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Un mondo nel cassetto

Fantasy

Quel giorno la calura espandeva anche la noia, il mare calmo e liscio come un bicchiere colmo, ed il sole ormai dopo il mezzogiorno rifletteva su quella superficie confondendone i colori. In quel brillare regnava un atmosfera“ messicana”, facendo il mondo ancor più inconcludente. Forse l'alchimia che si era creata aveva vinto anche su di me, risvegliando forzatamente quell'esuberante arroganza giovanile che mi aveva spinto a disertare il lavoro, per poi trovarmi stupidamente a bighellonare solo su quella spiaggia, sprecando un giorno di ferie, quando gli amici più sensati o vincolati da un obbligo, non avrebbero potuto raggiungermi fino a dopo l'orario di lavoro. Per ingannare il tempo dovetti e fare due parole, mi vedi costretto ad andare al bar per bere una bibita, dove inevitabilmente dovetti sopportare pure lo sfottò d' Umberto che nel giorno precedente avevo esasperato, per convincerlo a concedermi quel giorno di festa; così facendo si riprendeva la sua rivincita scaricandomi addosso il suo sarcasmo e le sue battute, nel vedermi ciondolare annoiato su quella spiaggia, dove normalmente svolgevo l'opera di bagnino per rimpinguare le misere finanze invernali di quel povero studente che ero. Vieni con me visto che ti annoi“ aiutami a preparare i tavoli per stasera”, disse Umberto, mentre cosciente della bischerata fatta con un sorriso sollevavo una pila di sedie, palpando in quel tono l'affetto e la comprensione per questo inquieto giovane ragazzo. Le sedie e i tavoli vennero disposti con ordine su quel piazzale di fronte al mare, in modo da lasciare libera la pista da ballo, creando la scenografia per un avvenimento che avrebbe maggiormente allietato la serata ai clienti, insieme alla fresca brezza che si stava preparando a soffiare dopo il tramonto. “ Ora aiutami a mettere le bibite nel frigo ed i gelati nella ghiacciaia”; ormai preso dal lavoro, la noia ed il rimpianto nell'aver gettato inutilmente un giorno di ferie, stava svanendo. Quando ad un tratto sentii alle mie spalle una voce delicata, elegante, dalla quale traspariva una velata timidezza, un carattere pacato e leggermente introverso. Chiese un gelato: “ Non stare lì impalato, che fai, dormi?” Dai il gelato ad Emily! Girate le spalle, il dire di Umberto risultava più che veritiero, poiché rimasi letteralmente imbambolato, alla vista di quella figura, perfetta nella forme e nelle dimensioni, che bene si accompagnavano alla voce, data la delicatezza di quella giovane donna e l'eleganza che esprimeva. Un' abbronzatura che dava alla carnagione un colore ambrato, il profumo che emanava, era una mistura di latte e vaniglia, la pelle nonostante gli effetti del sole manteneva un aspetto simile alla seta. Il corpo sinuoso e giovanile non contrastava con la fierezza e la signorilità degli occhi scuri, vivi, che non sminuivano quella femminilità che sovrastava su tutta la figura, i capelli lunghi lisci, un nero corvino invitavano ad accarezzarli con le dita. Ora a distanza di tempo penso a quanto sarò sembrato buffo con quell'aria meravigliata, considerato che ricordo ancora i suoi occhi che sorridevano di quel giovane impacciato. Servito il gelato, senza mai staccare lo sguardo dal suo viso, Umberto con tono allegro, invitante (era lui l'organizzatore) le chiese se avrebbe partecipato alla festa; lei rispose che sarebbero rimasti sui bagni per la cena, però che non sapeva ancora se avrebbe partecipato. Umberto girò lo sguardo, come per controllare qualcosa, il suo sguardo fu tale che l'intesa fu repentina, e velocemente risposi: “ Io mi chiamo Massimo, sai chi sono e che mansione svolgo qua?” Per un attimo rimase sbigottita, come volesse capire il perché di questo improvviso intervento e rispose: “ si, sei il bagnino!” Quindi, con la più banale e stupida delle risposte, sorridendo ripresi:“ Perfetto, io ci sarò! così se stasera non verrai, non potrai giustificare la tua assenza per il fatto perché non c'è gente che non conosci” “ Va bene, vedremo!” Lei rispose con un sorriso più aperto e civettuolo. “ Io ti aspetto!” in un attimo mi risvegliai, come se stessi vivendo in un altro giorno, tutta l'apatia e la noia che mi avevano vinto fino a pochi minuti prima scomparvero, sentivo il corpo elettrizzato, mentre nasceva in me quella sensazione, che quello che stava per accadere sarebbe stato qualcosa di speciale. Umberto si guardò d'intorno, la sua meticolosità non tralasciava mai niente, era una persona che riusciva a farsi rispettare per la professionalità e la simpatia; tutto era pronto; con sguardo compiaciuto, mi disse: “ ok..! Ora vai a prepararti”, e mi strizzo l'occhio. Certo fu che in un attimo l'atmosfera si era totalmente trasformata, ero preso da un'eccitazione tale che ora le cose e le persone mi passavano a fianco con velocità supersonica, la mia attenzione era altrove, vedevo solo quel piazzale, dove l'avrei rivista; quell'immagine, era come se fosse in