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Alla scoperta dell’anima (La luce dell’anima sulle ali della fede)

Spiritualità

Girovagando per i bui meandri delle circonvoluzioni mentali, senza più la naturale pressione spirituale (anima) precipitavo nel vuoto depressivo e, dopo una vita di intensi amori con conseguenti dolori, comunque sopravvivevo di follie in fantasie, talora vere manie con la mente in fumo.

Facendo appello a quel barlume di ragione che mi restava, mi misi alla spasmodica ricerca dello spiraglio giusto che, dopo tante traversie, finalmente, mi ridonasse la luce, mi riportasse in vita facendomi vivere come si conviene.

Proprio una lucida fantasia, scaturita da amnesie corticali e ricordi culturali, mi riportò a galla e, d’ incanto, ritrovandomi vigile, consapevole e cosciente, proprio in funzione di questa triplice presa di coscienza ripresi a vivere alla luce dell’ anima, termine non più campato in aria ma ben delineato nella sua concretezza e variegata identità.

In un anfratto mentale avevo così ritrovato la mia connaturata essenza spirituale, quella fantomatica anima, non più campata in aria ma nella sua intima veste di candido lenzuolo, a mo’ di fantasma corporale, che ti dona certezza di esistere e non ti fa più spaventare.

Questo presidio immortale che ti fa vivere in piena coscienza – e qui entra in campo uno dei termini più complessi della lingua italiana - comprende, in primo luogo, la vigilanza, coscienza intesa come veglia attiva (il pensiero di esistere), indi la consapevolezza della propria esistenza (come prodotto d’ amore) ed infine la coscienza morale (il buon senso della vita, depositaria della verità.

Proprio alla luce di pensiero, amore e coscienza si ha certezza della vita immortale perché queste tre entità sono fuori dal tempo e dallo spazio, coordinate corporali, supporti della materia finita e, pertanto, connotazioni mortali.

Procedendo con ordine all’ analisi di tre queste entità, la vigilanza o veglia attiva, da un punto di vista neurofisiologico, rappresenta il più basso livello di integrazione psichica e chiama in causa il pensiero, quel cogito cartesiano che, dopo tanti suoi dubbi, prende certezza della propria esistenza e presenza nella realtà tangibile con la sua percezione attraverso i sensi.

Esistere, però, non è solo passiva percezione del proprio corpo (chi sono), ma è prendere coscienza (consapevolezza) di sé come prodotto d’ amore (da dove vengo) con la coscienza morale, luce della verità (dove vado), ad indicarci la retta via, come la stella dei Re Magi.

Qui naturalmente entra in scena Socrate, il padre della filosofia con la famosa frase “ gnothi sautò n (forse carpita a Talete, il padre della scienza), con cui aiutava i suoi allievi a partorire (arte della maieutica) quel valore assoluto in noi presente che si chiama verità.

In ultima analisi vivere in piena coscienza (vigilanza, consapevolezza e coscienza morale) significa vivere alla luce dell’ anima e qui entra in scena, addirittura, il mitico Platone con la sua fantastica biga alata, dove la coscienza (l’ auriga) a stento tiene a freno le bizze del cavallo bianco (amore spirituale) e del cavallo nero (amore carnale).

Alla luce del pensiero illuminato dall’ amore ecco pure la mente eccelsa di Aristotele con il suo Primum Movens, Motore Immobile (quidquid movetur ab alio movetur) che, in virtù del verum scire est scire per causas, dall’ amore difilato ci porta tra le braccia del Creatore.

Il motore della vita, pertanto, è l’ Amore dell’ atto creativo nella sua indissolubile veste di Bene e Bello indivisibile, Verità assoluta nel suo immacolato candore, supremo gradiente di luce.

Il Bene (suprema Mente, Padre), l’ Amore (supremo Amore, Figlio) e il Bello (luce della suprema Coscienza, Spirito Santo) sono i Fattori supremi che, nella loro intercambiabilità, attestano l’ indissolubilità e l’ indivisibilità della Divina Triade (Verità del Padre, Amore del Figlio e Luce dello Spirito Santo).

