Pier Giorgio Cadeddu
Sardo di Cagliari, 63 anni, scrive da pochi anni, ed è bello pensare che la ricchezza poetica che traspare dai suoi versi sia sgorgata così rigogliosa perché successiva ad una profonda interiore analisi.
Sul Sito dal 14/6/2014 con 218 poesie, fra le quali scelgo:Rido di Pier Giorgio Cadeddu – 18/12/2016Il mio commento:
Un sorriso sotto le polverulente luci dell’inverno,
e quello sguardo intenso a chiedere
dove siamo stati nelle nostre fatiche in discesa,
incerte maschere scolpite
negli anfratti del tempo,
dove vivemmo notti e albe di rugiada
tra memorie, scintille e pelli di cinghiale;
fummo pietra e nuraghe,
storia e vita da prendere,
amori nati invano al sole
come quercia sulla roccia nera.
Rido stranito della mia esistenza;
Rido in silenzio, amica mia,
perché il ritrovarsi felici,
solo un pugno di vento,
è un abbraccio caldo e intenso
per perdersi ancora e per sempre,
sulle ombre dei nostri addii.
«C’è il pudore, la ritrosia, il sapere che un nuovo vissuto adulto insieme
non colmerà mai il divario, il tuffo della separazione dall’oggi a quell’ieri, unico e irripetibile. Trascinanti le emozioni riportate in vera poesia, sul valore della prima amicizia.
L’abbraccio è caldo e intenso nell’’epilogo del ritrovarsi felice per poi con naturalezza perdersi sulle orme dei propri addii.» poeta per te zaza (02/06/2017)INAFFERRATO E LEGGERO di Pier Giorgio Cadeddu - 29/10/2016
Su questo amore inafferrabile e leggero
potrei scrivere danze e madrigali,
ballate in punta acuminata di matita
a intrigare il tuo cuore;
con questo amore minuto e clandestino
potrei chiamarti sogno che non c’era,
pausa fra le mie note,
improvviso singulto nella sera,
orchestra muta senza una balera;
invece nei miei anni trascinati all’orizzonte
ti trascrivo pensiero e intrico solitario
di foglie e rami penduli di attese,
navigatore insolito per fiumi e isole;
e solo posso averti di un lento fluire
come un sorriso stanco,
dove il respiro è un sussurro di vento,
è l’aria è pelle calda e umori di terra,
calma di un cielo terso e mendico di nuvole e dolore,
strada dove mi porta quel che resta del viaggio,
delle ultime curve dell’andare,
orme senza passato e polvere a coprire
il tuo amore inafferrato e leggero.
Il mio commento:
«Un amore atteso e compiuto solo ...“dove il respiro è un sussurro di vento, è l’aria è pelle calda e umori di terra, calma di un cielo terso e mendico di nuvole e dolore” -
un amore che mentre la strada della vita porta a quel che resta del cammino, da inafferrabile diventa inafferrato – “orme senza passato e polvere a coprire”.
Spunti lirici toccanti.» poeta per te zaza (02/06/2017)SPAZI E PAROLE - Pier Giorgio Cadeddu - 26/5/2017
Esistono spazi tra le parole
dove i pensieri somigliano ai tuoi occhi
cristalli di luce e attese di una luna calante,
cuneiformi linguaggi di emozioni .
Esistono parole fra gli spazi
dove si perdono i significati del passato
ed il mio pallido cuore rifiata
delle corse ad amare.
Come un assioma e il lessico del mondo
Ci immergono nel senso dell’eterno,
esistono spazi e parole
dove restare ad amarti e piangere.
Il mio commento:
«Un grande e perduto amore è presente nel cuore sempre, anche negli "spazi tra le parole" dette nel quotidiano, è presente alla luce del sole e in ogni sera, in appuntiti linguaggi di emozioni.
Così come ci sono spazi tra le parole, ci sono le parole tra gli spazi, dove il passato si dimentica, facendo rifiatare il cuore.
