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A un congresso di Linguistica (seconda giornata)

Fantasy

- Eccomi qua, riposato, pronto a parlare delle altre dieci lingue da me esaminate.

"L'italien, existe-t-il? " , si domandava uno studioso francese in una pubblicazione apparsa in una nota collana transalpina (G. Genot, "Grammaire de l'italien" , P . U . F . , Paris, collection "Que sais - je? " , 1973 ) , alludendo soprattutto alle numerose varianti, gergali e dialettali, che rendevano la nostra lingua più teorica che pratica. A distanza di poco tempo si può affermare che la situazione non è più così disperata, dato che la scuola ed i mezzi di comunicazione (la televisione in primo luogo) hanno fatto sì che anche la nostra lingua, come il francese, l'inglese, il tedesco e lo spagnolo, possa ritenersi patrimonio comune di tutta la nazione.

L'italiano evidenzia una forte parentela con le altre lingue romanze, dalla più intensa con lo spagnolo alla più debole col rumeno. Anche l'esperanto, nato, come s'è visto, essenzialmente su base neolatina, presenta un rapporto di vicinanza con l'italiano. Le somiglianze con le lingue germaniche e slave, invece, sono più ridotte e sostanzialmente della stessa intensità.

Da quante persone è parlato il dialetto napoletano? Il calcolo non è facile, dato che, oltre ai sei milioni circa di abitanti della Campania che - quasi tutti - in qualche modo lo conoscono e lo praticano, bisogna contare anche i numerosi Napoletani o Campani i quali, pur risiedendo in città dell'Italia settentrionale o all'estero, continuano a servirsene. Paradossalmente, si potrebbe forse affermare che, se se ne volesse combattere la diffusione, bisognerebbe renderlo lingua nazionale come il catalano o il basco in Spagna: togliendo l'elemento di trasgressione, se ne accelererebbe forse il declino (cfr. gli esiti di basco e catalano) .

Oltre ad una vicinanza forte all'italiano, il napoletano manifesta una buona parentela col latino (siamo in ambito romanzo) , con lo spagnolo (a causa della lunga dominazione) , col francese (per gli Angioini) e soprattutto col catalano, come è già stato osservato descrivendo quella lingua. La tradizione popolare che vorrebbe il dialetto napoletano formato da sette lingue diverse (italiano, latino, francese, spagnolo, catalano, greco e arabo) si rivela quindi piuttosto veritiera per le prime cinque, mentre alquanto aleatori appaiono i rapporti con il greco (nonostante la fondazione ellenica della città) e ancor più con l'arabo (nonostante i traffici mediterranei medievali) .

Il neerlandese, chiamato olandese se parlato nei Paesi Bassi e fiammingo se usato in Belgio, è un'unica lingua; Bruxelles costituisce il confine meridionale di essa: più esattamente la capitale belga è un' "enclave" di espressione francese in una zona piena di sobborghi in cui il neerlandese è la lingua maggioritaria.

Per quasi cinque secoli, nella storia dell'Europa moderna, sia l'Olanda che il Belgio subirono a lungo le dominazioni francese, spagnola ed austriaca, ma esse sembrano avere inciso poco dal punto di vista linguistico. Il neerlandese rimane saldamente ancorato alle parlate germaniche: in particolare la sua forte parentela col tedesco non è dovuta alla dominazione austriaca, ma alla comune origine germanica delle due lingue.

Da due o tre secoli il polacco, oltre ad una lingua comune, è anche un elemento aggregante tra i più importanti per il popolo che lo parla, in conseguenza delle numerose spartizioni che la Polonia ha dovuto subire prima di ritrovare la definitiva, seppur modificata, unità.

Dopo la naturale vicinanza alle altre due lingue slave considerate e all'esperanto (si ricorderà che il suo inventore, il dottor Zamenhof, era polacco) , questa lingua presenta dei rapporti un tantino più stretti con le lingue romanze (in particolar modo con quelle "orientali" , il rumeno e l'italiano) che con quelle germaniche.

Come l'inglese e lo spagnolo, il portoghese è una lingua europea più usata in America (Brasile in questo caso) che in Europa, in seguito alle scoperte geografiche postcolombiane ed alla colonizzazione del Nuovo Mondo.

Impressiona il saldissimo legame che c'è tra portoghese e spagnolo (più forte, nel complesso, di quello tra spagnolo e catalano o di quello tra l'italiano e i suoi dialetti) : le parole scritte delle due lingue si rassomigliano per due terzi, quelle orali per metà, e numerosi sono i termini perfettamente identici (a tale proposito, oltre alla comune origine neolatina delle due lingue, gioca un certo ruolo anche il fatto che il Portogallo fu politicamente inglobato dalla Spagna dal 1580 al 1640) . Al contrario, non esiste neppure una parola in comune tra il portoghese e l'arabo, nonostante la dominazione araba sulla Lusitania sia durata più di quattro secoli (dal 712 al 1147) .

Il rumeno (o romeno) , la lingua neolatina più orientale, è parlato al giorno d'oggi da circa trenta milioni di persone.

L'italiano gioca il ruolo di primo attore nella graduatoria delle lingue che più assomigliano al rumeno (oltre all'origine latina della lingua, bisogna tener presente anche che nel Medioevo parecchi Veneziani frequentavano la Romania per motivi soprattutto commerciali) . Abbastanza rilevante è anche il numero di parole scritte (14 su 500) che in rumeno sono uguali al francese: prima e dopo l'indipendenza dai Turchi, ottenuta nel 1881, la Romania si appoggiò infatti soprattutto alla Francia per l'organizzazione della vita culturale.

