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Questo racconto è inserito in:
 Parte 2 della raccolta "Le mie fiabe " di Vivì (11 racconti)
 Fantasiosamente

Ben il pesciolino... volante

Ragazzi

Ben, il pesciolino volante

Ben era nato nel grande acquario di un negozio di animali in una tiepida mattina di primavera, insieme a tanti fratellini e sorelline.

Apparteneva al genere dei pesci pagliaccio, e aveva un carattere scherzoso e allegro, sempre pronto a dire una parola buona a chiunque ne avesse bisogno e disponibile con tutti.

Era il beniamino di tutti, per questo lo chiamavano Ben, diminutivo appunto di Beniamino.

Il piccolo si svegliò quel giorno felice come sempre di condividere il suo tempo con tanti coetanei rincorrendosi o giocando a nascondino tra i sassi e tra i ciuffi d’alga che galleggiavano nella vasca.

Ma quel giorno, purtroppo, non fu come gli altri. I giochi e le corse sfrenate non durarono molto. Poco dopo, Ben intravide attraverso il vetro l’ avanzare di un’ ombra minacciosa e rimase interdetto, come del resto tutti i suoi piccoli amici. Nell’ acquario si propagò una sensazione raggelante e tutti i presenti, grandi e piccini, corsero a nascondersi. Un paio di occhi tenebrosi, dalle spesse sopracciglia cespugliose, squadravano in ogni angolo e in ogni anfratto, all’evidente ricerca di qualche preda.

Sul momento, Ben non realizzò bene cosa stesse accadendo, ma, prese coscienza di essere in pericolo quando tutti scomparvero e lui si ritrovò improvvisamente solo.

Lo sconosciuto aveva afferrato un retino e lo aveva affondato nell’ acqua e il pesciolino si accorse di essere diventato all’ improvviso una probabile preda.

Ancora del tutto sconcertato, Ben tremava tanto da non poter reagire. Ma, per fortuna, l’ istinto lo sollecitò a muoversi. Ben sgusciò via dalla trappola appena in tempo e il retino, che lo aveva sfiorato, rimase vuoto.

Per un po’ riuscì a evitare di essere catturato, ma sembrava proprio che quel lungo braccio minaccioso lo avesse preso di mira e che seguisse ogni suo guizzo, dappertutto. Ormai in preda al terrore tentò in ogni modo di evitare il malefico retino nascondendosi dietro una roccia, poi dentro un’anfora, quindi tra le alghe ondeggianti e infine guizzando da un angolo all’altro nel marasma generale.

Ma la stanchezza si fece ben presto sentire e lo costrinse a fermarsi, quindi, con il cuoricino che batteva all’impazzata, si ritrovò sbattuto in un piccolo sacchetto di plastica trasparente, e in un attimo fu strappato via dalla sua casa, dalla sua famiglia e dagli amici.

Il distacco fu brutale e da quel momento tutto diventò confuso, tanto che Ben non si rese nemmeno conto di quanto grande fosse la tragedia accaduta.

Attraverso la plastica trasparente intravide il suo piccolo, silenzioso e pacifico mondo sparire e si ritrovò per strada, in un caos assordante fatto di clacson e di mostri meccanici che si muovevano in ogni direzione.

Cosa poteva saperne un pesciolino di automobili, autobus e camion? Quel viaggio divenne un incubo per lui, che si fece ancora più piccolo, seppure in quel sacchetto non vi fosse spazio sufficiente per nascondersi.

Ma, finalmente, tutto quel caos terminò e si ritrovò nella penombra e nel silenzio di una stanza.

Ben non ebbe nemmeno il modo di curiosare intorno, perché venne prelevato dal sacchetto e fatto scivolare in una vasca neanche tanto grande, forse appena un po’ di più dell’involucro trasparente nel quale era stato trasportato.

Attraverso il vetro della nuova dimora si guardò intorno e quello che scoprì lo lasciò sbalordito. Si trovava in una piccola stanza con tanti oggetti sconosciuti e circondato da un assoluto silenzio e a lui, ormai abituato ai rumori del negozio di animali in cui era nato, quell’ ambiente gli sembrò strano.

Mentre scrutava in giro scorse all’improvviso una grande vasca, molto simile a quella che era stato costretto a lasciare e con all’interno tanti altri pesci prigionieri come lui.

Ben sospirò di sollievo. Perlomeno, non era del tutto solo.

Gli altri sembrava non si fossero nemmeno accorti del suo arrivo, allora Ben tentò di attrarre la loro attenzione, ma si sbatté inutilmente: quell’ acquario era troppo lontano e nessuno sembrava sentirlo. Provato dalle molteplici emozioni, ben presto esaurì le sue forze e si posò sul fondo, addormentandosi all’istante.

Chissà quanto tempo dormì...

