Forum degli autori
Laboratorio => Commenti => Topic aperto da: Amara - Sabato 20 Dicembre 2014, 12:54:03
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mi piace tentare l'impossibile.. pertanto provo a lanciare ancora una proposta
quello che ho sempre apprezzato in questo autore è la spinta sincera alla scrittura, non autocelebrativa
e una certa volontà a sperimentarsi
non sempre mi piacciono i suoi testi, come è normale che sia, ma sempre ne stimo l'indole..
2 Novembre
Nulla sin qui si perse
e niente andrà perduto.
S'ascolteranno
e canti e risa e voci,
s'incontreranno genti
e volti e storie e vite
incamminate lungo il sentiero
che corre ai bordi della notte.
Nulla si perse
e niente andrà perduto
di ciò che è
ancor vivo e presente
in un tal color di cielo
che ammanti i tetti delle case
in quell'antica melodia
che va di mare in mare
o in un pensar devoto
che porti a ricordare.
Nulla sin qui si perse
e niente andrà perduto
se solo lo si vuole.
«il sapore di un'enclave serena dove ci si possa raccontare anche una piccola bugia...
a mio parere gli ultimi tre versi sono superflui... appesantiscono con una nuova anafora e dicono il già detto... mentre tutte le 'e' nei primi versi rendono bene un senso di illimitato...
ha un bel suono e mi piace, anche se la preferirei senza i troncamenti...»
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Sono d'accordo con Amara... una proposta molto interessante.
Tante figure retoriche che arricchiscono un testo tanto accattivante quanto profondo.
Una sola cosa disapprovo: quell'uso "inutile" - a mio avviso - di troncamenti che, se non servono per rientrare in parametri metrici, penso siano assolutamente - e sempre - fuori luogo...
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Già,i troncamenti.....
So che Amara li odia ed ora so anche Duilio..
Secondo me,indipendentemente dalla metrica,servono ad aumentare la musicalità del testo,ad agevolarne la lettura.
Probabilmente sbaglio,ma mi vengono spontanei e.... poi mi ci affeziono ....
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Secondo me, Mau sa rendere una grande verità, in un sentire che è un canto di poetica profondità.
Noi siamo le anime che siamo per gli incontri che nella vita abbiamo avuto e abbiamo e avremo con gli altri.
Di noi, di ciascuno di noi, “nulla sin qui si perse" (dai morti) e "niente andrà perduto" (dai vivi),
perché qualcosa della nostra anima si travasa da sempre negli altri che abbiamo avvicinato e che avviciniamo.
“Nulla si perse e niente andrà perduto di ciò che è ancor vivo e presente” sotto il cielo.
Per ampliare il concetto, il bene e il male, di generazione in generazione, si trasmettono proprio
allo stesso modo. Purtroppo, nemmeno il male si perde.
Ma in questa “2 novembre” Mau ci pone anime positive:
“Nulla sin qui si perse
e niente andrà perduto
se solo lo si vuole.”
P.S.: Leggete Mau0358, merita!
Personalmente non lo conoscevo (grazie Amara), e stasera mi sto facendo un regalo di Natale con le sue brevi.
Mau, ti faccio i miei vivissimi complimenti, sai trasmettere la poetica profondità del sentire.
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La poesia di Mau è davvero bella, e Zaza (me) l'ha benissimo spiegata. Per quanto riguarda i troncamenti (anche se io cerco di evitarli) , mi permetto di dissentire, dal basso del mio imperdonabile dilettantismo, da Amara e da Martino, e di sostenere, invece, l'indole dell'autore della poesia. I troncamenti rendono la lingua più musicale : in francese le parole sono tutte tronche, ed assistere (come una volta mi capitò a Parigi) alla pubblica lettura di poesie (accompagnate, per giunta, dalla musica) da parte di attori è un vero piacere, al di là del significato, per l'orecchio. Purtroppo l'italiano possiede , "in natura" , soltanto pochissime parole tronche (qualche passato remoto, qualche futuro, qualche avverbio... ) , e crearne altre in modo "artificiale" non credo sia un gravissimo peccato...
