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Dal diario di un libertario accomodante

Sociale e Cronaca

Parigi1959

Sono così, trasandato… in tutto.

Un monolocale umido, quasi uno stambugio impregnato da quell’ odore di muffa che rimane nel naso e, talvolta, si cosparge anche sui vestiti. Pochi metri quadri dove sguinzagliare la vita… l’ unico buco disponibile per uno come me, che ha deciso in modo ostinato di sopravvivere in città, nonostante la precarietà lavorativa e le tasche spesso vuote, costellate di residui di tabacco.

Mi chiamo Ivo Malet, sono nato a Parigi il 12 marzo del 1927. L’ unico ricordo chiaro che ho dei miei poverissimi procreatori è che mi hanno lasciato subito da solo alle prese con la vita. Ed ora eccomi qui… alle soglie dei 30 anni, a scrutare il futuro da una fessura che in fondo non esiste…è una fessura che si è aperta nella mia testa, ma mi serve per non lasciarmi andare del tutto. Mah!

Però anche io posseggo qualcosa che riesce – seppur in modo limitato – a darmi una parvenza naturale… un piccolo tavolo che funge sia da desco che da scrivania, perennemente sporco, disseminato di briciole di pane e macchie di vino rosso dove si staglia una piccola cornicetta in cui vi è un’ immagine dell’ anarchico Bakunin. Che forza Bakunin, quel faccione bonario riesce ad infondermi una sicurezza… bello, bello…

E fogli, tanti fogli spiegazzati zeppi di appunti, libri sciupati accatastati su una sedia impagliata… che pena, dovrei fare un po’ d’ ordine…!

Dalla piccola credenza, si sporge una vecchia cartolina ingiallita a cui tengo moltissimo raffigurante il poeta Charles Baudelaire. Non ricordo proprio dove l’ ho trovata! A, si, forse un regalo di Lé o, l’ anziano clochard che per me è una vera e propria miniera di saggezza.

Se avessi avuto una casa più grande lo avrei ospitato con molto piacere. Ma lui preferiva i marciapiedi e le sue scatole di cartone pressato rimediate nella tabaccheria di Henriette e Gaston o nella bottega di Jean- Didier l’ elettricista.

A pensarci bene è un vero peccato lasciare quella cartolina col poeta maledetto così, alla mercé del disordine… dovrei metterla nel mio fedele taccuino nero su cui annoto i frammenti del nulla che mi circonda… Mah! Mentre cerco di riordinare i miei pensieri e mettere nero su bianco, mi cade l’ occhio sul motto nichilista che ho appeso a mo’ di capezzale accanto alla mia branda: “ Lasciarsi esistere”. Mi viene da sorridere!

Mi rendo conto che sono figlio di ciò che leggo con passione quasi maniacale: Stirner, Bakunin, Kropotkin… Camus… e anche Sartre, anche se è un outsider… Di loro e di ciò che hanno scritto ho assimilato il sapore asprigno della provvisorietà dell’ esistenza, regolarmente contraddittoria, in continua lotta contro l’ umana pochezza (gli sporcaccioni come li chiama Sartre), contro il potere di pochi che avvelena l’ esistere di molti. Odio la classe borghese, la vedo penosamente equidistante tra indigenza e aristocrazia….che schifo… Una classe sociale ibrida, ipocrita, appiattita, adagiata sulle false certezze del sentito dire che generano creature orribili attraverso il torpore di una ragione prigioniera di mefitiche convenzioni.

La mia precarietà esistenziale mi pone nella condizione di sondare le miserie umane che, agli inizi di questi anni ’ 60, si stanno propagando a livello collettivo grazie anche alla spudorata mentalità consumista che l’ America elargisce a piene mani a noi europei. Quanta generosità!

Me lo ricorda ogni giorno, sul far della sera, un grosso neon policromo, visibile dalla mia finestra, che reclamizza una famosa marca di vestiti per uomo. All’ imbrunire viene acceso e la sua intermittenza diventa un tassello in più nel mosaico della quotidiana monotonia. Un uomo in gilet con tanto di cappello che si accende e si spegne… mah!

Ha ragione il grande Sartre quando parla di nausea.