Fu una strana sensazione a destarlo. Ancora intontito, intravide due occhi grandissimi che lo stavano osservando attraverso il vetro. Chi era il nuovo mostro che lo stava studiando? Il piccolo Ben venne di nuovo sopraffatto dal terrore. Ora gli occhi che lo scrutavano erano diventati quattro, ma fu con un sospiro di sollievo che si rese conto di quanto fossero vispi e ridenti.

All’ improvviso fu del tutto sveglio e, scrutando attentamente, notò che quegli occhi appartenevano a due cuccioli d’uomo, che, scorgendolo sveglio, iniziarono a saltellare, felici e sorridenti. I bambini gli sembrarono creature benevole, e lui non poté fare a meno di sorridere a sua volta.

Ben lasciò che i ragazzini lo studiassero e riuscì persino a trovare divertenti le loro smorfie e le moine ma, poi, ricordando i tanti amici che aveva lasciato al negozio, tornò triste e con un profondo e tristissimo sospiro, si adagiò di nuovo sul fondo, piangendo.

I bambini sul momento pensarono che fosse una cosa naturale, e che quando il loro papà avesse poi trasferito il piccolo nella vasca grande, gli sarebbe di certo passata la malinconia.

Ma non fu esattamente così.

Appena avvenne il trasferimento dalla vaschetta al grande acquario pieno di pesci festanti e premurosi, sembrò che Ben ritrovasse il suo carattere allegro. Infatti, all’inizio sguazzò tra le grandi alghe, gli anfratti e le rocce, felicissimo di aver ritrovato gli spazi a cui era da sempre abituato, ma soprattutto i suoi simili. Tuttavia, passato l’entusiasmo iniziale, una grande malinconia s’impossessò di nuovo del piccolo, che dopo pochi giorni iniziò a deperire lentamente.

Nel grande acquario erano presenti parecchie varietà di pesci, e due grandi astici dalla corazza nera e dall’aspetto imponente, alcuni scampi e un polpo dall’aria molto saggia e tutti guardavano il nuovo arrivato con apprensione. Ben si nutriva appena e aveva già perso la naturale vitalità di ogni cucciolo. Nuotava tutto il giorno avanti e indietro, facendo sempre lo stesso tragitto e perdeva vitalità ogni giorno un po’ di più.

I bambini s’ accorsero subito che qualcosa non andava e cercarono in ogni modo di distrarlo per strapparlo all’apatia in cui era caduto.

Ma Ben non reagiva a nessuna sollecitazione e un malaugurato giorno lo si vide adagiare definitivamente sul fondo dell’acquario.

I due bambini, che lo avevano preso a cuore, percepirono il pericolo di perderlo e si disperarono per lui. E, forse, fu per pura empatia che persero a loro volta l’ appetito e la voglia di giocare.

Quel grande disagio e la profonda malinconia fu fonte di preoccupazione per i genitori.

Interrogata sui motivi di tanta tristezza, Marta raccontò loro del pesciolino malato di malinconia.

Mamma e papà sottovalutarono la gravità della situazione e si limitarono a redarguire i figli, sollecitandoli e spronandoli con nuovi giochi e nuove iniziative.

Purtroppo, la situazione andò peggiorando sia in casa che all’ interno dell’ acquario e i due genitori, temendo seriamente per la salute dei loro ragazzi, iniziarono a discutere tra loro nel tentativo di trovare una soluzione.

« Forse sarebbe meglio liberare il pesciolino tanto caro ai bambini.» propose la mamma.

« Vuoi dire riportarlo nel suo ambiente naturale?»

« Sì, credo sia la soluzione migliore. I nostri figli ne sarebbero felici.»

I ragazzini, che si trovavano nella stanza accanto, avevano ascoltato i discorsi dei genitori e ben contenti della proposta fatta dalla madre, intervennero: « Dici sul serio, mamma? Lo libererete?»

Mamma e papà si consultarono con uno sguardo, poi fu il padre a rispondere: « Se questo può servire a riportare la serenità nella nostra famiglia, ebbene… sì. Lo riporteremo in mare. Siete contenti?»

« Sì, papà, ma come possiamo fare? Ben è ancora piccolo e sarebbe troppo pericoloso lasciarlo andare da solo. Dovrebbe essere scortato.» disse Tommy con aria di chi la sa lunga.

Il padre sgranò gli occhi: « Scortato? E da chi?»

« Nel nostro acquario ci sono anche gli astici e un polpo. Potremmo pensare di affidare a loro il piccolo Ben.»

Il volto dell’ uomo s’ incupì: « Ma dico: siete impazziti? Dovrei svuotare il mio acquario per offrire una scorta a un pesce?»

Prima che la questione degenerasse la mamma pensò bene di intervenire con il solito tono dolce e rassicurante: « In fin dei conti non si tratterebbe di un grosso sacrificio. E tu sai che a me non è mai piaciuto vedere quelle creature marine rinchiuse in quel poco spazio.»

