CAP. XXI
Ma ci scatta come una menade l’ Elvira, che con le mani ai fianchi si torchia di brutto lo Spitillo e c’ investe di scirocco anche a noi, così “ Ma bravi i miei porci che siete, che vi esce più la sconcia sconcezza dalla bocca, a voi, che l’ aria… a tavola, poi!… è che tavola e letto non portan rispetto e che quando il porco ci ha la sua mangiatoia bassa e ci si sazia, se la rivolta addosso e ci si sbrodola, là, nel suo letame… ma è per due dita di salciccia che me lo sono dovuto accollare, io, il mio maiale intero?… sentitelo questo qua, come gli piace bagnarcisi il pane nel sugo di questa fanfara oscena che ci state suonando da un pezzo, voi, con lo spartito di quell’ universo là, che vi progettate con tanti bei particolari… che non mi sembra poi così lontano dal vero, anzi, che è identico a quello reale, proprio… che per davvero mi sembra di abitare nella dimora di Giove, a me, per tutte le volte che questo trombettiere mi si soffre i suoi disturbi di pancia… ma non è meglio farcisi entrare un mulo, dico io, nella camera da letto?… che almeno non si lascia qua e là i suoi calzini puzzolenti, che almeno non getta dove gli capita le sue mutande sporche, che non si semina i suoi peli della barba ovunque e che forse ti apprezza, chissà, persino i ricami delle federe, anche a smuovere solo le orecchie… ma ormai, me la sono già mangiata, io, la mia lingua del cane, che è così che sono, che se non parlo ci crepo… ma pure voi poi, che ci fate i poeti, poi… ma che sono modi questi?… ma ci si è sguastata la civiltà a noi?… ci sono calati i barbari forse?… ma da dove, ma da quando?… ma perché, a pensarci, mi fanno impressione i barbari, a me?… che ci ho già la mia bestia dentro la porta di casa, io, che ci ho fatto il callo, ormai, alla malacreanza… ma è che dagli e dagli e dagli, anche le cipolle ti diventano agli… così che ci ho voluto dire la mia, ecco, a voi, perditempo che siete, che vi state attorno alle ciarle a perderci soldi e senno, con quelle chiacchiere matte, là…
la campana del morto ti rimbomba alle otto
alla squilla mattutina ti fa l’ uovo la gallina
chi in pecora si cangia il lupo se lo mangia
… che vi credete di cavarci l’ eternità, voi, dalle vostre ragnatele, volete farci i leopardi, ma mi sembrate, invece, tanti gattini… che se anche il poeta ci finisce con la a, si contano sulle dita le donne che hanno pasticciato con i piedi vostri che tanto vi amate… ma, si capisce, che non ci servono, a noi, le vostre concreazioni, perché facciamo le nostre creazioni vere, noi, mica di fantasia… non abbiamo mica il bisogno nostro di sognarci di quelle frasche là, d’ alloro, ma a noi ci escono capolavori vivi vivi, invece, e anche a due, a tre alla volta… ma voi stoccafissi ci credete stupide e oche, poveretti che siete… che anche la scienza vi dà torto… che chi ci ha studiato sopra per benino ha trovato il cervello femminile più connesso del maschile… che ti possono a stento fare una cosa alla volta, i bestioni, mentre a noi ci riescono due, tre cose alla volta… che non ci abbiamo mica il lato destro e sinistro separati come da una paratia stagna, noi… ma certe zone di destra si collegano a certe della sinistra e viceversa… così se ci capita, facciamo le corna, per sfortuna, una paralisi, ci sopravvive la parola, almeno, ma che ai maschi no, perché non hanno questo schema cerebrale… che se doveva dipendere dagli uomini poi, nemmeno la civiltà, nella nostra evoluzione, s’ incontrava… che la prima comunità umana l’ ha organizzato la donna, con il matriarcato… che quando una volta questa terra ci era un giardino terrestre, per viverci ti bastava solo allungare le mani che ti prendevi tutto il ben di dio… ma cosa non ci nasceva in quello scrigno verde?… di tutto, proprio!… bastava solo raccogliere, e questa era l’ era di Eva, secondo me, ci comandava lei, insomma… che anche per ciò che riguarda la creazione, lo si vede bene come l’ Adamo non ti conta e non ti accusa proprio niente nella narrazione… che le intelligenze, anche se malefiche, non ci trovano mica gusto a trattare con gli idioti, ma è invece con la Eva che il serpente ci parla della mela interdetta… ma che l’ altro era scemo?… forse, sicuramente sì… mentre che adesso ti sono diventati tutti scienziati, quello scemo di prima… che se anche…”