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Le 89756 poesie dei soci sostenitori |
I
Quando i regni erano ancora molti
e le strade non giungevano lontano,
quando i segni discordi sulla terra
mutavano il mondo in misure diverse,
sorse il Sovrano dal ferro e frastuono,
cresciuto nell’ombra delle armi antiche.
Vide la frattura
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Liberami
da questa prigione
salvami
da questa follia
che mi porta da te
esangue
nudo come un verme
evaporando amore.
Salvami
ed io ti salverò
estirperò quel male
che a volte
non ti lascia respirare
quell’animale
che ti sbrana
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Ti ho ritrovata, quasi per caso
dietro quest’ultimo angolo
sulla strada da me percorsa
nell’interezza dell’anno
eri lì, quasi nascosta
ad aspettare chi mai ti volesse
incerta com’eri della tua giustezza
nel volgere del tempo
ti ho vista, da
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Non saremo
come cielo e terra
avrai il tuo riparo
solo fra i sogni
e la culla delle stelle
avrà cento occhi
per guardare il buio
e i cuori del mondo.
Non avremo
altra luce e oscurità
se non all’alba
quando il sole rimpiange
le lune dei
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Buon anno ‘e conseguenza
‘o dice zi’ Vicenza
ca dato ‘a cunfidenza
m’ha chiuso int’ a dispenza.
Buon anno a Piripicchio
c’ ‘o poco e c’ ‘o paricchio
ca si se scorda ‘o sicchio
le vene ampressa ‘ o ticchio.
Buon anno a chist’ammore
ca ormai
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Dammi da dormire
su letti di baci
e stracci io avrò
per i ricordi anneriti,
che ti rallentano i passi
che ti portano a me,
semina ancora
sulle bianche lenzuola
profomi di giorni
che ci aspettano alla fonte
di un rinnovato amore,
oggi noi due
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Vento che robusto fischi e vai,
il trentun Dicembre che farai?
<< Impetuoso e ardito sui monti soffierò,
veloce sul mare e suoi flutti sbufferò.
Tra i nembi grigi niente urti e contese
evitiam le piogge a fine mese.
Fumi e pulviscoli via
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L’anno vecchio tra poco finirà e mai più
ritornerà, spero porti via con se cattiverie
e malvagità, guerre ed ostilità, per lasciare
a quello nuovo pace e serenità.
Come zefiro di vento si allontani via,
lasciando solo tranquillità ed armonia a
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Sono come un’ombra lieve, guardo
sul tronco stanco del giorno
una presenza che il vento
non ha ancora deciso di sciogliere.
Non chiedermi slanci
questa stagione mi tiene piano
mi veste di silenzi
e di passi trattenuti.
Resta dunque.
Non
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Nel grembo della notte nasce il sogno,
una lanterna viva che nessuno spegne,
si libra oltre il silenzio che lo circonda
come vela bianca tra invisibili leghe.
La poesia lo attende sulla soglia,
tessitrice di echi e di respiri antichi,
con fili
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Quanti botti
forse non si era capito siamo alla fine dell’anno
prepariamoci a soffrire e con noi i nostri animali
uno due tre quattro e non finisce qui
chiudiamo finestre tapparelle porte
persino le tende possono riparare da lampi di
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 | Chissà dove vanno a dormire i segreti
quando il sole si allontana e restano
bagliori riflessi sulle onde del mare.
Colorando di silenzi la notte.
Notte accarezza leggera questi spartiti
sussurra la melodia
le note di mille violini.
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Qui non ci sono stelle
noi siamo nuvole
segni nel cielo
che il vento ha dimenticato
e speriamo di svanire
senza fare troppo rumore
nel silenzio di una sera
abbandonata da tutti
al suo destino di cenere.
Qui non ci sono lune
L’orgoglio è
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Sono stato guerriero
sotto i venti stravolti
nel campo lassù alto
e là, ho cantato alle stelle,
la gioia mi ha fatto suo
e un Dio buono era lì,
mi ha preso per mano,
la luce aveva come dono,
il canto come Sua forza
e l’amore?
Tutto l’amore, era
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Sarà così, o forse no
eppure ci nasconderemo
dietro paraventi d’ombra maiuscola
credendoci al riparo dal tempo,
senza sapere se tornerà
ancora quell’alba su di noi
nei lunghi dettagli del buio,
poi pensandoci ancora sapienti
torneremo di nuovo
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La primavera è una lama di miele
che trafigge il torace dell’inverno,
un sorso caldo versato
nel bicchiere tremolante del vento.
