Pubblicare poesie

Donna
di Giorgia Spurio
Poesie

Le 10 poesie pubblicate nella raccolta


Gobba di Luna

Donne
Gobba di Luna
Gobba di luna maltrattata,
un dio che la nega, lega un fiore di sangue,
passo nudo sulle schegge del cielo,
e i santi chiudono a punti e ad ago
gli occhi dei malori oltre la cima
il bianco dei semi e degli orti.

Gobba di luna solitaria,
dimmi del pastore che ti ha lasciato
l’est e le montagne, il silenzio e
il mondo e le donne dell’amore.

Gobba di luna, luce sulle gote
scende lenta come la pioggia densa
come stoffa di raso rossa.

E c’è una scala, dopo i binari,
dopo la sterpaglia della ferrovia,
un filo, uno solo,
oltre la vecchia stazione
e nebbia è la tempesta
che non riesce – non può –
far piovere, lacrime
dallo scrigno, in un cammeo
senza chiave né ritratto.

Senza segreto le hanno detto
dal figlio dell’Amnesia,
le hanno preso la mano,
bianco ginocchio
oltre una gonna troppo corta.

E sale, passo e passo,
e sale, punta dopo punta,
e scricchiola, legno e suola,
buio e candela, lana e lanterna,
dove non ha fine
il binario senza treni,
dove dormono le locomotive,
cimitero di ferro, d’elefanti
grigi e di rottami,

eppure nella mano
avevo preso un po’ di luce,
luna bianca dalla sua gobba storta,
luna meravigliosa e storpia,
rubata un po’ dalla pozzanghera
lì in terra.

Eppure l’avevo, stretta
nella mano, che ora aperta
è umida se non di vuoto,
- pallida d’abbandono -.
Racconto in esclusiva
Racconto in licenza Creative Commons
Racconto inserito in una raccolta
Club ScrivereGiorgia Spurio 15/01/2017 02:04 3401

I pantheon dei segreti

Donne
- E mi abbracci tra cenere e neve –

E mi inginocchio al cospetto
del cielo e della sua cattedrale,
mattoni di pensieri e di complotti,
silenzi di baci e finti matrimoni.

- E mi spio tra i pantheon di dèi dimenticati –

E le marmoree stanze
sono vesti greche per le fanciulle,
pepli leggeri tra le gambe nude.

- E mi ingabbio le urla tra le lune –

E mi abbraccio tra quei regali tanto bramati
- cenere e neve –
Scomparse dame e spettrali mani
e tra i nitriti della notte
corrono i fantasmi con i zoccoli
tra le lontananze.

E tu,
chiudo gli occhi,
non ci sei
- non più –

cola il tuo canuto pensiero,
fiore e nettare, pioggia e tempesta,
intrappolato tra i miei capelli
consumati fili tra le idee,

maestre le vie dove le cicute
lasciano il passaggio agli avvelenatori,
un mondo corrotto del colore del vino,

ma ho il passo dei miei zoccoli
tra i fantasmi dei tuoi scacchi
che sussurrano segreti
alle orecchie dei ronzini tra le pedine,

ed io, cado,
e tu, non ci sei
- non più -:
tumore – rumore - muto schiocco
sui rimuginanti affetti odiati,
ombre bicolori
tra le mani regine,

tra le madri e le figlie,
loro disoneste cicatrici.
I pantheon dei segreti
Racconto in esclusiva
Racconto in licenza Creative Commons
Racconto inserito in una raccolta
Club ScrivereGiorgia Spurio 19/10/2016 02:46 1 3339

Dove non c'è un regno di ghiaccio

Donne
Dove non c'è un regno di ghiaccio
Quanta neve è caduta
nella culla delle verità,
tenute celate a chiave in un carillon
che non ha musica con gli ingranaggi di ruggine,
nel ventre materno delle allodole.

Grembo gonfio di ghiaccio
e di sangue di bambino...
Sulla pelle è già nato
con la cicatrice bianca
dell’inverno.

Quanta neve ho voluto
sui miei occhi
stesso colore delle pupille sputate
dalle scimmie di pietra
che tengono vacillante l’universo.

