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La stanza degli ingegneri

Fantasy

Era una stanza normale simile a tante altre. Ma all’ origine non c’ era, era stata ricavata da quell’ immenso atrio che non serviva proprio a nessuno.

Qualcosa di particolare ce l’ aveva. La porta della stanza nella sommità superiore constava di un riquadro che però era privo di vetro, per cui tutto ciò che veniva detto all’ interno della stanza era perfettamente decifrabile all’ esterno.

Non che l’ avessero fatto apposta a progettarla così. All’ epoca nessuno sapeva che quella stanza, avrebbe visto il nascere e l’ evolversi all’ interno di situazioni particolari.

La stanza degli ingegneri. Era stata battezzata così, perché a lavorarci dentro si erano susseguiti diversi ingegneri.

Sai quelle stanze che trovano giustificazione d’ essere perché legate a particolari situazioni.

C’ era stato il terremoto nel paese e come se non bastasse, era seguito dopo alcuni anni l’ alluvione e poi un’ ingente grandinata.

Pensa ai danni che può fare un terremoto, alle conseguenze disastrose, agli interessi che mette in moto, alle pratiche da sbrigare, al lavoro che crea una calamità simile, richieste, accertamenti, sopralluoghi, burocrazia, burocrazia, e ancora burocrazia.

Dopo dieci anni ancora a parlare di terremoto. Se poi a questo si aggiunge l’ alluvione, prima, e la forte grandinata che in tutto il paese ha danneggiato tetti, infissi, autovetture, ti rendi conto che la stanza degli ingegneri, in poco tempo, era diventato l’ ufficio più importante.

E così c’è stato un via vai di funzionari incaricati delle pratiche, di gente che rivendicava un pronto intervento e soprattutto l’ aiuto finanziario per riparare i danni subiti.

Dopo alcuni anni di lavoro regolati da contratti a tempo determinato, che ogni volta che venivano rinnovati, non offrivano mai garanzie perpetue, Leon, giovane laureato in ingegneria, che nutriva ben più alte ambizioni, decise di trasferirsi al nord ed accettare un lavoro, che lo vedeva più motivato e più speranzoso verso il futuro.

Certo, all’ inizio avrebbe dovuto fare dei grandi sacrifici, ma i genitori benestanti l’ avrebbero aiutato, e lì al nord avrebbe avuto più possibilità che non rimanere al paese, dove l’ alternativa al lavoro era rimanersene seduto al bar per ore.

Leon era un tipo tranquillo, calmo, troppo calmo. Se gli fosse crollato un muro addosso, penso che non si sarebbe spostato più in la.

Dopo di lui arrivò l’ ingegnere Mariano, altrettanto calmo e tranquillo, ma simpatico, educato. Non si offendeva mai, anche quando scherzosamente lo prendevi in giro, o facevi delle battute piuttosto forti, stava al gioco, sorrideva, ti guardava incantato e sorrideva.

Era dotato di autoironia. A volte, eri tu che ti rendevi conto di avere un po’ esagerato e così dicevi, Mariano, scusami, stavo scherzando, non è che te la sei presa a male?

Ma lui non se la prendeva mai.

Quando avevi bisogno di aiuto, c’ era sempre. Non sapevi come funzionava un foglio di excel, lui interveniva, c’ era un problema al pc o all’ improvviso non andava la connessione internet, su Mariano potevi contare.

Non perdeva mai la pazienza, non si tirava mai indietro.

Saresti rimasto per ore a guardarlo per la calma che ti ispirava.

Lui faceva il suo lavoro, trattava centinaia di pratiche, ne verificava l’ esattezza.

Ma intanto qualcosa stava per accadere, lo sentivi.

Se il giorno ti rinchiudevi nel tuo ufficio, gli occhi immersi nel computer o la testa chinata sulle carte, perché avevi sempre poco tempo e troppe cose da fare, non ti accorgevi di niente, delle porte che si aprivano e si chiudevano, delle risate improvvise, dei dialoghi sommessi, del rumore di cartelle spostate con forza sul tavolo, delle parole quasi gridate di qualcuno, certamente per farsi notare.