È una lettera verde
tracciata con inchiostro di sole
sulle ossa delle montagne,
ancora avvolte nel lenzuolo gelido.
È
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Ho navigato a lungo nell’inchiostro denso
di notti senza stella, dove il tempo è muto
e l’anima era un faro stanco, ormai spento,
che ricordava solo il fragore del velluto.
Il mio petto era un deserto di antiche promesse,
un orizzonte vasto
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Ti vedo non mi vedi ma sono lì
Come potrei disertare in questo dì
Caldo il pensiero non demorde
Pronto a rivivere attimi
Minuti indimenticabili
Risuonano con fragore quei verbi
Adagiandosi su di me
Pronta a ricevere sensazioni
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Giochi sparsi nella stanza
i tuoi passi sono farfalle variopinte
intorno al tavolo corri traballante,
fai un girotondo e poi inciampi.
Hai la bua?
Cola il nasino, hai gli occhi lacrimosi
Un volo in alto fino al soffitto
gridolini di gioia
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Se ne sono andate
sempre in silenzio
di sera
quando il sole sa
di dover tramontare
e l’oscurità sogna
di nuovi inverni
e di qualche alba
senza alcun riposo.
Hanno lasciato cenere
e il vuoto nel petto
dove il cuore batteva
ombre e
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Strido d’inquietudine
è il grido di chi soffre,
è angoscia amara
che dall’affranto spirito sorge
e verso il Dio altissimo,
come potente prece si eleva.
Non ha sosta l’orazione
fin quando allo stremo,
non valica il firmamento
e dinanzi al
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In piano mi ritrovai
fra sulfuree nubi,
che d’arancio color spiccavano
al gemere del Sole
Viso di donna apparve
d’aureola rivestita
all’approssimarsi del mio mesto cammino
fra il tramontante cielo
E mi chiese"Ove vai?",
ed io:"Proprio non so,
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Leggo nel cuore
di un bicchiere di vino
lo bevo lo gusto
e mi balla il pensiero
nel freddo inverno,
la vita mi scorre
fra gridda di pianto
e castelli di gioia,
passo su passo
avanzo nella storia
che ricca si fa
e povera diventa
senza tanto
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Chinn- a e scae l’annu
stanco e cun affannu
ultimi passi in taera
‘na luxe che se sera
l’è ‘na reisa de cunti
cun summe e divisciuin
ree moltiplicaziuin
cun tante sottraziuin:
“nu possu anda ciu avanti
u mae tempu l’è finiu
ve lasciu u mae
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Ad annunciar vita è sole, luna e stelle,
brividi dinamici ad ammantar sguardo,
prorompenti voli ed allegre allegorie.
Ad estasiar sguardo rossi ed alti papaveri,
raccogliar margherite da donar al Signore.
Ad entusiasmar immagini,
nebbia, foschia e
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Vado a caccia della musa
nuda come il primo maggio
ché mi ispiri frenesie
di quel tempo senza nesso
quando il verbo in parte lesso
mi portava a fare un giro
tra le larve di un sospiro.
Vado a caccia della musa
segregata dal destino
sulle piagge
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Si narrava che le sue mani accendessero l’alba,
che ogni gesto, anche il più timido, si trasformasse
in una vela tesa al vento del possibile
e che i sogni, toccandola, trovassero rotta.
Si diceva che il suo passo sfiorasse la terra
come una parola
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Il tuo mancarmi sia melodia
che mi conduce piano
tra le pieghe del giorno e del silenzio.
La schiena libera dal peso
stia dritta, in attesa
di ciò che ancora non conosco
della più alta impresa del cuore.
Che mi basti il poco
il niente che
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Ventiquattro le ore che dividono
ognuna con il proprio tormento
rinnova un tragitto per il quale
trovare un significato
risulta sempre più difficile
grande è stata quell’unione fatta di verbi inconsueti
pronti con il loro porsi a suscitare
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 | Dammi una ragione per credere che tu esisti,
perdonami, se la sublime insolenza del poeta si perde
nel dubbio che scuote l’essenza stessa della vita.
Ma oggi osservo l’invisibile, nel silenzio
che abbraccia e nel dolore che ferisce,
e ascolto il
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In questa pagina dal n° 1 al n° 30.
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