fondo ad un lungo corridoio, e mentre ai suoi lati mi scorreva indifferentemente il mondo. Questo significa gioventù! Quando la semplice speranza ti sconvolge positivamente il giorno. Avevo pure dimenticato l'appuntamento con gli amici, ma non era stato certo per ingratitudine o egoismo, tutto era accaduto solo per colpa di uno sguardo, che aveva tramutato noia in gioia, certamente quando avrei raccontato loro l'accaduto, mi avrebbero capito e perdonato. Le ore successive, non seguirono più in modo ordinario; la cena con i mie o una semplice conversazione; tutto era dedicato alla preparazione per la sera a venire, la cura che le profusi, la fecero somigliare più ad un rituale, pari alla vestizione di un “ samurai”. Il sole scendeva mentre inaspettatamente una certa ansietà saliva, sembrava che quel fare sicuro, quasi baldanzoso, si fosse dissolto, forse era la paura, il timore che non venisse. Tutte le teorie, le scene che mi ero creato mentalmente, svanirono, furono cancellate da quello stato d'ansia al quale l'incognito normalmente ti conduce; per cui cambiato lo spirito, cambiai pure la strategia, quindi, decisi di agire senza nessun copione, ma vivere l'evento in estemporanea. Non potevo più attendere; anche perché pensai che nell'eventualità non fosse venuta, avrei fatto anche in tempo a raggiungere i mie amici da Rossano, pronto ad affogare quella delusione, magari organizzando una bella serata al villaggio svedese a Follonica. Inspiegabilmente, anche se non volevo, mi trovai su quel piazzale, seduto al bancone del bar, a parlare con Umberto, con largo anticipo all'inizio della serata. La gente ancora era seduta sotto le pensiline, era presto, chi si era fermato a cenare sul mare era ancora intento sbarazzare ed a completare le discussioni sugli argomenti affrontati durante la cena. Il vento aveva girato, ora spirava quell'attesa brezza marina che rinfresca il viso, le luci riflesse nel mare antistante, creavano un tremolio sulla lieve battigia, un effetto che solleticava la fantasia ed i pensieri; i secondi insieme ai minuti, sembravano non trascorrere mai, mi guardavo intorno e mi ponevo la stessa domanda da ore: ci sarà? Verrà? D'istinto mi assalì l'impulso di andare a vedere se c'era e di trascinarla alla festa insieme; quell'attesa si stava rilevando inaspettatamente stressante. La gente cominciava ad affluire, il complessino formato da 4 giovanissimi ragazzi, pieni d'entusiasmo, iniziarono ad accordare gli strumenti, il piazzale iniziava a popolarsi, rumore saliva: La festa stava iniziando. Cominciò la prima canzone la gente ad affluiva sempre più numerosa, le prime coppie iniziarono ad avventurarsi sulla pista da ballo, le voci cominciarono ad ampliarsi, assieme alle prime risa, mentre io cominciavo a ritenere vana la speranza posta. Guardandomi intorno stavo già valutando se rimanere e completare la serata con qualcuno di quegli amici bagnanti che quotidianamente vigilavo sulla spiaggia, dopo avergli preparato "sdraio e ombrelloni" oppure se andare a Follonica. No... la prima opzione proprio non mi riempiva di gioia, un'altra canzone, finisco la mia bibita e saluto, mi dissi. Fu un lampo, un'esplosione interna, il respiro si fermò, era "lei"! Mi guardava mentre mi veniva incontro, sorrideva ed il suo viso era raggiante, gli occhi con quel taglio esotico, brillavano il sorriso aveva la lucentezza delle perle, un vestito di seta lucida segnava il suo corpo facendola somigliare ad una dea, che sorge dalle acque. Feci un passo ed ebbi la sua mano fra le mie, “ Ciao, ho dovuto faticare per convincere i miei a lasciarmi venire” disse, “ Non ci speravo più, ma ora che ti vedo ne sono felice” risposi. Il mondo svanì, ci sedemmo per iniziare una conversazione fatta di convenevoli, ma quelli che veramente dialogavano fra noi erano gli occhi, mentre il nostro spirito, carpiva ogni reciproca sensazione, Un“ Pathos” ci univa. Non ricordo le parole che ci dicemmo, ne l'argomenti di cui trattammo, ma ricordo che quella presenza riempiva il mondo. Le chiesi di ballare: Dal momento che le posi le braccia intorno alla vita, si apri una parentesi di sogno, che fu la matrice che coniò quel meraviglioso, eterno ricordo.


Idalgo Visconti 31/05/2013 11:59 1 975

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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«Un racconto dal sapore antico, una carezza nella mente
dove i ricordi più belli sono pietre preziose.»
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Un racconto bello e avvolgente. dolcissimo (Lorella Elle)

nel suo finale... un ricordo da stringere forte. (Lorella Elle)



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 I suoi 8 racconti

Il primo racconto pubblicato:
 
Sogni di bimbo (07/05/2013)

L'ultimo racconto pubblicato:
 
Ruderi (28/10/2014)

Una proposta:
 
Un mondo nel cassetto (31/05/2013)

Il racconto più letto:
 
Il gufetto ed il passerotto (22/10/2013, 3507 letture)


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