando che tu (Redazione) non recepisca questa mia risposta quale Polemica ... ma mi dici come si fa a restare muti?
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Caro Duilio,
hai perfettamente ragione, ma con gli esempi riportati da te. Ora me ne presenti uno in cui una "E" finale ed una "O" ad inizio di parola diventano sinalefe? A mio parere (e secondo tutti i testi di grammatica italiana da me controllati) ciò non può accadere e "sof/fia/te /o/ra/ ven/ti” è composto da 7 sillabe che non possono mai diventare 6.
Alla seconda tua considerazione credo che t'abbia risposto Gaia nell'intervento precedente.
Infine, tra "Soffiate ora venti" e "Ora soffiate venti" c'è una sostanziale differenza e...Buona serata.
Nel senso delle cose... il dolce niente
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Caro Duilio,
hai perfettamente ragione, ma con gli esempi riportati da te. Ora me ne presenti uno in cui una "E" finale ed una "O" ad inizio di parola diventano sinalefe? A mio parere (e secondo tutti i testi di grammatica italiana da me controllati) ciò non può accadere e "sof/fia/te /o/ra/ ven/ti” è composto da 7 sillabe che non possono mai diventare 6.
Alla seconda tua considerazione credo che t'abbia risposto Gaia nell'intervento precedente.
Infine, tra "Soffiate ora venti" e "Ora soffiate venti" c'è una sostanziale differenza e...Buona serata.
Nel senso delle cose... il dolce niente
Rispondo alla richiesta di Peppe CASSESE:
"Ora (Duilio)me ne presenti uno in cui una "E" finale ed una "O" ad inizio di parola diventano sinalefe...(questa la sua richiesta)... ed eccolo accontentato:
"Che tu mi meni là dove or dicesti" (A. Dante - Inferno, canto I, verso 133).----sinalefe tra dove (che finisce in "e"
e Or che inizaia con "O" con accento tonico".
Secondo la "mia grammatica" non si ha sinalefe (di solito...) soltanto quando la prima parola finisce con accento sull'ultima vocale, es:
"Dinnanzi alli occhi mi si fu offerto" - la sillabazione è la seguente: "Din/na/nzi al/li oc/chi /mi /si /fu /of/fer/to" son c'è sinalefe tra "fu" e "offerto"... mentre c'è tra "alli" e "occhi"... (così fugiamo i potenziali dubbi anche sulla vocale "i" seguita da altra vocale -
Caro Peppe, ho letto ciò che ha scritto Gaia... e allora faccio le seguenti considerazioni (non per convincere qualcuno... ma solo per approfondire una questione che potrebbe essere più stilistica che meramente metrica:
Consideranto che versi sono in rima alternata (solo rime tra 2° e 4° verso della prima quartina in questione) se proviamo a leggerli come se fossero doppi settenari e in rima baciata
"Osservo malinconica quel tramontar del sole
e immersa nel silenzio son mute le parole"
ci accorgiamo che il primo verso è composto da 15 sillabe mentre il secondo da 14... - questo che crea una lieve rottura metrica (da evitare sempre...).
La cosa si risolve come da me suggerito neil post precedente (con sostituzione di "quel" con "il" - oppure, molto più banalmente, con inversione delle parole al primo verso e scrivendo "malinconica osservo" anzichè "ossevo malinconica" e lasciando intatto "quel tramontar del sole"....
Ah, a proposito...aggiungo che comunque è sempre meglio evitare inutili troncamenti... per cui personalmente avre scelto "quel tramonto del sole..."
Saluti, ...è molto interessante quento forum...
Gaia, poi tu fai come ti pare, non sarò certo io - un "perfetto anonimo" - a farti cambiare ... i VERSI.
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A questo punto è inutile continuare. Ognuno si tenga le proprie ragioni e... finisce qui.
Ah, prima di lasciarti definitivamente ti invio il verso di Dante da te citato, controllato su ben sette testi.
