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Karapet
Le 116 poesie di Karapet
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Non Delfi
ma l’antro Coricio
per me fosti,
più
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Ci curiamo con le labbra,
con le mani
(lievi o forti),
con occhi arresi
sbigottiti
dal loro stesso spalancarsi
nel
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Appari e scompari,
al passo deciso
seriale ed irriso
segue comunque
il medesimo fiore
reciso.
E forse ti par vezzo
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Si rompono le nuvole
e scroscia finalmente
il sangue scuro del mio cuore.
Senza risparmio
in mille rivoli
presta
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In fondo, ho rose
e sangue da donarti.
E pensieri
altrimenti colorati.
Ho le mie mani
come valigie
d’inconcludibili
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Esiti il tuo passo
come fuoco che s’arrischia
accucciato nella cenere.
Un foulard oltremare di silenzi
indossi come
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Ci salverebbe il bacio
la storia raccontata dagli occhi
un sorriso denso che seppellisse il pianto
il graffio sulla
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Ho rotto le tue finestre
incendiato i dubbi
corso per tutte le stanze
plasmato nubi di certezze
quando è stato mio
il
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Chiave rotta, mio tesoro,
respiro, corsa nostra
ed il fico secolare
che l’impetrò
dove il vento
dirupa il
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Ma più in basso
più in fondo
l’attesa è un vapore
c’è fame di senso
di baci, di pelle.
Coordinate perdute
confuse le
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Cerco ancora
ma con naso ed occhi nuovi
le nostre ventose stanze dell’amore.
Le curve della luce,
l’incontro di
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Sarebbe bello,
in fondo,
poter toccare il fondo.
Respiratorio,
meditativo,
poter udire il tuo addio.
Incendiare i
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Dentro al moto universo
canta allegro l’ingranaggio
la sua magra dolescenza.
Ma nell’ombroso rivolo
nascosto al
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Possiamo poi credere
che l’estate il dubbio calmo
spossi
ed alla terra del ricordo
torni fuggendo?
Dove l’ombra è
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Mentre la porta si chiude alle spalle dell’eroe
sulla mia strada per ritornare uomo,
vorrei così tanto non voltarmi,
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Suoni in minore diminuita,
acri odori e muschiosi
preannunciano la fine di un impero.
Stille dolcissime,
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Cerca la poesia:
Invia un messaggio privato a Karapet.
Accetto come onde gli schiaffi del tuo silenzio,
la prova agrodolce ed infinita del mio orgoglio,
l’incertezza accucciata
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Qui piove.
E non piove.
Non sa decidersi.
L’insoddisfazione
sapientemente arginata
in una piega del sorriso,
spargo
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Lo sfrangiato orlo dell’attesa,
la calma furente di Krishna
è storia già detta
di rose ma forse
di pino ed
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Se penso a te
è ai tuoi occhi
stanati brillanti
dopo l’amore.
Se penso a te
è al tuo passo vivace
a Mercurio
al tuo
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Se mi amassi di nuovo
i miei ammassi di rovi
fiorirebbero invidie
ai tuoi tagliaerbe.
Se baciassi la mia
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Penso ai partigiani
ai filodendri
agli spartani
ai miei concittadini
ai gerani parigini
al sole che filtra dalle
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Allerto Corfù
sia mai
un giorno ci avvisti
nei gorghi.
Col guanto di seta
lucido Parigi
che adori
ed io sopporto
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Allora rispondo agosto
al tuo mai quieto glissare.
Ingoio luglio
mastico settembre
noiosa dieta
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Come vorrei dirti delle briciole
che affamano di più
chi le lascia cadere
o del tempo
che si recita agnello stordito
ed
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Compatta quel battito così speciale,
tenue ma caparbio,
imponi bende ai suoi occhi vivaci e sensibili,
con ripetute
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Questo quieto e sicuro cercarti
ancora
intravedere il filo che c’era
e dissodarne uno nuovo
più rosso e
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Chi sa dirmi
cosa si nasconda, acquattato
tra una rinuncia e la speranza,
quale lingua poi mi parli
l’apparentemente
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Dicembre sospeso
nel bilico.
Gennaio mostrò
la sua interlocutoria,
inutile ed aguzza
magrezza.
Febbraio fu
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Ci vuole calma per svegliare i tuoi pensieri
e congelare i miei,
perché il tempo, coi suoi denti aguzzi,
chiede il solito
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116 poesie trovate. In questa pagina dal n° 21 al n° 50.
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