Il Bene è l’ Amore del Bello

Il Bene è il Bello dell’ Amore

L’ Amore è il Bene del Bello

L’ Amore è il Bello del Bene

Il Bello è il Bene dell’ Amore

Il Bello è l’ Amore del Bene

La Verità è la Luce dell’ Amore

La Verità è l’ Amore della Luce

L’ Amore è la Luce della Verità

L’ Amore è la Verità della Luce

La Luce è l’ Amore della Verità

La Luce è la Verità dell’ Amore

In tema di bello (kalò s) e (kai) buono (agathò s), la cultura greca col termine di kalokagathia indicava l’ ideale della perfezione umana nella mitica veste degli eroi omerici (Achille, Ettore) e degli atleti olimpici dove ben si fondevano bellezza fisica (estetica) e nobiltà d’ animo (etica).

Passando adesso dall’ atto creativo a quello generativo, il bello femmininile (kalò s) e il bene maschile (agathò s) e viceversa, in virtù del fatidico s’ agapò (ti amo), generano il frutto del concepimento (kalokagathia), dove ancora una volta si rinviene anima, amore e vita, indissolubile veste della luce divina:

l’ anima, l’ amore della vita

l’ anima, la vita dell’ amore

l’ amore, l’ anima della vita

l’ amore, la vita dell’ anima

la vita, l’ anima dell’ amore

la vita, l’ amore dell’ anima

ad immagine e somiglianza divina.

Nel dettaglio l’ amore, il motore della vita, per passaggi cellulari prima impregna le cellule nervose (innamoramento), poi pervade le cellule spermatiche ed infine invade la cellula uovo. Di poi, per passaggi di stato si materializza (condensazione) nel fluido seminale che, nel contesto della cellula uovo, sublima la vita.

Per quanto mi riguarda, in tema di nascituro bipolare, follie, fantasie e manie a parte, rinsavito con la scoperta dell’ anima ricordo finanche “Il concepimento”:

Mi vidi fluido

d’ amor rovente,

seme di anima nascente,

già cellula vivente,

pronto a germogliar

nel tiepido calor

del grembo materno.

Sin dal concepimento

mi riconobbi soggetto pigro,

già tanto strano che,

disdegnando gli affanni vitali,

da prodotto di amore amava

crogiolarsi nel caldo tepore

di quel letto naturale

sotto il prediletto tetto materno

e non gli andava venir alla luce.

Fui preso allora a forza

con un forcipe in fronte

e la mia vita ebbe inizio

con mia madre gemente

per un parto distocico

tra doglie lancinanti!

Venni così alla luce

tra vere urla strazianti

ed anche il mio vagito

fu un urlo assordante

davvero impressionante.

Ancora oggi, con la mia

sofferta esistenza,

pago il fio del dolore natio

per le traversie di una primipara,

donna piacente di difficile gusto

a cui nessuno andava giusto.

Ripiegò su quel sant’ uomo

di mio padre ma poi,

da vera mamma ingrata,

da sola si scatenò una malattia

allo scopo di turbarmi l’ adolescenza,

negarmi la giovinezza, rovinarmi

la vita e dannarmi l’ esistenza

alla mercé della sua mente insana,

obnubilata dall’ amarezza

di un fegato intossicato

per la mia resistenza a venir alla luce.

Adesso da lassù è infin rinsavita

e, per ripagarmi le terrene pene

e addolcirmi finalmente la vita,

mi ha mandato in soccorso

una Musa che ancor più mi ha confuso.

Son passato così dal coma epatico

all’ estasi contemplativa e sono,

pertanto, vittima dell’ ennesima mania,

il destino con le donne mi fu

sempre fatale per non dir letale.


Francesco Andrea Maiello 24/04/2020 05:42 738

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Nota dell'autore:
«Alla scoperta dell’anima è il 1° capitolo del mio nuovo libro "La luce dell’anima sulle ali della fede" per un mondo migliore in tempi di pandemia.»

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