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La bandiera rossa

Spiritualità

Era stato forse il week end più infuocato della primavera del 1970 ad Amardolce perché faceva molto caldo e soprattutto perché c’ erano state le elezioni comunali.

I rappresentanti dei vari partiti avevano fatto una campagna elettorale senza esclusione di colpi per convincere gli innumerevoli indecisi ad andare almeno a votare per uno degli schieramenti politici.


C’ erano due liste: la prima era una lista civica, denominata “Unità Popolare”, il cui logo era la Fontana Monumentale del paese e che raggruppava i partiti storici della sinistra italiana dell’ epoca (Partito Comunista Italiano, Partito Socialista, Partito Socialdemocratico, Partito Radicale, Democrazia Proletaria, Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria) e la seconda, denominata “Democrazia Cristiana”, il cui logo era semplicemente lo scudocrociato della D. C. e che riuniva il centro destra italiano (Democrazia Cristiana, Partito Liberale, Movimento Sociale).

Durante la campagna elettorale non ci furono episodi d’ intolleranza eclatanti ed essa si svolse sostanzialmente nei limiti di una normale competizione elettorale.

Il paese sembrava improvvisamente diventato una tribuna politica dove tutti si atteggiavano a grandi esperti.

I più scalmanati si riunivano in piazza, davanti alla Fontana Monumentale ed assumevano spesso un atteggiamento ostile nei confronti dell’ altro schieramento politico ma lo scontro non era mai di tipo fisico ma ideologico.

L’ unica nota stonata fu l’ omelia pronunciata da Don Mario, la domenica prima delle elezioni politiche, dove invitava spudoratamente i fedeli a votare “secondo coscienza democratica e cristiana”.

Gli amardolcesi assistevano ai comizi con sorprendente trepidazione e applaudivano l’ oratore che appoggiava la loro lista, poi svanivano nel buio della notte quando parlava l’ oratore della lista avversa.

Il paese rimase spaccato in due fino al momento in cui cominciò lo scrutinio delle schede elettorali e il conteggio dei voti.

Improvvisamente, la popolazione si accalcò nei seggi elettorali per assistere allo spoglio delle schede, assistendo allo scrutinio in un silenzio surreale.


La tensione era così densa che si poteva "tagliare" con un coltello. Bastava una piccola contestazione da parte di un rappresentante di lista o la decisione sofferta del Presidente di Seggio sulla validità di un voto per leggere nel loro sguardo la disperazione, la sorpresa o la gioia.

Gli aspiranti sindaci aspettavano il responso dell’ urna nelle loro abitazioni anche se qualche loro sostenitore li aggiornava in tempo reale.


Il verdetto finale delle urne decretò la vittoria della lista civica “Unità Popolare” per qualche centinaio di voti.

I giovani improvvisarono un corteo non autorizzato sotto gli occhi vigili delle forze dell’ ordine e cominciarono ed intonare “ Bandiera Rossa” e “ Bella Ciao”.


I perdenti si ritirarono nelle loro rispettive abitazioni e lasciarono spazio ai vincitori della tornata elettorale, con il rammarico inconfessato di dover aspettare altri cinque anni con la speranza che la prossima volta sarebbe andata a loro favore.

Per i vincitori, la baldoria durò fino a tarda notte e quando spuntarono le prime luci dell’ alba apparve magicamente un’ enorme bandiera rossa che sventolava sulla punta del campanile.


Sotto al campanile, si radunò un cospicuo gruppo di amardolcesi che guardavano quella bandiera chi con sorpresa, chi con soddisfazione e chi con sgomento. Chi aveva osato compiere quel gesto? Probabilmente qualcuno del paese, forse un fanatico pazzo, perché era praticamente impossibile arrivare in vetta al campanile senza rischiare la vita… e lui era riuscito a violare la sommità più inaccessibile della “ Casa del Signore”.

Un vecchio reduce della Prima Guerra Mondiale affermò che doveva essere opera del K. G.B., mentre i più scaltri cercavano di individuare l’ autore di una bravata così insolente, spregiudicata e temeraria da meritare l’ ammirazione di quasi tutti i giovani del paese.

La moglie del sagrestano andò a chiamare Don Mario che arrivò immediatamente, cosa strana, perché di solito era sempre in ritardo.


Guardò la bandiera con rabbia e cominciò ad inveire contro l’ ignoto profanatore.

Se non esce fuori immediatamente il colpevole, telefono ai Carabinieri. È un’ indecenza, uno scandalo!

In quel preciso momento le campane del campanile suonarono le sette del mattino.

C’ erano così tante persone attorno alla chiesa che arrivò anche il vigile urbano che aveva combattuto con l’ esercito fascista in Russia e che nutriva un’ avversione epidermica nei confronti del P. C.I.

Il brav’ uomo si avvicinò al prete e gli sussurrò all’ orecchio:


Don Mario, c’è una sola persona di Amardolce capace di salire sul campanile”.

E chi è questa persona? Sono disposto a darle 50. 000 Lire se riesce a liberarci da quella maled… bandiera” rispose con un tono accomodante il sacerdote che sorprese tutti i parrocchiani.


I presenti cominciarono a mormorare tra loro cercando di capire chi fosse la persona in grado di compiere un’ impresa così audace.

Non ci voleva una laurea in psicologia per capire che l’ unica persona in grado di levare la bandiera dal campanile fosse la stessa che l’ aveva messa.

Don Mario si recò da Dino della Zampogna per chiedergli, a titolo di favore personale, di risolvere questo problema al più presto.

Dopo alcune ore di trattative col parroco e grazie all’ intervento del nuovo sindaco di Amardolce, Dino accettò l’ incarico ma dettò una condizione che rimase rigorosamente segreta.


Il parroco accettò l’ accordo e assistette all’ impresa con malcelato disinteresse. Dino salì dalle scale del campanile, poi si arrampicò, come una scimmia, fino alla sommità della torre campanaria, slacciò la bandiera e la fece cadere nel vuoto.

La bandiera rossa svolazzò nell’ aria e, dopo aver fatto alcuni volteggi, cadde proprio sui piedi del prete che la prese tra le mani, la piegò accuratamente in quattro e la occultò sotto la veste talare.

Don Mario spiegò pubblicamente, durante l’ omelia della domenica successiva, davanti ad una platea di fedeli particolarmente nutrita, che “ogni buon cristiano di Amardolce aveva votato secondo coscienza”.



Sergio Melchiorre 08/05/2012 10:25 2 1350

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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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«Il racconto descrive molto bene certe scene di paese, dove tutti si conoscono e dove comunicano.
Leggendo il racconto vengono in mente i famosi e bellissimi film di Don Camillo e Peppone. Del resto, essendo l'autore uno sceneggiatore cinematografico, adatta bene le scene ad un possibile film.»
Antonella Modaffari Bartoli

«Ricordo un prete del mio paese di Toscana... aveva sempre votato per il partito della democrazia cristiana... ma... le suore e il capogruppo della DC facevano spesa alla COOP alimentare e alla macelleria... dietro il banco due spudorati comunisti della prima ora...»
Monteleone Giuseppe

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