Pubblicare poesie

Isole e Paesi
di giuseppe gianpaolo casarini
Vite, colori, profumi, emozioni

Le 13 poesie pubblicate nella raccolta

Il mulo di Alicudi

Amicizia
Aspra selvaggia Alicudi isola eoliana
nata da lotte aspre tra fuoco terra mare
nei lontani secoli passati l'offesa grave
di macchine motori d'asfalto strade viali
ancor oggi non patisce rigata solo
quali arterie e vene per il viver dell'uomo
da ripidi sentieri ostiche dure mulattiere.

Così alle navi e barche dal mare
lì giunte e lì ferme ed ancorate
indifferente tu guardi, il basto vuoto,
fermo presso la marina mulo paziente
nell'attesa presto di riprendere l'ascesa
verso le alte lontane pendici del vulcano.

Dura questa sarà e di più il fardello tuo
grave da portar lassù il passo attento
vigile lo sguardo, non già i profumi vari
non i colori tanti di assenzi bianchi gialle
ginestre eriche rossicce agavi in fiore
che quel sentier sfiorano, infida petraia,
sotto il cocente sole sollievo saran alla fatica sua.

Così con quel tuo ritmato cadenzato andare
quel trasportar pesanti carichi diversi
e i venir e i riandar dell'Isola il cuore fai pulsare
ossigenandone e irrorandone i tortuosi vasi:
non so se un giorno ti faranno un monumento
qual ricordo nel tempo di te imperituro qui
dove oggi tu stai paziente al pal legato
linfa vital che vita qui non muoia e viva sia.

Racconto inserito in una raccolta
Club Scriveregiuseppe gianpaolo casarini 23/08/2011 00:20 2 4055

L'agave e il suo fiore (L'agave di Salina)

Natura
Sul cono del vulcano ormai da tempo spento
dell'eolica isola Salina tra le pietraie bianco nere
di pomice ossidiana e pirosseni nate da un fuoco
antico e figlie di una primigenia indistinta lava
l'agave oggi da un tenue verde colorita orgogliosa
mostra dopo una paziente e sofferente attesa
durata nel tempo per tanti e tanti anni al cielo
al mare alle palme nane a quelle sorelle lì vicine
dal suo cuore nato grembo uterino di carnose foglie
il figlio quel fiore ardito bello dall'alto fusto
candelabro che al sol s'accende di luce ardente
la bella salire su in alto elicoidale infiorescenza.

Strano destino il loro e dal fato arcano misterioso
per pochi giorni sarà del figlio questa madre adorna
un abbraccio tragico d'amor all'unisono quasi
spegnerà dolcemente questa breve vissuta assieme
vita loro: già si piega del figlio la corolla sul tronco
in due parti ormai spezzato sulle molli già spente
braccia sfatte non più carnose foglie della mamma
da questo atto d'amar d' amor sublime domani
questa dal funereo destino la certezza nuove vite
si apriranno tra le pietraie arse dell'isola Salina.
Racconto inserito in una raccolta
Club Scriveregiuseppe gianpaolo casarini 02/08/2011 01:49 1865

L'albatro di Vulcano... i suoi ...i miei pensieri

Amicizia
Quali i pensieri tuoi albatro marino
che dopo la procella tra sdraio mute
ombrelloni spenti solitario fermo stai
sulla lavica nera spiaggia di Vulcano?

Ritrovar il lì vicino amico scoglio
migrar lidi nuovi trovar di bianca sabbia
per mutar così il color di quei pensieri
quale io vorrei dei miei ricordi amari?

Non parli non rispondi ti alzi in volo lento
spiegate l'ali su Lipari verso il mare
che il vento a me gli ignoti tuoi pensieri
rendere possa quale che essi sian più leggeri

senz'ali io qui fermo come un sasso i miei
dalla mente strappati vorrei laggiù lanciare
verso del vulcano quel sulfureo acre fumo
lì il nascosto fuoco li possa di colpo incenerire.
Racconto inserito in una raccolta
Club Scriveregiuseppe gianpaolo casarini 11/08/2011 02:30 3 1414

Ombre vive dalla cava di pomice abbandonata

Uomini
Laggiù l'azzurro mar di Lipari quassù
agavi in fiore ligustri fichi d'india assenzi
da corona fanno alla cava abbandonata
nascondendola alla vista del viandante
ammassi di bianche laviche pietraie
quali immoti nel tempo spettatori
di un antico di polvere sottile anfiteatro
qui una sofferente umanità vi recitava
il doloroso dramma della vita propria.