Adria da alcuni anni si occupava di minori, di famiglie disagiate, delinquenti, di persone con problemi psicologici, di anziani che vivevano soli ed abbisognavamo di aiuto. Era sempre alle prese con avvocati, ambulatori dell’ ASREM, tribunali, medici, istituti scolastici. Il suo, un lavoro non facile, per il quale ci vuole passione e un bella dose di coraggio. Insomma una bella rottura.

Ma in tutto questo andirivieni legato al lavoro era sfuggito che da un po’ impiegava le sue pause, diventate sempre più frequenti, nella stanza di Mariano. Li sentivi scherzare, parlare del più e del meno, si alternavano discorsi, a volte anche concisi a grandi silenzi. Parevano immensi quei silenzi!

Non è che stessi sempre a domandarti cosa facevano gli altri, ascoltando le loro parole, i loro discorsi, tu, poi, che per natura non eri per niente curiosa, non ti immischiavi nelle faccende altrui, non amavi i pettegolezzi, il parlare solo per tenere in esercizio i muscoli della bocca.

Forse perché a te era sempre successo esattamente il contrario, ti avevano vista in posti dove non eri mai stata, ti avevano messo in bocca parole che non avevi mai pronunciato, ti avevano fatta fidanzare con persone con le quali eri troppo timida anche per scambiare una sillaba, ti avevano fatta incontrare con chissà chi, fumare e bere chissà cosa. Insomma eri proprio un bell’ esempio da seguire!

Eppure tu sapevi quanto non fossero vere certe dicerie e quanto duramente avevi dovuto lottare per far si che alla fine la verità potesse venire a galla.

Ora cosa importava a te se Mariano rimaneva incantato ad ascoltare Adria, se scherzava con lei, se uscivano sulla porta d’ accesso principale a fumare una sigaretta insieme e, nel frattempo, si ammiccavano lo sguardo o si sfioravano quasi per caso.

Cosa importava a te se Adria irrompeva all’ improvviso nella stanza di Mariano come per coglierlo in flagrante, si dicevano qualcosa, se ne usciva con delle risate fragorose, smuoveva carte e cartelle sul suo tavolo, esclusivamente per attirare la sua attenzione.

Anche quando avevi finalmente cominciato a capire, ti divertivi un mondo cercando di immaginare la loro storia, ma non t’ importava niente.

La tua curiosità era puro divertimento, nient’ altro.

E ti sei divertita anche quando hai cominciato a notare attorno a Mariano un traffico strano. Come se tutte avessero fiutato un buon affare e non volessero lasciarselo sfuggire.

Ti sei chiesta, ma sempre per pura curiosità, chi avesse scelto Mariano quando l’ avevi visto indeciso tra Adria e una certa Greta, che aveva si un bel nome, ma ti sembrava troppo finta, con la sue esile figura, col suo guardarti mentre parlavi, come fosse incantata. Ma era tutta parvenza!

Per quanto tu non nutrissi una simpatia particolare neanche per Adria, per quel suo modo arrogante e irruento che aveva di interrompere tutti e qualsiasi cosa si stesse facendo per avere l’ esclusiva dell’ interesse di Mariano, però la preferivi al suo fianco.

La femmina che circuisce il maschio per attirarlo a sé. La femmina che mette a punto la sua ultima strategia per meravigliarsi essa stessa di come possa funzionare!

Però, comunque, era meglio che fosse Adria a gironzolare attorno a Mariano. A volte ti sembrava quasi di doverlo proteggere dagli attacchi esterni, come se lui ne fosse totalmente incapace.

Da femmina, conoscevi tutte le diavolerie che questo genere è capace di mettere in opera per ottenere ciò che vuole e ti sentivi invadere da uno strano malessere, non potevi sopportare che un uomo potesse subire così passivamente le avances di una donna.

