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Il tempo delle mele

Biografie e Diari

IL TEMPO DELLE MELEQuante volte Mara aveva desiderato di tornare nei luoghi della sua infanzia!  Ma solo ora che aveva saputo, da illustri medici, che il male di cui soffriva l’ avrebbe portata alla cecità, si era decisa.  Ardeva dal desiderio di rivedere ogni cosa che le apparteneva ed i vecchi amici di giochi e di lavori.  Molti, purtroppo, non li avrebbe ritrovati. Erano espatriati da lungo tempo. Altri però non avevano resistito al richiamo della loro terra ed erano ritornati, dopo aver reso famoso il loro paese e l’ Italia nel mondo.  I suoi familiari si erano prodigati per farle realizzare questo desiderio, per anni custodito e temuto nello stesso tempo.  Era lì, seduta sulla vecchia sedia a dondolo sistemata sulla loggia, le spalle coperte dallo scialle che era stato di sua madre. Respirava l’ aria sottile delle sue montagne a pieni polmoni e le sembrava un sogno. Delle voci la distolsero dalla contemplazione: alcune signore amiche avevano appreso del suo arrivo e si erano premurate di andare a salutarla portandole un dono prezioso, un cesto di frutta di stagione. Il volto di Mara si rigò di lacrime, mentre, insieme alle amiche, si mise a ricordare “ il tempo delle mele” . Un raggio di sole le accarezzò il volto segnato dal tempo e dai sacrifici di una vita difficile, di cui sarebbe stata solo in parte ripagata. Le cicatrici erano profonde!  Quella casa tanto odiata e tanto amata era stata un tempo abitata dalla sua numerosa famiglia, formata, oltre che da lei e dai suoi genitori, da altri cinque fratelli. Era grande quella casa, costruita da Papà Giuseppe con i risparmi accumulati durante il suo periodo di emigrazione in America. E sua moglie Letizia, donna energica e forte, ben capace di gestire una situazione familiare complessa, curava sempre con amore tutta la casa e teneva la loggia abbellita da piante fiorite e coccolate.  La casa era spesso animata anche dalla presenza dei collaboratori di papà Giuseppe, che acquistava frutteti in fiore ed era spesso impegnato nella raccolta e nello smercio.  Proprio durante le pause della raccolta, si faceva colazione sull’ erba e si trovava la voglia di cantare e ballare al suono della fisarmonica. Per Mara, fanciulla in fiore, era pura felicità collaborare e partecipare. All’ imbrunire le gerle venivano caricate sul dorso dei muli, che, pazienti, iniziavano la strada del ritorno. Mara le riviveva nei dettagli, queste scene. Rivide anche suo padre a capo della carovana, bellissimo e rispettato da tutti.  Quando portava a casa le gerle della raccolta, che consisteva soprattutto nelle mele, nei locali terranei si creavano delle vere e proprie collinette dolci, sulle quali Mara, sfidando lo sguardo di disappunto del padre, amava scivolare. Poi, quelle collinette si sarebbero trasformate in tanta roba buona da smistare tra i negozianti.  Erano stati gli anni più sereni e prosperi per tutti.  E le domeniche poi... quei lunghi giorni invernali...  La domenica, il suono della bellissima campana di San Giuseppe faceva sentire per tutta la vallata il richiamo alla preghiera. Lei indossava l’ abito della festa e, in compagnia della sua austera e bella mamma, si recava a messa. Qui aveva un ruolo speciale: leggeva i passi delle Scritture e cantava, con la sua voce da usignolo che illuminava la sua già radiosa bellezza. Per questo aveva il diritto di sedere al primo banco, accanto ai signori del luogo, giunti poco prima in eleganti carrozze, accompagnati dalla servitù. Si tornava a casa felici: lei leggeva negli occhi dei genitori gioia ed orgoglio, e ne era gioiosa ed orgogliosa. Mara si dava sempre da fare per aiutare nei lavori di casa la mamma e tutte le donne di famiglia. Soprattutto durante l’ inverno, si lavorava ai ferri o all’ uncinetto, accanto al focolare sempre acceso. Nascevano veri capolavori. Dolci tesori di famiglia.  