:) Bella idea, Antonio! E complimenti per le tue rivisitazioni con la morale!
Per conto mio, ho pensato di riadattare una mia vecchia idea di semplificare L'Infinito di Giacomo Leopardi,
riassumendo i grandi concetti poetici che ci ha trasmesso il grande poeta:
Dall’alto, sterminati spazi rimirando
oltre, e sublimi silenzi paventando,
sento che il vento rotola fra mosse fronde
e mormora d’una sua voce, donde
io le comparo il tutto, l’infinito,
con le stagioni morte e quella viva e presente
e il suon di lei: immensità vivente.
E il mio pensier vi annega:
un dolce inabissarmi in questo mar.
Questo l'originale:
L'Infinito di Giacomo Leopardi
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e rimirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo, ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.