| Ricordi quando
andavi a scuola?
Il tempo sembra lungo
ed invece vola!
Facevi il bagno
a Tonnarella
nella tua spiaggia,
per te la più bella.
Il mare era ancora
azzurro e pulito
ed il suo orizzonte
sembrava infinito.
Le mille canne
sbattute dal vento
parevan lagnarsi
ad ogni momento!
Calava la sera
ed assai repentino
arrivava il profumo
del gelsomino.
Il pescatore
svuotando il pescato
anche se stanco
sembrava beato.
Ora il mare
è molto inquinato,
ormai nulla
è profumato.
Ci sono palazzi
e tanto cemento,
dei pescatori
s’ode il lamento!
Tonnarella
è tutta cambiata
e la sua sorte
sembra segnata! |
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| Bentornata
dolce rondinella,
nel mio giardino
la primavera è bella.
Costruirai il nido
sui soliti rami
del verde abete,
quello che ami?
Scappi dal caldo
del nero continente
o dalla triste guerra
ormai immanente?
Racconta rondinella,
sii sincera:
cosa succede
nella terra nera?
Hai visto ragazzi
cadere a terra
nel combattere
l’infame guerra?
Hai visto disperati
annegare in mare,
chiudere gli occhi,
smettere di sognare?
Cosa dicevano
dei muri alzati,
del nostro cinismo,
dei fili spinati?
Non mi rispondi
cara rondinella,
sai che in autunno
lì devi ritornare,
hai solo voglia
di dimenticare!
Io ti capisco
rondinella mia,
se sol potessi
non andresti via! |
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| "Vorrei avere
la testa sulle nuvole,
distrarmi, svagarmi
non pensare a nulla.
Ma non posso:
Sono io stessa nuvola!
Accarezzo monti,
sorvolo laghi e mari,
occulto il caldo sole,
nascondo l’azzurro cielo.
Il Narciso della terra
non sopporta affatto
che mi metta di traverso:
Vuol mostrarsi al mondo
sempre azzurro e terso!
Il vanesio sole,
splendente e luminoso,
mi tiene sempre il broncio,
con me è spesso ombroso.
Vuole sempre apparire,
se gli faccio velo
peggiora il tempo,
è un vero sfacelo.
Mi arrabbio così tanto,
divento tutta nera,
scateno l’inferno
anche in primavera!
Grandine, temporale,
fulmini, lampi, tuoni:
mi spiace far del male
a voi che siete buoni!”
“Somiglia alla tua
la mia vita,
sempre contro vento,
in ripida salita.
Né tersi come il cielo,
né belli come il sole,
solo un privilegio:
l’amore nel cuore!
Mai bianco o nero,
cogliamo le sfumature,
per questo le nostre vite
sono più dure!” |
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| Come è bella
la camelia fiorita,
invoglia
a viver la vita.
Il narciso,
di lei invaghito,
la guarda
ammirato e stupito.
L’acero
l’accarezza affettuoso,
la forsizia
le sorride contenta.
Si vedono fulmini,
s’odono tuoni:
è il temporale che arriva,
per il giardino
è una vera deriva.
La camelia perde
i fiori, le foglie
e persino del viver
le voglie.
Ora è tutta sfiorita,
triste diventa la vita.
Mesto è il giardino,
è infelice
il suo destino.
Nessuno
riesce a capire
perché anche i fiori
devon perire.
E’ forse il morire
l’ultima speme?
In tutto il giardino
questo si teme! |
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| La morenica Serra
ti guarda un po' stupita
cercando di capire
com'è la tua vita.
Con le ingiallite foglie,
triste e sconsolato,
in un angusto vaso
stai imprigionato.
Ti sorride l'acero.
l'abete, la betulla,
ma ti manca il sole,
il resto per te è nulla.
Dolce limone mio
che vivi nel giardino
forse è uguale al tuo
il mio destino.
Sapessi che tristezza
senza il caldo sole
per dire che mi manca
non trovo le parole!
Senza l'azzurro mare,
la gente, il suo calore,
il non poter tornare
mi dà un gran dolore.
Sai che ti dico
dolce limon cortese?
