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Jack il leprotto coraggioso

Ragazzi

Questo racconto è dedicato a tutti i bambini, che distratti dai video giochi e dai tablet, si sono dimenticati delle cose belle che ci offre la natura.


Jack spinse a fatica il musetto fuori dal marasma che i suoi fratelli facevano intorno. Era il più prepotente dei piccoli appena nati. Mamma lepre lo tirò giù delicatamente prendendolo con la bocca e lui, infastidito, cercò di liberarsi dalla presa facendosi largo.
Mentre i suoi fratelli, attaccati alle mammelle della mamma succhiavano avidamente, Jack si guardava intorno incuriosito. La tana nascosta nel bosco di conifere era un buco fra le rocce. L’ inverno avanzava a grandi passi e l’ aria diventava più fredda. I cuccioli si stringevano attorno alla mamma, per trovare un po’ di calore ad eccezione di Jack, che anche se aveva il musetto gelato ed il pelo dritto per il freddo, continuava a gironzolare intorno. La lepre si assentava solo per trovare il cibo e poi si accucciava intorno ai suoi piccoli.
Un giorno particolarmente gelido, le montagne erano ricoperte da nubi spesse e nere che non promettevano nulla di buono; il vento sferzava fra le fronde degli alberi, risuonando minaccioso e spazzando via foglie ed arbusti. La lepre, come il solito uscì dalla tana in cerca di cibo e raccomandò ai suoi piccoli di stare insieme e di non allontanarsi per nessun motivo.
Disse loro dolcemente: ” Piccoli non uscite fuori e soprattutto tu, Jack, cerca di comportarti bene, capito?” Questi la guardò con i suoi occhi furbi e le rispose: ” Mamma tranquilla, mi occuperò io dei miei fratelli”.
La lepre sospirando pensò tra sé: ” Allora andiamo bene…” Tuttavia, anche se un po’ preoccupata, si allontanò frettolosamente. Il tempo peggiorò all'istante, il rombo dei tuoni spezzava il silenzio della montagna. La lepre incontrò il cugino Gustavo che stava raccogliendo della cicoria selvatica per fare la scorta di provviste visto che il tempo s’ era incattivito e questi, vedendo la cugina esclamò: ” Agnese… sbrigati a rientrare perché la bufera è alle porte!” Questa ribatté: ” Hai ragione Gustavo, ma devo pensare ai miei piccoli”. E così dicendo si affrettò veloce.
Anche se era il primo pomeriggio, tutto si oscurò e la neve iniziò a cadere abbondantemente, la bufera spruzzava i fiocchi con violenza ed in pochissimo tempo, il paesaggio divenne irriconoscibile. Non si vedeva ad un palmo di naso. Agnese correndo non si accorse del pericolo imminente… sentì un dolore lancinante alla zampa destra e la stretta di una fune che la intrappolava impedendole di camminare, più si divincolava e più la corda la stringeva, fino a quando iniziò a sanguinare.
La neve intanto continuava a coprire tutto ed Agnese si sentì persa. Si mise a chiedere aiuto, urlando, ma le sue grida, rimasero inascoltate. Tutti gli amici animali erano al riparo ed il bosco era piombato in un silenzio innaturale. Dalla sua tana intanto, Jack spiava fuori cercando di scorgere il ritorno della mamma. Era troppo tempo che era uscita e fuori stava facendo buio. Nonostante le raccomandazioni della lepre, Jack preoccupato, sgattaiolò fuori alla sua ricerca. Era così piccolo che sprofondava ad ogni piccolo passo, ma lui cocciutamente, andava avanti, chiamandola di continuo. Nonostante che la neve l’ avesse imbiancato, cercava di annusare l’ aria per riconoscere l’ odore della mamma, fino a che udì un debole lamento provenire fra due abeti, lungo il sentiero nascosto.
Correndo, si precipitò verso il luogo e trovò mamma lepre, che ormai sembrava rassegnata alla sua fine. Jack corse ad abbracciare Agnese piangendo: ” Mamma, mamma ti libererò io." Questa ormai indebolita, con un filo di voce vedendo il suo piccolo lo sgridò: ” Jack ti avevo detto di non allontanarti dalla tana ma sono felice di vederti.” All'improvviso la lepre avvertì uno strano rumore, come passi che affondavano nella coltre nevosa e quando vide due grossi stivali che si avvicinavano, allarmata pensò che anche Jack fosse in pericolo e lo intimò a fuggire ma lui coraggioso si mise davanti a lei facendo da scudo per proteggerla. Gli stivali appartenevano ad un cacciatore, un omone barbuto, il quale si avvicinò alla trappola, soddisfatto di aver catturato la sua preda, ma poi, vedendo quel piccolo leprotto che voleva difendere la mamma, provò una grande compassione per quegli esseri così indifesi. Si accovacciò sulla neve per liberare la lepre e lasciarla andare via. Agnese e Jack lo fissarono incuriositi e nello stesso tempo spaventati. Ma non appena Agnese si accorse che l’ uomo aveva intenzione di lasciarli andare, anche se a fatica e zoppicando corse con Jack, il suo piccolo e coraggioso leprotto, nella loro tana. Contemporaneamente anche il cacciatore ritornò a casa ma questa volta senza selvaggina, tuttavia, invece di essere scontento, si sentiva stranamente leggero, sollevato, come se liberando quei poveri animali avesse finalmente riscattato tutto il suo passato di predatore. Mentre i figli l’ accerchiavano incuriositi per vedere cosa avesse cacciato, lui abbozzando un sorriso rispose: ” Niente, bambini, adesso vi racconto una bella storia…” Così iniziò…” In una fredda giornata d’ inverno un cacciatore…”

Anna Rossi 12/10/2015 05:59 1289

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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