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Questa è un racconto erotico: se può turbare la tua sensibilita o se non hai più di 18 anni dovresti evitare di leggerlo.

Ricatto d’amore

Erotismo e per adulti

Era bella la nuova cuoca, leggiadra e burrosa nelle forme. Con il suo arrivo aveva scombussolato i maschietti della cucina, alimentando fantasie non proprie caste.

Era una goduria vederla all’ opera, mentre con la sua divisa bianca, aderente e scollata, da dove si vedeva il seno traboccante, sguazzava uova e preparava manicaretti. I suoi movimenti ondeggianti erano sensuali e provocanti ed attiravano l’ attenzione dei presenti, suscitando libidine e desiderio.

Consuelo era di origine spagnola, ma ormai era anni che viveva nell’ entroterra milanese, era una single convinta, anche se si diceva che non disdegnava la compagnia di uomini piacenti e soprattutto più giovani di lei.

Alberto, il responsabile di sala arrivò in cucina con la lista delle ordinazioni, il locale di sabato sera era stracolmo e l’ attività frenetica, sbraitò come al solito: ” Su sbrigatevi, non battete la fiacca, c’è un sacco di gente e non possiamo farla aspettare in eterno. Claudio prepara i secondi e non iniziare a pasticciare con le tue invenzioni culinarie… seguite tutti le indicazioni dello chef.”

Consuelo sfoderò il suo bel sorriso dicendogli: ” Alberto ma possibile che sei sempre così tirato? Tranquillo faremo tutto ciò che dobbiamo fare.”

Poi gli si avvicinò strusciandogli davanti, facendo finta di sistemargli la cravatta. Alberto pensò, lo fa di proposito, lo sa che basta la sua vicinanza per farmelo rizzare. Era così eccitato che gli era diventato talmente grosso da scoppiare. Cercò di non far trapelare nulla ma Consuelo le era così vicina che si era accorta di quanto gli fosse diventato duro e lei si era immediatamente bagnata.

Consuelo era così, semplicemente una femmina calda e passionale, bastava poco per sentire le labbra intime pulsare di voglia, facendole bagnare di umore femminile.

Si voltò maliziosamente dicendo: ” Allora ragazzi, all’ opera… Non vogliamo certo fare arrabbiare il bell’ Alberto…”

Ciascuno prese il suo posto e seguirono alla lettera tutti gli ordini di Consuelo, la cucina pareva un campo di battaglia, fra pentole, pentoloni e portate di ogni genere. Consuelo dirigeva come un professore d’ orchestra, senza tralasciare nulla. Gli altri ubbidivano con ammirazione e cercavano di compiacerla. Alla fine della serata ricevettero anche i complimenti di alcuni commensali e questo riempì d’ orgoglio e soddisfazione l’ intero staff.

Consuelo si ritirò nella sua stanza per cambiarsi, lo faceva tutte le sere, doccia, calze a rete, tacchi a spillo e vestito succinto e poi scivolava via nel buio della notte. Tutti si domandavano dove andasse a quell’ ora così tarda e dopo una giornata talmente faticosa. Camminava spedita nonostante i tacchi altissimi, fece due isolati e poi svoltò al solito incrocio, infilandosi nel vicolo buio.

La stavano aspettando intorno al fuoco come tutte le notti, truccatissime e i con i vestiti quasi inesistenti. Si fece avanti Giò, la veterana del gruppo dicendole: ” Pensavamo che ti fosse successo qualcosa, è già passato ed era molto arrabbiato non vedendoti.” Consuelo che in realtà si chiamava Marilù non rispose, non c’ era molto da dire, lo sapeva che avrebbe dovuto subire l’ ira dell’ uomo che ormai l’ aveva resa schiava. Schiava del suo amore malato, la vendeva per poi assistere ai suoi incontri e dopo la faceva sua, a colmare quel piccolo vuoto rimasto. Solo così si sentiva appagato.

I clienti non si fecero attendere, infatti si fermò un’ utilitaria e l’ uomo le aprì lo sportello dicendo di salire. Marilù ebbe solo il tempo di sedersi che l’ auto ripartì velocemente, si voltò verso la persona dicendo: ” Che modi, lasciami almeno il tempo di salire.” Ma la voce le si strozzò in gola, con sua grande sorpresa vide che era Alberto.