Così tu perder lascia di cercar quale ricordo
tra i cumuli di pomice spugnosa la lucente
vitrea nobile scheggiata ossidiana nera
la mano tosto ferma alto fissa lo sguardo
ecco ancora si vedono, no non son fallaci
della mente ombre, membra disfatte a cavar
intente senza gemito o lamentela alcuna
sotto il cocente sole e poi riporre in ceste
la preziosa figlia bianca del vulcano

carico e fatica portati la sera alla marina
cui il sensal dalla bilancia falsa moneta iniqua
darà al fin di una giornata in agonia vissuta
l'atavico morso della fame rotto dei miseri
la dieta mezzo filon di pane e un cetriolo
spenta l'arsura della sete da bianca sospension
d'acqua piovana con polvere fine lì piovuta
per così di giorno in giorno l'agonia loro
prolungar di una dolorosa non vissuta vita.
Racconto inserito in una raccolta
Club Scriveregiuseppe gianpaolo casarini 25/08/2011 19:22 1 1257

Inno a Nisyros

Natura
I: Laggiù nella bocca del vulcano

Giù verso il fondo del cratere
pronto senza fatica e lestamente
alla fin del tondo vaso giunto
così al cuor alla vista e mente
quali emozioni e sentimenti:
una bocca muta semispenta,
sacra vision un tempo quando
di fiamme vive fuoco ardente
di boati e gemiti nutrivasi sì che
alle ingenue antiche genti temuto
richiam era a divine mitologiche
figure: ecco di Efesto il dio la fucina
fumante ardente negra poi quello
i Ciclopi operosi chini a lavorar
metalli, così cantavano ancor
cantano i versi di cantor sì noti e cari.
Nel silenzio della distesa ampia
di fine terra fatta cristallina bianco
bianco- cinereo il suo aspetto aspro
il sapor fumigante anco bruciante
per il nascente zolfo e suoi composti
ultima lenta a respirar fatica
rantolo agonizzante di quello
un tempo vivo e tonante fuoco
ecco tutto di colpo lì m’accolse:
storditi mi furon magicamente i sensi.
Così estasiato ilare degli affanni
dimentico del presente del tempo
quotidiano il pensier ad altri tempi
corse, al ribollir del magma ardente
al crepitar di fiamme rumor funesti
al timor della gente di allora alle ansie
loro al presagio forse di una cattiva sorte,
questo poi un tempo avvenne: spenta
sotto la cenere e sepolta di Nisyros la vita,
caducità del tempo delle cose...

II: Il carrubo e la casa abbandonata

A distrar quei filosofici ardui pensieri
caducità del tempo delle cose, sepolta
sotto la cenere di Nisyros fu la vita,
della mente l’errar in altri sogni trasse
la salita, la vista tolse il cuor scoppiare
asciugò la bocca di vita svuotò i polmoni
annebbiati i pensieri fuorché uno:
cercare vivo o morto di risalir la china.
Così per dura risalita affranto corre
lieto il ricordo ad un carrubo stanco
che a una bianca casa sola abbandonata
faceva solitaria struggente compagnia.
Nel silenzio dell’ora muto l’aria afosa
scanno gradito un duro gradino
di granito sbriciolato dell’androne,
frescura dolce all’accaldato corpo
quel tremolante incerto per rade
foglie dal vento mosse al sole forte
dell’Egeo filtro discreto della pianta.
La stanchezza languente quel silenzio
il sussurro del mare lieve da lontano
nuovamente portaron alla mente
a quel tentar del filosofare sognante mio.
Pensieri in libertà pura sciolta fantasia
scese poi rapida nell’ombra mobile la sera
una barca alla spiaggia sapevo m'attendeva
uno sguardo alla casa a quel carrubo
con me quattro carrube prese per ricordo.

