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Suoni luci e colori

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Anche quell'anno Anna e Mario, svegli di buon ora, erano scesi nel salone a preparare quella che ormai era diventata una vera tradizione

Il mattino del 25 dicembre, verso le 9 si diffondeva nella loro casa la musica soave di "Tu scendi dalle stelle", di "Jingle Bells" di "Bianco Natale" e di tutte quelle nenie natalizie che riportano all'infanzia gli adulti.

Il suono di quei canti era il tacito via all'esecuzione di un piccolo spettacolo molto personale e privato, dapprima soltanto per Erica la loro piccola primogenita che ora aveva cinque anni e mezzo, e poi anche per Marco di poco più di un anno e mezzo, tutti e due ancora semi-addormentati ,aprivano i loro occhi, ogni volta pieni di meraviglia, scendevano dai letti nel loro pigiamino felpato, con ai piedi i calzini caldi e gommati e con le mani strette scendevano la scala per entrare nel fantastico mondo dell'illusione.

La sera prima, dopo essere rientrati già a tarda ora dal cenone della vigilia, dopo aver messo i bimbi sotto le coperte, avevano sparpagliato, davanti al camino, intorno all'albero di natale, luccicante, maestoso, fiero dei suoi nastri rossi argento e blu, della miriade di palline a specchio e multicolori, ciondoli e luci intermittenti, una infinità di pacchi, pacchetti, buste nelle loro carte sgargianti, imbellettati con fiocchi e coccarde, confezionati con tutto l'immenso amore che solo una mamma, una donna, riesce ad infondere anche nelle cose apparentemente inanimate, facendo attenzione che tutto fosse fatto nel più assoluto mistero e segreto per non sminuire l'effetto sorpresa.

E loro arrivavano già galvanizzati, calamitati da quell'esplosione di luci, suoni e colori, indecisi su quale dovesse essere la prima vittima della loro curiosità.

Spesso si avventavano sui pacchi di dimensioni maggiori, come se questo fosse già un valido motivo per essere certi che avrebbero trovato ciò che desideravano, dai loro volti, dai loro grandi occhi erano ormai svanite le tracce del sonno, pur non avendo ancora fatto la colazione, saziavano la loro fame e la loro sete in quella esplorazione avida ed interminabile.

Le loro manine non conoscevano tregua, cercavano di togliere quei nastri luccicanti che sembravano fossero l'ultimo ostacolo tra la realtà ed il loro desiderio, stracciavano le carte colorate cercando di comprendere già dai primi angoli visibili del pacco il loro contenuto, tra grida di gioia e di meraviglia, tra capitomboli e bisticci, quando finalmente avevano davanti a loro occhi l'oggetto del loro desiderio, come spinti da una molla, lo mettevano da parte ed attaccavano il pacco successivo, fino a quando nella stanza da una parte erano stati ordinatamente "ammucchiati" i giocattoli pronti per essere introdotti nel loro fantastico mondo della fantasia, e dall'altra un incredibile confusione di carte nastrini coccarde e biglietti che da soli testimoniavano l'allegria e la felicità che regnava nella casa.

A quel punto le note soffuse del mangiadischi introducevano gli adulti nel universo fantastico dei bimbi, cominciavano a togliere dagli imballi i giochi, ad inserire le batterie che avrebbero loro permesso di far sfoggio delle loro immense potenzialità elettroniche, oppure con la loro infinita semplicità ricondurre ai lontani anni della loro infanzia, condividevamo la loro gioia e la loro bramosia, con la consapevolezza che senza tutto quell'amore quel paradiso apparente non sarebbe mai esistito.

Qualche volta capitava anche che un oggetto che credevano sarebbe stato più gradito dal maschio ricevesse più attenzioni dalla bambina e viceversa ed iniziava tra loro un baratto che doveva diventare più una lezione di vita per i genitori che un effettivo scambio di giochi tra loro, considerato che poi, vista la loro età molto vicina, comunque avrebbero sempre condiviso nei loro passatempi.

Dopo due ore abbondanti, mentre i bimbi erano immersi in quel pianeta colmo di beatitudine e fantasia, Mario e la moglie, cercando alla meno peggio di dare una parvenza di ordine alla stanza, cominciavano a preparare la casa per il pranzo di Natale, che come sempre si sarebbe svolto con i vari parenti che di lì a poco sarebbero arrivati.

Questo piccola cerimonia natalizia si ripeteva ormai da 17 anni, anche quel mattino del 25 dicembre doveva essere festoso, come tutti i precedenti, allegro e spensierato, anche se i figli ormai non erano più bambini.

Anna aveva con l'aiuto di Mario preparato tutto, il giradischi con il cd dei canti natalizi, l'albero addobbato, i pacchi dei regali con le loro carte multicolori ed i nastrini sgargianti, erano un po' diminuiti nel numero e nel volume perché ormai non servivano più i tanti giocattoli per i bimbi, ma lo spirito era rimasto intatto, creare un'atmosfera gaia e felice per esternare l'amore che univa la piccola famiglia.

Erica e Marco avevano scartato i loro regali, soprattutto tecnologici e qualche capo di vestiario, forse senza quell'entusiasmo, quella meraviglia e vivacità che si legge nel volto di un bimbo, ma comunque con la stessa curiosità e felicità per i desideri sognati ed esauditi.

Nessuno immaginava che quello sarebbe stato l'ultimo Natale spensierato e allegro, con la casa piena di amici e parenti festosi, di grida di gioia, di auguri, di abbracci e di baci, e che poi tutto sarebbe rientrato negli scatoloni, come i pupazzetti del presepe, i nastri luccicanti, le palline e le collane luminose dell'albero, e tutto messo nel soppalco fino al prossimo anno.

L'anno successivo la malattia di Anna non aveva consentito di preparare di nuovo tutto, di organizzare il pranzo di Natale e Capodanno con tutti i parenti, e tutto si era svolto all'insegna della brevità e della semplicità, e l'anno dopo ancora, il 25 dicembre, sarebbe stato l'ultimo di Anna, ormai immobile nel letto, in quella piccola famiglia, dove l'amore era ancora palpabile ma la felicità ormai offuscata.

Mario sapeva che dopo pochi giorni lei lo avrebbe salutato per l'ultima volta, e, per un beffardo scherzo del destino, proprio mentre per tutti iniziava la festa gioiosa del Capodanno.

In quel soppalco insieme agli scatoloni si sarebbero ammucchiati ora tanti bellissimi ricordi, di suoni e colori e grida di allegria, da ritrovare insieme ai desideri.


Enrico Baiocchi 20/12/2012 17:13 1 945

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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«Mi ha riportato indietro nel tempo questo racconto, in cui arriva il calore familiare l'unione e la gioia di quei momenti. Amaro il finale, lascia il lettore con un senso di vuoto, ma fortunato chi porta con sè il ricordo di questi magici Natali.»
Manola Gini

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Enrico Baiocchi ha pubblicato in:

Libro di poesieSan Valentino 2010
Autori Vari
Poesie d'amore per San Valentino

Pagine: 110 - Anno: 2010


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