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Mi chiamano Chloe

Amore

 

"Chloe" deve essere un richiamo  (lo definiscono "nome") rivolto a me, ne sono sicura, perché ogni volta che lo pronunciano e io mi giro, tutti ridono felici e mi gridano "Bravaaa!". Per non parlare di questi ultimi giorni, da quando ingoio, benché con qualche riluttanza, quasi tutta la pappa che mi preparano con meticolosa attenzione. Io, in verità, preferivo di gran lunga quel buon liquido tiepido che succhiavo dal seno della persona che deve per forza essere la mia mamma, visto che sono stata fin dall’inizio legata a lei, con un cordone morbido, quando galleggiavo felice in una specie di uovo pieno d’acqua.

Mentre mi spostavo di qua e di là, sempre insieme a lei, mi pareva di sentire la sua voce e il solletico delle sue carezze attraverso la parete rosata che mi teneva al sicuro ed ero così soddisfatta!

Poi c’è stato un trambusto improvviso, l’acqua è fuoruscita dal mio rifugio e io ho dovuto spingermi con grande sforzo fuori dal mio Paradiso galleggiante. Lo ammetto, è stato un momento molto difficile per me. Ho sentito all’improvviso tanti rumori forti, che non conoscevo, e intorno c’era una gran confusione. Mi hanno tirata fuori delle mani sconosciute, ho dovuto respirare l’aria, io che vivevo come un allegro pesciolino! E allora, lo ammetto, ho lanciato un grido fortissimo, che voleva dire "Riportatemi dentro"... ma nessuno l’ha capito, anzi, hanno tagliato il cordone che mi legava alla mia dimora silenziosa e protetta, senza nemmeno avvertirmi.

In compenso, subito dopo, quando mi hanno appoggiata sul petto morbido della persona che deve per forza essere la mia mamma, non ho avuto più paura. Ho smesso di piangere e ho capito che il Paradiso poteva ancora esserci per me, bastava appoggiare il viso su quel seno e succhiare il latte dolce della vita, di sicuro più buono del liquido in cui avevo galleggiato fino a poche ore prima.

Ora sono passati cinque mesi da quel giorno bello e traumatico. La mia vita quotidiana non è facile, ma è tuttavia divertente. Devo imparare sempre cose nuove e impegnative, tipo stare seduta da sola senza appoggi, sopportare senza frignare troppo il fastidio di questi denti che stanno spuntando e non si decidono a farlo subito, girarmi e rigirarmi da sola sul letto e cercare di resistere sui gomiti quel tanto che mi permetta di spostarmi un pochino in avanti. Credo che si chiami "gattonare", perché lo sento ripetere continuamente da tutti quelli che mi vedono compiere questi sforzi.

E comunque, già ho imparato ad afferrare gli oggetti con entrambe le mani e gioco da sola con i miei pupazzetti. Guardo una scatola colorata dove si muovono e parlano tante figure colorate e provo ad emettere suoni nuovi ogni giorno... gridare è l’ultimo traguardo che ho raggiunto! Riesco persino a tenere con entrambe le mani un libro di favole (lo chiamano così!) che era del mio papà e provo anche a girare le pagine. Inutile sottolineare che mi fanno mille foto per ogni progresso che compio, come se dovessero rimanere immortalati per i posteri come grandi imprese mai compiute nella storia dell’umanità! Bah!

Oltre a quella che sicuramente è la mia mamma, perché rimane con me praticamente tutto il tempo e mi libera anche della cacca, sorridendo come fosse una cosa bella, adoro quello che deve per forza essere il mio papà. Ne sono innamorata, perché è bello e dolce e paziente con me (mamma dice che non lo è con tutti, come con me!).

Mi sorride come se fossi la cosa più bella al mondo e secondo lui sono davvero un miracolo, anzi, addirittura pare che io gli abbia ridato la vita! Se è così, sono strafelice per lui, perché lo amo tanto e già so che lui ha il compito di proteggere me e la mamma, quindi meglio tenerselo buono. 

Insomma sono circondata da tanto amore e ho il dovere di crescere e far felice anch’io tutti coloro che mi amano.

Poi, più in là, vi racconterò anche di quelli che sento chiamare "nonni" e "zii" e "zie", perché da quando sono arrivata non fanno che darmi le loro attenzioni e tanti regalini. Anche loro ripetono che sono un miracolo. Boh! Forse un giorno capirò cosa significa.

Adesso, però, è arrivata l’ora del mio omogeneizzato (lo chiamano così!) e a me piace più di ogni altra cosa, almeno per ora. Quindi... alla prossima.

 


Silvana Poccioni 06/10/2021 19:03 633

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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