III: Un gatto grigio e una lucertolina

Nella brezza marina della sera l’onda
calma fendeva la barca svelta da Nisyros
scivolando via, un'allegra boema compagnia
Skoda làsky cantava il verso di un gabbiano
lì giunto sopra in volo il canto accompagnar
parea, altri i pensieri miei le riflessioni mie.
Lontano portavan le carrube acerbe nella mano
da poco colte là vicino dal carrubo stanco amico
della casa bianca ormai da tempo abbandonata.
Occhi spenti di quella le finestre marcescenti,
dal tarlo tormentato della porta il legno suo,
non metallo la serratura ma ruggine ferrigna,
qual rintocco funereo che timore al cuore dava
sbatteva lì pendolo dando colpo sopra colpo
al consunto palo di chiusura un dentato cancelletto,
qual sentinella disarmata ad un orto, un tempo,
fitta qui sterpaglia: disseccate erbe qualche cardo
raro solitario, di quel lignei frammenti dei suoi
denti parte a terra sparsi, non più ritti storti al tocco
tremolanti i pochi tre o quattro ricordo i rimanenti.
Pure sovvien un grigio gatto furtivo solitario che
tra l’erbe arse qual segno di non spenta vita passò
veloce e fuggì via e quel danzar poi leggiadro sui muri
tormentati dal giallo- verde color d’una lucertolina
ch'achessa ratta ratta poi sparì entrando tra le crepe.
Nel luogo allor nel momento non segni di mera morte
lor solo e quel carrubo fisso fisso senza movimenti
se non le magre foglie smunte da tempo per le latenti
spente dimenticate cure a fatica mosse a toccar più alto
il sovrastante cielo, solo secche carrube ai piedi, secche,
d’anima svuotate semimorti semi, non morte no ma
ancor di vita vive davano segnale quelle sue carrube
dal color acerbo spento poche che meste dai rami suoi
la residua linfa suggendo al tronco negavano sostanza.
Nisyros già lontana di Kos la spiaggia più vicina cessato
il boemo armonioso canto quelle vite viventi la mente
ancor portaron a quel tentar voler filosofare sognante mio.
Di quel vecchio gatto grigio quali i suoi pensier? Finita
dove quella lucertolina variopinta dal moto serpegiante?
Quali i legami e le memorie loro forse un tempo lontan
con chi lì vi abitava lontano lontan poi migrato certo
in cerca di fortuna? Si sarebbero un giorno ignoto ritrovati
quale poi la sorte qual il lor futur destino? Pensieri in libertà
pura sciolt ch'allor vagava tanto fantasia e solo mia.
Racconto inserito in una raccolta
Club Scriveregiuseppe gianpaolo casarini 27/03/2012 21:07 1 1248

Ritorno a Santa Maria Maggiore

Natura
Conserva ancora quel sapore antico la casa
qual dalla strada un tempo ci appariva
al fine di una corsa partita dalla valle:
dello stesso colore i muri e i suoi disegni.
Chiuse invece le porte e le finestre
qual occhi spenti e labbra mute
ahi segno certo di un abbandono triste.
Serrati pure il cancello ed il cancelletto,
cede alla ruggine la pittura verde.
Dal primo e dalle grate che spazio
danno alla vista un parco mutato
e offeso e mutilato rispetto
allo splendore antico verde acceso
di faggi e di rigogliosi pini
unico segno di vita ancor presente
appare un gatto bello e pasciuto
che rapido alla vista si nasconde.
Si nasconde e riappare,
riappare e si nasconde
forse per stimolar gli occhi e la mente
ai ricordi di un tempo ormai passato
ma le bianche sedie lì in fondo
vuote ed abbandonate
un tempo segno di vita e d'allegria
per nomi noti e visi familiari
reclamano mute ora silenzio.
Racconto inserito in una raccolta
Club Scriveregiuseppe gianpaolo casarini 27/05/2011 23:45 4 2137

Gabbiani in volo

Natura
Di San Pietro la collina punteggia
degli abeti il verde scuro, d'un azzurro
fermo chiaro laggiù il mare, bianche
nel ciel lassù nuvole immote, eleganti
alla dolce vision dan vita i gabbian in volo.
Racconto inserito in una raccolta
Club Scriveregiuseppe gianpaolo casarini 23/05/2012 01:42 1 1137