Stasera dovrebbe venire a farmi visita lo zio Bertrand, il fratello minore di mio padre…

Che dire del caro zio Bertrand? Ora è benestante, un brav’ uomo, con la testa impomatata di brillantina che sa di lavanda… E’ buono lo zio Bertrand. Tre mesi fa mi ha regalato un grammofono e un piccolo frigidaire che, al massimo del suo splendore, spesso contiene solo tre uova e un panetto di burro. Che razza di pezzente che sono! Ma zio Bertrand veglia su di me e mi accudisce come può, alimentando talvolta anche quell’ inclinazione prettamente umana verso il superfluo. Conoscendo la mia passione per la musica, zio Bertrand, che abitualmente si aggira curioso nei mercatini dell’ usato parigini, mi ha fatto dono di tre dischi a 78 giri… musica jazz, di gran classe…. Monk, Armstrong, Hampton…

Mesi addietro mi regalò altri dischi… in particolare sono legato ad un disco di Juliette Greco che contiene il brano Si tu t’ imagines … veramente una gran bella canzone e ad un disco del grandissimo Georges Brassens, per me un vero mito. Prima o poi andrò a sentirlo cantare dal vivo, tempo e soldi permettendo….

Spesso, durante i miei pomeriggi saturi di noia, mi inoltro nei quartieri un po’ più alti… dove vive la cosiddetta gente perbene…

In fondo è qui che ho imparato ad apprezzare la musica jazz suonata dalle piccole e improvvisate orchestrine da marciapiede… sono fantastiche quelle dove ci sono i negretti con la coppola che se la ridono mentre…

A conti fatti esisto, dunque sono, quindi in linea di massima dovrei essere in grado anche di pensare…

La tabaccheria di Henriette e Gaston

Allo spaccio si accede dal marciapiede, scendendo per una scala che porta ad un seminterrato. Una vera e propria cave in piena regola… E’ elegante la tabaccheria di Henriette e Gaston.

I variopinti pacchetti di sigarette e sigari gli conferivano un’ aria calda e accogliente…. E poi c’ erano i cioccolatini, la liquirizia e due tavolini nei quali è possibile sedersi e fumare in santa pace o scambiare due chiacchiere con qualche avventore di passaggio. Ogni tanto si fa viva Roxane, assonnata dopo una nottata di sesso monotono con i suoi clienti abituali….

Roxane era una donna molto curata, sobria nel vestire, profumatissima…. Niente a che vedere con Clervie, anche lei prostituta ma decisamente inavvicinabile soprattutto dal punto di vista olfattivo.

Mi sono sempre domandato che faccia avessero i clienti che usufruivano dei suoi servizi – per così dire – di ordine carnale….

Eh, sì, il seminterrato tabaccheria era proprio un angolo di paradiso in un quartiere dove si aggiravano i grugni grigi di una borghesia che si nutriva di ipocrisia e sorrisi di circostanza, all’ uscita dalla messa, la domenica, tutti rigorosamente con i pacchetti di dolci in mano, perché la domenica bisogna stare tutti assieme, essere famiglia, anche si ci si è sbranati per tutta la settimana. Che orrore!

Dal mio abbaino, quando si avvicina la sera, vedo la luce roteante della bottega di Armand, barbiere di lungo corso, molto apprezzato in zona per la precisione con cui rifinisce barbe, baffi e basette. Mi rassicura quell’ insegna, capisco che lì c’è qualcuno che può di tanto in tanto può dare ospitalità alla mia solitudine.

Domani in mattinata passerà la signora Flore ha prendere i soldi dell’ affitto. Lo zio Bertrand mi ha lasciato una somma di denaro che dovrebbe bastare per almeno due mesi… povero zio Bertrand!

Scapolo, solitario, pensa solo a lavorare… Anche la signora Flore è zitella, sulla cinquantina ma ancora piacente e molto curata. Dovrei presentarla allo zio magari….

Ma no, cosa vado a pensare, lo zio è uno spirito libero, solitario, ma libero. Forse sono io a proiettare il mio isolamento su di lui, tutto qui.

5 gennaio 1960.

Ieri Camus ha perso la vita in un incidente stradale. Maledizione!

Lo scrutatore dell’ umana assurdità che muore di morte assurda assieme al suo editore Michel Gallimard….

Le ore serali sono le migliori per raccogliere pensieri e riflessioni. Benché talvolta banali, certe sensazioni interiori è meglio conservarle e ritornarci sopra a tempo debito.

Ha ragione Nietzsche quando parla di schiavi salariati: le 20 ore che trascorro settimanalmente alle dipendenze del signor Carot, proprietario dell’ emporio, ne sono un esempio. Nell’ emporio si vende di tutto, dai fiammiferi ai prodotti per la pulizia della casa, dalle bombole di gas agli articoli per sartoria, prodotti per l’ igiene personale e anche pipe. Si, pipe molto belle di radica autentica…

E’ da tempo che sto pensando di acquistarne una, mi piace molto l’ odore che emanano le pipe ben fumate.

Costano un occhio della testa e il sig. Carot non fa sconti a nessuno. Lui si ritiene ed è il capo e, come tutti i capi, è una carogna assatanata di soldi.

