Era infreddolita Agnese e anche un po' spazientita. Cercava di fare trascorrere il tempo programmando il lavoro della settimana mentre attendeva nell'atrio della stazione il treno proveniente da Milano che viaggiava con quaranta minuti di ritardo. Quanti interrogativi, quanti dubbi le balenavano per la decisione che aveva preso di assumere una colf straniera da pochi giorni emigrata dalla Romania e che... non conosceva una sola parola d'italiano... Nonostante questi problemi una voce interiore le diceva di fidarsi... tutto sarebbe andato bene.
Era talmente immersa in queste considerazioni quando la voce del capostazione la riportò alla realtà ripetendo in modo monotono: “ Il treno proveniente da Milano è in arrivo sul secondo binario” e subito dopo: “ Pietra ligure, Stazione di Pietra Ligure”. Ci siamo... finalmente la conoscerà. Le aveva dato una sola indicazione e in un italiano quasi incomprensibile: “ Ho una giacca blu” aveva detto. Un po' poco... Intanto il treno arrivò e, fischiando in modo assordante, piano piano si fermò.
I primi a scendere furono un gruppo di ragazzi che inneggiando alla squadra del cuore, sventolavano sciarpe e bandiere, soddisfatti per la vittoria della loro squadra. Sembravano dei guerrieri che avevano vinto una battaglia. Poi fu la volta di due ragazzine, scarmigliate, con i jans strappati sul sedere, con un sorriso ironico e spavaldo come soltanto a quell'età si può avere. Scesero ancora altre persone che frettolosamente si avviarono verso l'uscita.
Ma lei... dov'era? Si girò e la vide... Era proprio dietro di lei, immobile e cercava con lo sguardo qualcuno che l'attendesse. Indossava una giacca blu, jeans e scarpe nere maschili. Teneva stretto nella sua mano sinistra un piccolo pacco legato con lo spago ed a tracolla una borsetta di plastica, era l'unico bagaglio che aveva...
“Camelia?”...” Si, signora”...Si strinsero la mano.
“Hai fatto buon viaggio?”...” Si, signora”.
Quelle erano le uniche parole che conosceva in italiano, così durante il tragitto restarono in silenzio, di tanto in tanto Agnese si voltava e le sorrideva per metterla a suo agio, mentre lei si guardava attorno spaesata. I suoi lineamenti erano dolci e una carnagione chiara metteva in risalto i suoi grandi occhi neri. Una rigida coda di cavallo nascondeva una cascata di capelli crespi, tagliati senza cura, alcuni le scendevano disordinatamente sulla nuca, di corporatura minuta, aveva l'aspetto di una bambina bisognosa di essere rassicurata. Arrivarono a casa e finalmente quei lunghi momenti d'imbarazzo finirono. la presentò a tutta la famiglia. Era confusa e disorientata ma durante la cena la tensione si sciolse e dopo Agnese e Camelia si ritrovarono da sole nella stanza di quest'ultima...
Camelia estrasse dalla borsetta una fotografia e indicò suo marito e i suoi tre figli: le due bambine, Krina e Mikaela e un maschietto di nome Kostel... Quanto dolore c'era nei suoi occhi! Aveva affrontato da sola un viaggio da clandestina, senza alcuna sicurezza per il suo futuro ma con tanta determinazione di riuscire a farcela, per dare un futuro ai suoi bambini.
Dopo circa due mesi era entrata a fare parte della famiglia anche se le incomprensioni dovute alla lingua erano ancora molte ma le due donne non si arrendevano. Mimavano e gesticolavano e alla fine scoppiavano in sonore risate ma... riuscivano a comprendersi e a poco a poco... queste due donne diverse, con culture differenti e diverse esperienze diventavano amiche. Ma nonostante lei si trovava bene con Agnese i suoi occhi erano sempre velati da malinconia; soltanto quando sentiva i suoi bambini al telefono i suoi occhi diventavano luminosi.
Agnese e Camelia... due donne che non avevano bisogno di una lingua in comune per comprendersi. Camelia... una lunga vita di sofferenze, la caparbietà di volere cambiare il suo destino e quello dei suoi bambini. Agnese... una vita da borghese e la volontà di rompere determinati schemi. Due donne a confronto: diverse... ma uguali, nelle aspettative, nell'approccio verso la vita. Ora si trovavano in piedi, una di fronte all'altra... Agnese vedeva nello sguardo dell'altra la caparbietà, la determinazione di riavvicinare la famiglia, di avere con lei i suoi figli.
Decise di aiutarla a realizzare quel sogno... Aveva una casetta nel suo paese natio e all'improvviso le venne in mente che poteva essere un buon alloggio per Camelia e i suoi tre figli. Erano più di cinque anni che Agnese non metteva piede in quella casa... chissà quanto lavoro ci sarebbe stato da fare!
Le due donne parlarono e parlarono e... alla fine decisero di partire. A mano a mano che si avvicinavano il cuore delle due donne (per motivi diversi) batteva all'impazzata. Quando arrivarono, superati i primi momenti d'emozione si misero al lavoro. Camelia e il marito di Agnese andarono a ripulire il giardino di erbacce mentre Agnese in tanti grandi sacchi metteva tutto ciò che era inservibile. A sera erano stanchi ma felici e le due donne si abbracciarono suggellando un'amicizia senza confini e senza barriere...
L'indomani furono chiamati il muratore e l'idraulico per fare delle riparazioni e dopo circa 15 giorni il nido per Camelia e la sua famiglia era pronto...
Nel quadro della vita ogni cosa diventa chiara quando è il momento giusto e quando le scelte si fanno col cuore non si rimane mai delusi...
Agnese e Camelia... due donne con diversi modi d'interpretare la vita, ma strumento una dell'altra nelle loro diverse realtà...