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Immaginazione surreale

Fantasy

Per Maria era diventata quasi un'ossessione quella di alzarsi prestissimo al mattino di ogni giorno, ci fosse il sole o la pioggia a dirotto .Con la lentezza degli anziani si vestiva e con la solita cura si pettinava i bianchi capelli e poi usciva di casa, decisa, come se avesse un appuntamento. Difatti ce lo aveva con il suo defunto marito, perso da pochi mesi e al quale si sentiva talmente legata che recandosi ogni mattina sulla sua tomba, si illudeva che la morte non li avesse del tutto separati. Le mancava tantissimo quel buon vecchio che s'era preso cura di lei per più di cinquant'anni .In cuor suo lo sapeva che era solo questione di qualche anno ancora e poi lo avrebbe raggiunto là, dove le anime si ritrovano per sempre. Quando stava a casa immersa nella nuova quotidiana solitudine, amava immaginare che il suo Francesco la sentisse ovunque egli fosse, perchè convinta che nell'aldilà lo spirito dei morti si animasse di una energia ultraterrena .Quindi con tra le braccia un mazzo di fiori freschissimi, quando il giorno si destava appena, entrava al Camposanto prima di tutti gli altri visitatori del luogo, oramai gli addetti la conoscevano e con un passo strascicato sui vialetti di ghiaia distoglieva quella pace triste. Quando alla fine era accanto alla tomba, nel silenzio, con mani tremanti per l'artrosi, sistemava i fiori con amore e fissando la fotografia del marito iniziava a parlottare sottovoce raccontandogli quello che le capitava e della mancanza di lui e ciò la aiutava a sopravvivere fino all'indomani. La tomba di Francesco era la prima di una fila di un lungo viale, accanto aveva un grande muro dove terminava quella parte del Camposanto e vicino, stava un vialetto poco frequentato, in quanto quelle lapidi, che esibivano statue e bare di pietra enormi intarsiate a mano, stavano là in memoria di illustri cittadini dell'epoca passata. Ora successe che una mattina, mentre stava parlottando con lo spirito di Francesco, si accorse di sentire dei soffusi ansimi. Là c'era solo lei, considerando l'ora mattutina. Aguzzò l'orecchio con la protesi e difatti li risentì .Le ricordavano proprio quelli degli ultimi momenti di vita del marito e ciò che Maria pensò immediatamente, fu che il caro estinto cercasse di manifestarsi a Lei. Provava paura e nello stesso tempo un'emozione inconsueta. Si stava convincendo di aver avuto ragione nel credere che dopo la morte tutto continuasse seppur in un'altra dimensione, sconosciuta a noi vivi e fu così, con quella emozione pervasa di surreale che con rafforzato stimolo continuò le mattutine visite al caro defunto. Quei lievi suoni continuarono per giorni e giorni ed anche se l'inverno incalzava, Lei sempre là a parlare e assorbire, si proprio assorbire quei segnali che certa suo marito le consegnava dal cielo. Era stato impossibile non raccontare di questi episodi così particolari alle sue anziane amiche, vedove anch'esse, che piuttosto scettiche non seppero dare a Maria quella complicità che si era aspettata. Così le invitò una mattina ad accompagnarla al Cimitero e di sentire loro stesse ciò che lei asseriva .Ci teneva a ribadire che vecchia lo era, ma non del tutto rimbambita, come le circostanze potevano farlo pensare. Ed eccole là,quel gruppetto di vecchiette, curiose e ciarliere a bisbigliar parole per non disturbare il sonno eterno di coloro che sotto un tappeto di lumini come lucciole in attesa, lo ricordavano a tutti. Tradendo ognuna un po' di inquietudine, seguirono Maria che davanti a loro faceva strada quasi ansiosa di metterle di fronte al fatto strano da lei riportato. All'angolo della lapide guardavano Maria che sistemando i fiori iniziava a parlare ed effettivamente, tendendo l'orecchio, in quell'atmosfera d'attesa irreale, sentirono anche loro quei sussurri. Mio Dio qualcuna gridò subito, tappandosi la bocca per non ripeterlo, altre si sedettero emozionatissime sulla pietra della tomba tanto le gambe gia insicure tremavano e Maria che ribadiva a loro di come avesse raccontato il vero. Così Lei continuò le sue visite che oramai erano diventate speciali, le sembrava di essere prediletta chissà per quale motivo ad avere un contatto così incredibile con suo marito. Ora accadde che in una di queste mattinate d'un inverno oramai decisamente gelido, dove il sole avaro illuminava assai svogliatamente l'intorno, nel raccogliere