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Le due amiche

Amore

Si conoscevano dalla nascita, non solo erano nate nello stesso giorno, nello stesso ospedale, e nella medesima città e quartiere, ma vivevano anche nello stesso palazzo, alla periferia di Roma. Si può dire che si consideravano sorelle… Di chi stiamo parlando? Parliamo di Alessandra e Iris.
Erano due ragazze dall'aspetto completamente diverso: Alessandra, molto alta, con un fisico da modella, capelli lunghi neri setosi, occhi smeraldo ed un sorriso abbagliante; Iris, al contrario, altezza media, un fisico formoso, capelli ricci, rosso carota ed una miriade di lentiggini sul viso.
Non erano diverse solo fisicamente, ma lo erano anche nel carattere. Ale, così la chiamavano affettuosamente gli amici, aveva un carattere dolce, riservato e molto timido, al contrario Iris, era una combattente, ribelle come i suoi ricci e molto solare.
Proprio per questo, le due ragazze si completavano ed erano diventate inseparabili. Litigavano poco, anche perché Ale, essendo molto remissiva, non amava discutere con l’ amica, che a tutti i costi, voleva sempre, avere ragione e quindi, Ale, spesso se ne stava in disparte, per evitare che la discussione si tramutasse in lite.
Uscivano spesso insieme e qualche volta si ritrovavano con degli amici, a chiacchierare ed a bere qualcosa, in un locale molto grazioso, sulla Via Aurelia.
In uno di questi incontri, Eros, un ex compagno di classe, entrò nel pub con un giovane molto carino e dall'aspetto da intellettuale: capelli lunghi, una simpatica barbetta, occhi neri ed un fisico esile.
Eros lo presentò al gruppo dicendo: “ Questo è mio cugino Giacobbe, è arrivato questa mattina dalla Sicilia e come noterete, è un tipo molto serioso, chissà se riuscirete a contagiarlo con le vostre risate.”
Giacobbe ribatté: “ Eros ha sempre voglia di scherzare ed io da sempre, sono il suo bersaglio preferito!”
Ale era seduta un po’ in disparte e per niente interessata alla discussione e mentre il resto degli amici rideva e scherzava, lei si isolava in un mondo tutto suo, per questo, Iris spazientita la richiamò dicendole: “ Ehi bella addormentata, ma si può sapere cosa stai pensando?”
Lei, eludendo la domanda rispose: “ Ho voglia di fare una passeggiata, mi accompagni?”
Iris rispose: “ Siamo appena arrivate, se vuoi uscire vai da sola!”
Eros, approfittando della situazione, si offrì prontamente di accompagnare Ale, la sua cotta per la ragazza era risaputa da sempre, lei seccata rispose: “ Preferisco andare da sola che con te!
Il ragazzo, seppur contrariato, le propose la compagnia di Giacobbe: “ Perché non esci con mio cugino, così le farai da Cicerone?”
Lei, visibilmente imbarazzata, non volle sembrare scortese e malvolentieri, accettò la compagnia del ragazzo.
Inizialmente, entrambi erano impacciati, ma piano piano cominciarono a sciogliersi. Nonostante la compagnia forzata, per Ale era allettante andare in giro per la città, a gustare le bellezze di questo capolavoro artistico che è Roma.
Grazie alla sua grande passione per i beni artistici, si era laureata in storia dell’ arte e specializzata in archeologia; inoltre, con il suo carattere profondo e riflessivo, non si soffermava mai alla superficialità delle cose, la sua natura la portava sempre, ad approfondire ogni aspetto della realtà.
Con Giacobbe si scoprirono in simbiosi, infatti, lui era un aspirante scrittore ed anche un provetto sceneggiatore, amava studiare testi di originali manoscritti filosofici del passato ed era anche amante della lingua greca e latina.
Lei si divertiva un mondo ad illustrargli tutte le sue conoscenze e lui restò incantato ed affascinato dal modo in cui Ale lo faceva, la guardava con ammirazione e fu completamente rapito dal suo fascino.
Trascorsero un pomeriggio indimenticabile ed a sera, decisero di andare a cena insieme in una trattoria, dove gustarono un bel piatto di spaghetti all'amatriciana e la famosa coda alla vaccinara.
A fine serata, per tornare a casa, Giacobbe accompagnò Ale alla stazione della metropolitana; dopo l’ ultima fermata, lei percorse un altro po’ di strada, fino ad arrivare alla sua borgata; il quartiere era formato da grossi ed appariscenti caseggiati, con le facciate rovinate e dal colore ormai sbiadito.
