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♦ rita damonte |
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Non ho più voglia di niente e di nessuno, nemmeno del cane. Mi preparo qualcosa da mangiare giusto per non sentire il morso della fame, ma l’ unico piatto più macchinoso son le penne alla puttanesca. Mangio nei piatti di plastica almeno evito di lavarli, bevo alla bottiglia come un alcolista. Sto uscendo con il contagocce, ho il disprezzo per la gente. Per casa, come uno zombie, dal letto al divano, dal divano al letto, ogni tanto metto il naso fuori di finestra per respirare un po‘, per cambiare aria. Non esco neanche per buttare la spazzatura, la lancio li sul terrazzo ormai da giorni. La barba più lunga di Matusalemme i capelli che sono un incrocio indefinito di trama e ordito. Mi lavo a pezzi, non voglio puzzare, ma di buttarmi sotto la doccia zero voglia. Indosso vestiti larghi trasandati. Se sedessi per terra potrei tranquillamente sembrare un barbone, un reietto della società, un anonimo, un invisibile, non ci sarebbe tanta differenza. Questa vita è stancante. Si lotta tutti i giorni, a cercare un sorriso, a pensare positivo. Vedere oltre il temporale, placare il dolore, ma porca troia quant’è difficile lasciare andare? ! Ho perso lo smalto, una parte di me stesso, quello che ero, mi son perso davvero. La depressione è sempre dietro l’ angolo. Ogni tanto, bussa alla porta e sbuca fuori da sotto il letto, mi tocca la caviglia, siede accanto a me sul divano e guardiamo la televisione Mi poggia la mano sulla spalla e dopo l’ ennesimo respiro mozzato, incazzato come un leone ferito, ruggisco. Urlo silente e la ricaccio nell’ angolo buio da dove è venuta, ma attende come un cecchino il momento adatto, non ha fretta. Conosce i punti deboli e colpirà in modo ferale, spietata, senza via di scampo. Ho cercato risposte nella fede, mi sono stancato dopo dieci minuti. Ho volato la bibbia nel camino ed il vangelo nel lavandino. Nel conforto degli amici, uno è morto, uno è diventato tossicodipendende e l’ altro ha cambiato sesso, gli altri son spariti o non son mai esisti. Ho provato a cercarle in fondo ad un bicchere, non è servito a nulla, nemmeno scolarsi la bottiglia. Quattro pugni: due allo stomaco, uno al fianco e uno al mento, poi giù, faccia al pavimento. Che fine schifosa, mi son fatto fregare e non ho provato piacere. Dovrei trovare il coraggio di lasciarmi annegare. Stomaco rotto, testa dolente, vi prego qualcuno o qualcosa mi tiri un salvagente! Ho cercato un po’ d’ amore fra le gambe di una escort, ho trovato sì il calore, ma mancava tutto il resto. Sopra il letto mi ha sdraiato. Si è distesa su di me, senza scrupolo o pudore, mi ha scopato. Dopo circa un paio d’ ore di rancore e baci assenti, per i fianchi l’ ho domata, seni grossi polposi e bianchi. Un culo da favola. Ha goduto, alla grande, nel fragore dell’ orgasmo, è venuta l’ ho sentito. Ammicando il basso ventre, con un fioco di fil di voce: " Sei stato divertente, ora lesto, aspetto un altro cliente ". "290 euro, sconto di 4o perchè sei ben messo. Tornerai? " Chiusi la porta ancora ovattato, sul pianerottolo mi sono vestito. Compito svolto, portafoglio svuotato, nel silenzio di casa mia sono tornato.... Dovrei farla finita davvero, senza scrivere lettere o messagggi d’ addio. Son vigliacco, non lo nego, ma per quanto veda nero, non mi sento ancora arreso. Troppe volte sono salito sopra il tetto, di notte, in silenzio, ho scavalcato il parapetto ed ho atteso. Un aereo, le luci della città, una sirena, la foschia, un’ amara stronza malinconia. Penso al cane, alla pioggia, al profumo della fica, alla coca che in gola frizza, alla musica: dolce amara melodia. Alle foto, alle passioni, alle troppe rotture di coglioni... e ruggisco di rabbia ancora. Poi il pensiero diventa leggero, si accende un speranza dietro questo cupo velo, non cederò lo giuro. Tornerò com’ ero prima, devo solo ritrovare la bussola. Per adesso navigo a vista, per il resto.... che Dio m’ assista. |
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