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L'incantesimo del Pavone

Fantasy

In un regno lontano c'era un palazzo dove un re ed una regina vivevano nella gioia assieme al bellissimo principe Balram, il loro figlio ventenne .Ne andavano veramente fieri, dimostrava di essere cortese e nobile d'animo Era così bello che tutti i sudditi, nel vederlo passare per le vie del reame, si fermavano ad ammirarlo, gli occhi sembravano due laghi caduti dal cielo e biondi capelli ondulati gli incorniciavano un volto dolce non meno delle sue soffici labbra rosate. Ora avvenne che suo padre re Shirish, decidesse che era arrivato il momento per suo figlio di prendere moglie e, a tale scopo, mandò i suoi araldi ad annunciare ai regni limitrofi la seducente notizia. I sovrani decisero che il gran ballo si sarebbe tenuto il primo giorno di primavera, quando la natura con i suoi risvegli colorati avrebbe fatto da contorno profumato alla promessa di nozze di Balram. Egli tuttavia non si trovava molto concorde con il padre, ma remissivo quale era, aveva accettato di buon grado ed era pronto ad ubbidire. Balram ignorava che la sua bellezza e il buon carattere fossero conosciuti anche negli altri regni e le principesse sognavano ognuna di diventare sua sposa. Nel frattempo il principe trascorreva le giornate cavalcando per i boschi e pescando nei laghetti delle radure. Un pomeriggio mentre si stava riposando sotto ad un albero, permettendo al suo cavallo di brucare un po' d'erba, fu avvicinato da una splendida fanciulla dai capelli neri e gli occhi fiammeggianti di luce, suadente gli raccontò di ammirarlo molto sin da quando era bambina ed ora desiderava diventare sua sposa. Balram però dimostrava nella sguardo tristezza ben sapendo di dover ubbidire al padre per il bene del regno. Per nessuna fanciulla ancora il suo cuore aveva palpitato! Intuito il rifiuto, Keshini, che conosceva i poteri magici, delusa e infuriata senza un saluto se ne andò, meditando una crudele vendetta. Tra se pensava:” Se non posso essere io la sua sposa, nessuna altra donna ci riuscirà, io glielo impedirò con la mia magia;” e sogghignando si ritirò nel suo castello posto sulla rupe più alta e inaccessibile del luogo. Lassù, di notte, dalle finestre si vedevano strane ombre, scie luminose e si udivano suoni particolari. Era Keshini che preparava i suoi filtri magici e le fatate pozioni. I giorni apparentemente trascorrevano indaffarati un po' per tutti, i sovrani intenti ai preparativi del ballo, gli artigiani ad allestire tutto il contorno con il quale le danze avrebbe riscosso un gran successo.

Intanto gli araldi del re avevano dato l'annuncio a tantissime principesse che ora elettrizzate dalla possibilità di esser scelte come sposa dal più bel principe di tutti i regni, non esitavano a inventarsi ogni possibile stratagemma per apparire uniche nella loro bellezza. Ecco che giunse l'aspettato giorno del ballo di corte, nella luce dorata del tramonto si approssimavano carrozze trainate da cavalli bianchi con dentro, come in separato scrigno, seduta una stupenda principessa, mille sfumature dei loro capelli, abiti, scarpette, diademi, ogni pittore si sarebbe potuto ispirare... All'interno i musici già riempivano sommessamente il salone con i suoni e i camerieri giravano dappertutto offrendo su grandi vassoi d'argento ogni prelibatezza del tempo.