Mentre saliva le scale le apparve Iris, la quale, con aria furba le chiese: “ Alla buon’ ora, ma dove vi siete cacciati? Siete spariti dalla circolazione e poi, la tua passeggiata non doveva essere breve? Invece sei stata fuori tutto il pomeriggio, ti sei dimenticata l’ appuntamento con Lorenzo e Rosangela?”.
Ale dispiaciuta esclamò: “ Oddio… l’ ho proprio dimenticato, mi dispiace scusa!” Detto questo, si diedero la buonanotte e rientrarono ognuna nel proprio appartamento.
Ale viveva con la nonna Ermenegilda, ormai da moltissimi anni, da quando i suoi genitori erano morti in un incidente aereo ed i loro i corpi non furono mai ritrovati. Al contrario, Iris aveva tre fratelli ed una sorella più piccola, i suoi genitori erano due persone molto modeste che educavano i figli con tanto amore, inculcando loro sani principi.
Quella sera, Ale trovò la nonna già a letto ma appena si accorse del suo rientro le chiese: ” Ale ma dove sei stata? Lo sai che mi preoccupo e se non mi telefoni non riesco a dormire, sapendo che sei fuori?” Ale le schioccò un bacio e stringendola a sé le disse: ” Scusa nonnina, ti voglio tanto bene!”
Andò a letto, ma aveva tanta paura di addormentarsi, da parecchie notti veniva assalita da un incubo terribile, e puntualmente si svegliava di soprassalto e con la fronte imperlata di sudore. Si infilò sotto le fresche e profumate lenzuola rosa ed abbracciandosi al cuscino, si addormentò.
Dopo un po’, iniziò ad agitarsi, rigirandosi nervosamente nel letto… Dov'era?
C’ era molta nebbia, lei vagava in un bosco sconosciuto, sentiva il terrore che le invadeva le viscere e le attanagliava il respiro. Si era persa, gli occhi terrorizzati facevano fatica a vedere dove fosse.
La stradina era polverosa e piena di rovi che le graffiavano le gambe nude ed il viso, il sangue cominciava a sgorgare dalle ferite. Si faceva scudo con le mani, le quali erano diventate delle maschere rosse.
Il respiro affannoso si condensava nel freddo della notte; l’ angoscia sembrava inchiodarle le gambe impedendole di camminare. Il viso era diventato una smorfia di dolore, serpi piccole e grandi le si attorcigliavano ai piedi, improvvisamente le apparvero due sagome, ma più si avvicinava e più le sembravano lontane e quando finalmente le raggiunse i volti erano spaventosi e tumefatti.
In quell'istante, lanciò un urlo agghiacciante che nel silenzio della notte, risuonò in tutta la casa; con il corpo che le sussultava dai brividi e che la percorrevano dalla testa ai piedi, sbarrò gli occhi nella stanza buia ed in quel momento, come tutte le notti, la nonna entrò nella sua camera e le disse: ” Ale... Ale è solo un sogno, svegliati bambina, amore mio, sono qui svegliati!”
A fatica, riuscì a svegliarsi da quel terribile sogno ed abbracciando la nonna, piangendo disperata, disse: ” Nonna, nonna non c’è la faccio più, ormai è quasi un anno che quest’ incubo mi perseguita tutte le notti, ti prego, aiutami, cosa può significare? Dimmelo tu nonna!”
Piangeva come una bambina, la nonna mortificata, vedendo la sua bellissima nipote angosciata e disperata, se la strinse al cuore.
Dopo questo ennesimo episodio, Ale prese un appuntamento con una psicologa e già dalle prime sedute, capì che quegli incubi avevano un collegamento con qualcosa del passato che la riguardava.
Sicuramente questi incubi dipendevano dalla tragedia dei suoi genitori, e soprattutto dal fatto, che i loro corpi non furono mai stati ritrovati.
Ale, da ciò, decise di indagare in modo approfondito, sull'incidente aereo, le poche notizie, gliele aveva date la nonna, ma in modo superficiale. Guardò la foto dei suoi genitori, che sorridevano tenendola in braccio, quando lei aveva appena due anni; le mandò un bacio pieno di malinconia, ed una lacrima le segnò il viso.
I suoi genitori, essendo ricercatori, erano partiti per un convegno, presso una zona sperduta dell’ Asia Minore e l’ aereo, si supponeva, era precipitato per un’ avaria al motore ed i resti non furono mai recuperati, perché sparpagliati in una zona molto vasta ed impervia.
Dopo aver preso questa decisione, Ale chiese all'amica Iris se la voleva aiutare in questa impresa. La ragazza accettò ed a loro si unì anche Giacobbe, l’ idea di un viaggio in un posto sconosciuto, lo stuzzicava tanto e non appena lo seppe Eros, si unì a loro.