Inno a Nisyros- III: Un gatto grigio e una lucertolina

Natura
Nella brezza marina della sera l’onda
calma fendeva la barca, svelta da Nisyros
scivolando via una allegra boema compagnia
Skoda làsky cantava il verso di un gabbiano
lì giunto sopra in volo il canto accompagnar
parea altri i pensieri miei le riflessioni mie.
Lontano portavan le carrube acerbe nella mano
da poco colte là vicino dal carrubo stanco amico
della casa bianca da tempo ormai abbandonata.
Occhi spenti di quella le finestre marcescenti
dal tarlo tormentato della porta il legno suo
non metallo la serratura ma ruggine ferrigna
qual rintocco funereo che timore al cuore dava
sbatteva lì pendolo dando colpo sopra colpo
al consunto palo di chiusura un cancelletto,
qual sentinella disarmata ad un orto un tempo
fitta qui sterpaglia disseccate erbe qualche cardo
raro, dentato: lignei frammenti, parte dei suoi
denti, a terra sparsi non più ritti storti al tocco
tremolanti i pochi tre o quattro sol i rimanenti.
Un grigio gatto furtivo solitario che tra l’erbe
arse qual segno di non spenta vita passò veloce
e fuggì via e quel danzar poi leggiadro sui muri
tormentati dal giallo- verde color d’una lucertolina
che pur essa ratta ratta poi sparì entrando tra le crepe.
Nel luogo nel momento non segni di mera morte
lor solo e quel carrubo fisso senza movimenti
se non le foglie smunte da tempo per le latenti
spente cure a fatica mosse a toccar più alto
il sovrastante cielo, solo secche carrube ai piedi
d’anima svuotate semimorti semi, non morte
ancor di vita vive davano segnale quelle carrube
dal color acerbo poche che meste dai rami suoi
la residua linfa suggendo al tronco negavano
sostanza. Nisyros già lontana di Kos la spiaggia
più vicina cessato il boemo armonioso canto
quelle vite viventi la mente ancor portaron
a quel tentar voler filosofare sognante mio.
Di quel vecchio gatto grigio quali i suoi pensier?
Dove finita quella lucertolina variopinta serpegiante?
Quali i legami e le memorie loro forse un tempo
con chi lì vi abitava lontano poi migrato penso
in cerca di fortuna? Si sarebbero un giorno
ignoto ritrovati quale poi la sorte qual il lor
futur destino? Pensieri in libertà pura sciolta
che allor vagava tanto fantasia e solo mia.
Racconto inserito in una raccolta
Club Scriveregiuseppe gianpaolo casarini 26/05/2012 06:25 1105

I melograni di Mornico Losana

Natura
Nella stagion che di rosso intenso s'apron dei melograni
i fiori macchie di queste colorate gemme di Mornico Losana
ornano la veste, sul limitar stanno di pietrose antiche case
abbandonate, in giardini, un tempo, tra spessi rovi s'ergon
a fatica e tra sterpaglie secche, lungo pendii che scendon
verso valle e sui cigli qual sentinelle ferme delle strade
all'arboreo scintillante quadro donan sua completezza
sì che nel caldo giugno questo al ciel volto rosseggiar di fiori
rossi negli anni nel tempo si rinnovella dolce vision donando.
Racconto inserito in una raccolta
Club Scriveregiuseppe gianpaolo casarini 03/07/2012 21:41 1395

La vecchia di Azemmour

Sociale
S’apre alla vista dall’antiche mura portoghesi
qual vestigia di un lontan passato quel suo correr
a Azemmour dell’OumEr- Rbia all’oceano vasto,
non lontan la povertà e la miseria son qui racchiuse
labirinti d’intricate viuzze tra basse case giallo ocra
un chiuso portoncino e sull’uscio un limitar angusto
siede una sdentata vecchia in gramaglia nera a terra
tre gatti macilenti magri le fanno amica compagnia
tesa a chi passa la tremolante mano lo sguardo basso
l’obolo attende e ti par di capir lo senti intimamente
non tanto per sé se pur di stenti e di dolor tanti nella morsa
quanto la speranza di spegner della fame il dolor dei mici
Racconto inserito in una raccolta
Club Scriveregiuseppe gianpaolo casarini 03/11/2014 12:25 928

Ricordando

Vacanze
Una foto: ti rivedo amica sorridente
e lì a te vicino un figlio del deserto
azzurro il barracano suo e violaceo
gli cinge la fronte il capricapo
e i piedi nudi sopra di Erfud le sabbiose
dune e tra le man reca e t’offre gentil
solo un piccol obol la richiesta fossili
memorie di un tempo lontan antico
del Cretaceo allorché vite marine
s’agitavan in un acqueo mar profondo
oggi gran mare di sabbia e di ricordi
Racconto inserito in una raccolta
Club Scriveregiuseppe gianpaolo casarini 08/11/2014 17:35 1 939

Piccola musicante di Lisbona

Sociale
Scorre il Tago qui la Torre di Belèm vi si rispecchia
folla festante oggi variopinta di scialli venditrici
un pittore di strada e più in là un vecchio gelataio
al gradin più basso lì seduta la piccola musicante
suona vibra la fisarmonica s’ode una triste aria
il cagnolin suo lì bardato a festa il capin scuote
ma vuota è la scatola che invan l’obolo attende
forse il suo pensier è pari al mio: quanta indifferenza
alla povertà al bisogno di chi solo di miseria vive
Racconto inserito in una raccolta
Club Scriveregiuseppe gianpaolo casarini 04/11/2014 04:23 886



giuseppe gianpaolo casarini
Nato a Milano il 25-04-1940
Residente a Binasco (MI)
Pensionato
Dr. in Chimica Industriale
M.Sc. Specialista in Scienza e Tecnica dei Fenomeni di Corrosione

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