E ti ho visto crescere
come il figlio che non ho partorito,
sulla pelle eri già nato
con il sorriso
che non era mio.

Quanta neve
nella mia culla vuota...
Quanta neve
sulle tue spezzate dita
morse dal vento.

E io mi sento stringere
dalle mie stesse mani
il soffocato orgoglio
di una regina fatta di marzapane,
dominatrice di un bosco che dorme,
dittatrice di fantocci,
comandante di un’isola dove grandina,
colonnello del mio esercito di bambole,
silenziosa vedova delle ombre,
ingenua bambina morta tra le mie braccia...

- Unica consolazione in un pianeta di rimpianti
le lacrime dei varani dimenticati,
custodi del mio tempio
dove lingua bacia le mie candele,
custodi della mia catacomba
dove l’artiglio accarezza l’oblio. –

Quanta neve
ancora cadrà
tra la donna che si invecchia
tra le mura di un castello di ferro
fatto di terra e di urla
e il suo bambino,
guerriero delle piogge
che proteggono i rami al melo
e che difendono le tane
dal letargo dell’eterno.

E abbraccerò la neve
e la mangerò...

e gonfio il ventre

ti abbraccerò.
Racconto in esclusiva

Racconto in licenza Creative Commons
Racconto inserito in una raccolta
Club ScrivereGiorgia Spurio 19/06/2016 17:54 5911

Madre nel sangue

Donne
E i cristalli, lungo le nuvole
che le strade partoriscono,
lungo le case sventrate,
lungo gli ospedali deserti,

lungo i confini chiusi,
lungo le gobbe degli scorpioni
che spaventati scappano
sotto terra,
lungo le reti e le corone di spine,
lungo i fucili e i soldati.

- Madre che piange
con le lenzuola bianche
di sangue. -

E il silenzio
nel ventre
protegge il figlio
rapito dalle crocifissioni
dei treni e delle metro,
delle urla e degli aeroporti,
dei mari e delle barche,
delle fughe e della polvere,
della fame e dei mostri di carne,
degli uomini di roccia e pietra,
e le sue lacrime e le sue urla
lo salveranno...
solo quando sarà troppo tardi,
dove i piedi scalzi
umidi come il legno e la corteccia
accoglieranno tra la morte e la vita,
tra la luce e la notte,
tra le lance e le bestemmie,
tutti i suoi baci
e la consolerà
come il figlio che Lui solo sa.

- Lì, nel parco delle altalene,
lì, nel parco delle margherite...
erano bianche anche loro... -

Madre nel sangue
che lo ha baciato
ogni attimo
ogni tratto
ogni dito
piccolo
di quella mano
minuscola
sembianza di anima e di angelo,
piccolo pianeta di paradiso
da proteggere dall’inferno
e dalle catene delle false preghiere.

- Madre nel sangue
e nel riflesso
dei suoi occhi,

Suo Figlio. -
Madre nel sangue
Racconto in esclusiva
Racconto in licenza Creative Commons
Racconto inserito in una raccolta
Club ScrivereGiorgia Spurio 28/03/2016 00:21 1 4052

Donna, il tuo nome è eco della tua anima

Donne
Come le dita, leggere,
dolci, come le bolle
di sapone, che cadono
leggiadre, sulla pelle,
tra le nuvole e i sorrisi,
tra le nebbie scomparse
e le case.

Come la neve che danza,
come la sua statua di stelle
e che di lucciole diviene
quando l’estate
si incammina scalza
sotto lo sguardo di chi la protegge,
da lontano, la madre luna.

Come la farfalla che in primavera
dischiude tra le margherite
le sue ali come petali bianchi
tra le viole e le impronte
delle rondini.

Come la foglia che si chiude
attorno alle gocce di pioggia,
piccole sfere che il cielo regala,
come un segreto da custodire,
dove il sole non potrà spiare
le ninfee che corrono
lungo i fiumi,
dove l’autunno rincorrendole
non potrà rapirle
se non prima che la natura
si raccolga la lunga chioma
da donare.