Prenotarono i biglietti dell’ aereo ed assieme si apprestavano a fare lo stesso itinerario degli sfortunati genitori di Alessandra. Iris, com'era sua abitudine, non restò zitta durante tutto il volo, mentre Eros sembrava interessato ai discorsi strampalati della sua amica, Ale e Giacobbe erano tutti e due immersi nei loro pensieri.
Appena giunti in Turchia, si recarono subito all'hotel dove avevano prenotato, noleggiarono anche un fuoristrada, per poter raggiungere il luogo dov'era precipitato l’ areo.
Il posto, si trovava nella zona del Tauro Centrale, dove, a circa mille metri di altitudine, vi erano molti laghi, fra questi, il più grande era il lago Burdur.
Non era un’ impresa facile, ma Ale era determinata a scoprire tutto sull'incidente ed era disposta ad affrontare qualsiasi difficoltà.
In hotel alloggiavano in due camere separate: una per le ragazze ed una per i ragazzi; dopo cena si ritirarono nelle loro stanze e prima di prender sonno, le due amiche eccitate si misero a scherzare fino a notte fonda, infine, sopraffatte dalla stanchezza, si addormentarono.
Durante la notte, ed in modo più sconvolgente, l’ incubo si ripresentò; questa volta, nel sogno, le due sagome si avvicinavano e la trattenevano per le braccia, ripetendo insistentemente il suo nome. Balzò di soprassalto in mezzo al letto e le sue urla si sentirono dalla hall dell’ hotel.
Iris spaventata guardò l’ amica senza avere il coraggio di svegliarla; dopo un po’ iniziò a chiamarla: ” Ale ti prego, svegliati, è solo un sogno, sono qui, abbracciami che ti passa, non temere.” Piano piano, l’ amica aprì gli occhi e si rese conto di essere nuovamente in preda ai sussulti che le sconquassavano il petto.
Di buonora, dopo aver fatto colazione e consultato una mappa del luogo, si resero conto di aver bisogno di una guida. Con l'aiuto del personale dell'albergo trovarono un certo Josef, ed assieme partirono per questa zona impervia, con sentieri a strapiombo e pericolosi, dove l’ auto riusciva a passare con grandissima difficoltà. Intanto, Giacobbe, si rese conto che la vicinanza di Ale, gli faceva provare delle forti emozioni, il cuore le batteva a mille e quando le parlava, balbettava; Eros, accortosi di ciò ed essendo eternamente innamorato di Ale, cominciava ad essere geloso.
Finalmente, arrivati a destinazione che era quasi notte, montarono le tende, vista l'altitudine faceva molto freddo ed appena dentro i sacco a pelo si addormentarono sfiniti.
Nel cuore della notte, Ale sentì un rumore provenire da un lato della tenda, non ci pensò due volte ed uscì fuori guardandosi in giro con una torcia. Sembrava di vedere qualcosa, cercò di aguzzare la vista e si accorse della presenza di un uomo, che la fissava insistentemente, lei era quasi come ipnotizzata da quegli occhi scuri; improvvisamente l’ uomo si voltò e sparì nel buio.
Aveva paura ma non voleva svegliare i suoi amici, così restò a vegliare tutta la notte, accucciata accanto ad Iris. Al mattino, raccontò l'accaduto all'amica, la quale sdrammatizzò esclamando: ” Dai Ale ma non puoi vedere fantasmi dappertutto, sicuramente era un nomade, lo sai che qui fra queste montagne ci sono molte tribù di allevatori che si spostano continuamente.” Ale ribatté: ” Può darsi che hai ragione ma non mi sento tranquilla.”
Si misero in cammino e giunsero nel posto stabilito, dove riuscirono a trovare alcuni resti arrugginiti dell’ aereo, ma mentre continuavano le ricerche, riapparve l'uomo di quella notte.
Eros e Giacobbe gli corsero dietro ma senza raggiungerlo, poi svanì nel nulla.
Ale sempre più turbata, per la notte che stava sopraggiungendo, confidò ad Iris di aver paura, lei la tranquillizzò: ” Lo sai che ho fatto Karate e sono cintura nera, se viene qualcuno dovrà vedersela con me.”
Il giorno dopo decisero di arrivare al lago, dove trovarono accampati i nomadi. Fra tutti quei volti, c’ era una donna, che dai tratti somatici sembrava essere straniera, non più giovanissima, aveva il capo coperto e vestiva come una del posto ma dal suo viso si poteva notare che non aveva nulla a che fare con quella gente.
