Che dice al cuor all’animo mio
il tuo volar di fiore in fiore bianca
Farfalla? La libertà tua quel danzar
tuo senza turbamenti ed il mio
esser fermo io e prigioniero poi
dei tanti affanni e tristi pensieri. | 
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Regnan oggi la brina e il gelo
una bacca cerca il pettirosso
l’oscillar lento d’una brocca
poi lieto d’ali un legger frullio
e nell’aria di gaiezza un canto. | 
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Di San Pietro la collina punteggia
degli abeti il verde scuro, d'un azzurro
fermo chiaro laggiù il mare, bianche
nel ciel lassù nuvole immote, eleganti
alla dolce vision dan vita i gabbian in volo. | 
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Se nel girar il mondo e l’Egeo mar
solcando in Mykonos fermo il piè
tuo porrai all'occhio si parrà ecco
nel porto questa singolar vision
una bitta dall’umor salso di ruggine
vestita e lì un vecchio pellicano triste,
spente l'ali il lungo becco un pesce
a stento ivi tenuto a la fame spegner
dono gentil da gentil man cara offerto,
non fiaba é questa o mera pur leggenda
che questo tu forestier ben sapere devi:
un altro pellican un tempo qui vi dimorava
da pietoso pescator da morte certa tratto
alti violenti eran dei marosi i flutti un corpo
sanguinante spezzate l’ali e malconcio
quel suo pover becco e lacere le zampe
tutte a vita da quel pietoso dato Petros
da allora così chiamato per anni visse
dalla gente amato qual dell'isola simbolo
e bandiera alla morte fino per crudel destin
che la memoria sua nl tempo onorata fosse
non un marmoreo freddo simulacro qui si volle
ma nel tempo veri uccelli a lui german viventi
quanti poi da allor qui presenti è difficil dirsi! | 
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Pensoso solitario mentre io solo seduto sto
sopra un paracarro lungo il rotto ciglio lì
una strada assolata sterrata di campagna
nel verde intenso di una risaia lì ritta tu pur
te ne stai sola senza compagnia sola soletta
bianca garzetta dalle sottili lunghe zampe gialle
il collo io alzo al cielo tu nell’acqua cali il tuo
estranei l’uno all’altra ognun coi suoi pensieri
per l'animo io cerco il nutrimento tu al viver tuo
lontan poi si sente il suon velato di una campana
mi sveglio io dal torpore mio e con stanchezza tanta
con eleganza tu ti libri in maestoso volo a me della terra
il sapor dal vento smossa dell’aere a te più in alto la dolcezza. | 
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Fermo ritto immoto là nella risaia
verde un airone cinerino, fisso io
fermo curvo su un paracarro al ciglio
di una strada, quello le larghe ali stese
poi lentamente pigro quasi prende il volo
quali che siano i suoi pensieri con lui
volando stanno, mi alzo io barcollo
a terra cado gravato dagli affanni miei. | 
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Quali i pensieri tuoi albatro marino
che dopo la procella tra sdraio mute
ombrelloni spenti solitario fermo stai
sulla lavica nera spiaggia di Vulcano?
Ritrovar il lì vicino amico scoglio
migrar lidi nuovi trovar di bianca sabbia
per mutar così il color di quei pensieri
quale io vorrei dei miei ricordi amari?
Non parli non rispondi ti alzi in volo lento
spiegate l'ali su Lipari verso il mare
che il vento a me gli ignoti tuoi pensieri
rendere possa quale che essi sian più leggeri
senz'ali io qui fermo come un sasso i miei
dalla mente strappati vorrei laggiù lanciare
verso del vulcano quel sulfureo acre fumo
lì il nascosto fuoco li possa di colpo incenerire. | 
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Nascosta quel dì tra i boschi del Ticino
una piccola lodola cantava e del divenir
ignaro io di quel canto tanto mi beavo
che di lontan lugubre triste era il suonar
di una campana poi suono per me fatal
a recar da lì in poi solo dolore e pianto
che dal materno ramo quel dì cadde
mentre quella piccola lodola cantava
una piccola verde foglia a me sorella | 
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Dopo tempo son tornati allegri i merli
saltellando nel giardino a farmi compagnia,
qui un nido vuoto sfatto tra foglie secche
rimasto nascosto e abbandonato di un amico
mi ha fatto oggi a un tratto questo ricordare:
circospetto qui zampettava un bel merlotto,
lucenti quelle piume nere e aguzzo il becco
giallo suo e una zampetta offesa storta
qual ricordo di un agguato e per mesi rimasto
ospite gradito, ogni mattino pronte briciole
di pane e libertà di grassi vermi e lombrichi
tra l’erbe da scovare ma poi sparito un giorno
quel caro piccolo pennuto quel merlo amico
dalle nere piume e dal becco giallo bello
dalla zampetta offesa e chissà dove volato
e così oggi di lui altri merli zampettar
e tra l’erbe grassi vermi cercar vedendo
mi sono con commozione tanta ricordato. | 

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Bello imponente lungo la riva
del fossato lì sen stava al mio
passaggio un maggior bianco airone
fermo immoto e nei suoi pensier
io credo lì assorto e indifferente
sì al mio sguardo di viandante:
pensier tanto così pesanti tanto
da impedirgli lì in quell’istante
il volo? Ma è il domandare vano! | 

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