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Sono stato anch'io, un dì, ammaliato dai troncamenti.
Dopo aver letto alcuni pareri di critici e Poeti celebri (quali Gozzano... se non erro)... ho preferito ... ravvedermi.
Meglio non citare il suo pensiero che ha duo tempo .miha letteralmente... annichilito.
Un abbraccio a tutti.
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Sono stato anch'io, un dì, ammaliato dai troncamenti.
Dopo aver letto alcuni pareri di critici e Poeti celebri (quali Gozzano... se non erro)... ho preferito ... ravvedermi.
Meglio non citare il suo pensiero che ha duo tempo .miha letteralmente... annichilito.
Un abbraccio a tutti.
Non scrivere parole tronche perché invise da "grandi" scrittori... Mi sembra assai banale!
Certo possono piacere o no... Ma almeno che sia farina del suo sacco usarle o no!
A me piacciono... Io le uso e spesso l' amico Duilio mi rimprovera! Proprio come faceva prima l' amico dell' Angelo custode...
Grazie mille ad Amara per avermi fatto conoscere Mau che non avevo mai letto prima...
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Nella mia vecchia grammatica "Lo studio e l'arte dello scrivere. Per le scuole medie superiori" , di Umberto Panozzo, ed. Le Monnier, 1963, c'è scritto che l'elisione e il troncamento sono "piccole alterazioni delle parole" , "per rendere più armonioso il discorso" (pag. 35) . Non vedo francamente nessun motivo per cui il troncamento dovrebbe essere tanto ripugnante in poesia! Do ragione al Chiti: un poeta, anche se grande, non può permettersi di imporre il suo modo di vedere e di procedere a tutti!
Da modestissimo linguista, poi, mi viene la voglia di fare un esempio credo originale (penso che non si trovi in nessun libro) : tre diversi modi di pronunciare il nome della nostra bella e talvolta ingrata patria.
La pronuncia sdrucciola inglese, " ìtali " , non ci comunica un senso di distacco, di superiorità da parte di chi la usa? Sembra che a chi viene a visitare la nostra nazione basti dare soltanto il primo sguardo (l'accento sulla prima vocale) per capire già tutto, per formulare (c'è da supporlo) un giudizio non tanto positivo...
La pronuncia piana italiana, " itàlia " , è molto più realistica: l'osservatore si pone al centro, diciamo nella capitale (l'accento sulla seconda vocale) , e da lì esamina sia il bene che il male.
Ma la pronuncia tronca francese, " italì " , non è forse la più armoniosa (per ripetere la parola di Panozzo) , la più amorevole, la più poetica? L'ipotetico visitatore sembra entrare un po' freddamente nel nostro Paese, ma poi, immedesimandosi nell'accento sull'ultima vocale, pare considerarlo più entusiasticamente alla fine del viaggio, restarne ammirato e soddisfatto!
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niente è 'male' di per sé, dipende sempre dall'utilizzo che se ne fa.. io non sono linguista e quindi esprimo soltanto opinioni strettamente personali.. ma mi pare che usare troncamenti, quando non strettamente necessari, conferisca al testo un tono 'antiquato' e accade anche che invece di rendere scorrevole la frase la appesantisca..
c'è anche da dire che spesso, purtroppo (e non mi riferisco a mau) è utilizzato a profusione, pensando che basti troncare una parola per fare di testi più o meno piacevoli 'poesia'..
se si vuole scrivere alla maniera dei classici di una volta (e, anche se lo trovo inutile, non c'è niente di male ovviamente) bisognerebbe saperlo fare per intero, altrimenti usare certe forme in testi più o meno attuali, a mio parere li rende un poco ridicoli.. ma è, naturalmente, solo il mio pensiero..