20 ore alla settimana, un contratto strano, che mi fruttano quei pochi franchi giusti per non morire di fame. Per mia fortuna c’è lo zio Bertrand che pensa all’ affitto del mio abbaino, d’ altra parte mi vuole un bene dell’ anima e poi è scapolo, non ha figlio, per cui….

Sto seriamente pensando di mettere un po’ di ordine nel mio abbaino. Non è più possibile vivere in un ambiente così disordinato e polveroso. Il sig. Donatien ha deciso di sbarazzarsi della sua vecchia libreria e mi ha detto che posso prenderla se la voglio. Ovviamente me la devo smontare, portar via e rimontare da solo… spero che Nestor mi dia una mano, di solito non è che abbia tutti questi impegni e nel tardo pomeriggio potrebbe aiutarmi.

E’ una bella libreria quella del sig. Donatien, gli scaffali sono robusti e nonostante sia stata molto sfruttata sembra come nuova….

Avevo 23 anni quando lessi tutti d’ un fiato il romanzo di Sartre “ La Nausea”. E’ da quel libro che ho tratto l’ ispirazione di possedere un diario tutto mio dove affidare quei frammenti di vita che a volte passano inosservati ma che hanno pur sempre una loro dignità e sono intrisi di senso. Dare per scontato ciò che accade non mi è mai piaciuto… devo vedere sul soppalco se riesco a ritrovare la copia de “ La Nausea”, vorrei rileggere questo libro e magari cogliere quelle sfumature che mi sono sfuggite a 23 anni. La realtà incombe con tutto il suo peso. Mi sento quasi destinato ad esistere. Nestor mi dice spesso che vivo immerso in ideali irrealizzabili e che sono troppo iperrealista. Ma basta guardarsi attorno per avvertire il lezzo di quell’ aurea di mediocrità borghese che contamina il circostante, la quotidianità con tutta la sua contingenza.

Come sono buoni, belli e bravi questi borghesi, prendono la forma di ogni loro convinzione, feticisti dell’ ovvio, conformisti e ciò che sono e dicono di sapere trae sempre origine dal sentito dire… nessuna traccia di pensiero critico degno di questo nome. Vivono immersi in una libertà fottuta ed effimera….che schifo. L’ importante nella vita è dare forma a un qualcosa che non ha forma… a un’ idea, a un progetto e, soprattutto alla fantasia laddove possibile. Dare forma, rendere concreto ciò che naviga nel mare del dubbio o nel fiumiciattolo di ciò che si dà per scontato. Ieri sera Nestor aveva voglia di chiacchierare. Parlava del suo rapporto don Dio, della sua fede, di come la lettura delle sacre scritture gli renda la vita meno pesante, con tante speranze tutte da collezionare e utilizzare al bisogno. E’ un farmaco potente la speranza. Quando ci si dona ad essa l’ effetto collaterale più immediato ma sanante è l’ illusione. Mentre Nestor parlava, mi sono acceso uno dei miei sigaretti cercando di non distrarmi mentre lui si raccontava.

“ Ivo, ma tu credi in Dio?” – Domanda a bruciapelo comunque scontata… c’ era da attendersela….

“ No Nestor, non credo in Dio, non credo alla Madonna e ai santi…”

“ Ma hai mai letto la bibbia, il vangelo….?”

“ Nestor da piccolo ho frequentato il catechismo per far contenti i miei genitori, ho letto qualche passo dei sacri libri e non ricordo una sola riga che sia riuscita a convincermi di qualcosa di serio….mi sembrava e mi sembra tuttora una favola ben scritta concepita per condizionare e controllare la massa, terrorizzarla e creare sudditanza….”.

“ Ma allora per te non esiste niente, non esiste lo spirito né alcuna possibilità di trascendenza….”.

“ Nestor, per me esiste l’ uomo e il senso di responsabilità individuale… il resto sono solo chiacchiere atte ad autoingannare noi stessi e a foraggiare la nostra inadeguatezza a vivere…”

“ Roxane fa la prostituta, eppure crede in Dio”.

“ Se ciò la fa star bene con se stessa e con gli altri, buon per lei….”.

Qualche sera fa riflettevo sul fatto che, man mano che si va avanti con l’ età, la vita si riempie di morti. Una lunga vita è piena di morti. Quante persone che si conoscono si perdono per sempre durante tutto l’ arco della nostra vita. Sarà per questi pensieri che stanotte mi è venuta in sogno la morte.

Un sogno vivido ma strano, vissuto, in cui intessevo una sorta di dialogo con un’ entità percepita dai più come terribile, crudele, che non scende a patti con nessuno ma che nel sogno si è dimostrata disposta ad un confronto seppur breve con me, povero immortale indifeso.