Finale degno di tutto il testo.» poeta per te zaza (26/05/2017)
Queste sono le tre poesie dell’Autore da me scelto.
È gradito, Autore che stai leggendo, il tuo commento accanto al mio.
Per farlo, è preferibile che tu non faccia la “citazione” di tutto il mio lungo post,
ma che tu RISPONDA in calce a questo, ed esponga il tuo pensiero, semplicemente indicando il titolo e l’Autore (meglio ripeterlo, sì) del testo, dei tre che io propongo, che tu desideri commentare meco.
Ringrazio Elisabetta Randazzo per la stima e la fiducia. Spero di riuscire in questo compito. In realtà mi sento emozionata come una scolaretta…
Si continua con la caccia alla buona poesia come dice Poeta per te zaza.
Propongo all’attenzione degli autori : DEMETRIO AMADDEO
Mi piace come quest’autore si presenta nella sua biografia
“La poesia non va pensata, è fulmine dell’anima, vento nelle ossa, gelo sulla lingua, ecchimosi nel cuore….”
Nel sito dal 26/09/2011 con 320 poesie. Scelgo una delle sue ultime dal titolo:
CHIAMAMI TRA CENTO ANNI di Demetrio Amaddeo – 09/06/2017
Chiamami tra cento anni
quando le mie rughe saranno solchi
e nel cielo ci saranno le stesse nuvole
di quel giorno di maggio
quando la pioggia era un respiro
e le lancette un bacio
conficcate nel mio fianco.
Chiamami quando sarò un tronco
e le foglie un ornamento sul mio marmo
e quel giorno vieni pure
a togliermi quei rami dagli occhi
che come aghi di pino
galleggiavano nel fiume del nostro destino
e non sarà mai tardi
non sarò più piombo
né zavorra sui tuoi passi stanchi.
Chiamami quando avremo la stessa solitudine
e la confonderemo con l'amore
senza più inquietudine
ansia e languore
ma con l'attenzione di due vecchi
storpiando poesie
sul viale che porta all'inutile infinito
nello strapiombo di un bambino
tra la paura e il gioco
di euforica morte.
Il mio commento
“Un canto d’amore, un’invocazione che si allaccia quasi ad un senso di sfida con se stessi. Un invito a vivere il sentimento, a sviscerarlo nel profondo, come a voler constatare che si tratti di vero amore. Un amore che ci trasforma, che ci fa diventare tutte le cose dell’universo. Un amore che ci domandiamo, sarà ancora vivo col passare degli anni? Forse lo chiameremo con un altro nome, forse ci sarà un tempo in cui lo confonderemo con il bisogno di unire due solitudini. Ma “chiamami tra cento anni “ racchiude in sé desiderio, speranza, è un misto di saggezza e follia. Un bel testo, scritto bene, con immagini sospese tra realtà e sogno, che a tratti acquistano la sembianza di visioni. Un testo di un autore che merita di essere letto.
Accidenti, il mio compito non era terminato… Sono ancora qui, forse un po’ imbranata… ma faccio del mio meglio.
Vi presento la seconda poesia che ho scelto di Demetrio Amaddeo
TRISTEZZA di Demetrio Amaddeo – 02/05/2017
Cullo la tristezza
come il vento culla l'illusione
mentre guardo il mare
da un balcone senza luce.
I ragazzi sulla spiaggia
si baciano sui lembi delle labbra
e le onde cantano
la canzone degli amanti.
Vecchio pescatore
portami via dal grigiore
o sarà il vento a sradicarmi
da questa terra senza amore.
Portami con te in alto mare
o sarò scaraventato
in quell'angolo di cielo
da dove sporge una costola di Dio
dove imputridisce l'amore
ed è pace l'oblio.
Non lasciarmi qui
anche se di fronte a me
c'è l'immenso
ma annaspo tra le stelle
che mi cavano gli occhi
senza darmi risposte
a questa notte senza luna.
