| dentro la veste di seta
piegata dal lembo di corda
sfuggita alla rabbia e all'inganno
rimase una piuma...
il suo candore feriva il buio
soffice
posata nella tua mano
cercava il volo
un demone la raccolse
nel momento dell'unione
la piuma gli si attaccò alla pelle
divenne ala...
nera come un corvo
prese vita e lo portò in alto
verso Dio ...
gli occhi fiammeggiavano di rabbia...
non voleva calore...
non voleva amore
non sapeva come fare
quando la luce lo fece abbagliare
e cancellò il rancore
sconfisse l'odio
lo rese puro
le sue ali divennero neve
sciolsero al sole
si ritrovò in terra tra gli umani
ad accarezzare il volto del suo amore |
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e quando mi chiedesti amore con i baci
ero lì ai tuoi piedi tra le tue mani
pregando Dio di darmi ancora voce
in ginocchio tra i singhiozzi l'anima tra i denti
confusa nell'intrigo delle menti
ero lì col fiato corto la testa in mano
cercando di trovare il mio respiro
l'odore della follia sopra ogni cosa
copriva gli occhi miei velo di sposa
sporcava l'ombra contro il muro
volto da bambino sciolto nel pianto
cancella l'uomo che avevo accanto
tra le dita resta solo il mio profumo
mentre prende forma lo stupore
lacrime di gioia e di dolore
vola farfalla in cielo e mare dentro
cercando la luce del momento
amore... ancora amore... amore strano
quante parole al vento nel silenzio
cercando le tue labbra la tua mano...
come eroi presenti un solo giorno
re e regina del nostro sogno... invano
a terra... mano nella mano |
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lui ascoltò la musica e il canto
travolgergli i pensieri
impossessarsi dei ricordi
e i sogni presero vita
ali di farfalle nell'immenso
e il profumo dei ciclamini del sottobosco
odor di viole
poi... tra le acque del rimpianto
cadde la pioggia a sciacquare il sale
onde di oceani impazzite
a spogliar lo scoglio
bianco lo spettro salì dal mare
si cullò sull'onda
tracce di vento
nei suoi capelli biondi
la sua voce
accarezzò labbra di fuoco
era un gioco era un segreto
cogliere la spuma con le mani
intrecciare acque cristalline
colorare i pesci tra le attinie
respirare gioia senza fine
solo a sentir cantare le sirene
lui impazzì il petto sollevato
spaccò il cuore
l'acqua entrò dentro i polmoni
sale vorticò dentro le vene
era incantato
era stregato
era incatenato
a labbra sottili e fili d'oro
lei lo abbracciò cantando
la sua voce sciolta nel vento...
...ascolta solo chi sa ascoltare
lui l'ascoltò piangendo |
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| la sirena cantò sopra lo scoglio
e in riva al mare
fin dove la voce
lui poteva sentire
cantò tra le onde che
correvano leste
oltre il ritorno del mare
celeste
sopra gli scogli tra i flutti violenti
perdendo la voce nella rosa dei venti
ma lui
che ascoltava rapito
orecchie aveva per ascoltare il canto
negli occhi il dolore
di un lontano amore
ma non aveva più cuore
lei deliziosa dea controluce
tra il rosso dei raggi
di un sole morente
regalava una nenia di suoni nascente
ogni notte l'azzurro del mare profondo
cambiava il colore allo sguardo del mondo
lei era lì ad aspettare il suo ritorno
il canto nasceva tra strali di nubi
offuscando la vista con strazio crescente
lei cantava
e non credeva più a niente
ferma alla riva
la colse la spuma
raccolse un sussurro la sua anima ferita
lui... non seppe mai che era finito un sogno
perché nell'oblio lasciò l'ultimo sguardo
quando nell'acqua poco oltre la rena
perse la voce della sua sirena |
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| lei aveva un cesto di parole
tra primule di maggio e rose
nel silenzio tra le mani ne raccoglieva a mille
da spargere libere nel vento
alcune arrivavano come sussurri
nei tramonti più incendiati degli amanti
altre ali di farfalle
cadevano tra i capelli come neve
il profumo era miele primule in maggio
ma quando con le parole regalava rose...
insieme al profumo pungevano le spine
e le parole facevano male...
ma lei aveva il cesto da svuotare
parole pesanti
parole leggere
tutte da liberare nel mondo
finché un giorno rimase la parola "amore"
tanto pesante che ci vollero due mani
per sollevarla in alto
e farla volare...
quando essa conquistò il cielo
s'illuminarono le stelle s'accese la luna e ogni amato
ogni amata... si sentì bella...
.ma in fondo al cesto era rimasta
la paura
non riusciva a respirare voleva uscire...
.con una lacrima lei la prese in mano
quella parola la spaventò ma... dalle mani
cadde e le sfuggì |
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| il saggio con la sua pelle bruna
seduto davanti al fuoco
lento masticava le sacre erbe
nessun movimento si vedeva
se non le ombre di una fiamma scura
sul viso disegnava labbra dure e un ghigno
parlò...la voce non era la sua
un brivido percorse la mia schiena
china ad ascoltar il bisbiglio rude
risuonò lontano portato dal vento
lacinante il fischio del treno
lontano era la ferrovia
o forse era il grido di uno sparviero
nella notte cupa...
il vecchio sempre assiso
fermo come una roccia
ora dondolava lento
dalla bocca
un rivolo di bava e odor di menta
s'alzo dal fuoco un fumo nero
scoppiettò la brace e vividi divennero i ricordi
sentiì in pieno volto il caldo dell'inferno
l'odore acre degli arbusti secchi
gli spiriti maligni dentro gli occhi
urlai... perché il dolore penetrava con più forza
fino a toccare le ossa
i denti risuonavano nella bocca sembravano spaccarsi
ossa e ossa
poi una mano salì alla gola rimasi a tossire senza una parola
mentre il vecchio saggio recitava
dondolando la figura
i vecchi riti che gli sciamani tramandano negli anni
ero atterrita i miei capelli
sembravano aver preso vita
fuoco nelle vene febbre addosso
rimasi in ascolto
fino a quando con le mani lui spense il fuoco
il silenzio calò come gelo
intorno sparse nuovo profumo
il saggio si svegliò completamente
in mano la testa di un serpente
tra le fauci qualche ricciolo d'oro
battevo ancora i denti
quando me ne andai
la testa mi doleva non so quanto
il fuoco dentro si era spento
portai le mani in gola
nessun graffio nessun segno
fiato addosso
un ciuffo di capelli in mano
strano sulla pelle
...il morso di serpente |
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