La sveglia iniziò a suonare, strappando Marie da un sogno effimero. Erano le sei del mattino e faceva così freddo che si sarebbe volentieri rannicchiata come un bozzolo tra le lenzuola, ma Rose era stata molto chiara. Il giorno prima l’aveva chiamata chiedendole un favore: prendersi cura dei suoi due gemelli mentre lei si prendeva una meritata pausa di fine settimana con il marito. Marie si stiracchiò, con la sensazione agrodolce di aver bisogno anche lei di riposo, ma non avrebbe negato quella gioia alla sua amica. Decise di alzarsi e di sfruttare quelle quattro ore che le restavano libere prima che il chiasso infantile invadesse la sua casa.
Canticchiando una melodia, che a malapena sentiva per il freddo, uscì dal complesso di appartamenti dove viveva e si diresse verso "Chalton St". Mentre camminava, il suo sguardo si perse per un momento perché credette di aver visto tra la gente il volto dell’uomo che aveva più amato. Un brivido le percorse la schiena, un misto di terrore e una speranza così assurda che le fece male. Si disse che era impazzita; Louis era morto due anni prima in un incidente stradale, portandosi via una parte della sua anima. Turbata, scosse la testa, come a voler scacciare un fantasma, mentre guardava ovunque con quell’immagine che le vorticava nella mente. Si fermò a un angolo e continuò per "Ossulston St"; l’uomo camminava un po’ più avanti. La sua ragione le ripeteva che era impazzita, che era un’ossessione malata, ma i suoi sensi la spingevano a seguirlo, una forza incontrollabile. E ciò che più la turbava era che, a quanto pareva, lui seguiva la sua stessa strada. Si aggrappò al suo istinto, a quella insensata certezza che nasceva dalla sua disperazione, e affrettò il passo verso la stazione di "St. Pancras".
Arrivata alla stazione, sopraffatta dal frastuono dei treni e dalla marea di gente, alzò lo sguardo, scrutando tra i passanti. Ed eccolo lì, che la osservava. Il sorriso sulle sue labbra, così familiare e allo stesso tempo così impossibile, le tolse il respiro. Un pensiero fugace la assalì: sperava che lui non pensasse che lo avesse seguito, anche se in fondo sapeva di averlo fatto.
— Louis — mormorò Marie con gli occhi chiusi, come se nominandolo, l’illusione svanisse.
Il sangue le affluì al viso, bruciandole le guance. Si sentiva in imbarazzo per l’audacia di aver seguito uno sconosciuto, per essersi aggrappata a una chimera. "No, non esistono scuse per questa follia", si ripeté di nuovo, con la voce interiore che le tremava.
Il cuore le balzava frenetico, come volesse scappare dalla bocca. Cercò di nascondere il suo errore voltandogli le spalle, di fondersi tra la folla e scomparire, ma sentiva quegli occhi su di lei, che la bruciavano, che la sfidavano a guardarlo di nuovo. In quel momento, il treno che doveva prendere si avvicinava al binario, e lei approfittò del movimento della gente per guardare di nuovo dove si trovava l’uomo. E come in un magico incantesimo, ignorando la ragione e il tempo, si perse nei suoi occhi.
Corre destino
Tra i passanti, un prodigio
d’amor si svela