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Laboratorio => Gruppo di lettura => Topic aperto da: poeta per te zaza - Sabato 14 Gennaio 2017, 22:46:04
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Ho scoperto oggi questo testo di una scrittrice statunitense nostra contemporanea, tratto dal suo libro A Return to love,
ed ho pensato di condividerlo qui, per la poesia e la profondità che rivela:
“La nostra paura più profonda.”
“La nostra paura più profonda
non è di essere inadeguati.
La nostra paura più profonda
è di essere potenti oltre ogni limite.
È la nostra luce, non la nostra ombra,
a spaventarci di più.
Ci domandiamo: ” Chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso? “
In realtà chi sei tu per Non esserlo?
Il nostro giocare in piccolo
non serve al mondo.
Non c’è nulla di illuminato
nello sminuire se stessi cosicché gli altri
non si sentano insicuri intorno a noi.
Siamo tutti nati per risplendere,
come fanno i bambini.
Siamo nati per rendere manifesta
la gloria di Dio che è dentro di noi.
Non solo in alcuni di noi:
è in ognuno di noi.
E quando permettiamo alla nostra luce
di risplendere, inconsapevolmente diamo
agli altri la possibilità di fare lo stesso.
E quando ci liberiamo dalle nostre paure,
la nostra presenza
automaticamente libera gli altri.”
Marianne Williamson
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a me sembra uno dei tanti messaggi a sfondo religioso di matrice cristiana o legata alle tante filosofie orientali e che vorrebbero fondere il concetto di paura con quello di mancanza di Fede in un Dio.
Dal mio punto di vista è un messaggio errato!
La paura è semplicemente una mancanza di equilibrio nel gestire le nostre conoscenze di fronte alla Realtà che non sappiamo come affrontare.
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:) Ognuno di noi ha la sua chiave di lettura per questo testo.
Io ci leggo, al di là dell'esagerazione di essere potenti oltre ogni limite, una verità nell'assunto:
È la nostra luce, non la nostra ombra,
a spaventarci di più.
perché abbiamo paura di osare di essere, per timore di fallire quando tutti ci guardano, o paura dell'invidia se riusciamo.
Mi ricorda PARA SER GRANDE di Pessoa.
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Pessoa in "per essere grande" dice che si può essere grandi anche nella piccolezza, nell'infimità lunare.
La luna è alta, ma non è suprema, non è un intelletto, non pretende di riassorbire concettualmente i particolari dei suoi singoli riflessi.
Qui in questo testo invece, c'è un eccesso di ottimismo che (come in troppa tradizione del pensiero positivo...) non riflette abbastanza sul nesso tra eccellenza e virtù: la radice della virtù è tragicamente l'eccellenza, gli antichi greci lo sapevano bene, anche se il cristianesimo e un certo tipo di socialismo hanno fatto di tutto per occultare questa verità; ed eccellenti non possiamo esserlo tutti, per la contraddizione che non lo consente.