foglie secche cadute accanto alla tomba, sentì un fruscio provenire dal dimenticato vialetto dove stava la maestosa lapide sovrastata da due enormi angeli nell'atto di depositare un corpo di donna nella grande bara di pietra vuota all'interno, troneggiante nel mezzo e grigia di polvere del tempo .Maria oramai viveva uno stato d'animo assai particolare, intrinseco di mistero e quindi la realtà della vita normale restava distante da lei soprattutto per il tempo che passava al Cimitero. Quindi è intuibile di come una interiore esaltata attrazzione la sostenesse nel cercar di capire cosa fosse quel fruscio nell'ombra, dato che intorno non c'era nessuno. Si aggiustò gli occhiali sul naso e con le mani poggiate al petto quasi a voler calmare un cuore che impazziva di battiti, intravvide fra sfumature ombrose dita di una mano che si appoggiavano sul bordo del sepolcro dall'interno di esso. Mio Signore pensava, anche i corpi allora alla notte possono risorgere, forse per qualche disegno divino e immaginando uno spettro, le mancò il respiro e cadde a terra senza sensi. Si risvegliò stesa su di un catafalco dell'entrata del Cimitero improvvisato come barella con accanto un uomo che le teneva la mano chiedendole di come si sentisse ora. Una sensazione strana la provava di certo, ma cosa ci faceva là,cose le era capitato, si chiedeva, rovistando nella mente alla ricerca di immagini recenti che le dessero una risposta. Poi, come uno squarcio su di una tela, la memoria le ripresentò i fatti accaduti in precedenza. Mio Dio, farfugliò,iniziando a tremare nuovamente , quell'immagine delle dita che s'aggrappavano dall'interno dell'involucro di pietra ora la rivedeva nitida nella mente. Ho visto un fantasma lassù, dove stà quella imponente tomba con gli angeli, si l'ho visto con questi occhi, mi creda, le anime in questo Cimitero si fanno sentire, gridò quasi con una voce impastata e roca per la poca salivazione. L'uomo accanto, il quale era un medico chiamato dopo averla trovata senza sensi riversa sul vialetto, iniziò a rassicurarla raccontandole di come fosse stata tratta in inganno dall'immaginazione del momento. Quello che le sembrava un morto che si risvegliava altri non era che un vecchio barbone astuto che furbescamente a tardo pomeriggio prima della chiusura del Camposanto, si introduceva dentro e sistemati dei giornali nel sarcofago lo utilizzava come ricovero per la notte. Interrogato sul fatto aveva risposto che essendo in pieno inverno e senza dimora fissa, là dentro riposava meravigliosamente indisturbato, non c'è luogo più sicuro per i vivi se non quello di un Cimitero aveva concluso sorridendo il canuto barbone, dispiacendosi se involontariamente aveva procurato un tale spavento a quella vecchietta. Solitamente cercava di andarsene prima che arrivasse la gente. Il medico credette che ora si sarebbe sentita meglio, con cortesia Maria annuì,mentre in sè provava uno strano vuoto che non le permetteva di sorridere della situazione. Sentiva la delusione di una intenzione alla quale si era lasciata trasportare, ora la realtà impediva al suo cuore di immaginare l'illogico. Credere che il suo Francesco le stesse ancora accanto con quei segnali insoliti, le avevano infuso una interiore forza che allontanava la pena della separazione. Con cortesia ringraziò il medico e si avviò con il passo di chi avanza sapendo di non essere atteso da nessuno. Nella mente però, come un ritornello risentiva quegli ansimi che altro non erano stati che il respiro di un vecchio uomo senza dimora che beato sognava al riparo dalle freddi notti invernali. Un po' curva stringendo la borsetta al fianco, improvviso, le scaturì un riso discreto ma liberatorio per esser stata protagonista suo malgrado d'una storia così originale. Camminava e rideva, forse qualch'uno avrà pensato di lei che fosse una di quelle vecchiette un po fuori di testa. Certo non potevano sapere di quanto ben potesse fare all'anima depressa di trovarsi coinvolta in un'immaginazione surreale offertale dal caso. Quell'episodio tuttavia l'aveva aiutata ad elaborare il dolore di una perdita così cara e non potè non inviare col pensiero un grazie a quel fantasioso barbone per averla aiutata inconsapevolmente.




rita iacobone 09/04/2015 16:06 918

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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La Morte beffarda (26/10/2013)

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