Non era la classica morte come di solito la si rappresenta, era una specie di efebo longilineo con grandi occhi neri e molti capelli che si rosicchiava le unghie. Mi guardava fisso senza lasciar trapelare alcuna emozione in particolare, aveva un volto immobile, stanco, ma che non dava l’ impressione di voler terrorizzare nessuno. Un sogno talmente realistico che ricordo molto bene ciò che ci siamo detti e non posso certo non riportare il dialogo sul mio diario.

Dialogo con la morte

Morte: “ Ciao Ivo, se non ti dispiace mi fermo qualche minuto qui nel tuo abbaino, vado via subito”.

Io: “ Chi sei? Come sei entrato in casa mia? La porta è chiusa a chiave, ho dato due mandate…”

Morte: “ No, no, no, niente domande Ivo, ti ho detto che tra poco tolgo il disturbo non preoccuparti”.

Io: “ Insomma mi ritrovo all’ improvviso un estraneo dentro casa, che non so chi è e come ha fatto ad entrare… ho diritto a un minimo di spiegazione o no?”

Morte: “ Ivo, se ti dicessi chi sono e come ho fatto ad entrare qui dentro nonostante la porta chiusa a chiave, rimarresti impietrito dalla paura e forse perderesti anche l’ uso della parola….”

Io: “ Tu non preoccuparti della mia paura o delle mie parole perdute….posso sapere chi cazzo sei?”.

Morte: “ E va bene, se così vuoi sarai accontentato. Sono la morte ok? Si, la morte, quella che si porta via le persone da questo mondo in quel che chiamate viaggio di sola andata… senza ritorno. Sei soddisfatto ora?”.

Io: “ Secondo me mi stai raccontando una sonora cazzata. Cosa vuoi? Soldi? Cibo? Ospitalità?... che cosa vuoi? Qui non c’è niente, se vuoi derubare o prendere per i fondelli qualcuno ti assicuro che hai sbagliato indirizzo”.

Morte: “ Ma come siamo suscettibili… non posso neanche darti una prova concreta di chi sono veramente perché nella mia lista il nome Malet non compare, almeno per ora… Vediamo… o perbacco, ma un Malet me lo ritrovo … hai per caso uno zio che si chiama Bertrand?”

Io: “ Si perché?”

Morte: “ Perché compare il suo nome nella mia lista… Malet Bertrand di anni 68…”

Io: “ Come fai a sapere il nome e l’ età di mio zio?”

Morte: “ Te l’ ho detto Ivo, ma tu non mi credi, che posso fare? Ora è meglio che io vada, mi raccomando ragazzo fai il bravo e renditi un po’ più umile interiormente”.

Lo strano personaggio si alzò, si avviò verso la porta e andò via.

Un sogno terminato un modo quasi brusco, incompleto, che mi ha lasciato comunque turbato e non poco. Il nome e l’ età di mio zio proferite da quello strano tipo che si autodefiniva “ Morte” avevano un non so che di inquietante. Lo zio Bertrand era in ottima salute, non dava alcun segno di cedimento a livello fisico, era allegro, verace, volitivo, insomma niente che possa prefigurare una sua imminente uscita dalla scena del mondo. Mah!

Sono sempre stato un acerrimo nemico di coloro che si masturbano cerebralmente… un sogno resta pur sempre un sogno e non mi piace ravanare nel fatuo. Però, certo, questo sogno non mi lascia del tutto indifferente, voglio un bene dell’ anima allo zio Bertrand e il pensiero che un giorno andrò via per sempre da questo mondo mi dà i brividi.

Oggi pomeriggio, appuntamento con la signora Flore…


Felice Di Giandomenico 24/09/2018 15:22 1 794

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Commenti sul racconto Commenti sul racconto:

«E’ davvero un bel racconto, un po’ di fantasia alla fine (il dialogo con la morte), ma di resoconto sociale per il resto. L’autore ci fa rivivere con realismo quella che doveva essere la tipica anima di Parigi intorno al 1960, un’anima ampiamente libertaria, antiamericana, rivoluzionaria a parole (con nostalgia della rivoluzione francese e simpatie per quella russa), antiborghese (erano i tempi in cui Jacques Brel cantava "Les bourgeois sont comme les cochons... ") , amica dei diseredati e degli emarginati (i clochards, le prostitute...) Quella Parigi (dopo il fuoco fatuo del "Mai 1968") sarebbe finita qualche tempo dopo, ma nel 1971 (quando la visitai la prima volta) se ne avvertiva ancora il sapore e se ne coglieva il fascino.»
Antonio Terracciano

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