Col sistema politico comunista ancora in auge, il russo ha cullato per decenni il sogno di essere la lingua antagonista dell'inglese nel mondo, e forse alla fine - chissà - quella egemone: non c'è riuscito, ma anche adesso che il Muro di Berlino è crollato e che l'inglese ha invaso le stesse città ex sovietiche la conoscenza del russo rimane uno strumento privilegiato in mano a chi vuole comprendere a fondo l'anima di quell'immenso Paese.

Tra croato e polacco, il russo privilegia decisamente i rapporti con la prima delle altre due lingue slave (per esempio, 65 su 500 sono le parole orali identiche in russo e in croato, solo 33 quelle in russo e in polacco) : nonostante la relativa maggiore vicinanza geografica della Polonia alla Russia e malgrado essa sia stata, dal 1830 al 1918, addirittura una semplice provincia russa (o forse proprio per questi motivi) , il polacco ha tenuto a differenziarsi il più possibile dalla lingua sorella, mentre il croato (e ancora di più il serbo, con il suo alfabeto cirillico) sottolinea i rapporti quasi filiali che nel corso di più secoli hanno legato quei popoli dell'ex Jugoslavia alla grande madre Russia.

Più che un'importante lingua europea (siccome riguarda solo la Spagna - e nemmeno tutta, come s'è visto) , lo spagnolo è la lingua dell'America centro - meridionale (con l'esclusione del Brasile) , e s'avvia a diventare, con la sempre più massiccia immigrazione messicana, la lingua concorrenziale dell'inglese negli Stati Uniti, dove sembra che città - del resto già con nome ispanico, perché antiche colonie - come Los Angeles o San Francisco abbiano ormai una componente ispanofona più numerosa di quella anglofona.

C'è una stretta parentela tra lo spagnolo e le altre lingue neolatine. Oltre ai già individuati fortissimi legami col portoghese e col catalano, si deve notare che le parole spagnole e quelle italiane si assomigliano mediamente più della metà (53 % allo scritto e 51 % all'orale) , e che nelle due lingue più del 9 % delle parole fondamentali (46 su 500) si scrivono e si leggono in maniera identica: questo è uno dei motivi per cui, quando si va in Spagna, si ha la strana sensazione di avere a che fare con un doppione dell'Italia.

Come volgarmente si dice che l'italiano è stato "inventato" da Dante Alighieri con la sua "Divina Commedia" , così, per semplificare, si attribuisce a Martin Lutero e alla sua traduzione della Bibbia la "creazione" della lingua tedesca: questo significa in realtà che, a differenza delle altre importanti lingue europee, strutturatesi secondo le mode che vigevano alle corti dei re, l'italiano e il tedesco (non avendo alle spalle situazioni politiche così ben definite) trovarono la loro strada, talvolta impervia e biforcuta, nell'elaborazione di un patrimonio linguistico popolare, spesso variegato, da parte di qualche letterato di spicco.

Tralasciando il russo, che sconfina abbondantemente in Asia, il tedesco appare come la lingua più parlata in Europa; esso forma un blocco linguistico situato nell'Europa centrale, al quale, ai circa ottanta milioni di Tedeschi, si vanno ad aggiungere gli Austriaci e buona parte degli Svizzeri (oltre agli Altoatesini) , per un totale di quasi cento milioni di parlanti. Recentemente, poi, con la fine del comunismo, anche nei Paesi confinanti il tedesco si sta rivelando sempre più una lingua dalla cui conoscenza non si può prescindere.

Le parole neerlandesi risultano simili a quelle tedesche quasi per metà (50 % allo scritto e 46 % all'orale) , seguite da quelle danesi e dalle inglesi: la parentela dei termini inglesi con quelli tedeschi è piuttosto labile, e solo un poco più forte di quella che intercorre tra alcune lingue neolatine, in particolare tra rumeno e italiano.

Il turco è una lingua non indoeuropea, portata in Anatolia nel XIV secolo, e finalmente a Bisanzio / Costantinopoli / Istanbul nel 1453, dagli Ottomani provenienti dall'Asia centrale.

Bisogna inserire il turco tra le lingue parlate in Europa sia per la posizione geografica di Istanbul, ex capitale e città più importante della Turchia, sia per la cospicua presenza di lavoratori turchi soprattutto nei Paesi di area linguistica tedesca.

Il turco è abbastanza distante da ogni altra lingua parlata in Europa, pur presentando, all'orale, una vicinanza più sensibile nei confronti dell'arabo, per l'influsso culturale da questo esercitato sui nuovi arrivati in Anatolia (fino all'inizio del Novecento il turco si scriveva addirittura con i caratteri arabi) . Allo scritto, invece, il turco intrattiene rapporti migliori, sia pur sempre distanti, con il basco (a causa dell'origine né indoeuropea né semitica di entrambe le lingue) e con l'italiano (probabilmente per il prestigio culturale del nostro Paese nel periodo rinascimentale) .

Signori, vi ringrazio per la cortese attenzione e do appuntamento a domani a chi vorrà pazientemente seguire anche la terza e ultima parte di questa mia modesta relazione. Buona notte.


Antonio Terracciano 16/01/2011 14:51 924

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Nota dell'autore:
«La prima "giornata" è stata pubblicata l'8 gennaio. Dovrebbe seguire una terza e ultima "giornata" .»

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leggerò anche le altre.Molto interessante Bravo (Maria Coppola)



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