Il re Shirish e la regina Urmila stavano seduti su due scranni rossi rivestiti di velluto pregiato e accanto a loro in piedi, Balram, bello più che mai ma tanto affranto nel cuore. Attendeva che gli venissero presentate le belle pretendenti con le quali poi avrebbe dovuto danzare, per poi scegliere una come sposa. Iniziò le danze con alcune principesse che per altro non lo interessavano, quando la bellissima Keshini gli si avvicinò, egli la riconobbe e ingenuamente le offerse la mano per danzare con lei, ma con una sveltezza inimmaginabile ella gettò addosso a Balram una polverina dai mille colori che lo avvolse immediatamente in una nuvola grigia che si fece sempre più bianca, più impalpabile e nel diradarsi lasciò intravvedere al suo posto un meraviglioso pavone bianco, con una ruota ricamata come merletto che stranito si guardava intorno. Keshini allora tuonò con voce alta e squillante:” Non mi hai voluta per tua sposa ed io ti impedisco di sceglierne un'altra, ora resterai pavone per tutta la tua vita, tu che in verità eri buono e modesto nel tuo apparire, sfido la giovane che mai potrebbe innamorarsi di te e baciarti sul capo dove porti una piccola corona. Solo allora l'incantesimo potrebbe annullarsi, ma ridendo forte gridò:” Rassegnati, nessuna mai nessuna si innamorerà di te.!!!! Quasi sfiorando il pavimento si allontanò sollevando dietro il lungo mantello luccicante. Accalcati in cerchio per vedere l'accaduto, stavano gli invitati disorientati, spaventati e increduli senza parole di commento. Intanto i sovrani si stavano avvicinando allo stupendo uccello, scossi per il maleficio inflitto al principe dalla maga Keshini e incapaci di accettarlo. La regina Urmila comunque, facendosi coraggio come ogni amorevole mamma esclamò a voce alta affinchè tutti potessero sentirla:” Questo animale rimane comunque nostro figlio, noi lo ameremo ugualmente come sempre, egli potrà girare nel palazzo e collocarsi dove più gli piacerà,nessuno osi scacciarlo o fargli del male, sarà trattato come un principe e la sua bellezza appagherà i nostri sguardi, alla notte esso riposerà nel parco dove più gli sarà gradito.” A tali parole seguì un brusio dei presenti e un trambusto di carrozze all'esterno iniziò a segnare la fine tragica di una festa che avrebbe dovuto arrecare tanta gioia negli animi. Purtroppo la vera tragedia la stava vivendo Balram, intrappolato in un corpo di animale, ma con il pensiero di un uomo impotente e carico di ingenua incredulità per l'accaduto. Passarono i giorni, i mesi, qualche anno, ma nulla era cambiato nel regno. Balram pavone trascorreva il tempo razzolando nel palazzo, accovacciandosi accanto al trono dei genitori che sempre più disperati lo guardavano ormai privi di lacrime. Alla sera usciva cercando un ramo d'un alto albero e lassù dormiva non prima d'aver emesso il suo grido di lamento che echeggiava nel reame e che intristiva chi lo ascoltava. In una serata d'inverno però,Balram pavone, invece di volare verso il solito ramo per trascorrere la notte, sentì l'impulso di allontanarsi e di lasciare la dimora famigliare per inserirsi nel mondo animale e placare così la sua frustrazione. Non durò molto il volo e fu costretto a dimorare in un bosco, ormai era notte fonda e impaurito pianse lacrime fino all'alba. Non lo sapeva il principe pavone di essere capitato in un bosco tenuto sotto incanto da una perfida maga.