Lui le disse: ” Andiamo parliamo dopo…”

Fece la tangenziale ormai deserta a quell’ ora e imboccarono la strada provinciale e dopo circa mezz’ ora in cui entrambi restarono ammutoliti arrivarono davanti ad una villetta in aperta campagna. Alberto la fece scendere e lei lo seguì dentro.

Una volta entrati la fece accomodare su un divano, dicendole siediti ma non chiudere le gambe, lasciale spalancate, poi le si avvicinò togliendole le mutandine di pizzo nero. Le era di fronte, la guardava senza dire una parola. Così aperta, le si offriva tutta, le labbra umide ed in mezzo s’ intravedeva la fessura. Restò così a fissarla, Marilù si sentiva a disagio, non capiva dove volesse arrivare, poi Alberto le intimò di allargarsi con le mani per esporsi ancora di più, in quel momento prese un fallo di gomma di grosse dimensioni l’ avvicinò al suo sesso e iniziò a spingerlo tutto dentro. Era talmente enorme che fece forza ad infilarlo ma poi lei iniziò a bagnarsi facilitando la penetrazione. Lo ficcò in fondo, muovendolo su e giù come uno stantuffo e lei a quel punto gemette, doveva ammetterlo le piaceva e soprattutto notare l’ eccitazione dell’ uomo le faceva aumentare la voglia.

Alberto quando si accorse che era arrivata quasi al culmine si sbottonò i pantaloni da cui uscì un membro tumefatto e duro, sfilò il fallo di gomma e le spinse dentro il suo. La scopava con foga, con colpi veloci e profondi e quando stava per esplodere lo tolse e schizzò lo sperma sul suo seno.

Alla fine Alberto le disse di rivestirsi e che quell’ incontro sarebbe dovuto restare un segreto, inoltre, non voleva sapere nulla, nemmeno il perché si trovasse a fare la lucciola.

Marilù in veste di Consuelo si presentò al lavoro cercando di sembrare come sempre, chiacchierò, scherzò con gli altri fino all’ arrivo di Alberto, il quale mantenne il solito atteggiamento fino a quando le chiese di seguirlo in cantina per la scelta dei vini. Una richiesta alquanto strana visto che abitualmente li sceglieva lui senza bisogno di aiuto. Marilù fu costretta a seguirlo, ma sapeva che non era solo per i vini. Appena giunti in cantina semibuia le disse appoggiati al muro, lei rispose: ” Come… sei impazzito?”

Lui con tono deciso ripeté: ” Appoggiati alla parete e allarga le gambe.” Gli infilò una mano sotto, strappandole gli slip, poi alzò la divisa e gli allargò le natiche, lei si oppose con un debole: ” No, che fai?”

Lui poggiò il suo fallo all’ orifizio e forzandolo, entrò dentro con un solo colpo facendola urlare, con le mani le stringeva i seni, mentre la sodomizzava. Lei sentiva quel membro che faceva forza trafiggendola come un chiodo, poi finalmente sborrò dentro riempendola fino all’ orlo.

Poi le disse: ” Rivestiti…”

Ritornare su come se non fosse successo niente, non era facile e Marilù sapeva bene che non era finita avrebbe dovuto subire la prepotenza di Alberto se voleva mantenere il lavoro. Quella sera arrivò in anticipo al vicolo, le ragazze erano più agitate del solito, Sultano così veniva chiamato il “ protettore” era furioso con Marilù perché la notte prima era sparita senza avvertirlo. Lo trovò intorno al fuoco che fumava nervosamente, le si scagliò contro dicendo: ” Allora facciamo gli straordinari senza di me!”

Si alzò affrontandola minacciosamente, la prese per un braccio gridandole: ” Non lo fare mai più… Hai capito? Mai più.”

Lei fece cenno di si con il capo mentre lui le stringeva i polsi poi aggiunse: ” Vieni con me c’è un cliente particolare.”

La portò in un luogo sconosciuto, la fece scendere dall’ auto poi le ordinò di spogliarsi, lei cercò di ribellarsi ma lui le tappò la bocca dicendole: ” Tu sei mia e farai tutto quello che ti dirò di fare.”

