Il dolore continuo del sapere, un fardello più greve di ogni parola scritta, mi opprime. Forse Tu, presenza ineffabile che tutto pervadi, dirai che mi fondo con ogni frammento del creato e che in questa eco risiede la mia pena. Ed io, fragile voce nell’immensità, oso chiederti: "Come posso, nella mia finitudine, non sentirmi parte di questo immenso respiro che mi circonda?"
Amo la vita nel suo pulsare vibrante, dono inestimabile delle Tue mani. Amo i miei cari, riflessi della Tua luce nei miei giorni. Amo anche i veri amici, legami puri intessuti dalla Tua grazia, stelle fisse nel mio firmamento interiore. Ho amato, con la delicatezza silenziosa di un’ombra e senza l’aspettativa di un ritorno, quell’anima enigmatica celata nella penombra della sua ricerca di libertà, perché anche in quell’anelito solitario ho intravisto un riflesso del Tuo mistero.
Desidero ardentemente il "sapere", la comprensione del Tuo disegno, ma intendo raggiungerlo senza dovermi annullare nel fluire del mondo che hai creato. Non voglio recidere i legami che mi ancorano alla realtà, sebbene effimera. Forse quel Maestro, cercatore di verità come me, coltivava una visione incompleta su questo confine, o forse il tempo, Tuo inesorabile strumento, non gli concesse la possibilità di rivederla, anch’egli avvolto nella morsa del dolore e della sete di conoscenza.
Ogni giorno, come un sussurro nella quiete, la Tua immagine irreale si manifesta nella mia mente, ricordandomi la natura transitoria di ogni cosa. Allora mi rifugio tra le pagine dei libri, cercando nelle parole degli uomini un eco della Tua sapienza, e ripeto, quasi fosse una preghiera per placare il mio smarrimento: "Nulla è reale come appare… non esistono nemmeno le malattie, ombre passeggere nel Tuo disegno." Ma questa consapevolezza non sempre lenisce il mio tormento; il mio corpo e la mia mente gemono di stanchezza, o forse è la mia fede che vacilla, incerta sul cammino da seguire.
Errori germogliati da una fragile comprensione delle emozioni umane e del linguaggio imperfetto, ferite inflitte da interpretazioni errate che si insinuano nel profondo dell’anima. Ma un dolore ancora più acuto è il silenzio assordante del non comprendere le Tue vie, le ragioni… il perché di tanta oscurità che a volte mi avvolge.
Non fuggo, come un’anima smarrita alla ricerca di una consolazione effimera. E non intingo la mia penna nell’inchiostro del lamento; non trovo eco di ribellione in queste parole che danzano sulla pagina. Sono solo un dialogo sincero, un flusso di coscienza offerto a Te, Creatore ineffabile, nella speranza che la mia voce giunga al Tuo orecchio. Perché se la Tua comprensione fosse pienamente accessibile alla mia mente finita, forse il mistero della Tua creazione svanirebbe.