" che tu mi meni là dov'or dicesti "
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A questo punto è inutile continuare. Ognuno si tenga le proprie ragioni e... finisce qui.
Ah, prima di lasciarti definitivamente ti invio il verso di Dante da te citato, controllato su ben sette testi.
" che tu mi meni là dov'or dicesti "
Va bene caro PEPPE... io sul testo (del Liceo classico) di Natalino Sapegno l'ho trovato così...ma, ipotizzando un errore di trascrizione, te ne cito altri che conoscono pure i bambini per quanto noti e tutti con sinale "e" finale con "o" iniziale con accento tonico:
"lasciate ogni speranza voi ch'entrate" (sinalefe Lasciate/ogni) - Inferno, canto III verso 8)
"qui si convien lasciare ogni sospetto" ( " Lasciare/ogni) - Inferno, canto III verso 14)
"e vegno in parte ove non è che luca" ( " Parte/ove - Inferno, canto IV verso 151)
Ti basta così o ... vogliamo rimanere ancora un quarto di secolo inchiodati alle NOZIONI BASILARI ... DI METRICA... presumenndo (ciascuno di noi) di sapere più dell'altro e... di quel che (effettivamente) si sa?
SALUTI... e tutto il mio rispetto!
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La SINALEFE (dal greco συναλοιφή = fondo insieme) è quella figura metrica in cui nel computo delle sillabe di un verso sono unificate in una sola posizione la vocale finale d’una parola e quella iniziale della parola successiva.
DIALEFE
Dialefe (dal greco dialéipho, "separo"), è una figura metrica che consiste nel tenere distinte, nel computo delle sillabe, due vocali, di cui una alla fine di una parola e una all’inizio della successiva (la dialefe è dunque il contrario della sinalefe). Si applica spesso in presenza di monosillabi o di sillabe fortemente accentate.
Esempi:
"…tant’era pien di sonno a quel punto…"
(Dante, Inferno, Canto I)
va scandito così tan-t’erapiendisonnoaquelpunto, ottenendo il computo di 11 sillabe metriche.
"…O Alberto tedesco ch'abbandoni…"
(Dante, Purgatorio, Canto VI)
va scandito così OAlbertotedescoch'abbandoni, la o iniziale non si unisce con la a di Alberto e si ottiene dunque il computo di 11 sillabe metriche.
"…E tu che se' costì, anima viva…"
(Dante, Inferno, Canto III, v.88)
va scandito così Etuchese'costì,animaviva, la ì di costì non si unisce con la a di anima e si ottiene dunque il computo di 11 sillabe metriche.
"…vedi colà un angel che si appresta…"
(Dante, Purgatorio, Canto XII)
va scandito così vedicolàunangelchesiapprestra.
*********************
Letto questo su Wikipedia, il nostro caso
SOFFIATE ORA VENTI
è un verso settenario
CADENDO L'ACCENTO SULLA "O" DI ORA è quindi non LEGABILE alla precedente sillaba "te" di soffiate
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Vi informo che quando ho scritto il testo non ho fatto alcun tipo di calcolo, l'ho scritto così, come lo sentivo sgorgare dal mio intimo e questo è ciò che per me importa.
In ogni caso il testo adesso è così:
"Non indugiate"
Osservo malinconica
quel tramontar del sole
e immersa nel silenzio
son mute le parole
Rincorrono i ricordi
carezze delicate
poggiate sulla pelle
in quella calda estate
Soffiate venti... ora
non indugiate ancora
portate le parole
dove tramonta il sole
Buona vita a tutti...§*_*§
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Mi serve un calibro per misurar Metrica e millimetrica ?
Certo che ridurre una poesia ad un noioso studio delle sillabe, ad un loro conteggio, pure contestato, tralasciando il senso della poesia, il sentire che la ha generata, le immagini che ci invia ecc.... lo trovo molto deludente!!!
Deludente perchè pensavo che gli unici strumenti per scrivere una poesia erano un foglio tenuto con la mano della passione ed una penna piena dell'inchiostro dalla nostra anima.