Lui è troppo buono, ti ripetevi, non va bene per lei, lei lo dominerà, ma forse lui ha bisogno di una persona che sia il suo opposto, forse gli farà anche comodo questa situazione, lui tranquillo, e lei con le redini in mano.

Ma per te era un gioco questo immaginare, un gioco di cui non potevi fare a meno. Quando Mariano era solo, cercavi di carpirgli qualche segreto, di stimolarlo a confessare qualcosa, ma lui era troppo riservato, rimaneva sempre nel vago e tu, col tuo bel punto interrogativo in mano.

Era durata poco quell’ indecisione di Mariano tra Adria e Greta.

L’ avevi capito e l’ avevano capito anche gli altri, anche le ragazze che, in quel periodo, lavoravano in ufficio ad un progetto particolare.

Quante risate con Jade, Pamela, Victoria e Fede!

Anche a loro non era sfuggito. E siccome avevano un’ età ancora giovane, erano anche più spensierate e non conoscevano il senso della misura. Erano capaci di andare avanti all’ infinito.

Arriva il momento in cui anche un bel gioco finisce con lo stancare, la mente rincorre altre idee, l’ interesse viene catturato da altre cose, altre persone, o semplicemente non si ha più tanto tempo a disposizione. Insomma il mondo non gira solo intorno a Mariano e Adria.

Ma si, pensi tra te e te, lasciamoli in pace, accada quel che accada, tanto prima o poi si saprà, lo sapranno tutti e così tornerà la tranquillità.

Non c’ era più niente da indovinare o immaginare. Le cose avevano preso una certa piega e se le previsioni erano giuste, nel giro di sette otto mesi Adria e Mariano si sarebbero sposati.

Fu così. Si sposarono, Adria continuò ad occuparsi delle sue solite pratiche, di minori, anziani e famiglie in difficoltà.

Mariano ebbe un contratto di lavoro, altrove, più vantaggioso .

Adria, però, ce l’ aveva fatta a mettere l’ anello al dito a Mariano e lui pareva contento

Non l’ avresti mai detto che quella stanza sarebbe stata lo scenario di tante conversazioni e risate e sguardi silenziosi la prima volta che Adria vi fece il suo ingresso spalancando la porta.

Carino quell’ ingegnere. Disse Nicla

Chi Patrizio? Boh, non mi piace, troppo timido, tu le rispondesti, senza pensarci troppo.

Ma non doveva piacere a te, nella tua mente c’ era un altro ideale di uomini, se esiste poi un ideale, o meglio avevi un chiodo fisso.

Poi, come a voler rivedere il tuo giudizio, affrettato quanto spontaneo, le dissi: a guardarlo bene, sì è carino, però troppo timido, non alza mai lo sguardo dalle carte e dal tavolo, manco a voler osservare di sott’ occhio!

Come si fa, cavolo, avevi aggiunto, anche uno timido e carino, dovrebbe aprire la bocca almeno per salutare, quando arriva. E’ una questione di educazione!

Però mi piace, aveva detto ancora Nicla, ha un qualcosa di magnetico, non ti so dire di preciso. E poi, quelle poche volte che lo fa, si sa anche esprimere bene, si vede che ha studiato!

Così, all’ improvviso, si andava profilando un’ altra storia. La stanza degli Ingegneri tornava in auge, riprendeva vita. Un altro matrimonio? Un po’ azzardata come ipotesi. A Nicla, l’ idea non sarebbe dispiaciuta.

Bisognava mettersi all’ opera, cercare di capire se Patrizio nutrisse un qualche interesse particolare verso di lei, interpretare i suoi silenzi, offrirgli degli stimoli. Magari fargli anche delle domande specifiche, non so: scusa, Patrizio dove andrai a Natale? Un bel viaggio con la fidanzata? Così, tanto per indurlo a rispondere: non ce l’ ho la fidanzata.

