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Primum philosophare per saper vivere (2a parte)

Biografie e Diari

Se in ambito filosofico di maestro in allievo, partendo dalla coscienza di Socrate attraverso gli amori di Platone, siamo arrivati alla mente eccelsa di Aristotele, secondo questo schema perché i figli possano migliorare i padri dobbiamo affidarci al presidio dell'“ Educazione morale”, da inculcare dal vivo con l'esempio dei genitori in famiglia e da insegnare poi a scuola come disciplina fondamentale (altro che educazione civica e ora di religione!), propedeutica a ogni materia, in quanto si fonda sulla filosofia (mettendo da parte le chiacchiere incomprensibili), scienza prima che tratta delle nostre origini e si interroga sul motivo della nostra esistenza terrena con il classico ed elementare interrogativo: chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo?

Stando così le cose mi permetto di dissentire anche da Aristotele e dal suo “ primum vivere deinde philosophare”, perché in questi tempi così bui bisogna “ primum philosophare per saper vivere” nel senso e nel verso giusto.

Il percorso filosofico da seguire è davvero semplice ed alla portata di tutti, basta far ricorso al

provvidenziale motto socratico “ conosci te stesso” (Socrate rimarrà il padre eterno della filosofia!), che si identifica con il percorso mentale per accedere alla verità attraverso la conoscenza.

La mente umana, pur nella sua complessità e infinità (il cielo stellato della conoscenza!), si può semplicemente considerare formata dal sistema nervoso (cervello) e dal sistema spirituale (anima), collegati dalla sinapsi (congiunzione) del pensiero, interruttore mentale, evidenziabile come scintilla di impatto con luminoso amalgama tra spirito (alito vitale) e materia (polvere condensata), elementi primordiali della vita.

Con questa premessa la strada della conoscenza è il percorso mentale ed anche filosofico lungo l'asse neurone- pensiero- verità, con quest'ultima presente in seno alla coscienza (gnothi sautò n, certezza della verità!), che è il nucleo della cellula spirituale con l'amore a fare da citoplasma (amo e sempre sarò, certezza dell'esistenza in eterno!) e il pensiero (cogito ergo sum, certezza dell'esistenza all'istante) a far da membrana esterna.

In base alla qualità del pensiero si può, pertanto, delineare la scala della conoscenza che parte naturalmente dal pensiero vigile, elementare, che ci dà certezza della nostra esistenza e, pertanto, il cogito cartesiano viene a rappresentare il primo grado della conoscenza.

Si passa poi al pensiero cerebrale o razionale, strabiliante elaborato del sistema nervoso, che dovrebbe accomunare la razza umana con la ragione (2° grado della scala), indi il pensiero sciente, corroborato dalla scienza, ci dona l'intelletto (3° grado) per arrivare così al pensiero illuminato dalla fede, che ci fa volare sulle ali della sapienza (4° grado dell'umana conoscenza).

Il premio della vita eterna ci delizierà, invece, con il pensiero estatico, rapito dalla contemplazione

(quinto ed ultimo grado dell'umana conoscenza!) della Verità, laddove Bene e Bello indivisibile sono la luce dell'Amore (immacolato candore della Triade divina, impercettibile alla vista per la macula oculare!), l'anelito e l'ideale dell'umana perfezione, punto di convergenza e confluenza,

di fusione e identità di etica ed estetica, valori veri ed universali della vita.

Attenzione, però, a non confondere l'estetica con l'erotico (stimola solo l'amore fugace) che, da tempo, l'insana cultura televisiva vuole inculcarci con le telecamere a scrutare, in modo assillante, i bui meandri di seni, sederi e cosce, dimenticando che i veri uomini non sono i conquistatori del corpo nella sua nuda e fredda materia.

L'Italia non è solo il paese dei casanova e dei latin lover (la mitica Svezia con le sue belle donne la conquistai in “ 500” nel lontano 1969, anno della conquista lunare a soli ventun anni e, adesso, in età matura, miro a ben altro!), ma è soprattutto la patria di Dante e Petrarca, i cantori immortali della bellezza femminile, ammantata dalla grazia e dalla dolcezza dello spirito con “ il dolce stil novo” a sublimare l'amor che “ uscì de la volgar schiera”.

Per ritornare a tanto il comportamento umano (da tempo paurosamente ha invertito rotta e precipita in caduta libera!) può solo ricorrere all'educazione morale con insegnanti all'altezza e di valore spirituale, che devono inculcare elementari principi filosofici, validi riferimenti letterari (Dante, l'autore della nostra lingua, è anche un maestro di morale!) e scientifici, spiegando che il nostro cervello, sebbene altamente evoluto sul versante anatomico (cervello rettiliano, archipallio e neopallio), su quello vascolare presenta grosse placche ateromasiche (ingravescente arteriosclerosi!), per cui il rimbecillito homo sapiens non s'accorge che da solo si sta scavando la fossa per l'inarrestabile degrado morale ed ambientale.

Sempre più preso dal fascino della vita che amo definire (la lingua batte dove Dante vuole!)

“ L'umana commedia”, in veste di filosofo neofita (ex sistemista fallito!) da tempo, ormai, indago nei disegni divini e se la magica triade filosofica Socrate, Platone e Aristotele mi ha dato lo spunto per la cellula ed il sistema spirituale, adesso per l'ingravescente degrado morale ed ambientale vedo in agguato addirittura la prima triade filosofica della storia (sempre di allievo in maestro, con Talete, Anassimandro ed Anassimene), i filosofi naturalisti dell'archè, dell'elemento primordiale della vita, il quale, se non ci diamo subito una regolata, potrebbe rappresentare anche l'elemento finale della vita!