La prossima volta passerò con un calibro. :) ::)
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...azzz!!!
e meno male che doveva essere uno spazio per "dar spazio" al commento...
mi sembra un'aula accademica...
uffffff la poesia! :-[ :-[ :-[
ch.s
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Per non continuare all'infinito, voglio fare miei l'eleganza e il buonsenso di Gaia e l'opportuna e piacevole ironia di Azar e Saverio, per cui riconfermo il mio commento iniziale.
Una stupenda cartolina in bianco e nero (carta e penna) ma ricca di colori.
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Azar Rudif si da il caso che la poesia è scritta in versi settenari... rimati (la pesiano a chili invece che misurarla col calibro?) e purtoppo, lo ribadisco, la Poesia di Gaia... ha incongruenze metriche...
Poeta per te zaza... dici tutto quando citi wikipidia e "Soffiate ora venti" è assolutamente verso senario!
Forse ti è sfuggito il mio post precedente in cui Dante scrive
"lasciate ogni speranza voi che entrate" endecasillabo... (prova a contare) in cui "ogni" porta l'accento sulla "o" eppure la sinalefe c'è comunque con la "e" di "lasciate" (ci sono altri esempi...comunque citati).
Saverio Chiti non è accademia... si tratta di basi che coloro che si approcciano alla poesia dovrebbero conoscere o almeno essere curiosi di capire...anche se scelgono poi di scrivere in versi liberi.
A Peppe Cassese non credo ci sia nulla dire... pertanto lo saluto... e lo invito, qualora voglia discutere con me, a farlo in privato... così non annoiamo gli altri.
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Duilio Martino ha completamente ragione e la questione è di vitale importanza.
"Soffiate ora venti"
è un verso di sette sillabe, cioè un settenario.
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Poeta per te zaza... dici tutto quando citi wikipidia e "Soffiate ora venti" è assolutamente verso senario!
Forse ti è sfuggito il mio post precedente in cui Dante scrive
"lasciate ogni speranza voi che entrate" endecasillabo... (prova a contare) in cui "ogni" porta l'accento sulla "o" eppure la sinalefe c'è comunque con la "e" di "lasciate" (ci sono altri esempi...comunque citati).
L'accento NON è sulla "o" di ogni nel verso di Dante, ma cade sulla sillaba "te" di lasciate, per cui per forza si lega
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Sinceramente trovo veramente noioso che uno spazio creato per dare libero sfogo alle emozioni che ogni singolo autore può sentire nel leggere dei versi debba ridursi a mera contabilità di sillabe e/o disquisizioni accademiche.
Chiunque desidera esprimere la poesia in metrica perfetta lo fa conscio della propria conoscenza e capacità, ma ciò non lo autorizza a pretendere che altri si adeguino a tale scelta.
Io ritengo che ognuno è libero di esprimersi come meglio crede, perchè il suo fine ultimo è quello di trasmettere e condividere emozioni, checché se ne dica, e penso che anche Tiziana, come ha giustamente sottolineato, prima di pubblicare i suoi versi, non si sia soffermata più di tanto a valutarli: né con il bilancino (misura a chili) né con il pallottoliere (misura in sillabe), ha semplicemente riversato su un foglio il proprio sentire con la melodia che questo le suggeriva. Punto.
Che poi la forma poetica richieda comunque dei paletti e delle melodie questo è un altro punto, ma se si desidera dare giudizi negativi sulla forma espressa, credo sarebbe più opportuno limitarli agli strafalcioni linguistici o grammaticali, o alla struttura tipo conto della spesa o, peggio, semplice raccontino, che in molti testi purtroppo si ritrovano.
Personalmente ritengo che la poesia di Tiziana riesca compiutamente a regalare la sua malinconia e la sua speranza per il rinnovarsi di emozioni provate e abilmente stampate nell'immagine dei versi.
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Sinceramente trovo veramente noioso che uno spazio creato per dare libero sfogo alle emozioni che ogni singolo autore può sentire nel leggere dei versi debba ridursi a mera contabilità di sillabe e/o disquisizioni accademiche.
