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Alex rollò l’ ennesima sigaretta di quella gelida mattinata d’ inverno poi con un soffio di voce dipinse la sua bestemmia sulle nubi " Ehi cielo guardami... un grumo di ossa tenute insieme dallo sputo dei santi... ecco chi sono...." New Jork era bellissima; la neve l’ aveva ricoperta tutta e le cime dei grattacieli sembravano le prospicenze del paradiso.....lui era lassù, lui e suoi 47 anni intabarrati in un giaccone troppo grande per contenere una vita. Era stanco dei perché, quei maledetti pugni spaccati nelle lunghissime notti d’ ospedale, tra le flebo che non scendono e gli urli della sua Grace....Grace, il suo volto, il suo corpo i loro abbracci, i loro sì.....e poi il cancro gelido stillicidio di una cicuta bevuta troppo giovani.... .. tossì i suoi ultimi secondi di lacrime.... per un attimo Dio sembrò dipingergli un sorriso..... poi più nulla. Nessuno sentì il tonfo.....nessuno... solo il silenzio. Lo trovarono con gli occhi riversi all’ insù, come una preghiera giunta al cielo, aperti come la vita che avevano corso da giovani con Grace. I paramedici lo avvolsero in un sudario e lo deposero con dolcezza nell’ ambulanza parcheggiata tra due ali di folla silenziosa. Lo portarono all’ ospedale di Manhattan dove il tempo si era fermato al momento in cui la sua Grace se n’ era andata; li misero insieme come due novelli Romeo e Giulietta, pure gli infermieri più anziani piangevano a dirotto. Le famiglie arrivarono trafelate, impallidite e svuotate: era finita, li avevano persi per la seconda volta, una volta era stata la loro arroganza, la seconda volta il destino. Entrarono muti nella camera dove i loro ragazzi riposavano e le mamme si abbracciarono in un abbraccio che non ebbe fine. I padri no, dritti nella loro austera nullità dietro le mogli, guardarono la scena da lontano. Le famiglie uscirono ed ecco Jeannie una delle pazienti più anziane dell’ ospedale andò loro incontro e abbracciò le mamme. Un libretto scivolò dalle sue mani incartapecorite a quelle di Lilly, la mamma single di Alex, e la sua voce roca ruppe la morte di quei secondi interminabili: "I vostri ragazzi hanno vissuto. La gioia, la dolcezza, l’ amore la malattia erano come il tutto che scandisce i giorni io c’ ero". Allora aprirono il libro e riconobbero la calligrafia di Grace e le prime lettere "Cara mamma, caro papà................ Si dice che il mondo ti casca addosso, si dice tanto per dire invece è vero; un botto dentro al petto, un colpo, un vuoto e appresso scivolasti a terra fiera, dolcissima Josephine mamma senza più domani...........Ti ritrovarono svenuta con gli occhi riversi verso il cielo che urlavano quelle lettere che si ripetevano senza fine: "Cara mamma, caro papà"; il mio bocciolo colorato che ora riposava per sempre.... Gli infermieri aiutarono a rialzare le tue povere ossa e l’ appoggiarono delicatamente su una sedia, tu che stringevi i pugni in un anelito di preghiera: "O Signore dammi un’ altra possibilità, ridammi il mio fiore!!". Girasti la pagina e la vita di Grace accarezzò le tue guance: Ti ricordi dei nostri sorrisi, delle nostre assurde litigate, delle lacrime di quel giorno quando sbattei la porta per sempre per il buio dei vostri no.....corsi, corsi e corsi su migliaia di marciapiedi fin quando il mantello della notte vestì il mio corpo di sudore e le mie ginocchia di silenzio. Mi rialzai ed ero sola, iNew Jork era bellissima avvolta in un regno di ombre, mi avvicinai e scorsi quegli occhi, tristi di mille solitudini le cui lacrime sembravano fiumi senza fine......"Mi fai accendere?" Chiesi distrattamente, lui si avvicinò e mi diede l’ accendino poi mi chiese: "Che ci fa una ragazza sola a quest’ ora di notte?" Rimanemmo in silenzio per lunghissimi interminabili secondi, poi gli risposi "Sono scappata volevo vivere....." Ti capisco, mi rispose, io non sono mai diventato uomo......" Ci accogliemmo quella notte in una strada senza nome da quel momento in poi fummo solo noi ALEX e GRACE nelle vite consumate di cicche e di parole........." I giorni si sono fatti anni, vissuti nei migliaia di tramonti che New Jork ci donava, abbracciati di un sentimento nuovo che nasceva....l’ amore..... C’è solo la strada su cui puoi contare, la strada è l’ unica salvezza, pensò Jacqueline dopo l’ ennesima notte insonne passata da sola; Rob se n’ era andato e quell ‘ appartamento era diventato troppo grande e pieno di fantasmi....... New Jork non s’ era mai più riaccesa dal momento che il suo bocciolo aveva richiuso le ali e le lettere che vestivano quel libro avevano spremuto il suo sudore in notti e notti di silenzio........ Uscì di casa un giorno di primavera con il peso d’ uno zaino di vita e gli occhi di quel dolce passato nel cuore..... Corse per giorni e giorni e giorni sotto un cielo di uomini poi sdraiò le sue ossa stanche nell’ angolo di un condominio senza nome. Per lunghissimi istanti fermò il suo sguardo al cielo e guardò la luna e forse per la prima volta sembrò felice........ Tirò fuori quel libro e l’ amore dei ragazzi colorò quella notte: " I nostri baci come fragorose speranze dei nostri giorni felici in quella soffitta disordinata, intrecciati come stelle incandescenti d’ amore.......ci raccontammo in migliaia di attimi fotografati di preghiere e le nostre notti si bagnarono di sorrisi", ALEX e GRACE urlarono da quel libro la loro vita breve ma immensa, cicca consunta d’ una notte d’ estate................ Jacqueline si svegliò era l’ aurora, aveva gli occhi gonfi di stupore, si stiracchiò e vide gli ultimi tiratardi tornare a casa. Era sola ed il sole piano piano accarezzò la fronte consumata dalle troppe lacrime che aveva versato in quei giorni..... La vista dei ragazzi in quella camera mortuaria l’ aveva d’ un botto invecchiata di anni, pensava sorseggiando il primo nero caffè dell’ ennesimo giorno d’ inutile vita.........Quel libro si stava lentamente piegando, consunto di lacrime e caffè, fu in quel momento che il buio entrò con le prime parole e la tosse di GRACE........... I colpi di tosse bucarono la solennità delle notti ed il suo fragile corpo vibrò davanti al terremoto del destino. GRACE era malata, ma la sua anima lottava come un vecchio pugile dinanzi al tramonto. "I giorni e le notti tra gli abbracci stretti di ALEX ed i pugni al destino", così accolse quelle parole Jacqueline stretta nel suo cuore di mamma con il suo tormento senza risposta: "Perchè al mio bocciolo?" . Camminò per chilometri e chilometri ed alla fine arrivò al loro palazzo; appena entrò vide un omone di colore che gli si fece appresso dicendogli: "Dove va signora?" Jacqueline con un velo di tristezza gli rispose "Voglio vedere la soffitta ci abitava mia figlia" Allora l’ omone si ricordò di ALEX e GRACE e si commosse "Me li ricordo bene, erano una bellissima coppia sempre insieme fino alla fine di lei.....poi non ho saputo più niente" Aprì la soffitta ed una fitta avvolse il cuore di Jacqueline, c’ era un tavolo con due ritratti dei due ragazzi ed un letto ancora sfatto simbolo che la vita li aveva consumati oltre le parole, i sorrisi e le lacrime......Maledetto libro pensò per un attimo, ma l’ attrazione verso la vita dei ragazzi fu più profonda della tristezza e lo riaprì così GRACE parlò tra i pallidi occhi di sua madre: "Quanti medici mamma quanti ne ho dovuti passare senza di te, avrei voluto la stretta della tua mano ma c’ era ALEX il mio uno il mio tutto che riusciva sempre a farmi sorridere anche quando sarei voluta impazzire di lacrime..... In quei mesi ci siamo avvolti di parole come se fossero scudi alla sofferenza lui abbracciava le mie notti assopendo il mio dolore è stato lui a convincermi di scrivere queste parole.................Mi ha detto "Devono sapere chi sei, che donna sei diventata e che mi hai insegnato a vivere......." Richiuse il libro tra le lacrime e prese un ritratto quello di sua figlia e ALEX che sorridevano nel parco e richiuse dietro di se la porta.....................Basta! Basta se ne andò in preda ad una crisi di pianto, il dolore le stava trapanando le ossa........................Si fermò sul marciapiede e lentamente si calmò: "Quanta sofferenza non è giusto, povera figlia mia".....E s’ avviò con il sorriso di sua figlia stampato nel cuore.... La neve cadeva sugli alberi e New Jork era bellissima nel suo silenzio irreale; Jacqueline vide il paesaggio dalla sua finestra del suo appartamento all’ Upper East Side e d’ improvviso la tradì una lacrima "Quanto vuoto senza i tuoi sorrisi piccola mia......" E riaprì quel libro unto di anni e di caffè e gli sembrò che il rumore