Assolutamente non sono una “ Cassandra”, né tanto meno un profeta, perché mi ritengo soltanto una persona comune e nella media (“ in medio stat virtus” è una chimera per i miei tanti vizi!) con l'unico pregio di rispettare tutti indistintamente (e viceversa!), ma stranamente, da più tempo, la divina Provvidenza di prepotenza si è intromessa nelle mie cose, allontanandomi dal gioco con allucinanti eventi e svegliandomi, invece, in piena notte con illuminate ed illuminanti idee.

Adesso, però, mi fa paura la triade dei naturalisti in agguato, perché l'ingravescente degrado

ambientale potrebbe scatenare il diluvio naturale (altro che universale!) e l'acqua rappresenta l'elemento primordiale (speriamo che non sia anche quello finale!) di Talete, guarda la coincidenza, anche il primo filosofo dell'umanità (non me ne voglia la cultura orientale!), mente enciclopedica (definito il padre della scienza) ed autore, forse, della frase filosofica per eccellenza, quel “ gnothi sautò n” che ha dato a Socrate la paternità della filosofia, perché “ conoscere se stessi” è il percorso mentale per la verità attraverso la conoscenza (questa è vera filosofia!).

Sempre in tema di degrado ambientale, poiché tanto si ironizza sulla figura di Talete, che prese il classico fosso per osservare il cielo, noi siamo messi peggio rischiando, addirittura, di sprofondare nell'immondizia o in un vero pozzo nero, visto che sempre più la Terra assomiglia a una pattumiera, se non proprio ad una immensa cloaca, per l'esasperato materialismo in cui confluiscono liquami intestinali, urinari e seminali!

Il degrado morale, continuando con i naturalisti, potrebbe farci saltare (è diabolico confondere

Satana con la divinità!) tutti in aria, principio primordiale di Anassimene, con il mondo a dissolversi nell'à peiron, l'indefinito, l'indeterminato del suo maestro Anassimandro (l'inventore della carta geografica!) di cui, stranamente, ci è pervenuto questo apocalittico frammento della sua opera: “ Principio degli esseri è l'infinito... da dove infatti gli esseri hanno origine, lì hanno anche la distruzione secondo necessità: poiché essi pagano l'uno all'altro la pena e l'espiazione dell'ingiustizia secondo l'ordine del tempo”.

A completare il quadro della fine naturalistica c'è il fuoco di Eraclito, per cui ci conviene smetterla con gli incendi dolosi per non accelerare i tempi della nostra distruzione, che porterebbe la nostra

anima a bruciare in eterno nel fuoco dell'inferno.

Con Eraclito non ci conviene scherzare (porterebbe male!) perché lo stesso Socrate non riuscì ad

interpretare il “ brillante fabbro di aforismi” e l'eccelsa mente di Aristotele lo definì “ l'oscuro”.

Egli, in ogni caso, rappresenta il primo filosofo ad aver coniato il concetto di anima (psychè) come

dimensione diversa dal corpo (soma): “ I confini dell'anima non li potrai mai trovare, per quanto tu

percorra le sue vie; così profondo è il suo logos (ragione)”.

Poiché la fine naturalistica sarebbe davvero ingloriosa, è tempo di rinsavire e rendere chiaro il pensiero sibillino di Eraclito, aggiornandolo ai tempi moderni alla luce della fede e, a tal proposito,

bisogna ben interpretare la Bibbia nelle sue allegorie.

Sta scritto che l'umanità (l'uomo), formata dalla polvere della terra, divenne un'anima vivente e noi a questo stadio sublime di anima (presuppone la triplice coscienza vigile, consapevole e morale!)

nel nostro divenire (panta rei!) ancora non siamo arrivati, anzi con il grave degrado morale e con la dilagante moda di tendenze bestiali (percing e tatuaggi!) stiamo, purtroppo, andando a ritroso.

Dal momento che “ non è mai troppo tardi” (trasmissione televisiva di successo internazionale!), l'educazione morale, ben inculcata in famiglia, insegnata a scuola e ribadita dai medici di famiglia (l'Italia sarà la novella arca di Noè!), finalmente ci illuminerà che il principio primordiale (l'archè), la potenza vitale degli esseri viventi, è il fuoco dell'amore (prima sognarlo, poi agognarlo e infine materializzarlo!), presidiato dal bene (l'etica con i suoi valori morali) e stimolato dal bello (la luce della coscienza fa risplendere l'umanità nella sua estetica), che ci farà diventare delle vere anime viventi (l'evoluzione del patrimonio cromosomico ci regalerà il genoma eccelso!), trasformando, così, la Terra (con l'umanità sempre più a rispecchiare l'immagine divina!) nel paradiso terrestre sotto la protezione (finalmente visibile) della luce del Sole Universale:

i confini dell'anima (mio caro Eraclito) si possono percorrere, conoscendo se stessi, per contemplare il Logos, la Ragione, il Motore immutabile (e non immobile, caro Aristotele!), il Padre nostro che è la Verità assoluta della vita, a Cui l'umanità sta tanto a cuore perché sua infinitesima propaggine!


Francesco Andrea Maiello 14/09/2012 16:47 1135

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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