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l'italiano possiede , "in natura" , soltanto pochissime parole tronche (qualche passato remoto, qualche futuro, qualche avverbio... )
credo che in questa tua frase risieda la motivazione del perché, fuori da necessità metriche, l'utilizzo sia inutile.. :)
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credo che in questa tua frase risieda la motivazione del perché, fuori da necessità metriche, l'utilizzo sia inutile.. :)
Concordo... con Amara... mai nessuno (nemmeno i grandi) hanno utilizzato troncamenti se non dettati da esigenze metriche.
Non lo dico con presunzione (tanto è che ho premesso il "mea culpa"...) ma la verità è che i Critici in poesia, il troncamento inutile lo considerano ... alla stregua di uno strafalcione grammaticale oltrechè...Risibile. Provate e cercare qualcosa in merito... magari potreste anche trovarlo sul web...
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i critici in poesia...
Perché c'è chi scrive per essere criticato? :-[ :-[ :-[
Comunque dalle mie parti :o, in Toscana, nel vecchio parlar, si usano le parole tronche...
Mio padre era in gioventù per passione, una sorta di cantastorie o stornellatore...
sono cresciuto ascoltandolo... e nelle sue novelle e storie contadine e anche addirittura nei classici testi toscani della civiltà rurale, esistevano le parole tronche o nonché, come le chiamava lui...
Ecco perché io le uso... fanno parte del mio vissuto.
Comunque non avendo nessun testo da far criticare... E tenendomi alla lontana da quei concorsi dive si giudica basandosi sulla metrica ( anche non ci riesci, non sono capace a scrivere in metrica... )
Continuerò a pubblicare i miei testi così come sono... Certamente assai "sgrammaticati" ... Vabbuò!
Romango dell'avviso che il testo di mai, sia bellissimo!
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:) :) :) monché... ehhh il correttore...
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i critici in poesia...
Perché c'è chi scrive per essere criticato? :-[ :-[ :-[
Comunque dalle mie parti :o, in Toscana, nel vecchio parlar, si usano le parole tronche...
Mio padre era in gioventù per passione, una sorta di cantastorie o stornellatore...
sono cresciuto ascoltandolo... e nelle sue novelle e storie contadine e anche addirittura nei classici testi toscani della civiltà rurale, esistevano le parole tronche o nonché, come le chiamava lui...
Ecco perché io le uso... fanno parte del mio vissuto.
Comunque non avendo nessun testo da far criticare... E tenendomi alla lontana da quei concorsi dive si giudica basandosi sulla metrica ( anche non ci riesci, non sono capace a scrivere in metrica... )
Continuerò a pubblicare i miei testi così come sono... Certamente assai "sgrammaticati" ... Vabbuò!
Romango dell'avviso che il testo di mai, sia bellissimo!
I personalismi, rispettabili, non aiutano a far crescere chi desidera crescere ... questo laboratorio dovrebbe essere utile per approfondire aspetti più dettagliati delle poesie proposte... ed alcuni di noi autori lo facciamo serenamente.
Non trovo giusto criticare chi (come me o amara) fa una profonda analisi (e competente) dei testi distorcendo, in tal modo, la stessa finalità della iniziativa.
Sono stato educato a parlare di generici critici... ma poichè non ho voglia di prendere o farmi prendere per i fondelli riassumo il pensiero di Guido Gizzano in modo inequivocabile: ...gli inutili troncamenti sono roba da poetuncoli... cantastorie da quattro soldi gente che presume di elevare una scadente prosa a poesia cestinsndi qualche vocale... gente che non ha alcuna idea du cosa sia la poesia poesia... scribacchini che non hanno manco l'umiltà di chiedersi perchè poeti che hanno guadagnato la notorietà meritatamtente in certi versi hanno usato parole e vrrbi tronchi.
Non me ne voglia nessuno... io stesso mi do colpa di essere caduto nella banale trappola... ma se volete fare Poesia... (mi rivolgo a chi mi stima ed ha voglia di prendere in considerazione i suggerimenti di Gozzano a suo tempo fatti miei) evitate sssolutsmente gli inutili troncamenti.