Il mio commento: Questa poesia è quasi un dipinto. Il volto della tristezza così come appare agli occhi di Demetrio Amaddeo, visto da ogni angolazione, sotto ogni prospettiva. Una tristezza con la quale egli dialoga e che a tratti si prende beffa del mondo circostante, sì proprio così a mio parere, si prende beffa delle onde, dei ragazzi che si baciano. Una tristezza dalla quale vuole fuggire, pur avendo di fronte a sé l’immenso. Ma l’immenso a volte fa paura.
Il linguaggio di Demetrio è chiaro, preciso, calato nella realtà.
Infine,con la terza poesia chiudo le proposte di lettura dei versi di Demetrio Amaddeo, con la speranza di aver adempiuto bene al mio compito, da matricola del forum. Eccovi:
NON ESISTE NIENTE di Demetrio Amaddeo – 23/01/2017
Non esiste niente
esiste solo la paura e l'egoismo
il terrore di essere travolti dal nulla
e ci siamo inventati il Paradiso
qualcosa di superiore per addolcire la morte.
Non esiste niente
e chi ha un'anima la vende
al migliore offerente
chi ha un pezzo di cuore vergine
lo sputa sulla gente
come fosse oro
perla di luce nel mare azzurro dell'inferno.
Non esiste niente
se non la curiosità di varcare il confine
della nostra ovvietà
e anche io sono niente
blatero come un deficiente
m'illudo guardando l'orizzonte
m'innamoro
e scrivo idiote poesie
pensando di avere la formula vincente
per fottere la morte.
E invece questo immenso
mi fa crollare come una foglia
sul prato sconfinato
delle mie ispide reminiscenze.
Il mio commento: In questa poesia torna “l’immenso” in contrapposizione però ad una visione negativa, o forse reale ma transitoria, della vita, quella che ti fa dubitare di qualsiasi cosa, che ti porta a negare l’esistenza di qualsiasi cosa, fuorchè della paura di essere travolti dal nulla.
Non solo non esiste niente, per l’autore, ma addirittura egli arriva a negare la sua stessa esistenza.
C'è però il colpo di scena finale e tutto viene rimesso in discussione, l’immenso, che ci fa crollare e ci fa ammutolire. Di questi versi apprezzo l’intensità, la forza e la potenza espressiva.
Ringrazio Elisabetta Randazzo per la stima e la fiducia. Spero di riuscire in questo compito. In realtà mi sento emozionata come una scolaretta…
Si continua con la caccia alla buona poesia come dice Poeta per te zaza.
Propongo all’attenzione degli autori : DEMETRIO AMADDEO
Mi piace come quest’autore si presenta nella sua biografia
“La poesia non va pensata, è fulmine dell’anima, vento nelle ossa, gelo sulla lingua, ecchimosi nel cuore….”
Nel sito dal 26/09/2011 con 320 poesie. Scelgo una delle sue ultime dal titolo:
http://www.scrivere.info/poeta.php?idautore=16022
CHIAMAMI TRA CENTO ANNI di Demetrio Amaddeo – 09/06/2017
Chiamami tra cento anni
quando le mie rughe saranno solchi
e nel cielo ci saranno le stesse nuvole
di quel giorno di maggio
quando la pioggia era un respiro
e le lancette un bacio
conficcate nel mio fianco.
Chiamami quando sarò un tronco
e le foglie un ornamento sul mio marmo
e quel giorno vieni pure
a togliermi quei rami dagli occhi
che come aghi di pino
galleggiavano nel fiume del nostro destino
e non sarà mai tardi
non sarò più piombo
né zavorra sui tuoi passi stanchi.
Chiamami quando avremo la stessa solitudine
e la confonderemo con l'amore
senza più inquietudine
ansia e languore
ma con l'attenzione di due vecchi
storpiando poesie
sul viale che porta all'inutile infinito
nello strapiombo di un bambino
tra la paura e il gioco
di euforica morte.
