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La famiglia di Grugnina

Ragazzi

Grugnina, Grugnone e i loro sei piccolimanontanto grugnetti e nonno Stancone

Non era un giorno qualsiasi di dicembre, ma la domenica del 18 che precede il Natale.

Mamma Grugnina, papà Grugnone e i loro sei cinghialotti grugnetti piccolimanontanto, insieme al vecchio, malandato, nonno Stancone, erano intenti a pascolare; dissodavano col robusto ceffo il prato alla ricerca di radici tenere e di talpe. Troppo facile per la famiglia di cinghiali scovarle:

utilizzando il loro sviluppatissimo olfatto, le stanavano piuttosto facilmente individuando i numerosi cumuletti di terra bruna scavata dai roditori per costruire le loro gallerie.

Il cielo era terso, di un azzurro intenso.

Il freddo era pungente.

Durante la notte precedente, una bella spolverata di neve fresca e un’ intensa brinata avevano conferito ai faggi un abito straordinario: reggeva sui rami un’ interminabile infiorescenza arabesca di ghiaccio.

I cristalli di neve, illuminati dal sole, luccicavano come brillanti.

Il “ Colle dei Paperi” sembrava vestito a festa.

Mentre pascolavano, i cinghiali udirono delle voci, provenienti dai piedi dell’ altura chiamata “ Roccette”:

“ Ariom! Arioooom…! Vieni! Dà i, vieni giù!”

Papà Grugnotto, che si sentiva responsabile della famiglia, preoccupato avanzò l’ ipotesi che fossero le voci di due cacciatori e disse: - “ Saranno ancora loro, quei due cacciatori che da tempo ci perseguitano con i loro fucili! Ho sentito raccontare da altri cinghiali che, dopo averci sparato, ci trascinano attraverso il bosco, fino a caricarci sanguinanti sui loro potenti fuoristrada, di nascosto ci scuoiono e delle nostre carni fanno salsicce!”

Ognuno dei cinghialotti diceva la sua.

Proponeva Rep: “ Spaventiamoli col nostro grugnito e mostriamo loro, minacciosi, i nostri denti ricurvi, i nostri “ cinghialini”! Devono smetterla di perseguitarci! Non è più l’ era delle caverne!”

Aggiunse Nid, “ il pensatore“ “ Secondo me qualcuno, ingiusto, avrà deciso, chissà perché, di destinarci al macello!”

Affermò convinto Idon: - “ Io non voglio subire soprusi e rifiuto questo destino, senza far niente, senza muovere una zampa!”

Commentò Rin: - “ Io sono d’ accordo con Idon

Rimbrottò Did .- “ Ma che gli abbiamo fatto di male?! – e aggiunse tremante “ Io ho paura!”

Infine Na: - “ Io sono ancora troppo piccolo, seguirò i consigli di papà e mamma”

Mentre il sole si alzava ancor più all’ orizzonte e i candidi arabeschi di neve gocciolavano dai rami, Lucky a voce alta esortò nuovamente Ariom a ritornare giù e lui, balzando sicuro e veloce sugli appoggi, con l’ agilità di uno stambecco, in meno di due minuti, ansimando un po’, ma felice, ritornò ai piedi dell’ altura.

Ariom e Lucky in realtà non erano cacciatori, per fortuna erano solo due amanti della Natura, e, come tutte le domeniche, con sole, pioggia, neve o vento, dopo aver bevuto un bel caffè al bar di Vincenzo, partivano felici per fare escursioni sulle montagne circostanti, ma, soprattutto, sul Taburno! Proprio così!

“ Intanto, però, lo spavento ci aveva assalito “ – precisò Grugnina -; il cuore ci batteva fortissimo…

Con coraggio, senza più esitare, Grugnone con un forte grugnito ci disse di seguirlo velocemente, di guardare sempre avanti in fila indiana, di non preoccuparci per nonno Stancone: certamente ci avrebbe raggiunto, forte della sua esperienza e saggezza”.

Così facemmo: in men che non si dica attraversammo allo scoperto il tratto pericoloso di montagna spoglio di faggi; senza guardare a destra né a sinistra, prendemmo il sentiero nel bosco, facendo un tramestio pauroso: le foglie morte accumulatesi nel sottobosco, in alcuni punti erano alte più di mezzo metro e noi, piccolimanontanto, quasi sprofondavamo nel fogliame, abbattendo rami e qualunque ostacolo si frapponesse sul nostro tragitto.

Finalmente eravamo in salvo! “

Sentivamo le voci concitate dei due escursionisti “ Oh! Oh! Lucky, guarda, i cinghiali!”

E Lucky “ Due, quattro, sei, otto! Mamma che forza della Natura!” –

Ariom, il più agile, “ Ripigliali! Ripigliali!” –

Lucky “ Certamente! Hai visto come sono precipitati a valle, lungo la scarpata con un fragore incredibile simile a quello di una frana in un dirupo?” –

Ariom annuiva.

Mentre facevano il loro commento su questo spettacolo, Lucky (gli amici gli avevano dato questo appellativo perché era stato fortunato a conoscere Ariom, il quale non perdeva occasione per sostenerlo nei tratti più difficili delle escursioni), Lucky avvistò in cima alla collina un altro cinghiale, il nono! Era maestoso, sembrava un bue muschiato.

Stancone, vecchio e malato, purtroppo era rimasto indietro e, nonostante l’ invito ripetuto dei due escursionisti a scendere per ricongiungersi con gli altri, con molta fierezza e dignità si voltò e, assicuratosi che la famiglia fosse in salvo, dopo pochi attimi di titubanza, si avviò e scomparve nel bosco.

Ora continua tu…!

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Guido Buono 04/02/2017 10:40 1490

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Nota dell'autore:
«Fiaba che vuole essere un messaggio di difesa della Natura in tutti i suoi aspetti; validità del confronto e rispetto di tutte le opinioni; condanna della caccia indiscriminata; valore dell'associazionismo escursionistico e ambientale.»

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