Tenendo bene a mente che in questo sito siamo tutti Apprendisti...In quanto alla poesia proposta mi pare ampiamente acclarata la bontà dei versi...
Buon anno a tutti e perdonatemi se non sono troppo presente a causa di un problema (delicato) alla vista per il quale ho subito da un intervento.
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farmi prendere per i fondelli...
cantastorie da quattro soldi... ti ringrazio a nome di mio padre... quando lo rivedo "glielo"
dico... ne sarà felice !
mentre per il poetucolo o scribacchino, non oso contraddirti... un così grande sommo che sei...
comunque io rimango dell'idea che ciò che scrivo e dico... èpurtroppo farina del mio sacco... non delego altri! neppure i grandi autori !
sarebbe meglio , caro amico Duilio, che invece da farti prendere dal livore, leggessi meglio il mio intervento... posso essere ironico a volte, ma difficilmente offensivo!
comunque, salute a tutti !
ch.s
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"Presente non solo nel campo del vestiario, ma anche in quelli del gusto e delle arti, (...) delle ideologie e della stessa scienza, la moda è una pratica significante: essa trasforma gli oggetti di cui s'impadronisce in simboli espressivi, in segni di carattere particolare. Il significante, una linea di moda, rinvia qui a un triplice significato: a uno status sociale, che chi segue la moda detiene, o al quale aspira; a un modo di essere nel tempo, che consiste nell'essere partecipi della modernità; a un certo erotismo (...) In tutti questi campi si osservano fluttuazioni congiunturali: vi sono mode che scompaiono per poi riapparire in forme leggermente modificate. Storicamente, l'attuale organizzazione della moda è una conseguenza del declino della borghesia, sostituita nel suo ruolo di creatrice di mode, ereditato dalle élite aristocratiche, dagli ambienti intellettuali e dalle avanguardie artistiche" (riassunto dell'articolo "Moda" di Olivier Burgelin, a pag. 382 del vol. 9 dell' "Enciclopedia Einaudi" ) .
Queste parole (soprattutto: "Vi sono mode che scompaiono per poi riapparire in forme leggermente modificate" ) sono forse utili per capire che un po' tutti hanno (abbiamo) ragione nella discussione in corso: quelli, come Martino e Amara, che non accettano i troncamenti (appartengono "agli ambienti intellettuali e alle avanguardie artistiche" ? ) , e quelli, come Mau e Chiti, che sono apparentemente più semplici (o più lungimiranti, anticipando il ritorno di antiche mode? )
Io penso di stare nel mezzo, non negando però una certa simpatia per gli ultimi autori citati, forse perché, a cominciare dall'abbigliamento, non ho (quasi) mai seguito le mode, considerandole come arbitrarie imposizioni da parte di coloro che vorrebbero interferire con la mia vera personalità, che vorrebbero dominarla.
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farmi prendere per i fondelli...
cantastorie da quattro soldi... ti ringrazio a nome di mio padre... quando lo rivedo "glielo"
dico... ne sarà felice !
mentre per il poetucolo o scribacchino, non oso contraddirti... un così grande sommo che sei...
comunque io rimango dell'idea che ciò che scrivo e dico... èpurtroppo farina del mio sacco... non delego altri! neppure i grandi autori !
sarebbe meglio , caro amico Duilio, che invece da farti prendere dal livore, leggessi meglio il mio intervento... posso essere ironico a volte, ma difficilmente offensivo!
comunque, salute a tutti !
Saverio... non è il mio pensiero... ma quello d'un illustre poeta...e lungi da me la volontà di offendere cantastorie o poeti provetti (tra i quali mi ci metto anche io definendomi Poetante - aspirante poeta -
Saluti cordiali.
Duilio Martino
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credo sia pi congruo e consono... ritornare al testo di Mau0358, autore che come già detto non conoscevo bene e che apprezzo in questo suo bellissimo testo...
per il resto... bè forse ci siamo fatti prendere un pò la mano...
che ognuno nonostante la dialettica, rimanga della propria idea...