Josef conosceva la loro lingua, si avvicinò chiedendo se sapevano qualcosa della tragedia dell’ aereo. Il più anziano, che pareva essere il capo, rispose che non rammentava di nessun aereo precipitato, ma mentre insisteva con le domande, Ale fece notare a Josef che fra quelle persone c’ era l’ uomo che li aveva spiati.
Intanto i nomadi, la cui ospitalità era sacra, li invitarono a restare, loro accettarono ed Ale, guardandosi attorno, vide più in là una croce senza un nome, soltanto una lettera F, le si fermò il cuore, il padre si chiamava Filippo, fu assalita dall'angoscia, doveva sapere a chi apparteneva quella tomba.
Iris, che era la più tenace, uscì fuori dalla tenda del capo tribù e si avvicinò al fuoco dove c’ era proprio la donna misteriosa. Cominciò a parlarle chiedendo il suo nome, lei fece finta di non conoscere la lingua, ma questo non fermò certamente la ragazza che imperterrita continuò: ” Tu non mi sembri del posto, di dove sei veramente? Riesci a capire quello che ti sto dicendo?”
Dopo qualche minuto di silenzio, finalmente la donna rispose: ” Voi cosa cercate qui? Perché volete conoscere la storia di quella tragedia, è una cosa talmente triste che non voglio parlarne, io ero fra quei passeggeri e sono l’ unica superstite, questa gente mi ha curato e sono guarita miracolosamente. Mio marito è sepolto dove avete visto la croce.
Nell'altra mia vita, avevo anche una figlia di due anni, di nome Alessandra, che non ho più rivisto. ” Iris di fronte a questa notizia, stava per sentirsi male: lei, la coraggiosa, l’ impavida, di fronte a questa notizia, andò in blackout.
Possibile che quella donna era la mamma di Alessandra? E se fosse stato così, come dirlo all'amica?
Non le rispose nulla, agitata come non mai ritornò alla propria tenda, Ale, accortasi di ciò, le chiese il perché di tanta irrequietezza, Iris non rispose e pensò tra sé: prima di dire tutto ad Ale, devo essere certa che quella donna è veramente sua madre. La notte, stranamente, Alessandra non ebbe il solito incubo e la mattina successiva si svegliò serena e più riposata.
Quel giorno, fecero un’ altra escursione, le ricerche si concentrarono soprattutto attorno al grande lago loro restarono estasiati dalla bellezza di quel lago ghiacciato, circondato da paesaggi mozzafiato.
In quel frangente, Giacobbe prese la mano di Alessandra ed ebbe la certezza di esserne innamorato.
Dal canto suo, la ragazza pensava la stessa cosa, ad Eros non sfuggì quel tocco intimo e magico, capì che era inutile continuare a sperare di essere corrisposto, gli scappò un sorriso forzato dicendo: ” Dai ragazzi, è ora di rientrare si sta facendo buio.”
I quattro amici furono d’ accordo e risalirono la strada fino all'accampamento. La notte trascorse tranquilla fino a quando Alessandra risentì il rumore dell’ altra notte, uscì nuovamente dalla tenda e rivide l’ ombra di quell'uomo, questa volta si fece coraggio e gli disse: ” Cosa vuoi da noi? Perché ci spii? Vieni fuori!”
Per tutta risposta, l’ uomo si avvicinò e le fece cenno di seguirlo, lei guardandolo stupefatta disse: ” Vuoi che ti seguo? Perché? Dove dovrei venire?”
Lui, sempre con dei gesti, gli indicava di seguirlo. Nel frattempo, Iris, svegliata dalla voce dell’ amica ed allarmata per aver visto il suo sacco a pelo vuoto, uscì dalla tenda e non trovando più l’ amica, svegliò anche i ragazzi, esclamando preoccupata: ” Ragazzi, non trovo più Ale. È sparita!”
Giacobbe ed Eros balzarono subito in piedi; era buio e non sapevano dove cercarla, per di più, avevano paura anche di qualche animale, chiamarono Josef che stava dormendo in un’ altra piccola tenda, lui li sconsigliò, andare in giro, a quell'ora di notte, sarebbe stato molto pericoloso.
Nel frattempo, Ale, seguiva l’ uomo che la invitava ad andare più veloce, dopo un po’ arrivarono in una grotta nascosta fra le montagne, entrarono e l’ uomo fece luce con una torcia di legno, in un angolo, c’ erano ben nascosti, alcuni resti dell’ aereo con oggetti personali dei passeggeri morti. Alessandra cominciò a frugare e fra tutte quelle cose, notò una vecchia valigia con su scritto il nome dei suoi genitori. L’ aprì ed all'interno trovò un vecchio diario con degli appunti che appartenevano alla mamma.