Si avvicinarono ad un albero dove erano appesi quattro ganci, due per i polsi e due per le caviglie. L’ agganciò con le braccia aperte e le gambe divaricate. Marilù si guardava intorno terrorizzata, non vedeva il famoso cliente di cui parlava Sultano, infatti all’ improvviso spuntarono non uno ma quattro uomini, lui fece un cenno e loro si avvicinarono. Iniziarono a tastarle i seni, qualcuno li succhiò, poi un altro le infilò un dito dentro l’ incavo bollente, ci fu qualcuno che disse che voleva prenderla subito, si conficcò nella figa lasciandola solo quando l’ ebbe irrorata. Infine la staccarono dai ganci se la misero in mezzo in modo da penetrarla in due contemporaneamente uno davanti e un altro di dietro. La infilzarono prepotentemente, Marilù sentiva quei membri che la violentavano con forza chiudendo i suoi passaggi già colmi di caldo liquido e sapendo che lui era lì e la stava guardando con goduria la rendeva felice perché nella sua mente perversa, lei diventava la musa del suo piacere.

Sultano, dopo che tutti l’ avevano posseduta più volte ed aveva goduto guardando soddisfatto, la fece mettere a carponi e vedendo l’ ano così aperto e invitante gli si conficcò dentro svuotandosi con un grido.

Marilù era stordita, piena, confusa ma nello stesso tempo appagata. Lui la baciò teneramente dicendole: ” Grazie amore, sei stata brava.”

“ Consuelo…” La voce di Alberto era più autoritaria del solito…” Che fai dormi?”

Marilù ritornò alla realtà, si era distratta ripensando alla notte prima, rispose: ” Un po’ di pazienza, non ho la bacchetta magica.” Gli altri si erano accorti che il rapporto di Consuelo e Alberto s’ era inasprito e sospettavano che ci fosse qualcosa sotto, così iniziarono a formulare congetture. La serata proseguì senza intoppi fino alla chiusura poi lei si ritirò per cambiarsi ma con sua grande sorpresa trovò Alberto che l’ aspettava.

Marilù gli disse: ” Ho fretta, mi stanno aspettando…”

Alberto le rispose: ” Lascia che aspettino…”

Le si avvicinò e sbottonando la divisa fece uscire i due seni tondi, li prese con entrambe la mani baciandoli, poi la fece mettere in ginocchio e la spinse in mezzo alle sue gambe da cui spuntava un fallo duro e gonfio. Alberto le disse: ” Adesso me lo succhi.” La prese per i capelli infilandosi in gola era talmente grosso che la riempiva tutta soffocandola. Lo spingeva sempre più dentro, sempre più in fondo, fuori e dentro.

Marilù lo leccava con diligenza, non vedeva l’ ora che finisse, alla fine Alberto inarcò la schiena e con un forte getto le venne in gola costringendola ad ingoiare tutto. La guardò con soddisfazione esclamando: ” Sai fare bene la puttana, meglio della cuoca!”

La lasciò mezza nuda e con la bocca imbrattata, lei in quel momento si accorse che si era fatto tardi ed avrebbe dovuto subire l’ ira di Sultano.

Arrivò, con il fiato corto iniziando a scusarsi per il ritardo ma stranamente Sultano non la rimproverò e le disse: ” Vieni ci stanno aspettando.”

In auto fu bendata e si accorse che non erano soli, una volta arrivati a destinazione la fecero scendere, attraversarono un giardino, sentiva i crepitii delle foglie, poi entrarono in una casa e scesero delle scale che portavano nei sotterranei. Le tolsero la benda, era un posto da brividi, sulle pareti c’ erano catene e attrezzi di vario genere.

Sultano le disse: ” Questa notte dovrai prepararti, sarai presa da uomini scelti per le dimensioni dei loro membri. Ti faranno tutto quello che gli dirò e tu da brava bambina lo farai vero? Non vorrai dispiacermi.”

Fu una notte da incubo, la denudarono, poi un uomo la legò a pancia sotto, sollevandole il bacino, sembrava una cagna, presero un attrezzo che era formato da un doppio fallo in modo da permettere la doppia penetrazione una nell’ ano e una nella figa. Glielo spinsero dentro profondamente in entrambi i buchi e cominciarono ad andare sempre più velocemente mentre altri due uomini gli avevano infilato in bocca due membri turgidi. Intanto gli orifizi si allargavano sempre più e una volta ottenuto l’ apertura desiderata fece il suo ingresso un uomo di colore con un fallo enorme.