Tra le mani, nel ricordo, Mara ne sentiva ancora la morbidezza. E negli occhi l’ incantato stupore per quei ricami che erano tante opere d’ arte.., e d’ amore. Intanto nelle narici faceva capolino il profumo dei deliziosi dolci prodotti nelle pasticcerie e nelle case. Un profumo che circolava per le stradine del paese, illuminate la sera da rari lampioni che spinti dal vento, producevano strani e “ paurosi” cigolii.  Le parve di risentire la voce di Agostino, l’ ubriaco del paese che, noncurante del freddo o del caldo, si soffermava sotto i balconi e chiamava a gran voce i proprietari, che lo ignoravano, salvo poi a provvedere comunque alle sue necessità durante il giorno.  In quegli anni tutto sembrava sereno. Eppure...  A sedici anni si era innamorata per la prima volta. Era un bravissimo ragazzo di buona famiglia, con un bel futuro. Anche suo padre aveva dimostrato di essere favorevole. Ma i fratelli no. Soprattutto il primo si mostrò ostile: niente grilli per la testa, occorreva il suo aiuto in casa, accanto alla Mamma, soprattutto allora che i maschi dovevano spendere tutte le energie, per rilanciare l’ azienda di famiglia dopo un periodo di crisi dovuto ad una malattia degli alberi da frutto. I suoi genitori la difendevano, ma a nulla valse. Le fu proibito di parlare con il suo primo amore, di uscire e perfino di recarsi a Messa. Lei non voleva arrendersi e più volte, aiutata dalle amiche e dalle sorelle del suo ragazzo, lo rivide.  Ma la pagò cara. Più volte subì violenza fisica, chiusa in una stanza con il suo crudele fratello, che non volle mai cedere alle preghiere di suo padre. Lui considerò sempre la sorella, così come in futuro avrebbe fatto con moglie e figlie, come cose di sua appartenenza!  Mara ne soffriva moltissimo. La sentiva come una profonda ingiustizia. Eppure i suoi fratelli avevano potuto crearsi un avvenire sicuro, anche andare a scuola di musica, imparare a suonare vari strumenti ed entrare a far parte delle bande musicali del paese e del territorio. E avevano potuto anche aprire un’ attività commerciale...  Nei momenti più tranquilli, Mara poteva andare a far visita alle nobildonne anziane, amiche di famiglia, che le facevano scrivere lettere ai figli lontani o la trattenevano solo per compagnia.  Ma intanto l’ occasione offerta da quel primo amore era andata perduta. Decise a quel punto che, appena si fosse presentato un giovane accettabile, si sarebbe sposata pur di mettere fine a quella situazione. L’ occasione arrivò presto e nessuno dei suoi fratelli si premurò per lei. Fu così che si affidò al destino, che però le fu amico solo a metà. Seduta su quella sdraio dei ricordi, Mara ora rifletteva che le ragazze, nell’ attesa e nel desiderio del principe azzurro, delle volte esagerano per dedizione, sono troppo ingenue. Forse, dovrebbero essere meno romantiche e più attente. Più capaci di capire se le affettuosità, i regali, le promesse di un futuro felice siano veritiere, di rendersi conto quanto siano più importanti la stima ed il rispetto che insieme diventano Amore. Le amiche erano andate via. Mara si ritrovò sola, su  quella  sedia    sdraio  Ma forse, immersa nel suo mondo, lo era stata anche prima.  Si era levato un venticello fresco, pericoloso quando si ha l’ età delle nonne.  L’ ultimo bagliore le colpì gli occhi, che avrebbero visto sempre meno. Il bosco, quasi a volerla consolare, le mandò il profumo della terra, delle felci e dei castagni.  Lentamente si alzò e rientrò, aiutata da Miriam, la sua nipotina prediletta. La casa era calda e quel tepore fece bene alle sue ossa stanche. Una lacrima di nostalgia le scese lentamente sul volto. Il profumo della cena imminente si mescolò al profumo dei ricordi. Domani, pensò, sarò ancora qui, a ricordare, a godere la mia terra.                                                        Rosalba Fieramosca
Via Vincenzo Dono, 884128 - Salernotel. 349769693 – mail;






Rosalba Fieramosca 17/07/2022 18:15 184

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Nota dell'autore:
«buongiorno a tutta la redazione. RITORNO NEL SITO DOPO MESI. MI AUGURO CHE TUTTO VADA A BUON FINE. E’ IL PRI, O RACCONTO SCRITTO ANNI FA.»

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