I genitori si fronteggiarono con gli occhi, infine fu il papà a capitolare: « E va bene! Vi accontenterò, soprattutto perché mi sta a cuore la vostra salute.»

La piccola Marta esultò ma Tommy ne smorzò l’ entusiasmo ponendo una domanda precisa:

« Papà, come ci arriviamo al mare? Ben sta molto male e non è in grado di affrontare un viaggio lungo e se andassimo con l’ auto ci metteremmo troppo. Sono sicuro che morirebbe prima di arrivare.» Il tono afflitto del ragazzino indusse di nuovo la mamma

a intervenire, suggerendo un’ idea talmente luminosa, che il suo sorriso fu abbagliante.

« Che ne diresti di un viaggio per via aerea?»

Tutti gli sguardi si puntarono su di lei, che sempre sorridendo si rivolse al marito: « Sei iscritto al club dei piloti di mongolfiera. Potremmo caricare l’acquario sull’ aerostato e, con il vento favorevole arriveremmo in breve alla spiaggia più vicina.»

Il papà trovò l’ idea alquanto strana: « Ma come ti viene in mente? Disturbare gli amici piloti per una sciocchezza del genere!»

Ma bastò uno sguardo ai due ragazzini delusi per farlo ricredere e capitolare ancora una volta: « Va bene! Va bene! Avete vinto voi, come al solito. Parlerò con gli altri piloti e speriamo non mi prendano in giro per questo.»

I bambini esultarono: « Evviva! Si va in mongolfiera!!»

Non fu difficile convincere un collega della bontà e dell’ importanza che aveva quel viaggio per i bambini. Il collega lo aiutò a caricare l’ acquario e lo straordinario viaggio ebbe inizio.

E così, in una tiepida alba di primavera, si vide un coloratissimo, enorme pallone, con la sua cesta pendula, prendere il volo.

Ben, ormai indifferente a tutto, si era addormentato appena partiti, ma si destò al primo, forte scrollone, dato da un vento molto dispettoso. Ma lo stesso vento, resosi conto del contenuto prezioso della cesta, si prodigò poi a sospingere lievemente l’intero e straordinario equipaggio.

La cesta, unica nel suo genere, era stata ideata in un blocco di robusto cristallo trasparente, proprio per fare dono ai viaggiatori che si avventuravano in quei voli arditi di uno spettacolo mozzafiato.

Il terrore del vuoto e le vertigini assalirono gran parte degli abitanti dell’acquario, che si rintanarono tremanti tra gli anfratti.

Ma per Ben e per i suoi piccoli amici umani non fu così. Il pesciolino si riscosse subito dall’apatia in cui era caduto, e, seppure molto debole, non poté che rimanere strabiliato dallo spettacolo che la natura offriva a tutti quanti loro.

Fu un’esperienza indimenticabile per tutti e, a un certo punto, si videro persino interi stormi di uccelli deviare per andare a curiosare quello strano fenomeno.

Al passaggio del maestoso vascello dei cieli, ma soprattutto alla vista di ciò che conteneva, gli abitanti del cielo rimasero tutti sbalorditi. Ben presto si espansero alte strida di gioia che salutarono il pesciolino “ volante” e lo scortarono durante tutto il lungo tragitto fino al mare.

Era pomeriggio inoltrato quando il pallone si posò sulla spiaggia deserta, ma la luce era ancora tanta e illuminava uno scenario incantevole.

I bambini furono i primi a scendere, seguiti dai due piloti, che trasportavano il pesante acquario.

Quando a riva venne il momento del congedo, Tommy e Marta si emozionarono.

Con le lacrime agli occhi osservarono il loro piccolo amico, finalmente vigile e allegro, tuffarsi nelle onde, sotto la scorta attenta degli amici astici e del polpo.



Vivì 31/03/2011 14:40 2 1744

Creative Commons LicenseQuesto racconto è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons: è possibile riprodurla, distribuirla, rappresentarla o recitarla in pubblico, a condizione che non venga modificata od in alcun modo alterata, che venga sempre data l'attribuzione all'autore/autrice, e che non vi sia alcuno scopo commerciale.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Commenti sul racconto Commenti sul racconto:

«La pena che fanno tutti quei pesciolini nei sacchetti di plastica... Questa favola
mi ha intenerita per il grande insegnamento educativo che da verso gli animali.
Insegnare ai bambini ad ama re e rispettarli nel loro ambiente: grazie Vivì per questo e per la grande fantasia e bontà che metti anche nei racconti. Un abbraccio»
Maria Rosy

«Una bellissima storia. Come Ben, sono tanti nel reale che si sentono persi quando sono allontanati di tutto quello che amavano. Proprio brava quest'autrice con ogni suoi racconti. Complimenti»
Giunone Giove

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