Un sogno che si avvera in una domenica di maggio guardando la tua immagine in un batuffolo, prendendo il caffè nel bar dell’angolo, mentre le parole si rincorrono. Nulla che rimanda al sabato, tutto questo cantare nella festa, un coro che m’avvinghia e che mi desta sin dal profondo.
Tanto le cicatrici sono tutte li, non c’è nessuno che ne è privo, un dolore è qualcosa che sentivo sin dall’infanzia, quando mi dovevo distaccare dalla mamma, morbida culla della gioia, quando dovevo pur finire di giocare per andare a letto e quando c’era un film che mi piaceva ma mio padre era di servizio.
L’attesa di quando andava via la luce per il temporale, le preghiere alla finestra per farla ritornare, la Tv guasta da riparare e il tecnico che tardava ad arrivare. Ora come allora, mentre scrivo le immagini si fanno più presenti, gli odori della casa quando i pomeriggi mi sembravano eterni. Tutto quel brulicare di bambini che dalle case si riversavano sulla strada, i discorsi mai così sottili, le forze brute e le sfide tra me e quella masnada. Poi crebbi e la mia potenza allora mi fece sfidare tutti quanti, spinto da Sandro ora come allora eccomi prevaler sui mie sfidanti.
Ricordi che affollano la mente e che fanno il cuore palpitare, la mia speranza di allora ancor presente e le mie ore liete sono tutte ad aspettare. Domenica di maggio se n’è andata e ho rivisto tutte e due le mie sorelle che accompagnarono mia vita solitaria in cui io ero pianeta e loro stelle. La mia prima comunione feci allora, con una mia sorella delicata, frutto di mia madre tutta sola che non aveva accanto mamma....era andata. La mia prima comunione dopo più di cinquant’anni, tutto si fonde a oggi con il sole, che non mi dice più di quegli affanni, che non s'avvita e nemmeno più si muove. Cresciuto tra mille trepidanti, vissuto per anni senza mente, adesso sono qui e poi negli anni ho deciso che non me ne frega niente.