Cara Annamaria,
credo che si scrivano poesie per svariate ragioni
per passione, per noia, per esperimentazione, per fama, per sfogo.
e quindi ci saranno altrettanti diversi modi di approcciarsi, chi lo farà imitando qualcuno, chi scriverà la prima cosa che gli passa per la testa, chi avrà fatto uno studio preliminare, chi cercherà di metterci tutto se stesso e chi invece ben si guarderà dal dire qualcosa di sè.
Personalmente ti posso dire che le due cose a cui tengo particolarmente quando scrivo (non è sempre così ovviamente) sono la verità di ciò che scrivo e la comunicabilità. Ossia mi preme che ci sia la massima, o meglio la più possibile, aderenza tra la parola e il fatto (o meglio tra la parola e l'umanità di quel fatto) e che la poesia riesca tentativamente a comunicare. Ovviamente qualcuno potrebbe obiettare che sono due fatti soggettvi, è vero ma credo che non sia totalmente soggettivi, ma che ci sia diciamo un 'oscillazione tra due limiti, un centraggio particolare chiuso nell'anima di ogni uomo.
In altre parole potrei dire che mi piace la poesia "rivelativa", se così la possiamo chiamare, quella poesia umanamente appassionata (che non vuol dire melensa) a svelare il o un significato ultimo( come approssimazione) delle cose e delle parole. Mi piace la tensione poetica che ne deriva, mi piace pensare che la poesia debba essere valida sempre. Credo, ma è un qualcosa che devo ancora comprendere bene, che la poesia abbia a che fare con l'eternità e per rovescio anche con il nulla, o meglio che il nulla sia il suo più grande rischio. Sento e profondamente vedo questo rischio farsi realtà dentro la mia stessa penna, la mia stessa attitudine a questa sacra arte dello scrivere, lo riconosco (ma il termini inglese detect sarebbe più appropriato)questo rischio anche nel sito, nei libri di poesia contemporanea e passata, nei gesti, nella vita.
Potrei azzardatamente affermare, per finire, che questa tensione in cui mi sento immerso prima di essere poetica è del vivere; e che si riflette in qualche modo, a volte lateramente a volte significativamente nei miei scritti come ponendo un vincolo, una necessità di chiarimento, di chiarore o come dicevo all'inizio di verità poetica, di comunicabilità.