Se ne accorse quando al mattino, vide venirgli incontro un piccolo ometto con la barba blu, e un piccolo cestino al braccio colmo di perle luccicanti. Il nanetto si presentò dicendo:" Io sono Damovar, raccolgo le perle che ogni mattina stanno sulla terra, createsi dalle lacrime degli infelici dal cuore degno che si soffermano in questo bosco. Le porto alla mia padrona che ha deciso di decorare la sua dimora con esse, ella desidera farla risplendere come il sole unica nei regni, poiché la sua vanità non ha limiti. .Balram d'impulso raccontò di essersi perso, ma con meraviglia, s'accorse che l'ometto lo comprendeva e commosso con nel cuore un po' di speranza gli uscirono dagli occhi alcune lacrime che toccando il suolo divennero perle bellissime. A quella vista Damovar pensò:” Questo splendido pavone bianco ha l'animo buono e stà soffrendo, quindi ogni lacrima diventerà perla,, sicuramente Danaki mi sarà riconoscente se gliene farò dono .” Damovar invitò l'animale a seguirlo e dopo un breve tragitto arrivarono davanti ad un palazzo dove i servi stavano ricoprendo la facciata con madreperle opalescenti irradianti una luce che si intrecciava con i raggi del sole. C'era da rimanere sbalorditi! Il pavone fu accompagnato dentro al palazzo dove seduta su colorati cuscini stava una superba donna dai capelli ramati con verdi occhi che intrappolavano chi li fissava. Parlò Damovar con una calcolata voce:” Mia signora, guardate cosa ho trovato nel bosco, un meraviglioso uccello che quando piange lascia cadere a terra grosse perle. .A quella vista Danaki rispose:” Hai perfettamente ragione, ciò che mi racconti mi stuzzica molto, lo terrò qui con me a palazzo e non lo lascerò mai più andare via.” Ad udir quei discorsi Balram disorientato nell'emozionarsi mosse la coda e una vistosa ruota traforata come un merletto, lucida come seta bianca gli fece contorno completandolo di quella piccola corona sul capo che lo rendeva veramente regale. Ancora di più impressionata da tale bellezza disse:” Questo splendido animale diverrà il mio decoro più ambito. Bisogna sapere che Danaki aveva un cuore intriso di malvagità, invidiosa della sorella minore talmente bella e dolce che per gelosia teneva segregata e nascosta in una ala periferica del palazzo, da quando i loro genitori erano morti. Ecco che la vita di Balram pavone riprese allo stesso modo di prima, girare per il palazzo e alla notte ripararsi sul ramo d'un albero non senza tuttavia emettere quel lamentoso grido che parlava della sua sconfinata infelicità. Egli pensava:” E' inutile, sono condannato a rimanere come sono fino alla fine dei giorni, il mio pensiero le mie emozioni intrappolate in un corpo di animale, che mi feriscono il cuore ogni attimo, povero me! E il grido lamentoso era l'unico modo per esternare la sua sofferenza. Intorno al castello c'era tanto prato ed esso razzolava e scopriva angoli isolati e proprio così successe che avvicinatosi un mattino ad una bassa feritoia del castello, s'accorse che all'interno di una stanzetta, stava una bellissima fanciulla dai lunghissimi capelli biondi lucenti come il sole che tesseva pensierosa ad un telaio una stoffa con la seta colorata. Balram pavone stette a guardarla per un po' affascinato poi con il becco picchiò sulla grata ed ecco che la giovane smise di lavorare e avvicinandosi al pertugio parlò:” OH! che bello vederti bel pavone, io qui sono sempre da sola e mi pesa tanto questa solitudine.” Nell'udir tali parole provò in se tanta comprensione per la fanciulla, scosse la coda che aprì la sua meravigliosa ruota e un sorriso apparve sul volto della bella lasciandola molto ammirata. Balram introdusse il capo tra le grate e la fanciulla lo accarezzò raccontandogli di chiamarsi Chitra. Allora esso commosso, pianse e tra le mani della fanciulla caddero alcune perle. Proprio in quell'attimo una voce lo richiamò ed esso si ritrasse spaventato, mentre Chitra lo supplicava di ripassare a farle visita e di non dimenticarla. Ella intanto alla sera stringeva al cuore quelle perle che per lei avevano solo il valore dell'amicizia. Balram ritornò per molti giorni ancora dalla bella Chitra e il loro divenne un sodalizio che aiutava entrambi a sopravvivere dimenticando per un poco la loro tremenda sorte. Chitra accarezzava il capo del bel pavone mentre Balram la guardava con gli occhi del cuore. Accadde che una mattina Danaki decidesse di recarsi di persona a visitare la sorellina, poiché intendeva controllare se la stoffa di seta che l'aveva costretta a filare per lei fosse pronta. Aveva deciso di dare una grande festa e voleva farsi confezionare un nuovo abito per soddisfare la sua crescente vanità. L'innata cattiveria l'aiutò a scorgere immediatamente le perle che Chitra aveva poggiate su di un piccolo tavolo. La sua mente si attivò all'istante concludendo che stava succedendo qualche cosa che sfuggiva al suo controllo. Se ne andò in silenzio, ma da quel giorno, decise di osservare dove usasse razzolare il pavone, tra se pensava:” Perle del pavone io ancora non ne ho mai trovate, per me, certo non piange, certamente la mia sorellina cara sà o fa qualche cosa che io scoprirò quanto presto..Così fece e non passò molto tempo che li colse nell'atto di scambiarsi il semplice patto d'affetto. La vendetta le montò nel cuore come un temporale improvviso decisa a porre fine a quello strano idillio. Accecata dalla rabbia alcuni giorni dopo ordinò ai suoi servi di condurre la sorella al suo cospetto prelevandola dalla stanzetta nella quale stava sempre prigioniera, ed anche al pavone ordinò di restare fermo davanti a lei in attesa . Balram percepiva la stranezza del momento, ma non sapeva darsi risposta. Poi la vide Chitra, trascinata malamente dai servi che la strattonavano per le braccia e la forzavano a seguirli, mentre lei piangendo dimostrava tutto il suo spavento per l'incognita che l'aspettava. Quando se la vide accanto il cuore accelerò i battiti e impulsivamente emise il suo grido lamentoso e dolente illudendosi di distogliere Danaki da cattivi propositi, ma lei esplose gridando con voce carica d'odio:” Tu sei mia sorella e la sorte ti ha voluto fare molto più bella di me, ti ho sempre invidiato quella dolcezza che ammalia chi a te si avvicina, ma io ti cancellerò dal presente non più solo nascondendoti agli altri, ma relegandoti per tutti i tuoi giorni da vivere nelle segrete del palazzo così che nessuno saprà mai niente di te, il pavone è cosa mia, ma tu sei riuscita a conquistare il suo affetto rendendolo docile alle tue carezze, mentre a me ha riservato solo indifferenza. Per te ha pianto, so per certo che le perle che ho trovato da te sono le sue lacrime, ora l'uccello non è più solo mio, quindi anch'esso verrà castigato. Sarà ucciso e la sua prelibata carne offerta ad un banchetto ai miei ospiti, in un gran ballo che terrò dopo la sua soppressione. Nel sentir tale sentenza, Chitra oramai affezionata alla presenza del pavone bianco, scoppiò in un pianto dirotto e prendendo la testolina dell'animale tra le sue graziose mani esclamò:” Mio buon e gentile pavone, tu con la tua presenza costante mi hai cancellato un po' della mia solitudine, lasciandoti accarezzare mi hai fatto capire che mi gradivi ed io sento per te un sentimento diverso, credo di volerti bene,” e così dicendo baciò il capino proprio vicino alla corona dell'animale. Balram impedito nel parlare avrebbe voluto dirle: ” Cara Chitira, sei così dolce e” gentile, semplice nell'essere e se fossi ancora uomo ti sceglierei come sposa, in te ho trovato tanta bellezza soprattutto nel tuo cuore. Non poteva parlare e quindi non gli restò che emettere il suo grido di lamento iniziando a piangere così intensamente che in breve il pavimento del salone incominciò a ricoprirsi di stupende perle .A quella vista presa dall'avidità,Danaki chiamò immediatamente i servitori affinchè iniziassero a raccogliere tutte le perle ed anche lei fece lo stesso. Nell'attimo del bacio di Chitra attorno al pavone si era formata una nuvola bianca che avvoltolo, andava sfumando, per lasciare al posto dell'animale un affascinante uomo dai biondi capelli che sorridendo la guardava. Si presero per mano e superato lo sbigottimento tentarono di fuggire. Danaki se ne accorse e livida di furore gridò:” Folletti malvagi del bosco incantato, non permettete ai due giovani di fuggire, ve lo ordino e guai se non mi ubbidirete.” Balram e Chitra continuarono a correre proprio verso la boscaglia immaginando di mettersi al sicuro, ignoravano quello che li aspettava. Nel frattempo i folletti ubbidienti a Danaki ordinarono agli alberi di intrecciarsi così strettamente da impedire a chicchessia di passare oltre. Questo trovarono, ma sapendo d'essere inseguiti graffiandosi entrarono a fatica spostando rami per crearsi una via. La sotto, il buio era così prepotente, che neppure un raggio di luna riusciva a penetrare. Il principe sentì un così grande sconforto e tanta impotenza che si mise a piangere, ma ecco che le sue lacrime diventate perle brillanti, trattenute nelle mani, illuminarono il loro cammino. Rincuorati leggermente credettero di avercela fatta, ma d'improvviso davanti a loro, comparvero cinque folletti malvagi, ometti deformi con volti bitorzoluti, armati ognuno di un coltello e delle forbici enormi, molto agguerriti. Balram e Chitra indietreggiarono spaventati con il cuore che batteva all'impazzata, quando uno del gruppo parlò:” Forse vi lasceremo passare se tu, bella fanciulla, ci darai i tuoi lunghi luminosissimi capelli biondi, con essi noi tesseremo un manto per la nostra regina che trattenuta nel sottoterra così potrà indossare il colore del sole. Certi di un rifiuto e pronti ad aggredirla rimasero senza parole quando Chitra rispose:” Tagliatemi pure tutti i miei capelli, più che potete, sarò felice di sapere che essi saranno serviti per allietare la vita di un altro essere, fate ciò che dovete, ma vi prego, poi, lasciateci andare, già abbiamo molto sofferto ingiustamente e ci meritiamo un po' di felicità. Così fu fatto, i folletti armati di forbici iniziarono a tagliare i meravigliosi capelli di Chitra che rimase con il cranio coperto solo da corti ciuffi di peluria irregolare