Il mio commento
“Un canto d’amore, un’invocazione che si allaccia quasi ad un senso di sfida con se stessi. Un invito a vivere il sentimento, a sviscerarlo nel profondo, come a voler constatare che si tratti di vero amore. Un amore che ci trasforma, che ci fa diventare tutte le cose dell’universo. Un amore che ci domandiamo, sarà ancora vivo col passare degli anni? Forse lo chiameremo con un altro nome, forse ci sarà un tempo in cui lo confonderemo con il bisogno di unire due solitudini. Ma “chiamami tra cento anni “ racchiude in sé desiderio, speranza, è un misto di saggezza e follia. Un bel testo, scritto bene, con immagini sospese tra realtà e sogno, che a tratti acquistano la sembianza di visioni. Un testo di un autore che merita di essere letto.
Accidenti, il mio compito non era terminato… Sono ancora qui, forse un po’ imbranata… ma faccio del mio meglio.
Vi presento la seconda poesia che ho scelto di Demetrio Amaddeo
TRISTEZZA di Demetrio Amaddeo – 02/05/2017
Cullo la tristezza
come il vento culla l'illusione
mentre guardo il mare
da un balcone senza luce.
I ragazzi sulla spiaggia
si baciano sui lembi delle labbra
e le onde cantano
la canzone degli amanti.
Vecchio pescatore
portami via dal grigiore
o sarà il vento a sradicarmi
da questa terra senza amore.
Portami con te in alto mare
o sarò scaraventato
in quell'angolo di cielo
da dove sporge una costola di Dio
dove imputridisce l'amore
ed è pace l'oblio.
Non lasciarmi qui
anche se di fronte a me
c'è l'immenso
ma annaspo tra le stelle
che mi cavano gli occhi
senza darmi risposte
a questa notte senza luna.
Il mio commento: Questa poesia è quasi un dipinto. Il volto della tristezza così come appare agli occhi di Demetrio Amaddeo, visto da ogni angolazione, sotto ogni prospettiva. Una tristezza con la quale egli dialoga e che a tratti si prende beffa del mondo circostante, sì proprio così a mio parere, si prende beffa delle onde, dei ragazzi che si baciano. Una tristezza dalla quale vuole fuggire, pur avendo di fronte a sé l’immenso. Ma l’immenso a volte fa paura.
Il linguaggio di Demetrio è chiaro, preciso, calato nella realtà.
Infine,con la terza poesia chiudo le proposte di lettura dei versi di Demetrio Amaddeo, con la speranza di aver adempiuto bene al mio compito, da matricola del forum. Eccovi:
NON ESISTE NIENTE di Demetrio Amaddeo – 23/01/2017
Non esiste niente
esiste solo la paura e l'egoismo
il terrore di essere travolti dal nulla
e ci siamo inventati il Paradiso
qualcosa di superiore per addolcire la morte.
Non esiste niente
e chi ha un'anima la vende
al migliore offerente
chi ha un pezzo di cuore vergine
lo sputa sulla gente
come fosse oro
perla di luce nel mare azzurro dell'inferno.
Non esiste niente
se non la curiosità di varcare il confine
della nostra ovvietà
e anche io sono niente
blatero come un deficiente
m'illudo guardando l'orizzonte
m'innamoro
e scrivo idiote poesie
pensando di avere la formula vincente
per fottere la morte.
E invece questo immenso
mi fa crollare come una foglia
sul prato sconfinato
delle mie ispide reminiscenze.
Il mio commento: In questa poesia torna “l’immenso” in contrapposizione però ad una visione negativa, o forse reale ma transitoria, della vita, quella che ti fa dubitare di qualsiasi cosa, che ti porta a negare l’esistenza di qualsiasi cosa, fuorchè della paura di essere travolti dal nulla.
Non solo non esiste niente, per l’autore, ma addirittura egli arriva a negare la sua stessa esistenza.