Come un raggio
che da lassù si fa derubare,
per concedere di nuovo alla terra
sua figlia,
calore per il burbero inverno,
freschezza per la curiosa primavera,

ed il nome si fa eco, dolce,
irripetibile e innamorata,
arrabbiata e ribelle,
affettuosa tra i narcisi,
tra le valli e oltre i monti,
quel nome che le fu scelto

Donna.
Donna, il tuo nome è eco della tua anima
Racconto in esclusiva
Racconto in licenza Creative Commons
Racconto inserito in una raccolta
Club ScrivereGiorgia Spurio 08/03/2016 00:01 3892

E se fossi anche io uno dei tuoi capelli?

Donne
- La tua pelle, dove io ti sento,
dove io ti ricordo, dove io ti odio...
Dove io ti dimentico.
Dove io ti voglio.
La tua pelle,
dove io ti bacio,
dove io mi nascondo,
come il feto tra i fili
dei tuoi sospiri. -

Avevi tatuati tutti quei nomi.

Pensavo fossero uomini da dimenticare,
invece... erano bambini
da ricordare, uno ad uno,
ogni capello nero
aveva la missione
di nutrirti il parto
alla mente.

Avevi tanti fiori ricamati,
come le stoffe al mercato,
come le tovaglie per i dolci
appena presi dal forno.

Avevi troppi affanni,
bambina che non conosceva,
quale tra i nomi
fosse mai stata la madre
o il padre.

Conoscevi ogni tuo figlio...
Ognuno...
E lo seguivi con lo sguardo.
E lo spiavi fuori dalla scuola.
E gli sorridevi senza fartene accorgere.

Un passo leggero,
come la madre giaguaro
che bacia i figli,
lecca loro gli occhi,
prima che il cacciatore le spari.
E se fossi anche io uno dei tuoi capelli?
Racconto in esclusiva
Racconto in licenza Creative Commons
Racconto inserito in una raccolta
Club ScrivereGiorgia Spurio 07/03/2016 00:15 1 3612

Dove è il ruggir dei leoni

Donne
- E ti ho amato
un solo attimo
per il peccato dell’eterno. –

Sulla schiena ho le cicatrici,
le fruste del mio ruggire,
e i capelli che legavo alle frecce
e al vento e al suo odore di caccia,
alla velocità delle foglie
cadute in autunno,
non sono che crine
che non mi conviene.

- E ti ho amato,
per purezza e per avidità,
per malizia e per ingenuità. –

Ho raccolto tre mele d’oro,
ho raccolto tre delle armi
al matrimonio,
ripudiata come figlia
e ripresa come sposa.

- E ti ho amato,
ad ogni schioccar dell’arco,
ad ogni scricchiolar del ramo. –

Imprigionata per amore,
a trainare il carro della regina Cibele,
salvata dall’orsa di Artemide,
punita da lei, la dèa dell’invidie,
Afrodite degli amori illusi,
e divenni metamorfosi
di libertà ruggite alle cinghie
per mano di Zeus e del mondo.

- E ti ho amato,
ruggendo ancora,
con la forza rimasta,
con la forza rubata,
risucchiata in un ultimo amore:
del tuo inganno, il figlio partorito. -
Dove è il ruggir dei leoni
Racconto in esclusiva
Racconto in licenza Creative Commons
Racconto inserito in una raccolta
Club ScrivereGiorgia Spurio 10/10/2015 17:01 3858

Spoglia

Donne
Luna che di cenere
guarda le luci sullo specchio
di terra, il mare non è che cielo
ribaltato al silenzio.

I bambini a mosca cieca
si bendano di lino e di sciarpa,
e ai polsi ci legano le primavere
delle adolescenze disossate.

Un suono, una campana... un soffio
come il deserto spazzato di ogni granello,

così, la mimosa infreddolita
ancora spoglia ai rami.
Spoglia
Racconto in esclusiva
Racconto in licenza Creative Commons
Racconto inserito in una raccolta
Club ScrivereGiorgia Spurio 21/03/2015 20:35 4430

Essenza

Donne
Hai gli occhi di tuo padre,
leggeri, a tratti scostanti,
a volte freddi.