delle emozioni dei ragazzi potesse irrompere vestito di lunghissimi baci e di perdute insonnie. GRACE era un grumo di ossa con occhi gonfi di troppi silenzi e troppe cicute seminate per la casa ed ALEX l’ accompagnava cingendo i suoi fianchi con la forza folle dei suoi sorrisi. Tutti sapevano di GRACE, ma nessuno si azzardava a compatirla di fronte alla sua dignità ed ai suoi bellissimi occhi. Quel sabato che cadde per l’ ultima volta era sola........ALEX era uscito quella mattina, finalmente il sole lo baciava dopo giorni e giorni di forzata claustrofobia "Quanto sei bella New Jork, quanto sei bello sole" E GRACE cadde sfinita da quel maledetto cancro......ALEX bussò bussò e urlò disperato quando entrarono sfondando il portone la trovarono svenuta senza più una lacrima da versare..... Arrivò l’ ambulanza e volarono verso l’ ospedale, l’ ultimo viaggio delle loro bellissime anime.........Arrivarono e trasferirono il suo corpo esanime alle emergenze, ALEX la seguiva tenendogli la sua povera mano e d’ improvviso i suoi sorrisi sparirono "Quanto sei bella amore mio, Dio Dio mio perchè me la devi portare via?" Ed il silenzio gli rigò il suo pallido volto e le notti sfinirono la sua fragrante giovinezza; la sua vita era quella camera, quanto avrebbe voluto abbracciare sua mamma ma era solo, con la sua GRACE........................ Quante notti e quanti giorni su quella sedia tenendo la mano della sua GRACE......quel corpo disteso che urlava vita da tutti i suoi pori "Quanto sei bella bocciolo mio"pensò ALEX guardandola negli occhi, non vide entrare Jeannie la più anziana delle pazienti dell’ ospedale in punta di piedi, gli si accostò e gli disse "So chi sei, qui tutti sanno di te e GRACE" stupefatto ALEX avrebbe voluto rispondergli ma la forza gli venne meno e d’ improvviso scoppiò a piangere sulla sua spalla. Jeannie lo accompagnò un momento fuori da quella stanza si presero un caffè e ALEX gli raccontò del giorno in cui per la prima volta rimase solo quando sua madre se ne andò e del giorno quando conobbe GRACE il suo tutto. Per un momento il ricordo delle folli risate con lei gli diedero forza e quella notte pregò, pregò e pregò che la sua GRACE rinvenisse un’ altra volta. Ma il cancro fini di straziare proprio quella notte il suo povero corpo. L’ infermiere svegliò ALEX ancora trasognante e lo schiaffeggiò facendolo svegliare "La sua GRACE l’ abbiamo dovuta intubare purtroppo non ce la farà....." ALEX corse disperato per il corridoio ed alla fine si fermò chino verso il muro, sferrò un pugno per sentire di essere ancora vivo..... Troppe settimane aveva passato gonfio di vana speranza e stanchezza, incontrò nel corridoio Jeannie e in un secondo d’ immenso silenzio s’ abbracciarono.... Jeannie gli disse "Caro mio so che il dolore ti distrugge le ossa ma gli devi dire addio lo devi al tuo tutto se vuoi io ci sarò accanto a te ma glielo devi....." Tornò in quella stanza per l’ ultima volta con Jeannie, lui sembrava finalmente trovare un po di pace si asciugò le lacrime e gli regalò la promessa d’ amore che gli aveva fatto quel giorno che s’ erano uniti......strinse forte forte la sua mano.....il suo cuore batteva fortissimo....."grazie vita mia per aver illuminato i miei giorni" detto ciò si alzò e uscì .......d’ improvviso sentì i suoi 47 anni un peso insopportabile; Jeannie lo vide uscire dall’ ospedale solo, rassegnato senza più niente......... GRACE era volata via come un dolcissimo angelo e di ALEX nessuno aveva più saputo niente. Solo il cielo un giorno lo vide su quel tetto di New Jork sotto la neve, bellissima anima con gli occhi spenti che si rollava l’ ultima sigaretta... |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.
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«il mio primo racconto è nato dal dolore della mia malattia Alex e Grace sono un parto della mia sofferenza inizialmente era in piu parti poi l ho unificato.» |
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Struggente... (Antonio D’Auria)
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Se tu mi dimentichi Autori Vari
Le poesie che hanno partecipato al Premio di Poesia Scrivere 2011, con tutte le opere partecipanti ed i vincitori
Pagine: 208 - € 11 Anno: 2012 - ISBN: 9781471686214
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