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Questo racconto è inserito in:
 Parte 3 della raccolta "Celtica " di Gianny Mirra (6 racconti)
 Polvere di stelle

Tłatha dč Danann

Spiritualitą

Isabell seguì il torrente che portava tra le due colline nella Contea di Kerry nel Munster, le ''Dà chìoche hAnann.'' L'aria si era fatta fredda e pungente mentre la sera cominciava a scendere tra le ombre scure. A nord c'era l'estuario dello Shannon, ad est il Limerick mentre l'oceano sferzava le sue onde ad ovest. I ragazzi si erano già rifugiati nei pub dove fiumi di birra inebriavano gole e sogni, ma Isabell amava camminare da sola fuori dal paese. Adorava la notte ed il silenzio. Parlava con gli alberi ed i ruscelli, siedeva all'ombra di antiche pietre e ne sentiva le vibrazioni come se le raccontassero storie di un passato perduto.

Il suo ragazzo l'aveva lasciata per un'altra donna più matura. Non aveva capito la sua speciale sensibilità che a volte, la portava a rimanere da sola per ascoltare se stessa ed il mondo.

Il suo grande amore era l'oceano ed è per questo che nelle giornate piovose, se ne andava sulle spiagge deserte a raccogliere conchiglie bianche, rami scolpiti dal sale e segreti che il mare le regalava.

A volte si sentiva un albatros e, aprendo le braccia, le sembrava di volare su quelle onde meravigliose rincorrendo la favolosa isola di Avalon tra le nebbie del tempo e la fantasia.

Si sedette davanti ad una grossa ed antica pietra che tutti chiamavano ''L'antenata'' e osservò le prime stelle che pian piano spuntavano chiare nel cielo sempre più bruno. Immaginò di vedere un elfo saltare sulle colline con un sacco pieno di stelle e lanciarle in alto come se le seminasse nella sera. Le sembrò di vedere il simpatico Leprechaun col suo copricapo verde e gli stivaletti color corteccia mentre canticchiando tirava fuori dal sacco stelle luminose.

Sentì un rumore proveniente dal vecchio sentiero degli scoiattoli. Si girò a guardare e vide la vecchia Dealan-Dè in compagnia del suo gatto con sulle spalle un canestro pieno di legna secca raccolta nel bosco.

''Su Caoit, di buona sera alla signorina, devi essere un cavaliere bel miciotto. Saluta la bella signorina.'' Disse Dealan-Dè passandole vicino.

Isabell: ''Buona sera signora, le posso dare una mano per il suo canestro?''

Le propose gentilmente.

Dealan-Dè: ''Te ne sarei grata figliola, questa sera è particolarmente pesante. Sarà che il legno è bagnato dalla pioggia di questa notte.'' Le rispose grata.

Isabell fece una carezza a Caoit che sembrò apprezzare molto. Si caricò il canestro sulle spalle e si misero tutti e tre in cammino verso l'abitazione dell'anziana signora.

''Perchè te ne stai tutta sola, ai piedi delle due colline. Sei così giovane, dovresti saltare e ridere, andare a ballare e folleggiare, farti corteggiare dai ragazzi che sono sicura cadrebbero ai tuoi piedi.'' Disse la vecchia mentre proseguivano.

Isabell: ''Forse in altri tempi i ragazzi erano così galanti, ora quasi neanche ti guardano, sono le ragazze a correre dietro a loro.''

Dealan-Dè: ''E' sbagliato farlo! Gli uomini rimangono sempre gli stessi e loro amano conquistare le donne. Una preda troppo facile viene dimenticata presto.''

''Non so,'' rispose Isabell guardando altrove.

Dealan-Dè era l'anziana più vecchia del paese, non si sapeva quanti anni avesse, ma sicuramente erano tanti. I suoi capelli bianchi erano legati in una crocchia con un retino argento e delle perline avorio. Vestiva sempre di grigio scuro ed uno scialle di lana lungo e nero sulle spalle ossute.

Gli occhi di un verde muschiato sembravano nascondere un mistero che aveva sempre affascinato gli uomini. Quando era ragazza era stata molto corteggiata. Più di un uomo ricco l'aveva chiesta in sposa, ma lei aveva rifiutato per amore di un ragazzo dolce e povero. Un giorno partì soldato e non tornò più. Forse era morto, oppure semplicemente si era costruito un'altra vita da qualche parte in Irlanda e di lei non gliene rimaneva più il ricordo. Dealan-Dè non volle più innamorarsi di nessuno. Invecchiò nella sua casetta all'inizio del bosco appena prima della curva del torrente.

Arrivarono davanti alla casa di mattoni e legno con una verandina davanti e due colonne a tortiglione di legno bianco su cui era intrecciata l'edera sempreverde.

''Vuoi entrare a farmi un pò di compagnia? Ti ringrazierò facendoti un tè buonissimo di gelsomino e lavanda che farà andar via tutta la stanchezza.''

Isabell la guardò teneramente stupita,''ne sarei davvero lieta, la ringrazio Signora.''

Dealan-Dè: ''Chiamami con il mio nome Dealan-Dè, vuol dire 'signora delle farfalle' o semplicemente farfalla,'' rise.