Saverio.
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Queste parole (soprattutto: "Vi sono mode che scompaiono per poi riapparire in forme leggermente modificate" ) sono forse utili per capire che un po' tutti hanno (abbiamo) ragione nella discussione in corso: quelli, come Martino e Amara, che non accettano i troncamenti (appartengono "agli ambienti intellettuali e alle avanguardie artistiche" ? ) , e quelli, come Mau e Chiti, che sono apparentemente più semplici (o più lungimiranti, anticipando il ritorno di antiche mode? )
Io penso di stare nel mezzo, non negando però una certa simpatia per gli ultimi autori citati, forse perché, a cominciare dall'abbigliamento, non ho (quasi) mai seguito le mode, considerandole come arbitrarie imposizioni da parte di coloro che vorrebbero interferire con la mia vera personalità, che vorrebbero dominarla.
caro Antonio.. trovo non sia piacevole che tu collochi dentro mura da te stabilite il pensiero altrui.. o addirittura la personalità altrui...
visto cosa pensava Gozzano, già dall'inizio del secolo scorso, non credo si possa parlare di moda ormai..
ad ogni modo qui pare sia più un difendere ad ogni costo che un discutere, quindi la finisco qui..
ma vorrei che nessuno si inventasse chi sono e come sono.. grazie..
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Provo a dire la mia solo per quanto riguarda il contenuto dei versi e per il senso che restituisce.
Ciò che noto e l'incipit e la chiusa che terminano con gli stessi due versi con l'aggiunta finale della condizione che permetterebbe la speranza dei due versi.
Nei versi 3-4-5-6 c'è una certa asimmetria del 3° verso con il 5° che non toglie nulla al senso, ma non rende la lettura con la stessa fluidità. Si tratta solo di una questione di simmetria legata alla nostra forma mentis con la quale scriviamo i versi. La mia è eccessivamente schematica ed avrei messo un complemento oggetto anche al 3° verso togliendo la "e" iniziale al verso successivo.
Quella della "e" è anch'essa una forma mentale dove per qualcuno serve a dare un certo tempo e incisione alla lettura (come uno sbattere i pugni sul tavolo ad ogni termine). Infatti, se letta con tono austero e deciso ha un senso molto forte ed è giusto l'uso delle "e", ma se il tono deve essere più dimesso, allora quella "e" diventa più intima e sussurrata (però nel secondo caso toglierei la "e" ad inizio verso).
Tutto dipende dal tono che l'autore vuole dare ai versi.
Io la leggo con tono deciso fino al verso "incamminate......" dove il tono ed il ritmo rallentano fino a quel "correre ai bordi della notte" che è un correre in un tempo allungato perchè lungo è il bordo della notte, ma sopratutto per quell'incamminate che indica un moto più lento....... è un contrasto ben studiato dall'autore e mi piace molto.
Nel successivo "nulla si perse...." l'autore ci parla di cose presenti (di ciò che è) e non future come nella precedente, ma subito dopo ci ricorda di cose passate ed anche queste non andranno perdute.
Le immagini usate rendono la grandezza del cielo e dei mari in contrasto con la familiarità della casa, ciò a voler dire che anche la vastità dei luoghi o degli eventi non serve a far dimenticare ciò che è rappresentato dall'intimità e dalla familiarità dei ricordi. Ricordi che vengono rammentati nelle famiglie stesse, il luogo del ricordo più intimo e più forte.
La poesia termina con gli stessi versi iniziali aggiungendo la condizione necessaria alla conservazione dei ricordi: la volontà di ricordare.
Poesia che termina con un insegnamento, una morale raggiungendo non solo l'intento di esprimere un sentire dell'autore, ma anche un insegnamento di un valore rivelando anche la personalità di chi scrive.
Mi scuso con l'autore per questa specie di autopsia dei versi, ma io ritengo che scrivere versi significa mettere su carta la nostra personalità, il nostro modo di essere ed il nostro modo di sentire l'esterno e lo facciamo secondo i nostri schemi mentali.
