L'autunno è dolce e carezzevole sulle colline dello Sidhe. Le foglie delle betulle dai tronchi d'argento, volano fin sulle nuvole e di notte, la luna spia la natura ed i piccoli cervi che scendono furtivi verso i ruscelli.
Tra i boschi di castagni ed abeti c'è un paese di casette in legno e pietra ricoperte di muschio, il paese dei Filì. Un villaggio ai piedi della collina dove vivono gli elfi poeti, nati dalle polveri d'argento delle stelle durante il meraviglioso plenilunio di Beltane, tanti millenni fà.
Le graziose casette sono incorniciate da rigogliosa edera e roselline bianche e violette, dove le tenere farfalle si posano e regalano i loro silenzi. Le stradine di quarzo bianco e polvere d'oro, si snodano fino alla piazza principale dove al centro troneggia la statua di Dana, la Grande Madre terra. Il castello del villaggio si erge sulla collina con le sue mura d'avorio e turchese e su ogni pierta vi è una runa incisa dalla mano esperta di Eidhneàn, la fata del bosco.
I giovani elfi curano le piante, i ruscelli e tutti gli animali del bosco, ma durante la notte amano comporre poesie. L'arte poetica è una festa a Filì, le poesie più belle vengono lette e premiate col bacio della fata, nella grande piazza , ogni mese ad ogni luna piena.
Tiuilìp è un giovane elfo, figlio del panettiere Cruithneacht e della fiorista Dahlia. Passa le sue giornate tra i giovani cervi che gli raccontano i segreti del bosco e gli insegnano l'arte della Draìoctha, la magia bianca delle stelle.
La sera ama andarsene in giro tra le betulle e suonare il suo violino sulle foglie di ninfea.
Una sera, mentre camminava a passo lento lungo il ruscello dello Shide, sentì un canto provenire da Emerald la pietra di smeraldo.
''verrò a spiare
le emozioni del tuo cuore,
quando i tuoi occhi vedranno il mio amore
accendersi come fiammelle al vento.
Sarà come volare
con ali grandi di rondine
e baciare la luna
lassù
in alto.''
Tuilìp si nascose dietro una roccia di pirite e vide da dove proveniva lo splendido canto. I suoi occhi si spalancarono come un incanto che prende l'anima, guardò senza mai chiudere le palpebre, l'eterea visione.
Era Sneachta, la splendida figlia di Sceach, il fabbro del re dei Filì.
La bella elfetta dai capelli dorati, raccolti in una lunga treccia che le arrivava fino alle caviglie, aveva una voce fantastica ma non usciva mai dalla sua casetta dall'altra parte del ruscello.
Il suo splendido viso era bianco come le perle sotto la luna, ed i suoi occhi violetto brillavano come stelle riflesse sull'acqua.
''Salirai i gradini di cristallo
per svegliare le fate,
colte di sorpresa
dal tuo cuore gentile.
Dove conduce l'amore
quando l'anima cede all'incanto
e si veste di luce
e petali di rosa.''
Continuava a cantare Sneachta.
Una stella cadde nel cielo e Tiuilìp sospirò desiderando toccare le mani di lei.
Un ranocchio saltò nel ruscello, gracidando nel riflesso della melodia mentre note di luce gravitavano intorno alla fanciulla.
Le sere seguenti Tiuilìp ritorno alla pietra di smeraldo, ma Sneachta non appariva.
Il suo cuore conobbe uno strano sentimento che si chiamava Grà, amore.
Un giorno Tiuilìp andò a trovare Peirsil, la vecchina del bosco di aceri dall'altra parte della collina. Una freccia buttò giù il suo cappello di seta e feltro verde chiaro. L'elfetto si gettò a terra di scatto e guardò nella direzione dei rami smossi. Vide Sneachta col suo arco e balestra che, a cavallo d'un piccolo unicorno bianco e rame, correvano sulle linee mediane del vento.
Raccolse il suo cappello e tocco il suo cuore che batteva forte come i tamburi di Beltane, ma non per lo spavento. Era innamorato dell'amazzone con l'arco che cantava con una voce d'angelo.
''E' stato
come una carezza d'autunno
che si veste di dolcezza
quando canta la luna,
lenta nel suo incedere
danza intorno al fuoco
dell'amore.
E stato come accendere il sole
sulla linea dell'orizzonte,
mentre le onde s'avvicinano
una dopo l'altra sul mio cuore.''
Recito Tiuilìp sottovoce, guardando in alto.
Arrivo il primo maggio, tutti gli elfi del villaggio erano sotto le grandi querce. L'altare sacro era stato allestito, gli incensi bruciavano e il grande fuoco era stato acceso da Sonas, fata della felicità.
Tiuilìp era triste, da molte notti ormai non vedeva più Sneachta. Lei non andò più sull' Emerald a cantare le sue canzoni alla sera.
La luna era alta nel cielo e Dana scese col suo cocchio d'argento. Si iniziarono le danze e le donne cantarono la Runa. Il druido aprì il cerchio fatato mentre le fate suonavano la lira.
I giovani elfi sfilarono ad uno ad uno recitando le loro poesie alla luna e a Dana, ma la signora della terra e del cielo aspettava quanlcun altro alla festa.
Tiulìp era da solo al bordo del ruscello seduto su una foglia di ninfea. I suoi occhi si inumidirono di lacrime e desiderò che la foglia si sollevasse dal ruscello e sparisse nella notte.
La sua bocca cominciò a parlare e parole d'amore uscirono come rugiada.
''Sarò qui
ad aspettare l'aurora
che ha il tuo viso
e la tua anima
fresca come una rosa
d'autunno.
Sarò qui
a vederti danzare tra le stelle
quando il vento cala sulle montagne
e il destino fila
dal gomitolo dell'amore.
Come l'infinito che scorre
lento sarà il mio respiro
dove si è imprigionato il tuo canto
e libra la mia anima
con ali di farfalla.
Sarò qui
mio dolce fiore
non importa quanto
dovrò ancora sognare.''
La signora della terra e del cielo aveva udito la sua preghiera, e mentre Tiuilìp parlava ignaro, lei aveva sollevato la foglia di ninfea dove lui era seduto e lo aveva trasportato davanti al fuoco sacro, al suo cospetto.
Dana aspettava questi versi che uscivano dal cuore del vero amore e fece scendere su di lui una pioggia fine di polveri dorate e petali di rosa.
Mentre i giovani elfi si rallegravano del nuovo pricipe della poesia del bosco, Dana aprì il guscio di un uovo di fenice.
Con un soffio spinse la metà dell'uovo verso Tiuilìp e dalla metà che avanzava spuntò Sneachta dritta in piedi col suo magnifico canto.
''Eri tu
che il mio canto desiderava;
nelle notti di luna
io inseguivo i miei sogni,
avevano il tuo volto
ed io ho riconosciuto il tuo profumo.
Eri tu
che salivi i gradini di cristallo;
come la notte insegue il giorno
ed il giorno
s'addormenta nella notte,
saremo un'anima sola che sale verso le stelle
e dalla runa
sapremo il nostro destino.
Il mio cuore ed il tuo
per sempre vicino,
ed il tempo,
non avrà fine.''
Tiuilìp e Sneachta salirono sul cocchio di Dana, ed insieme alla Signora della Terra e del Cielo andarono in alto verso la luna.