Isabell: ''Dealan-Dè, farfalla'' disse tra se,''che bellissimo nome! Un nome magico come Avalon o Cailleach!''

Entrarono dalla porta di legno con una finestrella di vetri color arcobaleno in alto. L'anziana signora la fece accomodare su una morbida poltrona color acero davanti al camino acceso mentre lei sistemava la legna già tagliata precedentemente in basso, di fianco al camino.

''Ora ti farò un tè miracoloso zuccherato con il miele degli Dei. Me lo regalano le api il giorno di Beltane lasciandolo in un vasetto che lascio tutta la notte fuori dalla finestra della mansarda.'' Le disse ridendo.

Isabell era molto affascinata dall'anziana signora e dalla sua casa molto strana, come se l'avessero costruita gli gnomi di un racconto fantastico.

Si guardò intorno. C'era un tavolino di legno intagliato con sopra una tovaglietta dai bordi di merletto color perla. Una bellissima lampada di bronzo alimentata ad olio. Due poltrone davanti al camino, uno specchio con la cornice dorata sul camino e due candelabri in bronzo dorato con candele verde chiaro. Una scala in legno portava sul piano superiore ed un tappeto lungo copriva i gradini fin sopra all'ultimo pianerottolo.

C'erano dei rametti di lavanda ai quattro angoli della stanza e dei vasi da fiore di vetro rosa sul tavolo al centro della sala e su un'angoliera di legno di quercia.

Le tende alle finestre erano di un bel verde chiaro quelle pesanti e rosa chiaro quelle leggere. La cucina era nella sala divisa da un piccolo muretto che creava un angolo cottura.

Dealan-Dè mise il bollitore sul fuoco del camino e preparò le erbe nella teiera: gelsomino, lavanda, verbena e scorza di limone grattugiata.

Preparò un piccolo tavolino di legno scuro tra le due poltrone e sul ripiano ci mise la teiera, un piccolo vassoio con dei biscotti speziati, due tazze grandi di porcellana color crema e il vasetto del miele di Beltane.

''Non pensare più a lui, non ne vale più la pena,''le disse guardandola profondamente negli occhi con tenerezza.

''Ha scelto la sua strada tra le mille che gli si sono parate davanti, per te c'è altro. Tu sei speciale, forse Dio vuole mostrarti qualcosa di meglio nella tua vita.'' Le disse Dealan-Dè.

Isabell la guardò stupita. Le sembrò che in quel momento avesse letto i suoi pensieri. ''Ogni tanto mi ritorna in mente. Le sue parole, il suono della sua voce, le sue mani. Forse non sono stata una brava ragazza e lui ha scelto di meglio per se.''

Dealan-Dè: '' Oppure non ha saputo vedere la brava ragazza e ha scelto di peggio. Non fartene un cruccio, quello che non è presente nella nostra vita è inutile inseguirlo, vuol dire che non ci apparteneva e se lo avessimo voluto ad ogni costo ci avrebbe fatto solo male.''

Il bollitore si mise a fischiare ed il gatto saltò sulle ginocchie di Isabell strusciandosi sulle braccia e sul seno.

''Ti ha scelta, le sei simpatica,'' rise l'anziana. ''Caoit.......non dare fastidio alla nostra ospite, scendi e vai sul tuo cuscino!'' Gli disse in tono tra l'autoritario ed il comico.

Isabell: No no lo lasci pure qui, è così bello e morbido. Mi piacciono i gatti!''

L'anziana verso l'acqua bollente nella teiera dove sul fondo erano state messe le erbe essiccate e coprì con una pezzuola pulita.

Dealan-Dè: ''Gli uomini sono strani. Sembra che nella vita inseguano un sogno, un'idea che credono di scovare in ogni donna che incontrano ed ognuna di loro diventa un pezzettino di quel sogno. Non sono delle cattive persone ma cadono spesso nelle menzogne che essi stessi tessono per giocare con la vita.''

Il gatto mosse la coda e colpì un piccolo campanellino d'argento legato ad un cordino che pendeva dalla mensola del camino.

L'anziana signora versò il tè nelle tazze e ne porse una a Isabell.

Isabell: ''Ti ringrazio Dealan-Dè, sei gentilissima!''

Bevve a piccoli sorsi.

''Metti un pò di miele sarà più buono te l'assicuro,'' le disse l'anziana porgendogli il piccolo mestolino di legno.

Isabell intinse il mestolino e lasciò cadere il miele nella tazza. Con un cucchiaino d'argento mescolò il tè e ne bevvè un sorso. ''E' fantastico, veramente buono, un gusto divino!''

''Già …..come se si accendesse una favola davanti agli occhi,'' le rispose l'anziana sorridendo bonariamente.

Dopo qualche minuto Isabel si sentì leggera come un uccello che plana sulle onde del mare. Aveva la sensazione di volare e come se i suoi occhi si aprissero su meravigliosi giardini fioriti dove l'aria era dolce e profumata.

