Quieta alla riva l’immensa spiaggia
nella preghiera si stende,
nel cielo stellato improvvisa si accende
a specchio dell’onde la faccia lunare
e, come rapiti da un’intima ebbrezza
nel profondo silenzio, una dolce carezza.
Ed ecco i flutti che tormentan la riva,
con lieve sussurro il vento trascina
quei spruzzi salmastri che i volti ravvivan.
Un empito strano di sensi benigni
avvolge i cuori di buoni consigli,
le membra stanche bagnate dal mare
riposano ora, su spiagge dorate.
E’ un’intima pace, un fremito sembra
che sale al cuore e giunge alla testa. | 

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Lambendo instancabile e lento
la sabbia grezza dell’ultima sponda,
emetti un gemito
nella notte profonda.
Le stelle d’argento
fissano l’immenso;
e, il tramestio dell’onda
scongiura il tormento.
Quando il cuore si svelò
sulla riva del mare d’argento
non fu altro che un sogno d’amore
disperso dal vento.
Un’attesa tuffatasi nell’onda
dell’immenso mare
per sciabordare. | 

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Nell’intimo del cuore
si accende una scintilla
che non conosce i fremiti
dell’odio e dell’invidia.
Una luce tutta nuova,
rischiara ogni cuore
destandosi dal sogno
mostra il suo splendore.
Un’ombra solitaria
svela un segreto arcano
ora si nasconde
sfiorandoci la mano.
Nel gaudio dell’amore
le montagne, il cielo e il mare
riempiono il volto
dell’armonia del cosmo.
Per festeggiare ancora
il patto dell’amore
avvolgici tra le tue braccia
e, schiudi il nostro cuore;
per te non c’è segreto
ma, infinito amore. | 

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Apertamente il cuore
ti parlasse
con sensazioni
di inattese fonti.
Lo sbocciare del bulbo
che l’erba rialza
strega rugiade
per intarsiare il velo del tuo volto
nel celestiale splendore.
"Per non rimpiangere
quello che in passato
non ho visto". | 

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Gravida di vecchie gentilezze,
culla gremita di paura,
giardino vivo
della vita vissuta.
Ricordo amabile
di giovinezza feconda
ricca di armonie e, tormenti.
Storia antica
scritta sul libro del cuore
ove i primi frutti a maturare
furono le parole d’amore. | 

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Un brandello della mia letizia
ebbra di espiazione e di quiete
galleggia tra i contorni
di emozioni lontane.
Strisce di felicità
tra i paci di ghiaccio
vaganti verso una
meta lontana
chiusa in un forziere
sotto il velo
dei tuoi occhi. | 

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Luccica la sfera celeste
al far del giorno.
Tra il mare e il cielo,
l’ultimo fascio di luna
tinta di rosso vivo
arde come il sangue
che incessante
scorre nelle vene.
Pure l’onda albeggia
con spumeggiante spuma
invito perenne all’amor
che sulla riva del mar
mai si consuma.
La stella che nel cielo fa capolino
illumina la scia
di chi nel mar
va a cercar fortuna.
Le onde sussurrano musica,
canta il pescatore contento
la sua canzone all’alba
che rinfresca l’idea d’amor
che gli passa sulla testa. | 

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Guardo il mare,
respiro salsedine
sulla spiaggia calpestata
da apparenze
mentre fioriscono
le gialle ginestre.
Messaggeri divini
errano verso il sole
e, cancellato il momento
del riconoscimento
l’animo è in quel passato
di membra lise
rapite in breve sogno
di lacrime torturate.
Fuggo nella leggiadria
che prova i venti
e, vinto dalle intelligenze celesti
lascerò sovrano il mare
mentre il cuore
sento volare in alto;
non confonderò più l’amore
con l’inganno del tuo canto. | 

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E’ terminato il momento del turbamento
che scolora le guance
impregnate dei giorni del dolore,
certamente non della rassegnazione.
L’intelligenza torpida cade nell’oblio
e, una sostanza chimica
invade il pensiero,
il cuore, il corpo.
Le allodole a sciame sulle torri
per il propagare d’un tetro rimbombo murale
terminano il volo.
e noi, chini sulla vicenda
di anni e ancor anni
ne siamo debitori.
Non struggersi d’odio,
non urtarsi con lame.
Nessun sorriso maligno,
nessun inno misericordioso,
nessuna minacciosa nube,
nessuna dolce rugiada,
altera l’alta quiete
ove son io.
Ora che infrante sono le forze
e, il pensiero chiuso nel gelido regno
il travestimento è completo.
Sol ora dei baci tuoi
e dell’amor tuo
son degno. | 