A quella esternazione così umana e carica di bontà i folletti disarmati si offersero di aiutarli a oltrepassare la foresta incantata, eludendo così il controllo della cattiva Danaki.. Mille lucciole furono convocate per illuminare la via dei due giovani, i rami degli alberi si aprirono e il bosco apparve in tutta la sua bellezza notturna, gli usignoli cantavano per dar loro coraggio. Balram sentiva forte in sé l'amore per Chitra e prendendo alcune foglie le intrecciò creando una coroncina che posò sulla testa di colei che desiderava sposare dicendole:” Tu sei molto bella, ma la generosità che coltivi nel cuore ti rende radiosa ai miei occhi e ti amerò per sempre donandoti amore, riconoscenza e rispetto.” E poi la paura finì e iniziarono il cammino attraverso le vie dei reami. Intanto alla dimora di Balram, l'alba sorgeva e la regina Urmila come ogni giorno si affacciava al balcone del castello e inviava il suo desiderio al vento con la speranza di essere prima o poi ascoltata. Figuratevi quando s'accorse che due giovani che si tenevano per mano e lentamente con passo stanco, avanzavano verso il castello. Chiamò immediatamente il re Shirish indicandogli ciò che vedeva. Il petto del sovrano ebbe un sussulto ed esclamò:” Si mia cara,è nostro figlio Balram che ci viene incontro accompagnato da una esile fanciulla, sia ringraziata colei che con il sincero affetto ha saputo annullare l'incantesimo malvagio e ingiusto. Mai abbracci furono così sinceri e commossi, mentre Keshini la perfida principessa sconfitta nel suo incantesimo, urlava e imprecava nel suo palazzo. Dopo alcuni giorni venne annunciato al regno che Balram era ritornato, ma non da solo, bensì con la sua salvatrice, una generosa fanciulla che si sarebbe meritata la riverenza dei sudditi e la riconoscenza dei due reali.