C'è però il colpo di scena finale e tutto viene rimesso in discussione, l’immenso, che ci fa crollare e ci fa ammutolire. Di questi versi apprezzo l’intensità, la forza e la potenza espressiva.
http://www.scrivere.info/poeta.php?idautore=26555Una rima agonizzante
Sulla riva dell’inchiostro c’è una rima agonizzante
che il carnefice ha baciato con stucchevole dolcezza
e dall’alba all’imbrunire cerca un po’ di compassione
tra le ciglia di un lettore che la noti al primo sguardo.
Ed immota resta lì, a sognare un caldo abbraccio
non di un giovane poeta che seduca le sue labbra
né di un bardo incanutito sulle pagine del tempo
ma di un rigido censore con il fumo alle sue spalle.
Tristano
Chiamato in causa dalla mail della redazione, mi ritrovo a fare qualcosa che nessun autore dovrebbe mai fare: spiegare le proprie opere. Lo faccio perché, come spesso accade, sembra che i lettori non abbiano capito il significato, considerando, addirittura, i miei versi come una specie di testimonianza (o accusa) delle poesie ignorate. A me non dispiace assolutamente che ciò che scrivo non venga commentato, perché io stesso non amo farlo con i testi altrui: mi limito a leggerli. In realtà, i miei otto versi muovono una critica, permeata di ferale umorismo, nei confronti delle rime troppo banali (come, ad esempio, "amore-cuore"). La rima, non presente in questa composizione (anche se pare che non tutti se ne siano accorti), è la protagonista del racconto, e sogna che qualcuno si accorga dello scempio commesso dall'autore, e la bruci (credevo fosse abbastanza esplicito che, almeno per "rigido censore", se non per "caldo abbraccio", intendessi il fuoco). Comunque, mi avete fatto sorridere :).
Ringrazio Elisabetta e le altre commentatrici che, pur avendo frainteso il testo, gli hanno dedicato un po' del loro tempo.
Buona notte.
Chiamato in causa dalla mail della redazione, mi ritrovo a fare qualcosa che nessun autore dovrebbe mai fare: spiegare le proprie opere. Lo faccio perché, come spesso accade, sembra che i lettori non abbiano capito il significato, considerando, addirittura, i miei versi come una specie di testimonianza (o accusa) delle poesie ignorate. A me non dispiace assolutamente che ciò che scrivo non venga commentato, perché io stesso non amo farlo con i testi altrui: mi limito a leggerli. In realtà, i miei otto versi muovono una critica, permeata di ferale umorismo, nei confronti delle rime troppo banali (come, ad esempio, "amore-cuore"). La rima, non presente in questa composizione (anche se pare che non tutti se ne siano accorti), è la protagonista del racconto, e sogna che qualcuno si accorga dello scempio commesso dall'autore, e la bruci (credevo fosse abbastanza esplicito che, almeno per "rigido censore", se non per "caldo abbraccio", intendessi il fuoco). Comunque, mi avete fatto sorridere :).:) :laugh: grandioso il rigido censore con il fumo alle spalle che ricorda i roghi delle streghe! E la poesia anela la mancanza di rima, specie se affettata e banale, vaderetro satana!
Ringrazio Elisabetta e le altre commentatrici che, pur avendo frainteso il testo, gli hanno dedicato un po' del loro tempo.
Buona notte.
:) :laugh: grandioso il rigido censore con il fumo alle spalle che ricorda i roghi delle streghe! E la poesia anela la mancanza di rima, specie se affettata e banale, vaderetro satana!
Mi spiace tu la abbia spiegata. :)
Il poeta scrive per se nel momento in cui sviscera i suoi versi, le sue emozioni...ma nello stesso tempo sta scrivendo per fare conoscere al mondo le sue pene, le sue gioie, il suo amore...per cercare consolazione o condivisione, per uscire fuori da quella solitudine tipica dei poeti...se scrivesse solo per se, perché pubblicare?