Hai le labbra così di un viola
che sembri dipinta dalle primavere
di ghirlande e lavande.

Sai, quante volte ho suonato il violino,
e ti ho raccontato fiabe,
raccogliendoti tra le braccia unite,
e culla di nuovo mi trasformavo.

Sai, quante volte ho pianto...
Lontana da te.

E mi nascondevo, e avevo tra i denti le mani.
E mi torturavo, e avevo tra i silenzi uno stropicciato domani.

E ti pensavo.

Quanto di odio, mi hai ricamato,
addosso come sarta, la diffidenza
della luna che non guarda
le sculture del sole.

Quanto di assenti sguardi,
mi hai trapuntato
pallottole già usate,
per il corredo, il mio,
non più candido.

Ed io, ora,
no, non piango,

tremo,

come madre
che vede in lei
la figlia.
Essenza
Racconto in esclusiva
Racconto in licenza Creative Commons
Racconto inserito in una raccolta
Club ScrivereGiorgia Spurio 06/10/2012 02:28 4 6347| Racconto su 'Io… attraverso i tuoi occhi'

Il profumo di lei

Donne
Il profumo di leiDi lei non se ne può sentir la voce

E i canti dei bimbi,
figli di pescatori,
cantano ancora le filastrocche
perse tra i laghi delle nebbie

Madri mai conosciute
come illusioni di lacrime
dalle foglie del cielo
Paludi d'argento
a dondolar
ninne nanne
Voci di farfalle di fiori
schiusi boccioli di notte
a portar lucciole
sul viso dei neonati

Miraggi d'ombre
come i nèi ricordati del seno
di sorrisi dai baci
d'occhi dalle palpebre delle conchiglie
dalle dita delle campanule
papaveri rossi le labbra

Polpastrelli senza unghia, sulla culla
afferrai i suoi capelli
e l'odor di latte
sfiorò le mie lacrime.
Racconto in esclusiva

Racconto in licenza Creative Commons
Racconto inserito in una raccolta
Club ScrivereGiorgia Spurio 17/06/2010 00:05 2 8520



Giorgia Spurio
Giorgia Spurio Giorgia Spurio, nata il 21/12/1986 a Ascoli Piceno, ha lavorato in progetti educativi, dedicati all’educazione civica e musicali.
È docente di lettere presso la scuola secondaria di primo grado.
Ha vinto vari premi letterari nazionali e internazionali di poesia e narrativa.
Ha pubblicato le sillogi: "Quando l’est mi rubò gli occhi", "Dove bussa il mare", "Quanto è difficile essere bambini", "Piccoli Prometeo", "Le ninne nanne degli Šar" e "L’orecchio delle dee" (Macabor Editore).
"L’inverno in giardino" è il suo primo romanzo, breve e di genere storico.
Da Macabor è stato pubblicato il suo libro di fiabe "I Bambini Ciliegio e altre storie ".
Grazie al Premio InediTO 2017 è uscito il romanzo "Gli Occhi degli Orologi" premiato e presentato al Salone del Libro di Torino poi a
Più Libri Più Liberi di Roma.
A dicembre 2023 esce il libro di poesie PURPLE CIRCUS, edito da Polissena Fiabe e Poesie. È una silloge originale che fa parlare i suoi personaggi, animali e acrobati, e a volte zooma sugli spettatori, per parlare della società umana attraverso l’allegoria del circo e denunciare tutte le forme di violenza.

Google
Cerca un autore od una poesia

Accordo/regolamento che regola la pubblicazione sul sito
Le domande più frequenti sulle poesie, i commenti, la redazione...
Guida all'abbinamento di audio o video alle poesie
Pubblicare un libro di poesie
Legge sul Diritto d'autore (633/41) - Domande e risposte sul Diritto d'autore
Se vuoi mandarci suggerimenti, commenti, reclami o richieste: .


Copyright © 2024 Scrivere.info Scrivere.info Erospoesia.com Paroledelcuore.com Poesianuova.com Rimescelte.com DonneModerne.com AquiloneFelice.it