Ma questa storia non vollero mai dimenticarla fu così che a palazzo si fecero portare da un lontano luogo, due bianchi pavoni, i quali sarebbe stati liberi di girare ovunque nel regno e guai a coloro che avessero immaginato di recargli del male, tutti avrebbero vigilato su di essi, affinchè potessero vivere liberi e sereni, deliziando la vista con la loro superba bellezza e vivendo tutti assieme felici e contenti.


rita iacobone 08/12/2013 15:51 2 1611

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Nota dell'autore:
«Il soffio della fantasia ha tolto un po' di polvere del tempo nella mia mente facendomi ritrovare in un angolo la fantasiosa bambina che ero, così mi sono regalata una fiaba.»

Commenti sul racconto Commenti sul racconto:

«Fantastica narrativa, il testo si commenta da solo- ricchissimo di spunti creativi.»
Rosafio Giancarlo gyan

«Splendida fiaba, degna di un lungometraggio della Disney... Vi sono tutti gli elementi giusti per renderla tale: la bellezza, il bene, il male, la magia e poi l'originalità: la metamorfosi in un animalre fantastico: il pavone... Dietro le righe è anche possibile leggere la metafora "esopica" che nasconde tale animale: la bellezza che da sola non può far innamorare... Il finale come nei più bei film scarica ogni tensione e appaga il lettore dell'attesa. Sarebbe bello proporla come fiaba di Natale 2013... B R A V I S S I M A!»
Leone Franco

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Eccellente scrittrice oltre che poetessa... (Leone Franco)

Molto, molto brava!!! PIACIUTISSIMA!! (Patrizia Ensoli)

Un saluto alla tua splendida Trieste... (Leone Franco)

...dalla mia splendida Puglia... (Leone Franco)

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 I suoi 29 racconti

Il primo racconto pubblicato:
 
La Morte beffarda (26/10/2013)

L'ultimo racconto pubblicato:
 
L’inattuabile diventa realtà (06/12/2017)

Una proposta:
 
La processione con il crocifisso (18/11/2016)

Il racconto più letto:
 
Gavino (24/03/2014, 21954 letture)


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