Chiunque desidera esprimere la poesia in metrica perfetta lo fa conscio della propria conoscenza e capacità, ma ciò non lo autorizza a pretendere che altri si adeguino a tale scelta.
Io ritengo che ognuno è libero di esprimersi come meglio crede, perchè il suo fine ultimo è quello di trasmettere e condividere emozioni, checché se ne dica, e penso che anche Tiziana, come ha giustamente sottolineato, prima di pubblicare i suoi versi, non si sia soffermata più di tanto a valutarli: né con il bilancino (misura a chili) né con il pallottoliere (misura in sillabe), ha semplicemente riversato su un foglio il proprio sentire con la melodia che questo le suggeriva. Punto.
Che poi la forma poetica richieda comunque dei paletti e delle melodie questo è un altro punto, ma se si desidera dare giudizi negativi sulla forma espressa, credo sarebbe più opportuno limitarli agli strafalcioni linguistici o grammaticali, o alla struttura tipo conto della spesa o, peggio, semplice raccontino, che in molti testi purtroppo si ritrovano.
Personalmente ritengo che la poesia di Tiziana riesca compiutamente a regalare la sua malinconia e la sua speranza per il rinnovarsi di emozioni provate e abilmente stampate nell'immagine dei versi.
Trovo - sinceramente - singolare che si debba analizzare e commentare una poesia composta di versi settenari e rime... e si consideri poi secondario o peggio, inutile, evidenziare sbavature (presunte) metriche...
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Osservo malinconica
quel tramontar del sole
e immersa nel silenzio
son mute le parole.
Rincorrono i ricordi
carezze delicate
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in quella calda estate.
Soffiate ora venti
non indugiate ancora
portate le parole
dove tramonta il sole.
;D ok, lo confesso, dopo la citazione di Dante e la disquisizione sulla metrica ho smesso di leggere la seconda pagina dei commenti che mi hanno preceduto e quindi mi scuso se ripeterò concetti già espressi.
Concordo che la poesia possa avere un linguaggio semplice e rime banali. Ma detto questo, secondo me facendo le correzioni suggerite dalla metrica, si perde molta della sua bellezza travisandone il significato che forse non è più quello che io (ripeto, io, secondo me) vi ho letto.
"quel tramontar" della persona cara, intima, del nostro sole al quale non abbiamo potuto/saputo dire "le parole" che avremmo voluto. Ha un altro significato che non un qualsiasi stupido tramonto di sole che per quanto bello possa essere non ci avrebbe mai accerezzato "la pelle" "posando" le sue mani su di noi creando quell'aria di intimità che permea la poesia, né avrebbe mostrato interesse per qualsiasi nostra parola.
L'ultima strofa sembra una preghiera stanca, dove quel "soffiate" subito seguito da "ora" dà appunto una idea di stanchezza (come per dire: basta, non parlerò più, non ci posso più pensare, basta ora che non è lo stesso che dire ora basta :) ) e non di imperativo come "soffiate venti" ed immediatamente. Inoltre in questo caso ordinando ai venti di soffiare e di farlo subito, diventa ridondante il seguente verso che incita all'esser celere. Mentre il "soffiare" all'inizio rende l'idea del togliere il peso del pensiero come si soffia via la polvere od un pelo caduto su un paltò (oh, cavolo, non era un crine di cavallo?!?!?? :police: ;) )
Nella poesia originalmente da te posta, scritta appunto con il cuore, si leggeva la sofferenza ed il travaglio che si è sicuramente perduto nel seguire pedantemente le regole della metrica. Forse ne giova il suono? E la rende con ciò miglior mezzo espressivo? No, in questo caso non credo.
Poi ad una prima lettura senza tener conto delle disquisizioni precedenti e nella mia ignoranza, la trovo molto musicale e gli accenti tonici mi pare proprio cadano tutti al posto giusto in seconda, quarta e sesta battuta!
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Quanto sei cresciuta, Tiziana, che bello!