Sultano osservava con crescente goduria, poi ordinò all’ uomo di procedere, questi gli disse che nonostante fosse stata allargata avrebbe rischiato di lacerarla ma lui gli disse di non preoccuparsi. Marilù aveva spasmi dappertutto e quando l’ uomo la penetrò con una certa difficoltà urlò di dolore. Una volta dentro, la calcava forte ed ad ogni colpo lei gridava. La lasciò dopo che l’ ebbe arata per un’ ora, schizzandole dentro lo sperma bollente. A questo punto Sultano all’ estremo dell’ eccitazione la prese inchiodandola. La pressava violentemente fino a che raggiunse l’ orgasmo.

Marilù rientrò all’ alba, si fece una doccia e si sdraiò sul letto fissando il soffitto. Pensava a com’ era potuto accadere di essere arrivata fino a quel punto, di vendersi per amore. Sultano era stato bravo, capace di plagiarla, illudendola che anche questo, era una forma d’ amore.

Un donarsi completamente senza limiti. Ma sapeva bene che era un qualcosa di sbagliato, di malato e doveva trovare la forza di uscirne anche se era consapevole che sarebbe difficile e che avrebbe dovuto affrontare la vendetta dell’ uomo che l’ aveva ridotta ad un semplice oggetto di piacere.

Da lì a poco, sfinita si addormentò, dormì fino al tardo pomeriggio, dopo si preparò per scendere in cucina dove l’ aspettava una serata molto faticosa.

Alberto fece il suo ingresso con l’ aria spavalda di sempre, diede gli ordini e poi rivolgendosi a Marilù le disse: ” Dopo che hai impostato il tuo lavoro vieni in ufficio che il padrone vuole parlarti.”

Marilù sentì il terreno franare sotto i piedi, forse Alberto l’ aveva tradita dicendo tutto ed ora l’ avrebbero licenziata… aveva un cerchio alla testa ed un vuoto allo stomaco, si sbrigò velocemente, non vedeva l’ ora di sapere quello che volevano comunicarle. Attraversò la sala e s’ incamminò lungo il corridoio che portava all’ ufficio del principale. Stava per bussare quando sentì delle voci maschili che provenivano dall’ interno, uno diceva all’ altro: ” Sei sicuro che accetterà? Non voglio perderla, come chef è la migliore che abbia mai avuto.”

L’ altro che Marilù riconobbe essere Alberto rispose: ” Tranquillo l’ ho in pugno a costo di non perdere il lavoro e la faccia farà tutto quello che gli dirò.”

Marilù sentì il sangue raggelare, allora era questo il motivo, volevano qualcosa in cambio del silenzio… Il primo istinto fu quello di scappare ma avrebbe perso tutto, pure i soldi che le dovevano, quindi si fece coraggio e bussò.

Il principale era seduto alla scrivania fumando un sigaro cubano ed Alberto era al suo fianco…

“ Prego si accomodi…”

La voce era calma ma autoritaria al tempo stesso: “ Si starà chiedendo il motivo per cui l’ ho fatta chiamare, non si preoccupi non è per rimproverarla anzi il suo lavoro come chef è eccellente, l’ ho fatta venire perché dovrei parlarle di qualcosa di molto delicato.”

Ecco, ci siamo pensò Marilù… adesso arriverà la richiesta per il loro silenzio… L’ uomo continuò: ” Sono venuto a conoscenza che lei… diciamo arrotonda lo stipendio con un’ altra attività sicuramente più redditizia…”

Marilù pensò, come poteva spiegare che lo faceva non per soldi ma per amore e che il suo unico sostentamento era il lavoro che svolgeva come cuoca.

“ Ecco… le stavo dicendo, che saremmo interessati ad assumerla in un altro locale di mia proprietà, così invece di andare di notte per strada con tutti i pericoli che ci sono potrebbe svolgerlo in un posto sicuro e con una clientela selezionata, che ne pensa?” L’ uomo concluse il discorso dicendo che i guadagni sarebbero raddoppiati. Era rimasta in silenzio, senza sapere cosa rispondere, se avesse rifiutato, era sicura che non l’ avrebbe licenziata? Doveva prendere tempo per riflettere su cosa fare, così rispose: ” Mi prende alla sprovvista, ora ci penserò e poi le farò sapere:” Lasciò i due uomini a parlare e ritornò in cucina. Quella sera fu irritabile al contrario di lei che sapeva controllare le emozioni e riusciva a superare le difficoltà con un bel sorriso. Adesso era proprio in un gran casino, fra tre fuochi, Sultano, Alberto e il principale. Più tardi nel mezzo della serata piantò tutto e tutti dicendo di sentirsi poco bene.