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Basterebbe una voce
rito d’incompreso pianto
per avvolgere nei ricordi
una distrazione che unisce
le pareti del cuore.
L’anima smarrita
nel vortice del tempo
sprizzando misteri dalle vene
per ricordi cristallizzati.
L’immense terre del cielo
con improvviso spirito s’accendono
mentre amor canta
una canzone per adornare il cielo
e, invitare il sole a concepire
eterno calore
per potersi assopire
nella perenne soavità dell’infinito. | 

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Abbiamo siglato un patto
per stringati segreti
tra i miei vestiti frusti
sul stenditoio di legno resinoso
come racconto d’un percorso
oscurato dal tempo.
Ci siamo parlati
e, annullate le differenze
dal trambusto del tempo
ci ritroviamo in un sconfinato dubbio
sul nostro amore immenso. | 
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Emozione che fa tremare.
Sensazione dell’universale.
Ricordo vivo, infinito,
risveglio d’un cuore sopito.
Inno di gioia,
gesto musicato,
culla della vita. | 

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L’arietta fresca
manda il bacio,
il gradevole venticello
di ponente il bentornato.
Il cuore,
di ricordi pieno
porta Amore.
Là sul muretto ascoso
s’odono parole
che esprimono dolore;
ascoltate senza spavento
sono un grido d’aiuto
gettato al vento. | 

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All’ombra d’un castano
mangiando la merenda
riposa con la testa
il grande pensator.
Impara solo ora
e, parla a sua vergogna
di questa sua giornata
perché in testa ancora
un’idea non è entrata.
Ma, ecco tutto da un tratto
balenare un pensiero
per lui è un sollievo
poterlo afferrar.
Lo scrive su un foglietto
per poterlo elaborare
ma un vento dispettoso
lo prende e fa volare.
Rimasto nel pensiero
accompagna il pensatore
che nella notte fonda
compone solo amore. | 

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Quando il sole
ferve e splende
sul viso d’un bambino
dal suo labbro,
dal suo cuore
il sorriso irradia
Amore.
La sua voce nel cuor piomba,
zittirsi mai potrà
perché candida e innocente
parla solo di verità.
Del gaio suo pianto sparso
è l’universo intero
mentre il cuor suo sereno
albeggia nell’immenso cielo.
Un cielo azzurrato,
dolcemente zuccherato,
dipinto pur di rosa
non fa preferenza
al sesso che in lui riposa.
Di letizia il ciel è vestito,
rimbombante l’universo
dove il pianto come il riso
non sarà mai disperso.
Dolcezza e calore
benvenuto danno al sole
per riscaldare il cuore
al bimbo che non teme
di regalare gioia,
dolcezza e tepore
nel gioco universale
dell’innocente Amore. | 

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Francesco Rossi nato a Sestri Levante il 24/01/1958 Pensionato.
Terminata la scuola dell'obbligo nel 1974 assunto come operaio in una ditta, nel 1976 assunto in Fincantieri dove per 35 anni ho svolto la mia professione di operaio speciallizato. E' in quei anni che si completa la mia formazione culturale con l'impegno politico e nel movimento sindacale dove ho ricoperto vari incarichi senza mai tralasciare il lavoro manuale attivo che credo ho svolto con passione e profitto. Anni duri, sia per la giovine età che per le problematiche legate al mondo del lavoro in continua trasformazione. Scrivere poesie è oggi il mio passatempo preferito, condiviso con la lettura e le scarpinate sui monti. Cultore del libero pensiero in quanto credo che le sensazioni, le emozioni che ogni persona prova non hanno confini ma, spaziano nella magia della libertà individuale e collettiva. Nessuno ha il diritto a talpare le ali. In questo sito che mi è stato segnalato ho trovato uno dei tanti modi per condividere le emozioni con gli altri autori e, la lettura dei testi è sempre infinita fonte di piacere. Sposato con Rosanna, due figli Valentina e Marco e.........scrivo. Aprire le porte della nostra mente, approfondire le conoscenze e, cercare di capire, interpretare i pensieri e le speranze è sinonimo di conoscenza, sensibilità e passione. |
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