Guardò l’ uomo con gratitudine e dopo un po' la riaccompagnò alle tende, dove intanto gli amici assieme a Josef erano in trepidante attesa e scorgendola, Iris furibonda urlò: ” Ma che ti è saltato in testa di andare dietro ad uno sconosciuto, sei impazzita!”
Lei, con gli occhi raggianti per la felicità di aver trovato qualcosa dei suoi genitori, non diede peso alle parole dell’ amica e le mostrò quello che aveva in mano. L’ ira di Iris sbollì ed abbracciandola impulsivamente disse: ” Sorellina mia, mi hai fatto preoccupare!”
Intanto, si stava facendo giorno ed un’ alba bellissima colorava di rosa le cime delle montagne, un’ aquila reale, con le ali maestose, volteggiava nell'aria tersa. Ale, in cuor suo, sentiva che forse stava per arrivare ad una conclusione, si mise a leggere il diario della mamma e quello che scoprì fu sconvolgente:
” Oggi 20 ottobre 1999, siamo partiti per il nostro lungo viaggio, ho lasciato la mia meravigliosa bambina, Ale, con la nonna ed ho il presentimento che non la rivedrò mai più. Inoltre, da quando siamo partiti, sono angosciata e tormentata da un altro segreto e sento il bisogno di scriverlo su questo mio diario, non c’è la faccio più a tenermelo dentro, il mio pensiero va anche ad Iris, l’ altra mia bellissima figlia data in adozione.
Anche se il loro aspetto fisico è decisamente diverso, in realtà loro sono gemelle eterozigote. Iris l’ ho dovuta dare in affidamento, perché ero ancora una ragazzina, sola e senza compagno, per mancanza di sostentamento economico, non potevo tenerle entrambe, così decisi di tenerne una sola, mentre l’ altra, con la morte nel cuore, la diedi in affidamento.
Dopo un anno, conobbi Filippo, con il quale ci sposammo, lui fin da subito amò Ale come una sua figlia e dopo aver saputo di Iris, allo stesso modo amò anche lei. Conoscevo la famiglia che adottò Iris e per starle vicino, presi in affitto la casa accanto, così l’ ho potuta veder crescere e chissà se un giorno potrò raccontarle la verità."
Ale, aveva le mani sudate e leggendo lo scritto sbiadito, avvertiva un tremore alle gambe, si piegò su se stessa abbracciando il diario.
Iris era fuori accanto al fuoco che stava preparando il caffè, si voltò verso l’ amica, la quale, con il volto incredulo, le porse il diario per farglielo leggere.
Dall'espressione di Iris, dopo averlo letto, si poteva capire tutto, si guardarono intensamente ed abbracciandosi si strinsero forte, loro si amavano già come sorelle e scoppiarono in un pianto liberatorio.
Le sorprese non finirono qui, Iris, a sua volta, raccontò che la donna della tribù era in realtà la sola superstite della tragedia e lei aveva il sospetto che fosse la loro madre.
Tornarono dai nomadi e la donna misteriosa era seduta accanto alla piccola tomba del marito, alzò gli occhi colmi di lacrime e quando vide le due ragazze avvicinarsi, il suo viso non cambiò espressione, restarono per un attimo a guardarsi come per osservarsi meglio da vicino, Ale riconobbe nella donna, seppur cambiata, i tratti della mamma, raffigurata nella foto che aveva sul comodino.
L’ emozione di entrambe fu indescrivibile, non sapevano cosa dire e come dirlo, Iris si fece coraggio ed esclamò: “ Noi crediamo che tu sei la nostra mamma, io mi chiamo Iris e lei è Alessandra.”
La donna le guardò come se avesse visto dei fantasmi e mentre il pianto cominciava a rigarle il viso, si avvicinò alle ragazze ed accarezzando le guance di entrambe, alzò gli occhi al cielo, con lo sguardo pieno di luce ed esclamò: “ Grazie!”
Ripartirono la stessa sera e questa volta insieme ad una persona speciale, la loro vita avrebbe subito dei cambiamenti, sicuramente in meglio, arricchita da un amore grande ed incontrastato come quello della mamma.
Il destino, in passato, era stato crudele dividendole, ma adesso si era dimostrato così generoso, da voler riparare al dolore provocato.
Nella vita, quando si vede che tutto è pianificato e non potrà mai cambiare, a volte basta solo un sogno, per dare un senso nuovo alla propria esistenza.

Anna Rossi 02/04/2015 05:52 1037

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.

I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Testo molto interessante. letto con oiacere. (Giordano Ausilia)



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