Salì in camera fra lo sconcerto generale e si chiuse dentro a chiave, non voleva sorprese quella notte. Si preparò una valigia mettendo tutto dentro alla rinfusa e la nascose sotto il letto. Poi si sdraiò e aspettò che il locale chiudesse, per poter uscire di nascosto. Ma verso mezzanotte bussarono alla porta, poteva fare finta di dormire e non aprire ma immaginando che fosse Alberto e non se ne sarebbe andato facilmente s’ infilò velocemente una vestaglia ed esclamò: ” Un attimo… che diamine… Ah sei tu, se sei venuto a riscuotere caschi male, non sono in forma, non lo vedi?”

Alberto si fece serio ed invece di usare il solito sarcasmo le disse: ” Volevo parlati, non sono stato io a spifferare ogni cosa al gran capo ma uno dei clienti con cui hai scopato, mi dispiace non avere avuto il tempo di scongiurare la cosa.”

Marilù spazientita dalla presenza di Alberto sbraitò: ” Ora cosa vuoi? Un premio per la tua onestà? Non mi interessa, sono stanca, sto male…”

Quindi gli aprì la porta per farlo uscire.

“ E no, cara non ti libererai tanto facilmente di me, voglio sapere perché lo fai, non ti basta lo stipendio che ti diamo… Se sei in qualche guaio posso aiutarti.”

Marilù si trovò disarmata davanti alle parole di Alberto e come una bambina scoppiò in lacrime.

Lui si fece più incalzante: ” Confidati senza paura, ti ascolto.”

Quella notte invece di recarsi all’ appuntamento con Sultano, fece una lunga confessione ad Alberto, del suo amore senza limiti, ridotto in schiavitù da un uomo avido ed egoista che l’ usava a suo piacimento sfruttando la fragilità della donna.

Alberto sconvolto dalla verità che era ben lontana da quello che sembrava, la strinse a sé, le sembrò così inerme da farle tenerezza. Passarono la notte insieme a parlare ed all’ alba lui le disse: ” Ci vediamo più tardi, il primo passo l’ hai fatto resistendo per non andare da quel bastardo, per quanto riguarda il principale, ci penserò io, stai tranquilla.”

Marilù succube del suo amore era piena di sensi di colpa, era tentata a cercarlo per giustificarsi, ma poi ripensò alle parole di Alberto e desistette.

In serata andò al lavoro come sempre, era intenta a preparare il menù giornaliero quando venne il ragazzo addetto al parcheggio dicendo che doveva spostare l’ auto, per quanto le sembrò strano si rivolse agli altri dicendo: ” Un attimo, che arrivo…”

Quell’ attimo si trasformò in ore, Marilù era sparita nel nulla, la cercarono dappertutto, Alberto sempre più preoccupato ritornò nel vicolo delle lucciole ma di lei nessuna traccia.

Marilù era stata narcotizzata, si guardò intorno per vedere dove si trovasse, l’ avevano denudata e brividi di freddo la percuotevano facendola tremare. Stordita cercò di rialzarsi, era chiusa in una stanza dove c’ era soltanto un letto ed una piccolissima finestra posta in alto, in modo che non ci potesse arrivare. La porta era d’ acciaio ed era impossibile aprirla. Doveva solo aspettare per capire chi l’ aveva sequestrata anche se sapeva bene che non poteva essere stato che Sultano. Restò per tutto il giorno rannicchiata sul letto, poi all’ imbrunire sentì dei passi, gli occhi sbarrati dal terrore fissavano la porta che si spalancò ed un uomo incappucciato entrò dicendole: ” Bene la bambolina si è svegliata! ”

Marilù gli si rivolse contro: ” Ma chi sei? Cosa vuoi da me?”

L’ uomo con una voce che non ammetteva repliche rispose: ” Zitta… se non vuoi imbavagliata, non si fanno domande, devi solo ubbidire se vuoi vivere.”

Detto questo posò un vassoio con delle vivande e richiuse la porta.