Presto ce ne torniamo
giù, al mio Paese!
Troverai l'arancio,
l'ulivo e il mandarino:
vedrai che allegria
c'è là nel giardino!
Ti vedo titubante
con l'aria smarrita:
forse ormai è tardi
per cambiare vita? |
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| All’ombra dei tuoi rami,
sulla magica altalena,
volavo nel cielo
azzurro e infinito
soave e lieve
come una farfalla.
Tu eri giovane
forte e robusto,
altero e dritto
era il bel fusto.
Dolce mandorlo
del bel tempo andato,
ora sei vecchio,
triste ed acciaccato.
Anch’io son mesto
come lo sei tu
e con la palla
non ci gioco più.
Sulla corteccia
del tuo tronco antico
i segni porti
del tempo nemico.
Le maligne saette,
gli spari assassini,
le tristi vendette
dei malvagi vicini.
Diletto mandorlo
dell’infanzia amico,
ascolta bene
quel che ti dico:
Su un tuo ramo
montiamo l’altalena
e diamo un calcio
alla nostra pena!
Delle ingiallite foglie
s’ode il mormorio,
passate son le voglie
del dolce dondolio! |
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| Ai piedi del maniero
un bel salice riposa,
in compagnia del pero,
del pesco e della rosa.
Un micio randagio
scende dalla collina,
camminando adagio
a lui si avvicina.
Del dolce passerotto
s’ode il cinguettio,
scorre nel laghetto
il vicino rio.
Il bel narciso
lo guarda sorridente
dell’altrui tristezza
non gli importa niente.
Il mandorlo e l’ulivo
lo guardano stupiti,
non è il loro posto,
si sentono smarriti.
Lui è senza lacrime,
non gli cadono le foglie,
è un salice gaudente,
pieno di tante voglie.
La beltà del loco
gli dà allegria?
La vita per lui è un giuoco
senza malinconia?
Una gentil signora
lo guarda incuriosita,
vorrebbe condividere
la sua gioiosa vita! |
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| Diritto sul bel prato
passi le giornate
senza dir parola,
né fare passeggiate.
Come vinci la noia?
Guardando la luna?
E' tristezza la tua
o è solo fortuna?
Con tenere foglie
ci inondi di pianto:
è vero lacrimar
o naturale usanza?
Piangi per le ferite
inferte alla natura
o è parte il pianto
delle normali voglie?
Forse anche tu
ignori la risposta
e mentre pensi
piangi senza sosta! |
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| E’ stanco
il sole di sera,
al tramonto
arriva provato
anela alla quiete,
al meritato riposo.
Adagia
le sue spossate
membra
sul letto
del placido mare,
lo trova
lordo e inquinato,
è triste, deluso,
amareggiato.
Ha dato
luce e calore
a tutte le piante,
ad ogni fiore.
Ha illuminato
oceani e mari,
i monti, le valli,
i fiumi, i laghi.
Ha scaldato
anime e cuori,
ha lenito
ferite e dolori.
Ora è stanco
e dall’uomo deluso,
è amaro il suo animo,
è fuso.
Anche il sole
è stanco e malato
che accadrà
al sublime creato? |
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| Salivi di continuo,
per un disegno vago,
toccasti quasi il cielo,
non eri ancora pago.
Ti annoiava forse
la vita del giardino?
Volevi andar dal sole
per stare a lui vicino?
Come l’audace Icaro
non avesti fortuna,
vano il desiderio
d’accarezzar la luna.
Era davvero immensa
la tua ambizione,
del disegno di Dio
cercavi la ragione.
Il legnaiolo crudele
di te si è fatto gioco,
volevi essere cielo,
sei diventato fuoco.
Con l’affilata lama
ti ha reciso i rami,
gli amici del giardino
ora invano chiami.
Ti manca il passerotto,
la dolce rondinella,
la precedente vita
che era così bella!
Pensi al mesto ulivo,
all’acero, al limone
di vederli ancora
hai perso l’occasione!
Forse più di tutto
ti manca la dolce rosa
che del bianco giglio
è diventata sposa!
Del tuo troppo ardire
hai pagato il fio,
hai solo una speranza:
che ti perdoni Iddio!