Bene, gli avevi carpito un’ informazione. Ma poi, aveva detto la verità, ti domandavi o aveva semplicemente risposto così per evitare ulteriori domande, per chiudere il discorso.

Certo è che avevi cominciato a spiare le sue mosse, a passare più volte davanti alla sua stanza per vedere se rimanesse impassibile, intento nel suo lavoro, magari Nicla passava davanti ala stanza con una scusa, e tu subito dietro per osservare se avesse alzato lo sguardo dal tavolo, anche solo per un attimo.

Avevi preso a cuore questa specie di progetto, l’ obiettivo? Fare qualcosa per fornire a Nicla e Patrizio una prima occasione d’ incontro.

Ma Patrizio non andava oltre una bozza di sorriso, un timido saluto quando non poteva farne a meno.

Non lavorava tutti i giorni della settimana, per cui non ti aspettavi mai di vederlo. Il martedì, il giovedì, la mattina? Spesso era così. A volte però capitava all’ improvviso, il pomeriggio, o in una giornata diversa dal solito.

E Nicla, che aveva aspettato tutto il tempo nell’ attesa di una qualche parola, una pur piccola conversazione, uno sguardo che le facesse intuire qualcosa, rimaneva delusa.

Non accadrà mai niente, si diceva, è troppo timido! A volte pensava, addirittura, che Patrizio non avesse alcun minimo interesse per lei.

Ha un’ altra, si ripeteva, vuole solo amicizia, aggiungeva, si è rimessa con la ex, azzardava ancora a pensare.

I pensieri erano contrastanti, come pure il suo desiderio di incontrarlo o meno, forse s’ era fatta un film, ma perché, diamine, quando lei si era mostrata preoccupata per il fatto che da lì a un mese non l’ avrebbe più visto perché si sarebbe risolto il suo rapporto di lavoro, Patrizio le aveva dato il suo numero di telefono?

Così, tanto per rimanere in contatto.

Ma chi vuole rimanere in contatto, deve instaurare prima un certo rapporto.

Patrizio, niente, compariva e scompariva addirittura senza che nessuno se ne accorgesse, sembrava un gatto.

Spesso, d’ un tratto, vedevi una porta che si apriva, lo vedevi uscire dalla stanza, silenziosamente, guardando dritto, magari per andare a prendere un caffè, o salire al piano superiore per un fax o una fotocopia, cercando quasi di evitare di perlustrare la zona circostante per salutare qualcuno o riceverne il saluto.

Ti domandavi: e questo quando cazzo è arrivato? Ti esprimevi così, quando non riuscivi a capire qualcosa, con le parolacce. Mah! E rimanevi così, senza parole. Tutti uguali gli uomini, tutti uguali, a qualsiasi età. Sempre pieni di paure, sempre vaghi, sempre in fuga!

Nicla non scopriva niente di nuovo, lo sapeva, finora non aveva mai incontrato qualcuno che si fosse comportato fuori dai canoni appena descritti.

Si era quasi convinta che nessuno la volesse, aveva il desiderio di stare con qualcuno, quasi un’ intima necessità.

Però le aveva dato il suo numero e avevano cominciato a chattare su wathsApp.

Nicla aveva cercato di portare il ragionamento su argomenti seri, si era spinta a proposte abbastanza audaci, aspettando di vedere la sua reazione.

Un buco nell’ acqua. Fin quando si trattava di scherzare, tutto andava bene, ma Patrizio non parlava mai di sé o dei suoi desideri, non avanzava mai richieste.

Questo faceva sì che Nicla si convincesse che Patrizio non avesse alcuna intenzione nei suoi confronti.

Quante volte aveva cancellato e poi aggiunto di nuovo il suo numero sul cellulare.

Perché Nicla era fatta così, istintiva, ostinata a volte, avventata, ma poi si ritraeva provando quasi vergogna per una sua frase troppo diretta. Non voleva fare brutte figure o come lei le chiamava: figure di merda.

