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Notturno

Dramma

Francesco, nel cuore della notte aveva sentito dei sospiri provenienti dalla cucina. Si alzò piano, per non svegliare i suoi fratelli più piccoli che dormivano insieme a lui. Essendo il più grande, in un certo senso sentiva una forte responsabilità per loro. Spiò da dietro la porta e vide sua madre piangere silenziosamente, per evitare che gli altri la sentissero. Francesco nel vederla così affranta e disperata, sentì una stretta dolorosa al petto.
Il padre Antonio, era scomparso già da qualche giorno e per le campagne e nei borghi del paese montano, si mormorava che forse era stato vittima della lupara bianca. Forse… aveva sentito o visto qualcosa che non avrebbe dovuto. I banditi in quella zona, erano in tanti e non si limitavano solo a rubare le pecore, ma uccidevano senza pensarci due volte, chiunque ostacolasse i loro disegni criminali.
Antonio era un pastore e si alzava all'alba, per portare il suo gregge al pascolo, su per i monti o in transumanza verso il mare. Stava fuori casa tutto il giorno, per poi rientrare all'imbrunire. Lo si vedeva ritornare dal sentiero di pini e pioppi, che ad imbuto s’ allargavano verso la piana, scendendo poi fino al mare. Ma prima che comparisse la sua sagoma al di là della strada, qualcun altro annunciava il suo arrivo, era Notturno, il meraviglioso cane maremmano, così chiamato per via del suo pelo nerissimo e lucido. Questo faceva strada al gregge e diligentemente assemblava le pecore affinché non si disperdessero.
Stranamente pochi giorni prima, sul far del tramonto, era ritornato da solo, senza il suo padrone. La madre come sempre, andava incontro ad Antonio, e così aveva fatto anche in quella sciagurata sera. Preoccupata e stupita nel vedere che il marito non c’ era, si era messa a chiamare i figli, i quali, spaventati dalle urla della madre accorsero immediatamente. L’ avevano aiutata a rinchiudere il gregge nella stalla e poi erano usciti su per le montagne a cercarlo, portando con sé Notturno.
Setacciarono tutti i possibili rifugi e nascondigli per la notte, ma niente. Il padre era scomparso, come se fosse stato inghiottito dalla terra. Giovanna quasi impazzita, parlava con il cane, come se potesse capire ciò che gli chiedeva: ” Tu sai che cosa è successo al tuo padrone, vero? Capivi ogni suo piccolo gesto ed eri la sua ombra, non puoi averlo abbandonato da solo al pascolo e in difficoltà.”
I figli la guardavano sconcertati, e non sapevano come confortarla ed aiutarla. Temevano anche per la sua salute, ultimamente era cagionevole, tanto che aveva rischiato di morire, per una banale infezione alla gola.
Antonio fu cercato dappertutto e senza risultato, erano passati quindici giorni dall'accaduto, troppi e questo non faceva presagire nulla di buono. I carabinieri fecero un sacco di domande a moglie e figli, chiedendo loro se fosse stato possibile che il pastore se ne era andato volontariamente. Ma questo era improbabile, Antonio amava Giovanna ed era un padre attento e premuroso.
Poi un sera, sul tardi, arrivò a casa Felice, l’ amico di Antonio, un altro pastore di un paese vicino, il quale tutto agitato, consegnò a Giovanna la tabacchiera del marito, dicendo che l’ aveva trovata in un luogo, non molto lontano da dove Antonio soleva portare il gregge. Lei gli fece un sacco di domande: se aveva notato qualcosa di strano, se c’ erano altri oggetti del marito… oppure cespugli rotti, o segni di roghi… e così via. Felice confermò che aveva trovato unicamente la tabacchiera e nient’ altro.
Giovanna guardava Felice e non gli sembrava sincero, c’ era in quell'uomo, qualcosa che le sfuggiva. Questi evitava il suo sguardo e Giovanna diffidava delle persone, che non guardano negli occhi chi gli sta parlando, per lei era segno, che le stesse nascondendo qualcosa, infatti era convinta che stesse mentendo.
Dopo che se ne andò, chiamò Francesco che era intento a preparare il formaggio da vendere e gli disse di lasciar perdere, perché sarebbero ritornati su al pascolo, voleva vedere di persona il posto del ritrovamento dell’ oggetto del marito. Francesco sapeva che non c’ era modo di dissuaderla e non gli restava che accondiscendesse alla volontà della madre. Così risalirono, anche se ormai si stava facendo buio, ma per fortuna, il luogo non era molto distante da casa.
Giovanna avvertiva una strana angoscia, sentiva che il marito era lì da qualche parte. Cominciarono a rovistare fra i cespugli, quando improvvisamente, videro delle scarpe che spuntavano da dietro una roccia, Francesco prontamente, disse alla madre di aspettare più in là… ma lei non lo ascoltò e così le apparve una scena terribile, che mai avrebbe voluto vedere. Antonio era proprio lì, ormai erano passati quasi venti giorni, ed il corpo era in stato di decomposizione, ma si notava benissimo un colpo di pistola in fronte.
Giovanna urlò ed il suo grido disperato, rimbombò per tutta la vallata, chi aveva ucciso il suo Antonio? Lui era un uomo buono, che non aveva mai fatto del male a nessuno. Un sospetto terribile si insinuò nella mente, qualcosa di spaventoso ed incredibile da credere. Non era possibile che Felice avesse trovato la tabaccheria di Antonio e non avesse visto il corpo riverso dietro la roccia. C’ era solo qualcuno, che aveva visto in faccia l’ assassino del marito ed era Notturno.
Giovanna chiese al figlio di andare a chiamare Felice, mentre lei sarebbe andata a prendere il cane. E così fecero, Francesco ritornò insieme a Felice, questi cercò di avvicinarsi al corpo di Antonio. Fu allora che arrivò Giovanna con il cane. Notturno non appena vide l’ uomo avvicinarsi al corpo del padrone cominciò a ringhiare ferocemente e si mise davanti al cadavere, impedendo a Felice di accostarsi.
Questa fu la prova che Giovanna aspettava. Guardò Felice con gli occhi pieni di lacrime e di rabbia, dicendogli: “ Perché? Eravate come fratelli, ti voleva bene più della sua vita”
Lui per tutta risposta cercò di fuggire, ma Francesco immediatamente riuscì a fermarlo. Giovanna ripeté la domanda: ” Perché?”
Lui senza batter ciglio, freddamente rispose: ” Mi stava rubando i pascoli”. Giovanna accarezzò Notturno e gli disse: Grazie…”.


Anna Rossi 06/05/2017 08:18 1478

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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