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| La lacrimante pianta
perì nel giardino,
a te lasciò il posto
il legnaiolo assassino.
Tu sei senza foglie,
di un sol colore,
sei privo di voglie,
di gioia e di dolore.
Soffia il vento,
impazza il temporale,
non provi spavento,
sei sempre uguale.
Il passero cinguetta,
saltella sui tuoi rami
e invano aspetta
che tu a sé lo chiami.
Quando la bianca neve
dal cielo scende pura,
ti copre lieve, lieve
e muta la tua natura.
Si accendono le luci,
brilla la cometa
per indicare a tutti
qual è la vera meta.
La seguono i Re Magi,
si mettono in cammino,
con mirra incenso ed oro
per l’Immortale Bambino.
Dopo che la Befana,
attesa dai bambini,
con la mitica scopa
vola sui camini,
si spegne il luccichio
della stella fatale
che fa pensare a Dio
e al magico Natale! |
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| Dolce forsizia,
di giallo vestita,
il via dai alla primavera,
la dolce stagione,
quella più vera!
Tutto il giardino
a festa è vestito,
e non c’è moglie
che non baci il marito.
II bel narciso
allo specchio si guarda
non c’è altra cosa
che lo riguarda.
Anche la primula
è allegra e contenta
e la sua gioia
alle viole ostenta.
Cinguetta il passero,
vola la rondinella
per fiori ed uccelli
la vita è più bella.
Pure io stesso
son contento
ma la mia gioia
dura un momento,
come il tuo fiore
che presto sfiorisce
e la ragione
nessuno capisce! |
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| Nel mezzo del giardino
l’acero riposa
vicino al bel narciso
e alla spinosa rosa.
Le foglie in autunno
son assai cangianti
e col sole splendono
belle e luccicanti!
Dialoga con la betulla,
l’ortensia e l’abete:
anche le verdi piante
hanno le loro mete.
Parlano di Dio
di paradiso ed inferno
di autunno, estate
primavera, inverno.
Fra loro si capiscono
muovendo un po’le foglie,
un modo tutto loro
di esprimere le voglie.
Un dì ho percepito
dei loro sussurri,
una cosa mi ha stupito:
ci credono buzzurri!
Il genere umano
ha più di un difetto,
di noi certo non hanno
un gran concetto.
Dell’ambiente inquinato
fanno a tutti mostra:
loro non hanno dubbi,
è tutta colpa nostra!
Mentre li ascolto
nei pensieri assorto
ad essere sincero
non riesco a dargli torto!
L’acero intuisce
quello che gli dico,
mi legge nel pensiero
che gli sono amico! |
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| Le ingiallite foglie
cadono sul prato,
il pensiero corre
al bel tempo andato.
Alla stagion fiorita,
al giglio, al narciso,
alla gioia, alla vita,
al dolce sorriso.
Il cielo è senza sole,
è triste l'usignolo,
ha tanta nostalgia
del suo primo volo.
È grigia la stagione,
la nebbia ristagna
e se piove poco
il contadin si lagna.
Fredda è l'aria,
gelida e tagliente,
sui tuoi rami salta
il merlo impertinente.
Betulla inaridita,
che domini il giardino,
cos'è per te la vita?
Qual è il tuo destino?
È per te morte
il gelido inverno?
Temi anche tu
il fuoco eterno?
Il tuo travaglio
somiglia al mio?
Cerchi anche tu
di trovare un Dio?
Le tue foglie cadenti
danzano sul nulla:
Come i nostri dubbi,
mia cara betulla! |
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| Monti alti e maestosi
ammantati di neve
candida e pura.
Nubi ora chiare,
a volte scure
vi accarezzano
prima che, diradandosi,
consentano al cielo
terso ed azzurro
di baciarvi sotto
lo sguardo del sole
che luminoso e caldo
ammiccante vi sorride.
Io guardo ammirato
da simile incanto
pensando alla vita
tra case aggrappate,
coperte da nuvole
sempre grigie e pesanti
che mai lasciano vedere
il limpido cielo
né al sole affacciarsi.
Io aspetto paziente
che il sole risplenda
e come a voi lieto mi arrida! |
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