E' importante la tecnica, certo, ma sopratutto vale, a mio modesto parere, la scelta della parola e della sua sistemazione nell'accostamento con le altre parole. Conta l'immagine che le parole rendono e la potenza che la parola stessa esprime come simbolo. Una sola parola potrebbe essere poesia se inserita in un contesto, in un'espressione, in un tono....
Qua si scrive e si cerca di esprimere e trasferire al lettore una sensazione.
Questa poesia, ritengo, che abbia queste caratteristiche di scrittura e di trasferimento e l'uso delle parole e delle immagini è appropriato.[size=78%] [/size]
2 Novembre
Nulla sin qui si perse
e niente andrà perduto.
S'ascolteranno
e canti e risa e voci,
s'incontreranno genti
e volti e storie e vite
incamminate lungo il sentiero
che corre ai bordi della notte.
Nulla si perse
e niente andrà perduto
di ciò che è
ancor vivo e presente
in un tal color di cielo
che ammanti i tetti delle case
in quell'antica melodia
che va di mare in mare
o in un pensar devoto
che porti a ricordare.
Nulla sin qui si perse
e niente andrà perduto
se solo lo si vuole.
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Giusto per completezza, il 5° verso potrebbe anche essere letto in
"genti si incontreranno" dando un senso diverso e giustificando anche la asimmetria di cui parlavo.
Inoltre, il verso 1 "nulla sin qui si perse" contiene un verbo al passato mettendo un netto confine tra il passato ed il presente e dando maggior risalto alel cose passate che non a quelle presenti.... anche questo è sintomatico delle intenzioni dell'autore che da maggior risalto al passato rispetto al tempo presente che essendo presente nn si è ancora perso.
Approvo anche in questo caso l'uso del verbo al passato per il senso che rende circa la cose da conservare e riferite ad un tempo ben preciso: il passato.
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Bravo Azar... e graxie per la profondo analisi.
io in questa poesia ci vedo tantr cose in più qusli figure retoriche (anafore.. enumerazioni etc... ) e poi suoni pe i quali evidenzio un verso emblematico : " se solo lo si vuole..." io dominio di O e L non fugge.
ad Antonio vorrei dire (come ha già fatto Amara) che non ci sto a fatmi collocare negli stazzi.... di un semplice fenomeno di moda... visto che ho speso la garan parte del mio tempo a studiare metrica fino al punto di spingermi a "canonizzare" (per primo nella letteratura italiana - sfido a trovarne altri che ne abbiano fatto uso - un verso endecasillabo con accento su 4^ sillaba di parola sdrucciola sino ad oggi considerato da manuali di metrica errore o doppio quinario rolliano...
Inoltre, tenuto conto che attualmente sono alle prese con lo studio sulla suono delle vocali e loro relazione con le note musicali... e la poesia (è noto infatti che le note hanno una stretta relazione le vocali tanto da essere da queste definite - RE - MI e SI - FA e LA - SOL - UT(DO), come è noto che certa poesia orientale (quale l'haiku) è fortemente cststterizzata da toni... e suoni che diventano più cupi... più bassi in chiusa - E IN QUESTA POESIA CI SAREBBE TANTO DA DIRE DI PODITIVO IN MERITO ED ALDILÀ DELLA LRGGEREZZA DEL TRONCAMENTO... - glie ne sarei infinitamente grato se non mi collocasse - non credo che io lo meriti - tra i "quelli che...".
MI SENTO SINCERAMENTE, E LO DICO PACATAMENTE, BEN OLTRE ... IL " FENOMENO FI MODA... E COLLOCARMICI FORZATAMENTE DENTRO EQUIVALE A SMINUIRE UN LAVORO IMMENSO CHE MI È COSTATA GRANDE FATICA.
A PROPOSITO DI SUONI RELAZIONABILI ALLE VOCALI... SE QUALCUNO AVESSE ELEMENTI SALIENTI ... GLIE NE SAREI DAVVERO TANTO GRATO SE POTESSE PARTECIPARMELE...