Che ci vuoi fare? Sei un incompreso...io ribadisco invece che molte volte il poeta è consapevole, scrive e pensa al consenso, al commento...non mi riferisco a te, tu sei un eccezione...
il commento è proprio dei social, la poesia nasce un tantino prima
Infatti è di quello che stiamo parlando, stiamo discutendo su un tema "Commentiamo insieme" aperto su un Social di poesia....la "poesia" è certamente fuori da questo contesto
http://www.scrivere.info/poeta.php?idautore=26555Una rima agonizzante
Sulla riva dell’inchiostro c’è una rima agonizzante
che il carnefice ha baciato con stucchevole dolcezza
e dall’alba all’imbrunire cerca un po’ di compassione
tra le ciglia di un lettore che la noti al primo sguardo.
Ed immota resta lì, a sognare un caldo abbraccio
non di un giovane poeta che seduca le sue labbra
né di un bardo incanutito sulle pagine del tempo
ma di un rigido censore con il fumo alle sue spalle.
Tristano
Salve , discussione interessante che ho molto apprezzato. Vorrei ritornare su questi splendidi versi che mi hanno colpito per la musicalità e bellezza .
Non sono esperta di metrica , potrei sbagliarmi, ma mi sembrano doppi ottonari insoliti quanto efficaci . Leggo che l'unione di due ottonari fu usata da Jacopone da Todi e amata da Pascoli...il verso è in buona compagnia dunque.
Nella foga , persi nel vortice dell'ispirazione, una rima infelice sempre giace esanime in attesa della riveduta. Efficace il secondo verso , mi ci ritrovo pienamente : quanti cuori poi ho riveduto e quanti amori ho cancellato! Schiava fin da piccola della rima , la tua agonizzante raccolgo come farei con una stella marina o una conchiglia.
Accipicchia , volevo solo dirti che la tua poesia mi era piaciuta, ma ti ringrazio di questo tuo dire non richiesto, così ti ho conosciuto meglio.
Non condivido nulla di quanto affermi , soprattutto che questo non sia un sito di poesia.
La metrica ha le sue chiare regole e anche se tu tenti di sfuggirle, sappi che i versi migliori di questa tua poesia sono proprio quelli precisi.
Ah! un' ultima precisazione,: il metro in poesia non lo si tiene in mano ma nella testa .
Un saluto.
Come la Zoppi, anch'io non sono d'accordo su nulla di ciò che sostiene Tristano, in particolare sul fatto che "Scrivere. info" non sia un sito di poesia. Ciò è falso, oltre che offensivo. Egli dice che basta guardare la "home page" . Sarebbe come entrare in una grande libreria ( "Feltrinelli" , poniamo) , e guardare soltanto i libri esposti all'ingresso: quasi sempre lì ci sono i successi del momento, opere spesso di scarsa qualità che proprio per questo stanno lì, perché si vendono più facilmente, perché attraggono maggiormente i lettori occasionali e i più gonzi. Dovremmo dedurre che "Feltrinelli" non è una libreria? Assolutamente no, perché gli intenditori non guardano neppure quello spazio espositivo, ma vanno a scovare i libri davvero buoni nei più reconditi cantoni. Non diversamente i lettori accorti fanno spesso con "Scrivere. info" ...
Ringrazio Elisabetta Randazzo per la stima e la fiducia. Spero di riuscire in questo compito. In realtà mi sento emozionata come una scolaretta…
Si continua con la caccia alla buona poesia come dice Poeta per te zaza.
Propongo all’attenzione degli autori : DEMETRIO AMADDEO
Mi piace come quest’autore si presenta nella sua biografia
“La poesia non va pensata, è fulmine dell’anima, vento nelle ossa, gelo sulla lingua, ecchimosi nel cuore….”