Non aveva riconosciuto l’ uomo, nemmeno dal timbro della voce e il senso di impotenza di fronte a tutto ciò che le stava capitando la fece piombare in una rassegnata disperazione.

Non toccò cibo e si sedette in un angolo della stanza in attesa che quell’ incubo finisse. Ma la stanchezza prese il sopravvento e si addormentò, quando fu svegliata da delle voci. Sentiva qualcuno che diceva: ” Dicono che sia bravissima a leccare il gelato…”

A cui seguirono delle fragorose risate e poi qualcuno rispose: ” Per quello che ci è costata.”

Terrorizzata cercava di capire… ma non c’ era molto da capire l’ avevano venduta, era diventata solo una merce. Entrarono in tre, incappucciati come il carceriere, iniziarono a palparla e a parlare di lei come se fosse un animale da acquistare. Lei cercò di ribellarsi ma l’ istinto di sopravvivenza fu più forte così si sottomesse a tutte le loro richieste. Fu presa in ogni modo, la montarono in due lacerando per ore gli incavi rossi e aperti, mentre il terzo si deliziava nella sua bocca carnosa e morbida. Ripetutamente fu sodomizzata tanto che l’ orifizio divenne largo più della figa. Dopo che ebbero svuotato tutto quello che avevano, se ne andarono soddisfatti lasciandola sfinita e dicendole: ” Aveva ragione sei stata molto brava, ci rivedremo.”

A quel punto lei finalmente pensava che per quella notte avesse finito, ma qualcun altro fece il suo ingresso. Sultano la guardava soddisfatto: ” E così pensavi di lasciarmi, ma lo sai cosa succede alle bambine cattive… vengono punite.”

Marilù gli si lanciò contro graffiandolo gridando: “ Bastardo lo sapevo che c’ eri tu dietro a tutto questo, ti sei approfittato del mio amore, mi hai reso una schiava di sesso… maledetto.” Sultano, la strattonò, poi le mise le mani al collo stringendole sempre più, lei in quel momento pensò che fosse arrivata la fine. Lui le disse con lo sguardo gelido: ” Nessuno mi parla in questo modo e soprattutto una sgualdrina come te.”

Poi allentò la presa permettendole di respirare. Se ne andò senza aggiungere altro, lasciandola dolorante.

Marilù si domandava per quanto tempo Sultano avesse intenzione di tenerla segregata forse pensava era meglio che l’ avesse uccisa. Le auto della polizia a sirene spiegate circondarono il vicolo delle lucciole e arrestarono tutte le persone che si trovavano lì in quel momento, compreso Sultano il quale tentò di scappare ma fu preso e fatto salire su un cellulare della polizia.

Intanto erano tre giorni che non si era fatto vedere nessuno e Marilù iniziò a pensare che volessero farla morire lentamente di stenti. Le forze iniziavano ad abbandonarla, aveva soltanto due bottiglie d’ acqua e nient’ altro.

Passarono giorni che a lei sembrarono interminabili ormai stava sdraiata sul letto senza avere nemmeno più la forza di alzarsi, sentiva delle persone parlare ma le sembravano così lontane poi improvvisamente la porta si aprì con un botto ed entrarono le forze dell’ ordine a liberarla. L’ incubo era finito, era salva ma a che prezzo? Umiliata, usata, ridotta a prostituirsi per piacere ad uomo egoista e calcolatore.

Per sua fortuna Alberto aveva detto alla polizia tutto ciò che sapeva su Marilù ed il suo intreccio con il mondo della prostituzione, cosicché era stato possibile dopo una serie di pedinamenti trovare il posto dove la tenevano sequestrata.

Era una bellissima giornata di sole e Marilù teneva per mano una stupenda bambina bionda, la quale era impaziente di vedere il suo papà che stava arrivando dal lavoro e le diceva: ” Mamma sbrigati, papà mi ha promesso che mi porta alle giostre.”

Marilù sorridendo le rispose: ” Tranquilla amore, arriviamo in tempo.”

Ed ecco Alberto attraversare la strada e correre verso le persone che amava di più al mondo, sua moglie e sua figlia.

Le guardò felice, pensando di essere stato fortunato che la vita gli avesse regalato un tesoro così grande, una bella famiglia piena d’ amore, quello vero.

Anna Rossi 22/03/2018 13:24 9134

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.

I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.

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