DA PARTE MIA SONO A VOSTRA COMPLETA DISPODIZIONE....SALUTI... E BUONA POSIA A TUTTI.
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Mi dispiace davvero che Amara e Martino se la siano un po' presa per quella mia supposizione (l'appartenenza agli ambienti intellettuali e alle avanguardie artistiche) : il mio, considerando il loro indubbio valore, riconosciuto, da quel che so, anche al di fuori del sito "Scrivere" , voleva essere un complimento. Mi accorgo ora di averlo mal formulato, di aver commesso un errore, e me ne dispiace ( "Chacun peut se tromper" , mi pare che scrivesse Prévert in una sua poesia... )
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Mi dispiace davvero che Amara e Martino se la siano un po' presa per quella mia supposizione (l'appartenenza agli ambienti intellettuali e alle avanguardie artistiche) : il mio, considerando il loro indubbio valore, riconosciuto, da quel che so, anche al di fuori del sito "Scrivere" , voleva essere un complimento. Mi accorgo ora di averlo mal formulato, di aver commesso un errore, e me ne dispiace ( "Chacun peut se tromper" , mi pare che scrivesse Prévert in una sua poesia... )
Fa niente Antonio... riconosco la tua onestá morale...
E grazie per la tua partecipazione costruttiva al forum.
un caro saluto.
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Mi dispiace davvero che Amara e Martino se la siano un po' presa per quella mia supposizione (l'appartenenza agli ambienti intellettuali e alle avanguardie artistiche) : il mio, considerando il loro indubbio valore, riconosciuto, da quel che so, anche al di fuori del sito "Scrivere" , voleva essere un complimento. Mi accorgo ora di averlo mal formulato, di aver commesso un errore, e me ne dispiace ( "Chacun peut se tromper" , mi pare che scrivesse Prévert in una sua poesia... )
non preoccuparti.. basta intendersi..
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Già,i troncamenti.....
So che Amara li odia ed ora so anche Duilio..
Secondo me,indipendentemente dalla metrica,servono ad aumentare la musicalità del testo,ad agevolarne la lettura.
Probabilmente sbaglio,ma mi vengono spontanei e.... poi mi ci affeziono ....
Concordo in pieno. Io credo nei troncamenti che usate come pause hanno una funzione di virgola. Ma più di quest'ultima (secondo il mio leggere :) ) nello stesso tempo mettono in risalto ogni singolo verso per la riflessione evocativa.
Complimenti all'autore, una poesia che mi ha preso molto nella sua aria malinconica. Debbo dire non ho ancora letto tutti gli interventi sin qui scritti, ma dai primi dissento anche per la chiusa che non trovo ridondante. Per me sottolinea a lancia la frecciata, il messaggio finale, l'invito a non dimenticare. Se non fosse stato per essa, per me rimaneva lo stesso una bella poesia ma soltanto di riflessione, non di denuncia.
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Concordo in pieno. Io credo nei troncamenti che usate come pause hanno una funzione di virgola. Ma più di quest'ultima (secondo il mio leggere :) ) nello stesso tempo mettono in risalto ogni singolo verso per la riflessione evocativa.
Complimenti all'autore, una poesia che mi ha preso molto nella sua aria malinconica. Debbo dire non ho ancora letto tutti gli interventi sin qui scritti, ma dai primi dissento anche per la chiusa che non trovo ridondante. Per me sottolinea a lancia la frecciata, il messaggio finale, l'invito a non dimenticare. Se non fosse stato per essa, per me rimaneva lo stesso una bella poesia ma soltanto di riflessione, non di denuncia.
Mi soffermo sulla chiusa:
Non è affatto ridondante... anzi
Non c'è dubbio che D'Annunzio o qualsivoglia Poeta avrebbe ripetuto la parola "nulla" anzichè "niente" per ottenere una irrinunciabile Anafora (figura retorica) e le figure retoriche sono un cardine della poesia dall'albore ai giorni nostri.