E quando diceva basta, lo diceva convinta, ma poi con nuovo coraggio ci riprovava.

Non era una che rinunciava troppo facilmente, da buon Ariete.

Eh si Nicla le aveva provate tutte.

Un giorno si era messa a cercare su internet il corrispondente del suo segno nell’ oroscopo cinese. E’ un pò diverso nell’ oroscopo cinese, il segno non è determinato dal mese di nascita, ma dalla data di nascita. Tu scrivi la tua data di nascita e trovi a che segno corrisponde.

Nicla era una tigre nell’ oroscopo cinese. Leggendo le caratteristiche del segno, via via commentava: si è cosi… si io sono così… no però questo non è vero…. ma veramente?, a seconda di quello che leggeva.

Allora aveva colto l’ occasione per andare da Patrizio, o meglio ci era andata, ma non da sola, per chiedergli: ma tu di che segno sei? No perché sto cercando il corrispondente segno nell’ oroscopo cinese.

Lui glielo aveva detto, lei si era messa a cercare, ma poi subito dopo era ritornata da Patrizio per dire, ma vedi, non posso fare niente così, ho bisogno della tua data di nascita.

Era solo un’ occasione che avevi escogitato per attaccare discorso, per studiare i suoi comportamenti, per stimolarlo, dato che era timido…

Ma cazzo, timido fino a questo punto? No, non ha interesse, no, non gliene frega niente!

C’ era un'altra persona a lavorare con lui, nella stanza, un geometra, pare, un certo Gabriel. Avevi coinvolto anche lui in questo tuo discorso dell’ oroscopo cinese. E lui si che si era mostrato disponibile

Basta! Avevi osato troppo, avevi fatto tutto quello che era in tuo potere, ti eri sbilanciata eccessivamente, senza il risultato sperato.

A Gabriel, era bastato che Nicla gli desse giusto un tantino di confidenza… Lui sì, parlava, non era timido, sorrideva, aveva scambiato più di qualche parola con lei, aveva persino accennato a qualche battuta.

Ti aveva subito chiesto l’ amicizia su FB. Era su FB, con un nome strano, ma c’ era. Aveva riempito di MI PIACE le tue foto o ciò che scrivevi.

Vedi quando c’è l’ intenzione e la volontà di fare qualcosa?

Un uomo sa come fare, non ha bisogno di suggerimenti, non c’è bisogno che gli tiri le parole di bocca!

Ma Gabriel ti è simpatico, niente di più. E poi, quanti anni avrà? Parecchi più di te…. Ma che importa… A te non importa un fico secco di Gabriel.

Patrizio invece su FB non c’è, lui non ama i social network, è riservato, è timido. Lui sta su twitter, ma neanche ci va più d tanto. E’ un pessimo frequentatore dei social network. Per questo ti ha dato il suo numero di telefono, per rimanere in contatto, ricordi?

Allora, forse, all’ inizio, ce l’ aveva una qualche idea in testa di conoscerti. Ma ora? Che si sia rimesso con la ex?

Si ma se non manifesta ora le sue reali intenzioni, quando lo farà? Fino a quando continuerà a lavorare, ad entrare ed uscire dalla stanza degli ingegneri?

E fino a quando Nicla continuerà ad aspettare, a sperare di vederlo, a cancellare e aggiungere il suo numero sul cellulare, a dire e disdire, a sognare e a ripiombare bruscamente nella realtà.

Ma tu, hai visto tutto, hai cercato di intervenire, di dare una svolta decisiva alla situazione, volevi fare qualcosa, ti sei sentita impotente. Oddio, odi sentirti così, mentre ti stai ancora domandando se ancora è possibile fare qualcosa… Tu hai percepito la magia in quella stanza, la stanza degli ingegneri e non può essere che questa volta non si verifichi ciò che si è già verificato nel passato.

Un altro matrimonio!

E i tuoi occhi hanno un guizzo di luce più forte.


Rosetta Sacchi 01/03/2015 23:31 780

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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