Nel sito dal 26/09/2011 con 320 poesie. Scelgo una delle sue ultime dal titolo:
http://www.scrivere.info/poeta.php?idautore=16022
CHIAMAMI TRA CENTO ANNI di Demetrio Amaddeo – 09/06/2017
Chiamami tra cento anni
quando le mie rughe saranno solchi
e nel cielo ci saranno le stesse nuvole
di quel giorno di maggio
quando la pioggia era un respiro
e le lancette un bacio
conficcate nel mio fianco.
Chiamami quando sarò un tronco
e le foglie un ornamento sul mio marmo
e quel giorno vieni pure
a togliermi quei rami dagli occhi
che come aghi di pino
galleggiavano nel fiume del nostro destino
e non sarà mai tardi
non sarò più piombo
né zavorra sui tuoi passi stanchi.
Chiamami quando avremo la stessa solitudine
e la confonderemo con l'amore
senza più inquietudine
ansia e languore
ma con l'attenzione di due vecchi
storpiando poesie
sul viale che porta all'inutile infinito
nello strapiombo di un bambino
tra la paura e il gioco
di euforica morte.
Il mio commento
“Un canto d’amore, un’invocazione che si allaccia quasi ad un senso di sfida con se stessi. Un invito a vivere il sentimento, a sviscerarlo nel profondo, come a voler constatare che si tratti di vero amore. Un amore che ci trasforma, che ci fa diventare tutte le cose dell’universo. Un amore che ci domandiamo, sarà ancora vivo col passare degli anni? Forse lo chiameremo con un altro nome, forse ci sarà un tempo in cui lo confonderemo con il bisogno di unire due solitudini. Ma “chiamami tra cento anni “ racchiude in sé desiderio, speranza, è un misto di saggezza e follia. Un bel testo, scritto bene, con immagini sospese tra realtà e sogno, che a tratti acquistano la sembianza di visioni. Un testo di un autore che merita di essere letto.
CHIAMAMI TRA CENTO ANNI di Demetrio Amaddeo – 09/06/2017
Chiamami tra cento anni
quando le mie rughe saranno solchi
e nel cielo ci saranno le stesse nuvole
di quel giorno di maggio
quando la pioggia era un respiro
e le lancette un bacio
conficcate nel mio fianco.
Chiamami quando sarò un tronco
e le foglie un ornamento sul mio marmo
e quel giorno vieni pure
a togliermi quei rami dagli occhi
che come aghi di pino
galleggiavano nel fiume del nostro destino
e non sarà mai tardi
non sarò più piombo
né zavorra sui tuoi passi stanchi.
Chiamami quando avremo la stessa solitudine
e la confonderemo con l'amore
senza più inquietudine
ansia e languore
ma con l'attenzione di due vecchi
storpiando poesie
sul viale che porta all'inutile infinito
nello strapiombo di un bambino
tra la paura e il gioco
di euforica morte.
Non ricordo di aver mai letto questo testo. Come sempre, premetto di non essere un bravo commentatore e di esprimere un parere solo su versi che reputo quanto meno interessanti. Preferisco non esprimermi sulle composizioni che non mi piacciono per niente, perché lo considero inutile. La struttura sembra di una canzone, con delle buone immagini, ma l'incedere non è fluido (non per me, almeno, che ho dei criteri di valutazione molto personali). Provo ad andare sullo specifico. Preferirei "cent'anni", invece di "cento anni", per la questione della scorrevolezza citata in precedenza. Avrei evitato il "quando" nel quinto verso, avendolo già utilizzato nel secondo. Mi risulta errato il "conficcate" riferito alle lancette, perché il soggetto, con quella sintassi, è il bacio. Trovo paradossalmente ostile la rima consecutiva "pino-destino", poiché fuori contesto. Mi risulta ostile anche la chiusa, per niente musicale, messa lì senza un motivo apparente. Queste sono le considerazioni che mi son venute di getto, dopo la lettura. In sintesi, è come se mi trovassi al cospetto di una prima stesura, una bozza, messa da parte in attesa della revisione. Ma sono solo le osservazioni di chi non si intende minimamente di poesia. Ci tengo, a questa precisazione :)