Dealan-Dè la guardò dolcemente. Battè le mani tre volte e decine di farfalle multicolori uscirono da quei battiti e volarono intorno a Isabell. Dalle fiamme del camino uscirono piccoli rami di edera che s'intrecciarono come in una danza e formarono un cancello che si aprì e lasciò passare le farfalle. Isabell si sentì camminare tra quelle fiamme che non bruciavano, tra rami di edera e biancospino con al fianco Dealan-Dè e Caoit. Passarono per una piccola cascata d'acqua pura intorno ad un torrente e si ritrovarono su una delle due colline dove prima Isabell era seduta a pensare. Al posto del paese in lontananza c'era un villaggio di capanne in legno e pietra. Nel mezzo della collina c'era una grossa pietra con un fuoco che bruciava sopra. Davanti alla pietra, tre uomini vestiti con un'ampia veste bianca ed un cappuccio in testa, le braccia alzate e le mani con i palmi in alto, mormoravano qualcosa.

''Quello al centro è Brian, quello di destra è Luchar e l'altro è Lucharba,''

disse l'anziana indicandoglieli. '' Quello è il villaggio dei Tuatha dè Danann figli di Nemed. Loro custodiscono i quattro tesori dei Tuatha: La spada di Nùada ( la vittoria), la lancia di Lugh ( la gloria), il calderone di Dagda (la saggezza) e la Lìa Fàil, la pietra del destino ( la conoscenza).''

Isabell si avvicinò al fuoco e le parve di vedere una spirale che girava all'interno delle fiamme.

Dealan-Dè: ''Quello è l'universo dove tutto fluisce e si consuma. Non c'è niente di permanente, tutto si trasforma nasce e muore per poi rinascere e rimorire.''

Isabell: ''Chi è quella donna che fila al centro della spirale?'' Le chiese.

Dealan-Dè: ''Lei è Danu, la Madre Suprema dei Tuatha dè Danann, colei da cui esce la vita e ritorna.''

In quel momento un corvo bianco volò basso posandosi sulla spalla destra di Isabell. I suoi occhi neri e profondi furono come una finestra su un mondo sconosciuto dove il tempo scompariva in un raggio di luna.

Dealan-Dè: ''Ti sta dicendo di imparare dalla profonda delusione che ti fa tanto soffrire e di lasciarla andare per sempre. Ormai non ti serve più. Ti dice di imparare dalle lezioni del passato ma senza aggrapparti ad esse. La vita è l'eterno conflitto tra gioia e dolore, vita e morte ed è inutile cristallizzarsi in una delle due parti perchè tutto si compenetra e passa oltre. Chiudi gli occhi, apri le braccia e immagina di volare con lui verso la luna. Lascerai il tuo fardello in basso facendolo cadere nel fuoco. Non aver paura di farlo andare.''

Isabell aprì le braccia, respirò profondamente e chiuse gli occhi. Immaginò di volare con le ali del corvo bianco. Le sue braccia diventarono piume morbide e sentì il vento accarezzargli il viso mentre saliva in alto. Delle lacrime scesero dai suoi occhi chiusi, ma quanto più scendevano più si sentiva leggera e felice. Sentiva le stelle brillare accanto a se e le voci di Brian, Luchar e Lucharba che la guidavano in antico gaelico negli abissi della notte. Sentiva suoni di cristalli e profumi di acacia sul suo viso. Poi niente più.

Una voce la chiamava da lontano. Sentiva il suo nome riecheggiare nelle orecchie. Qualcuno la stava chiamando, sentiva....Isabell.....Isabell....sempre più vicino. Tre battiti di mano e si svegliò sulla poltrona color acero.

''Ti sei svegliata allora, dormigliona,''le disse dolcemente Delean-Dè.

Isabell aprì gli occhi e vide il bel viso rugoso della vecchietta che la guardava con un sorriso gentile proprio davanti a se.

Isabell: ''Ma cosè successo? Dove sono?'' Chiese confusa.

Dealan-Dè: '' Sei a casa mia! Ti sei addormentata sulla poltrona e non ti ho voluta svegliare per non disturbarti. Dormivi così bene!''

Isabell: '' Ma che ore sono?''

Dealan-Dè: ''Sono le nove e un quarto del mattino. Hai dormito come un angioletto per ben undici ore. Niente male direi.''

Isabell si sentiva stranamente felice, il suo cuore non aveva più nessun macigno che l'opprimeva. Si toccò al centro del petto e le venne da ridere di gioia, era felice.

Dealan-Dè. ''Sorridi mia cara ragazza, sei così bella e l'amore aspetta ancora il tuo cuore. Fa che sia un sole caldo e bellissimo.''

Le due donne si guardarono per un istante, tra di loro c'era una grande magia, un filo magico che le univa come un ponte segreto.

Isabell ringraziò la vecchia signora abbracciandola e baciandole le guance. La salutò promettendole di venirla a trovare presto. Erano diventate amiche e la sua compagnia le dava un'immensa gioia.

Lasciò la casa di Dealan-Dè con l'anima colma di freschezza e s'incamminò verso il paese. Ormai era giorno, ma un giorno diverso dagli altri che aveva vissuto prima.


Gianny Mirra 04/03/2011 08:25 2 1011

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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